Musica e scienza tra natura e cultura
La musica è presente nei momenti centrali della vita degli individui e delle comunità, è universale e legata a situazioni culturali specifiche.
Renato Musto indaga il rapporto complesso tra musica e scienza, a partire da Keplero che “ritrovava nei moti planetari i rapporti numerici posti da Pitagora a base dell’armonia e Galileo Galilei che ricercava le basi dell’armonia non nei puri numeri ma nella fisica”. Federica offre una sintesi dell’incontro tenutosi nell’ambito del ciclo di conferenze di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
“Giacché nè il piacere nè la capacità di produrre musica sono del minimo aiuto nella vita quotidiana, queste facoltà vanno considerate tra le più misteriose di quelle di cui l’uomo è dotato”.
(Charles Darwin – The descent of man and selection in relation to sex)
Il legame tra musica e scienza è un centro segreto della nostra cultura. L’arte più ineffabile, figlia dell’ebbrezza panica, che nei riti iniziatici è voce ultraterrena e nel mito potere misterioso su uomini e natura, si incontra con il pensiero razionale. Questo legame segna la scienza moderna fin dall’inizio. L’idea platonica di un mondo ordinato dai principi matematici dell’armonia musicale diventa l’ideale di leggi empiriche semplici, trasparenti e formalmente coerenti.
Renato Musto
Professore di Fisica Teorica
Università degli Studi di Napoli Federico
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
Il percorso dagli esperimenti di Pitagora all’armonia dei suoni che regna in tutto il cosmo, l’armonia che Platone proietterà sulle sfere celesti, dividendo il mondo secondo le serie geometriche che sono alla base dei rapporti armonici. Questa tradizione entrerà nella scienza moderna con due grandi scienziati: Keplero e Galilei.
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Una panoramica delle leggi di Keplero fa comprendere come si configura la sua scoperta dell’armonia del mondo in forme nuove.
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Da sempre si ricerca di una base scientifica da correlare alla piacevolezza della musica: da Galilei alla corda vibrante, lo studio di suoni e frequenze, la costruzione di equazioni e teoremi.
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Il cervello è il luogo dove si formano le armonie, ma come analizza la musica?
Lo studio con tecniche non invasive consente di vederlo in attività e analizzare quali parti sono maggiormente sensibili a un particolare aspetto.
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Renato Musto si è laureato presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II ed ha ottenuto il Ph.D. dalla Syracuse University (N.Y. USA). È professore ordinario di Fisica teorica. Ha lavorato su problemi di Meccanica Quantistica, di Teoria Quantistica dei Campi e in Teoria di Stringa. È autore del volume ‘Gli I.W.W. e il Movimento Operaio American’o (Thélème, 1975) e, con Ernesto Napolitano, di ‘Una Favola per la Ragione – Miti e Storia nel Flauto Magico di Mozart’ (Feltrinelli 1982 -Bibliopolis 2006). Ha pubblicato diversi saggi di storia della fisica, di storia delle idee e sui rapporti tra scienza e società. Si occupa di divulgazione e comunicazione scientifica.
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La musica e i musicisti
Erano gli anni ‘60 quando gli enormi progressi delle tecnologie elettroniche, dei calcolatori, delle comunicazioni vedevano nascere approcci inediti, dando seguito e sviluppo alle profonde innovazioni prodotte negli anni ‘40 da discipline nuove come la Cibernetica, la Teoria dell’Informazione, la Computabilità e Ricorsività. È in quegli anni, sulla spinta di una sorta di ottimismo scientifico che non vede limiti alle tecnologie in campo, che Max Mathews alla Bell Telephone decide di sperimentare la sintesi di suoni al computer; i campioni del suono in formato digitale prodotti da appositi programmi venivano poi convertiti in suoni attraverso un costoso dispositivo, allora disponibile soltanto lì. Già prima però un altro ricercatore, Lejaren Hiller in una università dell’Illinois aveva usato il computer per un altro compito del musicista, quello di comporre.
