Mc Luhan distingue media caldi (vogliono interpretazione) e freddi (integrazione): telefono e TV a pochi pixel, sono freddi; radio e cinema, caldi. Così era negli anni ‘60: ma nel ‘28 Toscanini si era rifiutato di suonare per la radio, diffidando della riproduzione (mentre Webern, Schoenberg, Berg, a dire di Adorno, già esaltavano il medium) traeva stimolo dai media; oggi la televisione ad alta definizione non chiede sforzo fisico all’occhio.
I media freddi diventano caldi quando le tecniche bastano: la dicotomia freddo-caldo oggi è una curiosità, ma indica la centralità della comprensione: quel che pare naturale, in realtà ha solo tecnologia migliore, che rende ancora più essenziale l’interpretazione.
Anche colpisce l’analogia, inusuale, tra radio e cinema – molto più frequente quella tra cinema e televisione. L’analogia più adatta è tra radio e televisione: centra sul loro essere dei network, dell’avere uguali strategie di comunicazione.
L’essere network di informazione, infatti, sposta il riflettore dal contenuto all’ascolto: l’assenza di monopolio del network in America, porta la radio a scoprire subito la strategia dell’uses and gratifications ed a svilupparsi. Conoscere il target si dimostra requisito importante per avere pubblicità.
Marshall Mc Luhan. Fonte: Filosofico.net
Ricevente (teoria dell’informazione) Ascolto (teoria della comunicazione), sono i termini che definiscono il pubblico. La seconda quindi deve governare i meccanismi di rilevazione, che devono essere qulitativi e non quantitativi.
L’effetto dei media su di esso: negli anni 20 la Bullett Theory, o teoria ipodermica, considerava la persuasione mediatica una iniezione di consenso.
La Communication Research successiva con l’analisi di campagne pubblicitarie e politiche dimostrò che l’effetto è variabile, seconda la cultura l’ambiente di vita (Lazarsfeld ‘40; Shils Janovitz ‘48; Lazarfelds, Berelson, Gaudet ‘44).
La teoria degli effetti limitati raccomanda di conoscere meglio il pubblico. Ad esempio bisogna tener conto dei two steps flow of communication: il flusso comunicativo ha due livelli, sociale e mediatico, che si intersecano. Gli opinion’s leaders influiscono molto sui messaggi con il loro carisma, possono far cambiare idea agli altri, modificando i climi d’opinione (Merton 1949, Hovland 1959, Carey 1978). Spesso le campagne propagandistiche mirano solo a loro.
Sono pochi esempi (cfr. De Fleur). Bastano a dimostrare quanti studi si sono fatti, per potenziare l’effetto delle campagne, investendo fondi a questo scopo. Non è questa l’ottica dell’estetica e della fornmazione critica.
La natura commerciale del network nasconde l’insidia. Il ruolo in sé positivo che dimostra nel design, dove funziona come calmiere, come analista del linguaggio, resta nella radio, che si affida pur sempre al sapere verbale, ben definito. In televisione il predominio dell’immagine, poco stabilizzata come cultura, di sua natura frammentata ed aperta alla lettura, spesso non evita gli eccessi.
Perché “L’immagine è l’insieme di ciò che appare … la variazione universale” (Deleuze 1983 p. 76-77) una via di conoscenza che riguarda tutti i corpi, formati per evitare lo stato gassoso: è “un mondo di variazione universale, di ondulazione universale, di sciabordio universale”, un piano d’immanenza dove l’immagine è ed “identità assoluta dell’immagine e del movimento”. Sono parole di Deleuze che parla del cinema, ma in genere dell’immagine movimento: la televisione esagera questo aspetto, perché l’immagine movimento fonda nel presente, nell’esibizione pura.
La regia televisiva si caratterizza nel tempo reale, un tempo che èpathos (Masullo), l’alive costruisce con molto artificio e produce l’istante del nuovo tempo alternativo, che riesce a spacciare per naturale.
La televisione abolisce l’oggetto, diventa autoreferenziale,è un medium zero (Enzenberger) in cui contano solo le VIPS, Visibility, Identity, Promise, Simplicity (Fabris 1999 p.375-6).
Anche quando i network non sono interattivi, creano interazione, assorbono attenzione (Jaquinot). In realtà le immagini in moto coinvolgono tutto il nostro corpo, lo dimostrò De Kerckhove applicando rilevatori su tutto il corpo durante una spettacolo televisivo molto variato nelle parti: le reazioni corporee sono ovunque, la danza di immagini esulta nell’apparenza immobile.
