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La Corte in Rete » Massimo Capaccioli, Pianeti extrasolari. Alla ricerca della vita nel cosmo


Incontro con Massimo Capaccioli

Pianeti extrasolari. Alla ricerca della vita nel cosmo

Quapropter caelum simili ratione fatendumst terramque et solem, lunam mare cetera quae sunt, non esse unica, sed numero magis innumerali…
“Allo stesso modo bisogna quindi ammettere che il cielo e la terra e il sole, la luna, il mare e tutte le altre cose esistenti, non sono unici, ma piuttosto in numero innumerabile…”

Titus Lucretius Caro
De Rerum Natura
Liber II, 1084-1086

Siamo unici nel cosmo? Massimo Capaccioli delinea un excursus multidisciplinare sulla ricerca di pianeti extra solari e di vita intelligente al di fuori della Terra.
Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.

Massimo Capaccioli

Massimo Capaccioli


Pianeti extrasolari. Alla ricerca della vita nel cosmo

Cinquecento miliardi di galassie, ciascuna popolata da una media di 100 miliardi di stelle; “rari nantes in gurgite vasto“, in uno spazio amplissimo tanto che per traversarlo bisognerebbe viaggiare senza posa per molti miliardi d’anni a cavallo della luce; materia, non solo quella ordinaria di cui noi pure siamo fatti, ma anche quella oscura che, insieme alla predominante e misteriosa “dark energy“, allestiscono e decorano lo spazio e coi loro mutamenti scandiscono un tempo che è per tutti uguale e per ognuno diverso. È in questa immensità, in cui s’annega il pensier nostro e il naufragar c’è dolce, che sboccia e prende vigore l’idea d’un cosmo plurale, brulicante di mondi e di intelligenze aliene. Non ti sorprenderesti, chiedeva Metrodoro di Chio, se in un gran campo crescesse un solo filo d’erba? Perché credere allora che nello sconfinato universo vi sia posto per un solo mondo? Dopo duemila e quattrocento anni l’interrogativo del discepolo di Epicuro motiva SETI, il più grande progetto mai tentato dall’uomo per stabilire un contatto con esseri alieni.

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Massimo Capaccioli
Professore di Astronomia
Università degli Studi di Napoli Federico II

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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Pluralismo e religione

Un excursus nelle argomentazioni storiche e filosofiche per capire come si sviluppa l’idea dei “molti mondi”.
Nella cosmologia greca la pluralità dei mondi rappresenta una problematica scientifica.
Ma cosa accade con il Cristianesimo?

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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Materia oscura vs Energia oscura

Osservando le galassie possiamo capire che il mondo intorno a noi non è così tranquillo, è un mondo dove le stelle esplodono e le galassie si “mangiano” l’un l’altra.
Questo è l’Universo nel quale viviamo. E poi c’è la materia oscura (Dark Matter), una grande quantità di materia di natura sconosciuta che possiede massa (energia) ma non trasmette luce. E non è l’unica “cosa”, c’è un’altra omponente: l’energia oscura (Dark Energy).
In questo scenario è possibile che non esistano altre forme di vita?

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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La vita intorno a noi

Il quesito: esistono esseri che ci somigliano e che vivono nelle stelle attorno a noi?
Problema fondamentale: che cosa intendiamo per vita?

Zona abitabile: una regione dell’Universo dove le condizioni fisiche (temperatura, densità, pressione, radiazione, massa, ecc.) sono favorevoli allo sviluppo di una data forma di vita:

  • sistemi chimici (organici);
  • plasmi elettromagnetici;
  • fisica dello stato solido;
  • liquidi elettronici, cristalli liquidi.

E quali sarebbero le caratteristiche dei pianeti abitabili? E come si fa a cercare un pianeta?

 

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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I sistemi planetari

Quanti pianeti sono stati scoperti? Pensiamo davvero che possano essere sedi di altre forme di vita?

Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte

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Biografia

Massimo Capaccioli, maremmano, si è laureato in Fisica a Padova. Attualmente è ordinario di astronomia presso l’Università di Napoli Federico II, direttore del Centro VST dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, e presidente dell’Accademia di Scienze fisiche e matematiche della Società Nazionale di scienze, lettere e arti in Napoli, di cui è stato presidente generale per un triennio. Dal 1993 è stato per 13 anni direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte in Napoli, e dal 1991 per 10 anni presidente della Società Astronomica Italiana. I suoi principali interessi scientifici riguardano la struttura, dinamica ed evoluzione dei sistemi stellari, la scala delle distanze cosmiche e la cosmologia osservativa. I risultati, tra cui spiccano alcune significative scoperte, internazionalmente riconosciute, sulla struttura ed evoluzione delle galassie ellittiche e sull’abbondanza cosmica della Materia Oscura, sono esposti in oltre 300 articoli su riviste internazionali. Ha sempre rivolto un’attenzione particolare alla divulgazione della scienza, anche in ambito mediterraneo, promuovendo tra l’altro la pubblicazione di un periodico scientifico trimestrale in lingua araba. Tra i suoi interessi ci sono anche la storia della scienza e l’epistemologia. In qualità di direttore dell’Osservatorio di Capodimonte, ha contribuito al rilancio scientifico, tecnologico e culturale di quell’Istituto. Ha realizzato la Stazione Osservativa al Toppo di Castelgrande (PZ), primo e unico Osservatorio professionale nel Mezzogiorno continentale. Ha anche ideato e gestito, in sinergia con l‘European Southern Observatory, la realizzazione del telescopio a grande campo VST, il maggiore della sua classe nel mondo, che nel 2008 vedrà la prima luce sul Cerro Paranal, in Cile: un’impresa di caratura internazionale condotta a termine per lo più con le forze locali. È socio di Accademie e Società scientifiche, membro di vari comitati. Ha ricevuto una decina di onorificenza tra cui, nel 2005, quella di Commendatore della Repubblica Italiana per meriti accademici.

