Sono convinto che «la filosofia della mente sia l’argomento più importante della filosofia contemporanea e che le posizioni correnti – dualismo, materialismo, comportamentismo, funzionalismo, computazionalismo, eliminativismo, epifenomenismo – siano false» (J. R. Searle, La mente, p. 9).
Per una serie di ragioni storiche e culturali, è divenuta l’argomento centrale della filosofia contemporanea.
La svolta linguistica, che ha caratterizzato gran parte della filosofia del Novecento, si è trasformata negli ultimi decenni in svolta mentalistica.
Molte sono le discipline che concorrono alla determinazione di una filosofia della mente: filosofia, linguistica, neuroscienze, scienze cognitive delimitano il campo della Filosofia della mente.
La filosofia della mente è lo studio filosofico della mente, degli atti, delle funzioni mentali e della coscienza, e delle loro relazioni con il cervello, il corpo e il mondo.
La filosofia della mente si addentra nelle questioni di fondo e nei problemi metodologici che stanno dietro la ricerca scientifica sulla mente, usando sia il metodo speculativo (con esperimenti mentali), sia tenendo conto dei risultati ottenuti nella ricerca empirica e strumentale.
Molte sono le le domande, cui è necessario dare una risposta, nell’ambito di una filosofia della mente:
Che cos’è la mente? Può la materia pensare? Dov’è l’anima? Che relazione c’è tra cervello, pensiero e linguaggio? La coscienza umana è un software?
La mente è l’oggetto principale che distingue l’essere umano dagli altri esseri viventi dotati di cervello.
Le questioni aperte sulla natura e sulle caratteristiche della mente diventano per il filosofo un’interrogazione etica, perché includono problemi come il comportamento dell’uomo, il libero arbitrio o la responsabilità personale.
La filosofia della mente tiene conto della ricerca scientifica, ma mette questa in relazione con la riflessione filosofica, in modo da offrire sempre nuove indicazioni per la sperimentazione in altre discipline connesse, come le scienze cognitive.
Nonostante l’enorme quantità di informazioni fornite dalle moderne neuroscienze, sul problema mente-cervello, persistono, tuttavia, opinioni filosofiche differenti, spesso contrastanti.
Cartesio è stato il primo filosofo a formulare chiaramente la relazione tra mente e cervello, distinguendo la materia fisica (res extensa) dall’esperienza di coscienza personale (res cogitans).
Compito di una filosofia della mente è risolvere questo problema fondamentale ed arrivare ad una efficace ed esauriente scienza della coscienza.
La distinzione cartesiana determina i due termini estremi di tutto il dibattito successivo intorno al rapporto tra mente e cervello:
Quale la soluzione più attendibile, che salvaguardi il funzionamento del cervello e l’attività della mente? Nell’uomo è la funzionalità del cervello che assicura l’attività della mente. Lesioni del cervello determinano patologie, che incidono sull’attività della mente.
Nell’ambito delle ricerche filosofiche sulla mente, tre sono i problemi più controversi, intorno a cui sembra nascere il maggior numero di controversie tra posizioni e discipline scientifiche differenti:
Perciò, come intendere la coscienza? Quale valore dare all’intenzionalità? È possibile, e auspicabile, una intelligenza artificiale?
Sono questioni, ciascuna delle quali si presenta con posizioni diverse, riconducibili agli orientamenti degli autori di riferimento.
Studiare la mente, oggi, significa avere la consapevolezza che l’inizio dell’umanità abbia a che fare con l’affermazione di un’attività mentale, un’attività che si trova assente, o assolutamente limitata, nel mondo animale non umano.
Due sono gli orientamenti principali che hanno contrassegnato gli studi a riguardo: alla concezione di origine cartesiana che privilegia la dimensione soggettiva, esperienziale e privata del fatto mentale, si contrappone una seconda concezione che considera il mentale come lo spazio oggettivamente determinato da fattori biologici e culturali.
Se da una una parte avere una mente significa essere il soggetto delle attività mentali, dall’altra significa avere la consapevolezza della propria soggettività e la capacità di tradurla in parole.
Honda Asimo. Uno dei più avanzati robot bipedi. Fonte: Wikipedia
Lezione 2: Perché l’uomo è un essere “speciale”
1. Filosofia della mente: contenuti, problemi, metodi
2. Perché l'uomo è un essere “speciale”
3. Il processo di ominazione: l'homo sapiens
4. Mondo animale e mondo umano. Una soluzione provvisoria
5. L'uomo tra natura e cultura: il ruolo del cervello
6. Cervello, Mente e Linguaggio
7. Le scienze cognitive, le neuroscienze e l'interrogativo sull'uomo
8. Il problema della coscienza
10. Teorie della mente a confronto: Dennett e Searle
11. Varela e la neurofenomenologia
12. La scoperta dei neuroni specchio e la conoscenza della mente
13. Gesticolazione delle mani, produzione del linguaggio e comprensione dell'altro
14. Il ruolo della mente nei processi cognitivi e l'identità personale
AAVV, Mente umana, mente artificiale, Milano, Feltrinelli, 1989
D.Parisi: Le reti neurali e il pensiero
F.Varela: La coscienza nelle neuroscienze
G.Edelman: Il cervello non è la mente
Homo technologicus, Roma, Meltemi 2001
M.DiFrancesco: Filosofia della Mente. Linee di ricerca
Pennisi, A. Perconti, P. [a cura di], Le scienze cognitive del linguaggio, Bologna, Il Mulino, 2006
1. Filosofia della mente: contenuti, problemi, metodi
2. Perché l'uomo è un essere “speciale”
3. Il processo di ominazione: l'homo sapiens
4. Mondo animale e mondo umano. Una soluzione provvisoria
5. L'uomo tra natura e cultura: il ruolo del cervello
6. Cervello, Mente e Linguaggio
7. Le scienze cognitive, le neuroscienze e l'interrogativo sull'uomo
8. Il problema della coscienza
10. Teorie della mente a confronto: Dennett e Searle
11. Varela e la neurofenomenologia
12. La scoperta dei neuroni specchio e la conoscenza della mente
13. Gesticolazione delle mani, produzione del linguaggio e comprensione dell'altro
14. Il ruolo della mente nei processi cognitivi e l'identità personale
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