Architettura e salute
“Quale ospedale per quale salute”. Roberto Palumbo inquadra alcuni elementi significativi per un dibattito sulle criticità dell’ambito sanitario.
Federica offre una sintesi dell’incontro, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
In che misura, oggi in Italia, l’ospedale può contribuire a garantire adeguate condizioni di salute? E soprattutto quale è il livello di salute che si intende salvaguardare? Il tema, complesso, dovrebbe essere analizzato sotto diverse chiavi di lettura (politica, amministrativa, architettonica, economica, sanitaria) destinate ai soliti “addetti ai lavori” e non a cittadini che si pongono interrogativi ogniqualvolta –attraverso i media – sentono parlare di “ospedale”, generalmente in termini di denuncia.
Quali interrogativi:
L’ospedale garantisce la salute?…E quindi sarebbe meglio avere più posti letto?
La risposta è “no”: delle fasi che garantiscono la salute (prevenzione, diagnosi precoce, cura, riabilitazione e saldatura fra servizi sociali e sanitari) l’ospedale copre solo quella della “cura” e non può dare alcuna risposta, se non in termini di semplice surroga, alle altre.
Roberto Palumbo
Professore di Tecnologia dell’architettura
Università degli Studi di Roma La Sapienza
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
Nell’immaginario collettivo la salute viene individuata con l’ospedale e l’ospedale viene individuato con un numero infinito di posti letto.
Nella sanità ci sono alcune fasi: la prevenzione, la diagnosi precoce, la cura, la riabilitazione, e poi ci dovrebbe essere una saldatura dei servizi sanitari con i servizi sociali.
Senza una saldatura con i servizi sociali si corre il rischio di caricare l’ospedale di un ruolo di supplenza che determina una serie di incombenze e lungaggini nella durata di degenza.
L’ospedale deve occuparsi della cura, è un piccolo segmento del sistema.
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
In generale risulta difficile trovare il denaro per costruire un ospedale, ma dati i costi fissi per mantenerlo, ogni anno e mezzo si riproduce lo stesso costo della costruzione, il cui finanziamento in origine già sembra impossibile da ottenere. Un ospedale dovrebbe essere quindi utilizzato con un altissimo turn over.
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Se in Italia, oppure in alcune Regioni, gli ospedali non sono funzionali non sarebbe possibile ispirarsi ad altre esperienze, anche straniere, oppure predisporre un “modello tipo”?
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Forse l’ospedale non deve essere considerato come centro unico, ma si deve iniziare a focalizzare l’attenzione anche su altri tipi di strutture, ad esempio dedicate alle cure palliative.
Oggi in Italia, come progettare e realizzare ospedali adeguati alle specifiche e diverse realtà regionali evitando le criticità (costi, tempi) che finora li hanno contraddistinti negativamente?
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Roberto Palumbo è architetto, Professore ordinario di Tecnologia della Architettura presso la Facoltà di Architettura Valle Giulia dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento ITACA. Preside della Facoltà di Architettura Valle Giulia dal 2000 al 2006, Pro Rettore con delega all’Edilizia dal 2004 al 2008, ha elaborato il piano di decentramento della Sapienza nell’area metropolitana che prevedeva nuove realizzazioni per circa 250.000 mq per un importo di 500.000.000 euro (“Politica edilizia e strategie di attuazione“, ed. Quintily, Roma, 2007).
È attualmente Presidente dell’Ateneo Federato “Spazio e Società” costituito dalla Facoltà di Architettura Valle Giulia e dalla Facoltà di Sociologia. Si occupa prevalentemente di gestione del processo edilizio ed è autore di numerose pubblicazioni. Le esperienze maturate sono state applicate e verificate prevalentemente nel settore dell’edilizia sanitaria e sociale: si è occupato di programmazione con consulenze presso il Ministero della Sanità (Comitato tecnico-scientifico per la programmazione sanitaria nazionale) – (Nucleo di valutazione per gli investimenti nell’edilizia sanitaria) – (Normativa per la progettazione di reparti per malattie infettive – AIDS), per il Consiglio Sanitario Nazionale e per i competenti Assessorati Regionali; ha svolto numerose esperienze di progettazione e realizzazione di edilizia ospedaliera; è stato Presidente di una Unità Sanitaria Locale a Roma; fondatore e direttore scientifico del trimestrale: TS Tecnologie per la Sanità; consulente tecnico Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.
Gianfranca Ranisio
Ospedali e territori
Maria Rosaria Bacchini
Chiesa - ospedale nel Medioevo: l'Abbazia di San Gallo
Maria Triassi
Quale ruolo per l'ospedale in una sanità che cambia?
Gennaro Rispoli
Passeggiando per vecchi ospedali... riflessioni su antichi architetti, salute, arte e medicina
Francesco Polverino
I processi di riqualificazione dell'edilizia per la sanità
I sistemi sanitari delle società tecnologicamente avanzate sono sistemi estremamente complessi, caratterizzati da velocissima innovazione tecnologica, elevata specializzazione, incremento dei saperi e dei flussi informativi. Questi sistemi si trovano di fronte alla necessità di fornire risposte a domande sempre più pressanti, che riguardano bisogni e aspettative in rapida evoluzione e in costante aumento. La società italiana è caratterizzata dal progressivo invecchiamento della popolazione e dall’emergere di nuove povertà e di nuove forme di marginalità, aspetti che comportano profondi mutamenti del quadro nosologico.