I media assorbono un ascolto attento perché hanno studiato tutti i giochi possibili per creare un tempo alternativo al vivere comune. che consenta di sfruttare tutte le risorse commerciali, affezionando l’utenza. La libertà di ascolto esige di non annoiare (buttate il telecomando) e saper coinvolgere nella gioia di ascoltare. È un mondo diverso, i network sono l’orologio della vita quotidiana (Menduni), un altro tempo che è diventato continuo, soppiantando il mondo reale e le sue fatiche, con il paese di Bengodi.
Si instaura un meccanismo di gioco: si entra senza costrizione, si permane sinché dura, si esce senza danno. Si ha il piacere di essere autori, si gioca per giocare (autotelismo): finché si gioca, tutto è serio, ma ha le quinte di uno spazio di finzione, di una scena teatrale.
Una danza sacra si realizza già nel montaggio del cinema, dove conta la presenza, – lo avverte Hitchcock comparendo nei suoi film – L’immagine – azione è “ottica, sonora (e tattile) pura” impressiona con cronosegni, lectosegni, noosegni l’immagine in moto, già costituita di opsegni sonsegni tatsegni (Deleuze 1983, pp. 31-35). Tutte nuove categorie dell’opsis che si potenziano nel montaggio istantaneo, che non crea l’Opera ma interseca ritmo e figure. Si esercita un ruolo, l’esito è l’insieme: il tempo di Hermes – arte, velocità, inganno.”Il cinema non presenta solo delle immagini, le circonda di un mondo… ricordo, immagini – sogno, immagini – mondo… il circuito più piccolo funziona come fondamento… la stessa immagine attuale ha un’immagine virtuale che le corrisponde come un doppio, un riflesso” (Deleuze 1985, p. 82). La vertigine di questi mondi quotidiani è lo sfondo privilegiato della tv, che contamina e perfeziona l’abbaglio creando un testo di presenza.
“La creatività non consiste nello scoprire dei fenomeni interamente nuovi … La struttura del processo creativo è lineare: si tratta di congiungere fra loro due o più elementi per dar luogo ad una nuova unità che abbia un significato e certe finalità. Anche lo scoprire dei cambiamenti può essere un atto creativo… consiste nel rendere manifeste delle correlazioni, nel rilevare quelle che Henrì Poincaré chiama ‘imprevedibili connessioni’. (Fabris 68 p.132). Scoprirle, con abilità, crea la partecipazione intensa ai media grazie ad una presenza convincente e coinvolgente – tanto che in soggetti deboli sostituisce la vita alternativa alla reale.
Il serial è il pettegolezzo del paese globale, la socializzazione di Star Trek ha preceduto i social network. Ci si sente testimoni, come gli Indiani che al tempo assistettero al funerale di Gandhi alla televisione, vestiti di tutto punto e immersi nel rito come fossero presenti (Meyrowitz).
La noosfera (Morin), l’ambiente della mente, allaccia il mondo nuovo nella globalità di una cultura, un ambiente a torto non tutelato dagli ambientalisti. A rigor di logica dovrebbe essere più facile avere televisioni dignitose che evitare lo scioglimento dei ghiacci del Polo Nord: con una ecologia capace di formazione termostatica (Postman).
Nel cyberspazio del villaggio globale (McLuhan) e del neo tribalismo (Maffesoli), le mode diventano legge, non suscitano senso critico ma adesione e rifiuto – è facile vedere l’influsso potente che questo ha sulla postdemocrazia e in genere sulle rappresentazioni sociali (Moscovici). L’analisi dell’audience (McQuail) dimostra che si tratta di un ritardo culturale, di nuove metodologie da acquisire. La televisione entrata nella vita quotidiana (Silverstone) l’ha cambiata arricchendola, ma creando il problema di una educazione estetica da rinsaldare.
Il tempo ciclico delle emittenti conforta il vivere ma non dà scienza, per l’ottica frammentaria di riferimento: dà però una conversazione continua, per cui occorre rinsaldare le abitudini alla conversazione nella formazione e nella vita associata. È uno dei campi da approfondire, la conversazione è ben approfondita dalla ricerca, ma poco considerata dalla cultura, che quindi non ne adopera le potenzialità in campo formativo e nella cura. È la regina del dialogo d’oggi, ma il proverbio la dice morta: imperversa infatti in tutti gli schermi, quanto è uscita dai salotti.
La conversazione è definita dalla filosofia analitica una joint production, le regole anomiche impongono l’improvvisazione. Si radica nel senso comune, è spazio fisso del consorzio umano, ha campo esteso (dall’informazione stradale alla riunione) – l’elemento fisso è il turno dei parlanti.
La sua storia è quella della civiltà e ne echeggia gli usi. Il nostro tempo vive la neo – conversazione mediata nell’interrelazione spettacolo – spettatore, il linguaggio di ogni trasmissione, tono leggero e ritmo dialogico che coinvolge tutti.
