Come e perché cambiano le lingue
Tutto cambia affinché nulla cambi.
(da Il Gattopardo)
Federica offre una sintesi dell’incontro con Rosanna Sornicola, svoltosi nell’ambito di Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza.
Il tema del cambiamento delle lingue, al pari di quello della loro diversità, è stato spesso oggetto di riflessione da parte non solo dei linguisti, ma anche di letterati e filosofi, e può persino destare interessi e curiosità in persone lontane dal mondo della ricerca, da cui capita a volte di ascoltare ipotesi e congetture al riguardo che, sebbene prive di fondamento scientifico, sono degne di attenzione per ciò che ci dicono sui parlanti stessi e sugli atteggiamenti culturali che li caratterizzano. Le lingue fanno parte della nostra vita quotidiana, sono parte integrante e vitalissima del mondo umano, dunque ogni parlante si sente in diritto di sviluppare delle “teorie”, più o meno ingenue, sui cambiamenti che le coinvolgono, non meno che intuizioni sul loro funzionamento e prognosi su ciò che può loro succedere. In realtà, non c’è niente di più infondato di queste prognosi.
Rosanna Sornicola
Professoressa di Linguistica generale
Università degli Studi di Napoli Federico II
Il filmato completo, in streaming, è disponibile su Comeallacorte
Esistono cambiamenti che siamo puramente guidati dalla struttura stessa?
Molteplicità e importanza dei fattori esterni: quanto incide il mondo della storia sul cambiamento linguistico?
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Teoria e ideologia
Rappresentazioni del cambiamento linguistico
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Tipi di cambiamenti
Il tempo: cambiamenti di lungo periodo vs breve periodo;
L’entità: cambiamenti strutturali vs evenemenziali;
Il modo: cambiamenti continui vs cambiamenti discreti;
I limiti: cambiamenti possibili vs impossibili.
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La metafora geologica: il drift e l’inconscio dei parlanti.
Ma il cambiamento è prevedibile?
La freccia del tempo e le teorie della complessità. Il rapporto tra passato e presente: comprendiamo il presente a partire dal passato o comprendiamo il passato a partire dal presente?
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Rosanna Sornicola è professore di Linguistica generale nella Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo la laurea, a Napoli, ha condotto periodi di studio e di ricerca in Inghilterra e in America. È stata Visiting Fellow del Wolfson College di Cambridge nel 1983 e da alcuni anni è Senior Member dello stesso College. I suoi interessi di ricerca includono la tipologia linguistica sintattica sincronica e diacronica, la teoria della variazione e del cambiamento linguistico, la descrizione dei dialetti romanzi, con particolare riguardo ai dialetti dell’Italia meridionale, il rapporto tra lingua scritta e lingua parlata, il multilinguismo e il multidialettalismo in contesto europeo, la storia delle idee funzionalistiche nella linguistica europea. Ha lavorato in progetti e gruppi di ricerca internazionali (1992-2002, il progetto EUROTYP della European Science Foundation per lo studio della tipologia delle lingue d’Europa; 1993-2005, il progetto DIA- per lo studio integrato della variazione e del cambiamento linguistico, diretto da Eugenio Coseriu; 1994-2006 il progetto ALCAM – ADICA per lo studio variazionistico dei dialetti della Campania, in collaborazione con l’Università di Heidelberg). Ha diretto la sezione Spoken Discourse della International Encyclopedia of Language and Linguistics (London & New York, Elsevier).
Luigi Spina
Se cambiano i parlanti... e anche i linguisti
Annamaria Lamarra
Linguaggi e integrazione
Nicola De Blasi
Com'è cambiato il modo di parlare degli italiani
Gabriella Di Martino
Lingue specialistiche e settoriali
La prima volta che sono stato in Grecia in vacanza (1977), mi palesai alla signora che affittava le camere con una frase ben studiata e preparata: egò eimì didàscalos arcàiu ellenicù. Lo sguardo stupito della signora, compensato da una risposta molto più comprensibile della mia presentazione – Italiani, Grezi, una razza, una fazza -, mi convinse subito che anni e anni di studio matto e disperatissimo di greco antico non erano il migliore passaporto per la quotidianità greca moderna. Ma non era sempre greca, la lingua che tentavamo di scambiarci con la signora? E allora, quei docenti ispirati che insegnano ai loro giovani allievi a parlare il greco e il latino come lingue vive – guardate che ci sono davvero. Come diceva Giorgio Gaber: “C’è tutto”! – , e scrivono in latino inviti e circolari? Certo, autoproclamarsi parlanti una lingua vuol dire semplicemente rendere visibile (e udibile) un participio presente, persone che parlano, tranne poi dover spiegare il significato profondo di parlare e di lingua.