Il sistema sanitario nazionale, inizialmente concepito per far fronte a casi acuti, deve oggi tenere conto dell’estendersi delle patologie croniche, delle nuove emergenze sociali e del modo in cui le disuguaglianze sociali e culturali incidono sulle condizioni di salute e attrezzarsi per confrontarsi con domande che riguardano una ricerca più ampia di salute, che non è solo assenza di malattia, ma ricerca di uno stato di benessere psicofisico, in cui l’aspetto sanitario s’incontra con gli aspetti sociali e culturali.
Articolo completo
Gianfranca Ranisio
Professoressa di Antropologia culturale
Università degli Studi di Napoli Federico II
Il termine ospedale, deriva dalla parola latina hospes, infatti diversamente dalla funzione che ricoprono gli ospedali in età moderna, le strutture “ospedaliere” dal Medioevo ospitavano non soltanto i malati, ma anche coloro che erano bisognosi di un generico aiuto. San Gallo dette nel 613 l’avvio alla costruzione, nella città di Brigantia in territorio elvetico, di una Abbazia che avrebbe conservato intatte nei secoli le sue caratteristiche di chiesa-ospedale e che sarebbe diventata un modello per la costruzione di edifici ospedalieri nell’occidente cristiano. Se la Chiesa, situata al centro di tutto l’edificio, il presbiterio, la scuola, la biblioteca e le parti destinate alla vita dei monaci sono sovrapponibili a quelle di tutte le altre abbazie, le costruzioni per ospitare gli stranieri e per curare i malati dovevano diventare un esempio normativo.
Maria Rosaria Bacchini
Direttrice Biblioteca Centrale della Facoltà di Medicina
Università degli Studi di Napoli Federico II
L’ospedale del futuro si delinea sempre di più come luogo di cura per malattie acute ed alta specialità, caratterizzato da un numero di posti letto e tempi di degenza sempre più contenuti. Le risposte ai problemi post-acuzie, di cronicità e riabilitazione, troveranno sempre più risposte al di fuori dell’ospedale, che dovrà integrarsi in un sistema a rete di strutture e di professionisti, orientato ad assicurare la continuità dei servizi e a garantire percorsi assistenziali adeguati ed appropriati. Ma come dimensionare la risposta ospedaliera per un bacino di utenza di popolazione? Occorre stimare il fabbisogno complessivo di attività di ricovero su base regionale (se si tratta di alta specialità) o su base provinciale (se si tratta di prestazioni di pronto soccorso o di media/bassa intensità).
Maria Triassi
Professoressa di Igiene
Università degli Studi di Napoli Federico II
Architettura e medicina sono antiche attività dell’uomo. Chi ha messo per primo una pietra sull’altra? Chi per primo ha cercato di curare una ferita? Difficile rispondere. Si tratta di gesti alle origini della nostra civiltà fatti per vivere bene nell’ambiente e vivere bene nel nostro corpo. Se il corpo è malato e la casa lesionata… ci vuole un restauro, una cura. Le analogie tra architettura e medicina sono tante. Si pensi alle strutture anatomiche: archi, trabecole, volte, forami, condotti.
Spesso il progetto architettonico crea bellezza e armonia ispirandosi al corpo umano. Molti anatomisti furono grandi architetti, come Leonardo o come Michelangelo che illustrò l’anatomia per Realdo Colombo.
L’architetto è uomo di scienza che conosce anche la medicina e le cure… e quando progetta la casa per l’ammalato, non ne imprigiona il corpo ma rende l’ambiente funzionale al recupero della salute. Coniugare l’assistenza sempre più tecnologica a percorsi di umanizzazione nelle ex “corsie” è dura sfida. Articolo completo
Gennaro Rispoli
Primario chirurgo Ospedale Ascalesi e Ospedale San Giovanni Bosco
ASL NA1
In un periodo di grandi e rapidi sviluppi nel campo delle scienze mediche e di continua innovazione delle attrezzature a loro dedicate, l’edilizia per la sanità, in particolare i complessi ospedalieri, hanno da un lato difficoltà ad assecondare i processi di adeguamento agli standard prestazionali necessari ad uniformare l’offerta di servizi sanitari su tutto il territorio nazionale; dall’altro lato hanno difficoltà a sopperire alla bassa flessibilità funzionale ed impiantistica delle costruzioni ospedaliere esistenti, soprattutto per quelle derivate da complessi architettonici dalla originaria diversa destinazione d’uso (ad es. conventi), complessi la cui ristrutturazione è caratterizzata da problematiche tecniche per l’innovazione dei servizi nonché da quelle legate alla conservazione di beni di interesse storico-monumentale (Ospedali SS. Annunziata di Napoli e S.Matteo di Pavia, ecc.). I più diffusi interventi di adeguamento, così come quelli di trasformazione necessari per nuove tecniche medico-chirurgiche e per assicurare spazi funzionali più performanti, sono quelli che tendono a garantire minimi requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi. Articolo completo
Francesco Polverino
Professore di Architettura tecnica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2009-2010
Come alla Corte di Federico II, dossier: Architettura e salute
Francesco Polverino: I processi di riqualificazione dell'edilizia per la sanità
Gianfranca Ranisio: Ospedali e territori
Maria Rosaria Bacchini: Chiesa - ospedale nel medioevo: l'abbazia di San Gallo
Maria Triassi: Quale ruolo per l'ospedale in una sanità che cambia?