Dai geni alla terapia: nuovi farmaci antitumorali
Massimo Santoro ha illustrato come le scoperte della biologia e della genetica hanno aperto nuove strade per la cura del cancro, delineando il ruolo dei geni nell’insorgenza dei tumori e le nuove possibilità di individuare strategie terapeutiche.
Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
Le cellule cancerose riescono spesso ad adattarsi alla terapia, sviluppando meccanismi di resistenza che le rendono capaci di riprendere a crescere.
La prossima frontiera sarà quella di scoprire tali meccanismi di resistenza ed identificare strategie capaci di bloccarli. Già all’inizio del XX secolo, il biologo tedesco Theodor H. Boveri nel trattato “The origin of malignant tumors“, osservando al microscopio la moltiplicazione cellulare, aveva ipotizzato che il cancro fosse legato all’errata distribuzione dei cromosomi tra cellula madre e cellule figlie e che fosse quindi causato da alterazioni del patrimonio genetico.
Massimo Santoro
Professore di Patologia generale
Università degli Studi di Napoli Federico II
Anteprima dell'intervento di Massimo Santoro. Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
Sono cinque le caratteristiche che definiscono la trasformazione neoplastica (proliferazione, immortalità, sopravvivenza, invasione, metastasi).
Questo tipo di concetto è abbastanza recente dal punto di vista della dimostrazione formale, ma è antico dal punto di vista dell’intuizione del ricercatore, infatti più di un secolo fa Theodor Boveri intuì che nei cromosomi c’era la causa del cancro.
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Nel nostro genoma tra i circa 25.000 geni che lo compongono ve ne sono approssimativamente 400 che, quando colpiti da mutazioni, possono contribuire alla trasformazione neoplastica. Questi geni possono essere divisi in due categorie:
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Il farmacologo Paul Ehrlich intuì che doveva essere possibile ottenere degli strumenti (li chiamò “proiettili magici”) in grado di legare proteine e di sovvertirne la funzione.
Nel tumore sappiamo verso cosa dobbiamo dirigere i proiettili magici di Ehrlich: contro le proteine controllate dagli oncogeni o dai geni oncosoppressori.
Anteprima dell'intervento di Massimo Santoro. Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
Si devono cercare strumenti-farmaci di seconda generazione per interferire anche con i meccanismi di resistenza, combinazioni di composti di strumenti che dovrebbero agevolare la soluzione del problema.
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Massimo Santoro nasce a Napoli il 28 luglio 1961; si laurea in Medicina e Chirugia nel 1986 e consegue il Dottorato di ricerca nel 1992. É stato ricercatore del Consiglio Nazionale per le Ricerche (CNR) presso l’Istituto di Endocrinologia e Oncologia Sperimentale “G. Salvatore”; dal 2002 è professore di Patologia Generale della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “Federico II”, dove lavora presso il Dipartimento di Biologia e Patologia Cellulare e Molecolare “L. Califano”. Ha lavorato negli Stati Uniti presso il National Cancer Institute, National Institutes of Health (NIH) di Bethesda (Md). É autore di circa 220 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali ed ha ricevuto premi quali quello “Guido Venosta” della Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (2000), l’European Journal of Endocrinology Prize (2005), il Life of Science Award del Memorial Sloan Kettering (NY, USA) (2007) ed il Merck Prize dell’European Thyroid Association (ETA) (2010). Massimo Santoro è componente dell’Editorial board di alcune riviste scientifiche quali Journal of Biological Chemistry, Endocrine Related Cancer, Thyroid e Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, del Comitato Scientifico dell’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC) e dell’International Thyroid Oncology Group (ITOG). La sua attività di ricerca è focalizzata allo studio delle lesioni molecolari che causano il carcinoma della tiroide. In particolare, ha contribuito all’identificazione dell’oncogène RET/PTC nel carcinoma papilliferodella tiroide e allo studio delle mutazioni di RET nel carcinoma midollare tiroideo. Negli ultimi anni si è occupato dell’identificazione di farmaci in grado di interferire con il funzionamento di specifiche proteineresponsabili del cancro della tiroide.
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Nella lingua greca il pharmakon può essere una medicina o un veleno, una droga che uccide o un rimedio che salva; e nella lingua di Platone esso è sempre, necessariamente, tutte e due le cose. Nella lingua di Platone, che, anche per questa circostanza, è la lingua filosofica per eccellenza, quando compare un pharmakon, esso, pur significando un rimedio, evoca sempre, immancabilmente, anche un veleno: un veleno che prenderà forma, magari, in un altro luogo e in un altro tempo, ma che abita quello stesso, unico e ambiguo, segno linguistico: a significare l’inscindibile complessità del mondo, lo spessore delle cose, la contraddittorietà della natura loro.
Lidia Palumbo
Professoressa di Storia della filosofia antica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Da sempre lo studio di un fenomeno complesso quale il cancro si avvale dell’utilizzo di modelli animali. Tra questi un ruolo importante rivestono le neoplasie spontanee degli animali domestici, in particolare quelle canine. Infatti, molti aspetti epidemiologici, morfologici, genetici e di comportamento biologico sono comuni tra tumori umani e canini. Inoltre, le più recenti scoperte indicano che alcune “alterazioni geniche” che si verificano nel cancro sono più comuni a linee cellulari umane e canine piuttosto che a quelle murine sebbene queste siano più frequentemente utilizzate.
Giuseppe Borzacchiello
Professore di Oncologia veterinaria
Università degli Studi di Napoli Federico II
Mastino napoletano. Fonte: Wikimedia
Se si chiede a molti dei miei colleghi più o meno giovani perché ad un certo punto hanno deciso di dedicarsi alla ricerca biomedica, si scopre che la scintilla è quasi sempre scaturita dal desiderio, diventato rapidamente sfida, di affrontare una malattia, capirla, curarla.
La cura di un tumore primeggia nella lista delle aspirazioni di molti di noi.
Del resto chi non è stato testimone del dolore di una persona cara, di un amico toccati da questo male? Non si parla ed opera quindi in astratto, ma si guarda al quotidiano, alle gioie ed ai dolori che caratterizzano la nostra vita.
Daniela Corda
Direttore Istituto di Biochimica delle Proteine
Consiglio Nazionale delle Ricerche
I farmaci biotecnologici rappresentano un settore rilevante ed in forte espansione. E come in tutti i mercati the customer is king, così oggi i farmaci biotech vengono progettati a tavolino dai ricercatori e tarati in base alle esigenze del paziente. Non più composti generici, ma farmaci a target, in grado di colpire una determinata molecola e di operare solo in una precisa zona dell’organismo. Complici, certamente, gli avanzamenti nel campo della genomica che hanno cambiato radicalmente il processo innovativo, abbattendo i costi di produzione e conducendo verso forme di medicina “personalizzata”.
Manlio Del Giudice
Professore di Management delle Imprese Biotech
Seconda Università degli Studi di Napoli
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2010-2011
Come alla Corte di Federico II, dossier: "Dai geni alla terapia: nuovi farmaci antitumorali"
Daniela Corda: "Passione per la soluzione"
Lidia Palumbo: "Platone e l'ambiguo potere del pharmakon"
Manlio Del Giudice: "Farmaci biotech: croce e delizia di un mercato in rapida evoluzione..."
Massimo Santoro: "Dai geni alla terapia: nuovi farmaci antitumorali"