La neo-televisione (avvento del telecomando-numero dei canali liberi) e la neo-conversazione mostrano la nuova società.
Ognuno crea la propria marmellata (Bettetini) a spasso tra i palinsesti, la programmazione personale. La diversità degli spettacoli dà spunto alla conversazione comune, che può essere portata in un orizzonte di formazione.
Come scrittura di sentimenti e di concetti, l’immagine è una lingua che agisce sull’uomo intero, che vive nella conversazione, dove conta il look e il gesto non meno del contenuto dei discorsi – è il luogo privilegiato per condizionare cambiamenti di opinione.
La definizione cultura popolare, dicemmo, McQuail sostituisce a quella di cultura di massa. Un cambiamento che può essere supportato da illustri citazioni: bastino due raffinati come Marcel Proust e Mme de Sevigné:
Proust: “Non disprezzate la cattiva musica… essa si suona e si canta molto più appassionatamente della buona… si è riempita del sogno e delle lacrime degli uomini”.
Mme de Sevigné: “Per Pauline, divoratrice di libri, preferisco ne legga di cattivi, piuttosto che non ami leggere”.
Negli anni ‘60 Umberto Eco ha descritto nella letteratura popolare la forma più evidente di opera aperta. Non serve ricordare di spegnere la TV – osservazione quanto meno inutile – ma è tempo di moltiplicare le analisi, anche per riallacciare i legami tra la ricerca, la cultura ed i media, seguendo un’ottica organica che abbia per centro la responsabilità verso i cittadini ed il rispetto della conversazione sociale, della cultura popolare.
L’utopia di Baldassarre Castiglione merita oggi di essere attentamente rimeditata oggi, nella rinnovata battaglia cui bisogna impegnarsi per la civilizzazione dei costumi.
Il corpo glorioso comunica (Artioli), come dimostra il primo piano, con il gioco degli occhi. Un linguaggio che l’attore adopera con sapienza. È il il practical reasoning, la comunicazione che parte dal corpo. La media education non è solo per bambini, è ragionare di teatro, capirne di messa in scena e di corpi parlanti. Per John Dewey educare alla comunicazione con l’arte è dovere delle democrazie: avvertì per tempo che simili trasformazioni hanno cambiano la società.
L’immagine dei media è Fata Morgana, confonde icona ed indice-traccia, presenza e riferimento (Joly), e simbolo: l’attore rimanda al fuori scena, al gossip, al regista: diventa mito che fonde l’immagine in un lampo.
A questa ambiguità, si aggiunge la decodifica aberrante dello spettatore stanco, che sta tra il couch potato e il gioco ”possiamo fare l’ipotesi che il nostro piccolo gioco col telecomando abbia (un senso): vagando qua e là tra i programmi, a un livello cognitivo cerchiamo qualcosa che ci interessi, o curiosiamo per vedere cosa c’è in giro. Ma allo stesso tempo forse stiamo cercando una modulazione di stimoli di vario livello e natura che soddisfi i nostri bisogni di regolazione psico-fisica e psico-affettiva. Del benessere fa peraltro parte anche l’interesse per ciò che si guarda” (Dinelli)
L’ottica commerciale si prende cura del pubblico per vendere. La cultura invece per formare il gusto: capire la comunicazione efficace è agire sui media, ma soprattutto insegnare a leggerli (Derrida).
La televisione innova i patterns ed il comportamento, ciò merita una cura che non si può demandare alle società commerciali. Esiste la controinformazione e la controformazione, non bisgona pensare alla censura. Inserendosi nell’orizzonte di attesa di cui parla Jauss, creando la distanza estetica, si rende trasparente lo specchio, mostrando le tecniche. Tutto può essere usato allo scopo, importa che il fine sia chiaro: educare il gusto, contro il livellamento al basso previsto dalla Scuola di Francoforte. Qualche aforisma:
McLuhan ha scherzato sul suo aforisma di successo, parlando di mezzo massaggio: umorismo, ma indica l’effetto totale del messaggio, di immersione. Lo schermo ha caratteristica immersiva nel cinema, nella televisione, nel computer. Genera l’impressione di essere dentro lo specchio, di stare nel fantastico-reale. Caillois parla del fantastico escludendo, ad esempio, Hyeronimus Bosch: l’autentico fantastico è quel che disegna ciò che è ignoto sia all’autore che al lettore, e compare senza volere. Osa c’è di questo nella televisione?