Sergio Cavaliere
Professore di Architettura degli elaboratori
Università degli Studi di Napoli Federico II
Giamblico racconta che un giorno Pitagora passò davanti all’officina di un fabbro e udì dei martelli che battevano sull’incudine, dando suoni in perfetta armonia. In quei suoni egli riconobbe gli accordi di ottava, di quinta e di quarta. Entrò nell’officina e si accorse che la differenza dell’altezza dei suoni dipendeva dal peso dei martelli. Tornato a casa, creò il primo laboratorio acustico della storia greca: fissò all’angolo tra due pareti un unico piolo, ad esso legò quattro corde di uguale spessore e all’estremità inferiore delle corde attaccò un peso. Pizzicando le corde a due a due, ritrovò gli accordi già menzionati, uno per ogni coppia di corde e capì – racconta Giamblico – che la corda tesa dal peso più grande risuonava in un rapporto di ottava con quella tesa dal peso più piccolo: l’una aveva un peso di dodici unità e l’altra di sei. Era così dimostrato che l’ottava si basa sul rapporto 2:1, e così per gli altri accordi (3:2 e 4:3).
Lidia Palumbo
Professoressa di Storia della filosofia antica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Perché amiamo ascoltare e produrre musica? In che modo la musica richiama ricordi e sensazioni del passato? Perché la musica migliora il nostro umore?
Sono alcune delle domande alle quali oggi siamo in grado di cominciare a rispondere, grazie ai numerosi studi nel campo delle Neuroscienze che negli ultimi anni hanno esplorato il rapporto tra musica e cervello.
Carla Perrone Capano
Professore di Fisiologia generale
Università degli Studi di Napoli Federico II
La musica ha costantemente rivestito un ruolo educativo nella storia delle società e delle civiltà sia in quanto modalità di espressione collettiva e veicolo di trasmissione della tradizione culturale sia in quanto momento di formazione personale.
Nella Paideia greca la musica è il luogo attraverso il quale si trasmettono le nozioni fondamentali della stirpe, le memorie della cultura, è, ancora, il luogo in cui ci si forma attraverso la reinterpretazione delle proprie origini e la celebrazione dei propri miti.
La musica, in quanto strumento di formazione, conserva la sua significatività nel corso di tutto il Medioevo e solo nell’Età Moderna il passaggio dall’oralità alla scrittura, favorito dalla diffusione della stampa a caratteri mobili, genera una drastica e radicale rottura di questo paradigma educativo e didattico, al quale se ne sostituisce un altro fondato sull’acquisizione delle abilità relative al saper leggere e scrivere.
Maria Rosaria Strollo
Professoressa di Pedagogia
Università degli Studi di Napoli Federico II
La musica si basa su rapporti fisico matematici più di ogni altro linguaggio umano. Le altezze sono regolate dalla fisica acustica, indagata dai pitagorici e da loro indicata come base fondamentale della costruzione armonica del mondo, le durate sono presto ordinate in ritmi mensurali o complessi a seconda degli ambiti culturali. I timbri hanno invece andatura capricciosa, assieme alla musica si basa su rapporti fisico matematici più di ogni altro linguaggio umano. Le altezze sono regolate dalla fisica acustica, indagata dai pitagorici e da loro indicata come base fondamentale della costruzione armonica del mondo, le durate sono presto ordinate in ritmi mensurali o complessi a seconda degli ambiti culturali. I timbri hanno invece andatura capricciosa, assieme all’intensità dell’emissione sono la sezione più soggettiva, colori di una tavolozza, sottolineature interpretative all’interno della tradizionale concezione armonica.
Gioacchino Lanza Tomasi
Professore di Storia della musica
Università di Palermo
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2009-2010
Johann Sebastian Bach. Fonte: Wikimedia
Carla Perrone Capano: "Il nostro cervello è 'suonato'!"
Come alla Corte di Federico II, dossier: "Musica e scienza tra natura e cultura"
Gioacchino Lanza Tomasi: "La musica e i musicisti"
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