Luigi Spina
Professore di Filologia classica
Università degli Studi di Napoli Federico II
Il moltiplicarsi di linguaggi e tradizioni diverse nell’ambito di uno stesso tessuto urbano è un fenomeno che si è imposto da tempo come una realtà in continua evoluzione. Come ricordava decenni fa Roland Barthes, nel momento stesso in cui le traiettorie culturali sembrano unificarsi all’insegna di quell’illusione che è la cultura di massa, trionfa, al contrario, la divisione dei linguaggi. Ne deriva un mutamento che sta modificando il concetto d’identità nazionale e così di cittadinanza; entrambe si articolano ormai intorno all’idea della coesistenza di più lingue in seno ad un gruppo sociale costituito da individui plurilingui.
Annamaria Lamarra
Direttore Centro Linguistico di Ateneo
Università degli Studi di Napoli Federico II
Le lingue cambiano perché nel tempo cambia il modo di parlare delle persone. Con questa sorta di tautologia possiamo osservare il comportamento dei parlanti in una concreta situazione storica. A proposito dei 150 anni di Unità nazionale, vediamo cosa è cambiato nella recente storia linguistica italiana.
Al momento dell’Unità, l’italiano era da tempo la lingua scelta dagli italiani per comunicare negli ambiti culturali: letteratura, ma anche scienze, arti, economia, giornalismo, leggi, burocrazia. Prima dell’Unità l’italiano era molto usato nella scrittura, in forme rigorosamente normative, ma anche, più di quanto non si creda, nella conversazione parlata, pur se con varie sfumature per l’influenza dei dialetti, che del resto si avverte tuttora.
Nicola De Blasi
Professore di Storia della lingua italiana
Università degli Studi di Napoli Federico II
Nonostante la crisi più nera siamo tutti ricchi di parole e non sarebbe necessario ricorrere in maniera così spudorata a prestiti da altre lingue, per quanto esentasse. È ampia la gamma di variabili linguistiche dovute al “dove”, al “come”, al “quando” e al “con chi” la comunicazione avviene, e quindi anche al genere e all’età. Cercare, ad esempio, di capire il tenore dei giudizi che dei ragazzini tredicenni all’uscita della scuola stanno esprimendo sui loro professori e compagni è una vera sfida. Le varietà sono anche connesse a campi specialistici, a particolari argomenti e a specifiche tipologie testuali che rispondono a vari usi e finalità.
Si parla di lingue specialistiche per le discipline ad alto grado di specializzazione: medicina, informatica, fisica; di lingue settoriali per quelle che hanno un’utenza molto più ampia: politica, economia, pubblicità e comunicazione mediatica. Le peculiarità non interessano solo il lessico, ma anche la sintassi e la struttura del periodo.
Gabriella Di Martino
Professoressa di lingua e linguistica inglese
Università degli Studi di Napoli Federico II
Due sono le operazioni che la linguistica storica fa: (a.) descrivere la storia di una lingua o, più precisamente, di una tradizione linguistica sula base della documentazione scritta disponibile, e (b.) ricostruire per quanto possibile le fasi non documentate della sua storia. Così, nel primo caso, la storia della tradizione linguistica greca descriverà le vicende linguistiche che si possono porre in luce a partire dalla documentazione micenea della seconda metà del II millennio a.C., passando alle diverse varietà documentate per l’epoca classica e alle fasi successive, fino ad arrivare al greco scritto moderno e alle sue varietà e dialetti come il grecanico del Reggino e del Salento, il greco dell’Asia Minore, e così via. Ovviamente, questo percorso si può descrivere nel suo complesso, oppure limitatamente ad alcuni suoi aspetti o segmenti spazio-temporali.
Giorgio Banti
Professore di Glottologia e linguistica generale
Università degli Studi di Napoli L’Orientale
Scarica il dossier a cura della redazione di Come alla Corte – Edizione 2010-2011
Annamaria Lamarra: Linguaggi e integrazione
Come alla Corte di Federico II, dossier: Come e perchè cambiano le lingue
Gabriella Di Martino: Lingue specialistiche e settoriali
Giorgio Banti: Linguistica storica e mutamento linguistico in Africa
Luigi Spina: Se cambiano i parlanti... e anche i linguisti
Nicola De Blasi: Com'è cambiato il modo di parlare degli italiani