La vita dell’Universo, la vita nell’Universo nella dottrina epicurea

Fin dai tempi più antichi gli umani si posero domande – ed elaborarono teorie –, sulla nascita e la natura del mondo in cui vivevano; già in Omero ed in Esiodo leggiamo di cosmogonie che incorporavano il pensiero mitico; con il formalizzarsi della vera e propria riflessione filosofica, l’uomo cominciò a ragionare sulla possibile esistenza di altri mondi e di qualcosa di più vasto del cosmo in cui viveva, nonché sulla sua stessa natura. Questi interrogativi vennero riproposti nelle scuole filosofiche post-socratiche. Un approccio particolare a questa problematica fu sviluppato dalle filosofie materialiste, e più specificamente dalle dottrine atomistiche, che videro confrontarsi Leucippo, Democrito ed Epicuro.
Come in ogni filosofia materialista, nella dottrina epicurea la “Fisica” si colloca al centro del sistema; essa, chiarendo la vera natura dell’universo, contribuisce a chiarire anche quale sia in esso la posizione dell’uomo.

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Gioia Maria Rispoli
Professore di Letteratura greca
Università degli Studi di Napoli Federico II

Epicuro

Epicuro


Mondi infiniti

Nel II libro del De rerum natura Lucrezio dimostra come gli atomi (corpora prima, primordia rerum) nel loro incessante movimento nel vuoto producano combinazioni che costituiscono le specie delle cose, destinate a perire quando gli atomi si disgregano per poi dare origine ad altre combinazioni e trasformarsi in nuove forme sia animate che inanimate. Sono le leggi fisiche della natura: solo coloro che ignorano la materia e il suo meccanicismo possono ritenere che il cosmo sia opera divina e sia stato creato in funzione antropocentrica. È il messaggio liberatorio di Epicuro, su cui Lucrezio fonda il progetto sublime di un poema didascalico che abbatta le paure della religio e faccia della scienza e della conoscenza della natura un mezzo di felicità per l’uomo: “Felice chi poté conoscere le cause delle cose e mettere sotto i piedi tutte le paure e il fato inesorabile e lo strepito dell’avido Acheronte“, così Virgilio nelle Georgiche (II 490-492) renderà omaggio all’impresa del poeta epicureo.

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Arturo De Vivo
Professore di Letteratura latina
Università degli Studi di Napoli Federico II


Giordano Bruno e l’Universo infinito

Durante il medioevo e nella prima età moderna esisteva una netta distinzione tra astronomia e filosofia naturale. Gli astronomi si occupavano della determinazione e della predizione delle posizioni planetarie e stellari, con lo scopo di ridurre i moti celesti apparenti a (combinazioni di) moti circolari uniformi. Era compito della filosofia naturale, invece, studiare la natura dei cieli e le cause dei moti celesti.
Dal secolo XIII essa consisteva prevalentemente nel commentare le opere di Aristotele ed era quindi una scienza più che altro ‘cartacea’. Nella ‘gerarchia scientifica’ l’astronomia occupava una posizione intermedia tra le scienze teoriche (metafisica, fisica o filosofia naturale) e le discipline pratiche (statica, ottica). Ciò spiega perché gli astronomi potevano usare, per vari decenni, il De revolutionibus orbium (1543) di Copernico senza doversi pronunciare su qualche scelta nel campo della cosmologia, che era appunto materia dei filosofi.

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Leen Spruit
Lettore
Università degli Studi di Roma La Sapienza

Giordano Bruno

Giordano Bruno


Nell’epoca della rivoluzione cosmologica

Immaginare, guardando un magnifico cielo stellato in una tranquilla notte d’estate, che esso sia stato il frutto complicato di una espansione dello spazio-tempo durata miliardi di anni, seppur concettualmente affascinante è una idea che non risulta a tutti naturale, almeno senza un profondo studio delle osservazioni e delle teorie che vi sono alla base. Ovviamente non siamo più ai tempi della mela di Newton ed il quadro di riferimento in cui si articola la moderna visione cosmologica è quello complesso fornito dalla Relatività Generale e dalla fisica delle particelle elementari.

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Gennaro Miele
Professore di Fisica Teorica
Università degli Studi di Napoli Federico II


Le teorie dell’origine della vita

Nel 1924, Aleksandr Oparin espose una teoria sull’origine della vita in un libricino divenuto molto famoso e fortemente influenzante. Secondo questa teoria, l’ordine nel quale sarebbero apparsi i costituenti fondamentali della materia vivente sarebbe: per prime, le ‘cellule’ cioè, quelli che Oparin chiamava coacervati (una miscela stabile di liquido oleoso ed acqua), poi le proteine, ed infine i geni. Nel 1953 Stanley Miller eseguì un esperimento consistente nel mettere in una ampolla di vetro molecole semplici come acqua, metano, ammoniaca e idrogeno molecolare che fece attraversare per diversi giorni da scariche elletriche. Alla fine dell’esperimento vennero recuperati molti composti di grande interesse biologico come, ad esempio, gli aminoacidi.

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Massimo Di Giulio
Ricercatore
Istituto di Genetica e Biofisica Adriano Buzzati Traverso CNR Napoli

Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2007-2008

Gunther Wachtershauser

Gunther Wachtershauser


Le lezioni del Corso

Work in progress

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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