La ricerca del mistero, della metessi, dello spazio di attesa, non riguarda i testi dei media, non è in sé il fantastico. Bisogna recuperare l’orizzonte problematico della creazione, arte e critica d’arte, svelare il metodo e praticarne le possibilità. Scrivere i testi mediatici, guidati dall’ecfrastica, è un metodo per sottrarsi al massaggio.
La formazione estetica cambia il patto comunicativo dalla credulità alla critica attiva. Apre lo spazio per l’ermeneutica dei testi. Derrida parla di esercitarsi in ecografie della tv, per capire come si deve leggere l’immagine mediata. Scrivere, ad esempio, documentari d’arte.
3. Bruno: dialoghi italiani e opere mnemoniche
5. Le figure divine nello Spaccio
6. Eroici Furori cedono al grazioso nemico
8. I mondi infiniti e la bellezza
11. Opsis Idea
13. Scrivere le idee in figura
15. Altri elementi dell'enargheia: il decoro
16. La risposta all'enargheia: il gusto
17. L'immagine della mente: John Ruskin
18. Mostre e Musei: Sir Lawrence Alma Tadema
19. Arte e critica: Guido de Ruggiero
C.Gily, Migrazioni, Mimetiké Tèkne, scriptaweb 2007 (Oppure, edizione in cartaceo: Tèchne. Teorie dell'immagine, scriptaweb 2007) capitolo.
A.Pinotti, A. Somaini, Teorie dell'immagine, Cortina 2009
Avvertenze
Il secondo modulo inizia dalla lezione 7, che non è oggetto di esame che per il concetto di Estetica razionale. Le prime lezioni sono doppie.
Gli approfondimenti che recano la parola TESTO fanno parte del testo, gli altri sono letture che possono sostituire parte del programma, concordandolo.
La bibliografia alla fine della lezione comprende i testi citati nelle slide ed i più semplici, liberi approfondimenti.
Bibliografia
Adorno Th.W., Il fido maestro sostituto, tr. it., Einaudi, Torino 1969 (1963)
Artioli U., Bartoli F., Teatro e corpo glorioso, Feltrinelli, Milano1978
Bettetini G., Produzione del senso e messa in scena, Bompiani, Milano
Bettetini G., Scritture di massa, Rusconi, Milano 1980
Bettetini G., Tempo del senso la logica temporale negli audiovisivi, Bompiani, Milano 1979
Bettetini G.ed., Teoria della comunicazione Angeli, Milano
Bosetti G. Buonocore M., Giornali e Tv negli anni di Berlusconi, Padova 2005
Bosetti G. e altri, Anomalia italiana televisione, Reset Goethe Inst., 2004
Dewey J., Arte come esperienza, tr. it. Firenze1951 (1932)
Eco U., Lector in fabula, Bompiani, Milano 1979
Eco U., Opera aperta, Bompiani 1962
Eco U., Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano 1964
Enzenberger, Per non morire di televisione, Lupetti Milano 1990
Fabris GP., La pubblicità. Teorie e prassi, Angeli, 1994, 3a.
Fabris GP., La comunicazione pubblicitaria, Etas Kompass 1968 Milano.
Gilder G., La vita dopo la televisione, tr. it., Castelvecchi, Roma 1995
Joly M., Introduzione all'analisi dell'immagine, tr. it., Lindau, Torino 1994
McLuhan M., Il medium è il massaggio, tr. it., Feltrinelli, Milano 1967
McQuail Denis, Analisi dell'audience, tr. it., Il Mulino, Bologna 2001
Moscovici S. - Farr R. (a cura di), Rappresentazioni sociali, tr. it., Il Mulino, Bologna 1984
Nannini P.A., Zazzara M.L., Gabriele C., Lista F., Saponaro E., Vitiello M., Zazzera S., Linea emergente giovani artisti in formazione, Humaniter 2009
Silverstone R., Tv e vita quotidiana, tr. it., Il Mulino, Bologna 2000
Aldo Masullo. L'inconsumabile tempo dell'etica e la morale pubb...
C. Gily, La Radio. Misteriosa voce.
Costanzo: Bontà loro 1977. Fonte: Greta Garbo. Fonte: IL GRAFICO OSCOM 2003 'Cosa fai quando c'è la pubblicità?' ...
Istituto Boccioni Annamaria Veca Humaniter Linea emergente Luma...
Istituto Boccioni Lorenzo Granata Humaniter Linea emergente Luc...
Istituto Boccioni Roberta Massa Humaniter Linea emergente Luce ...
La televisione. Fonte: Liceo Artistico Cristina Fe Liso Senza titolo Humaniter Linea e...
Liceo Artistico Giuliano Di Taranto Boscoreale La Coppa Humani...
Mahatma Gandhi. Fonte: Raffaella Carrà – Pronto Raffaella. Fonte: