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Rocco Pititto » 7.Le scienze cognitive, le neuroscienze e l'interrogativo sull'uomo


E noi “chi” siamo?

«E noi chi siamo?» è l’interrogativo fondativo di ogni antropologia. È un interrogativo che ritorna continuamente nella storia del pensiero.

L’interrogativo sull’uomo si presenta oggi riformulato e carico di aspettative e di risonanze, anche maggiori rispetto al passato, man mano che cresce la coscienza di sé dell’uomo e le conquiste della scienza e della tecnologia hanno fatto dell’uomo il signore incontrastato del mondo, creatore egli stesso del mondo, in cui vive, che diventa, in ragione della sua presenza e della sua azione, “mondo umano”.

La domanda sull’uomo permette una molteplicità di risposte possibili e si estende, oggi, fino a comprendere “domini”, a lungo trascurati dalla ricerca filosofica, o dati per risolti da conclusioni spesso affrettate, mutuate da concezioni scientifiche.

Sullo sfondo del dibattito, rimangono in sospeso numerosi problemi, in particolare, quei problemi concernenti:

  • la linea seguita nell’evoluzione degli esseri viventi;
  • la contiguità tra mondo animale e mondo umano;
  • il ruolo del linguaggio e della cultura;
  • il rapporto cervello-mente;
  • la nascita della coscienza e dell’autocoscienza.

Le neuroscienze e l’interrogativo sull’uomo

Il funzionamento del sistema nervoso e del cervello dell’essere umano è oggetto di studio delle neuroscienze cognitive, un ambito del sapere nel quale sono confluite una serie di discipline, quali la neurologia clinica, la neurofisiologia, la neurologia, la psicologia e certi settori della filosofia e della linguistica. Dalla massa di informazioni date da queste discipline l’interrogativo sull’uomo può ricevere più di una risposta.

Nello studio del cervello e del sistema nervoso assumono particolare importanza le tecniche d’indagine: la brain imaging, la visualizzazione dell’attività cerebrale mediante l’uso di macchine, quali la Tomografia a emissione di positroni (PET), la Tomografia assiale computerizzata (TAC), e la Risonanza magnetica nucleare e funzionale (RMN e RMF).

Nuove tecnologie e esplorazione del cervello

L’utilizzazione delle tecniche di brain imaging nell’esplorazione del cervello consente di “guardare dentro” l’officina del pensiero, nel mentre sono in atto determinati processi mentali. In particolare, con le tecniche di brain imaging:

  1. diventa possibile osservare tutti quei processi che presiedono alla cognizione, all’apprendimento, all’affettività, alla elaborazione e alla produzione del linguaggio, alla rappresentazione e alla memoria, alla funzione visiva e alla funzione uditiva, al movimento e all’azione e, ancora, ad ogni attività mentale superiore.
  2. è resa visibile allo sguardo dell’osservatore tutta la dinamica della vita cerebrale. Mediante immagini multicolori delle aree cerebrali, diversamente colorate in maniera artificiale dagli sperimentatori, sono consentite visioni più nitide e più differenziate delle diverse attività del cervello da esaminare.

Una nuova conoscenza dell’uomo

La visualizzazione dei processi mentali attraverso la brain imaging porta a una maggiore conoscenza dell’uomo e delle funzioni cognitive. L’uomo diventa meno “misterioso”.

  1. La possibilità di poter osservare su un monitor e, in tempo reale, lo svolgersi dell’attività della vita cerebrale non è senza conseguenze, e sul piano della stessa conoscenza della dinamica dei processi mentali, e sul piano degli interventi da programmare e da mettere in atto, quando si fosse alla presenza di particolari deficit mentali o di anomalie, su cui sarebbe necessario intervenire per un ripristino, o con un sostegno, delle funzioni deficitarie più compromesse.
  2. Rimane vero che «la possibilità di ottenere, [attraverso queste metodiche], una mappa degli eventi cerebrali associati a determinati stati mentali, unita all’analisi dei deficit cognitivi, emotivi e comportamentali in pazienti con particolari lesioni del cervello, consente di stabilire correlazioni tra eventi fisici ed eventi mentali» (M. Reichlin, Le neuroscienze al vaglio dell’etica, p. 106).

Quando un uomo è un “uomo”?

Nella domanda sull’uomo rimane come nodo cruciale il rapporto tra mondo interno e mondo esterno, che si stabilisce e si risolve nell’esperienza cosciente dell’individuo.

Il dibattito sulle scienze cognitive consente di ampliare la prospettiva della questione sull’uomo: ci si interroga su ciò che “fa dell’uomo un uomo” e, al tempo stesso, si estende lo studio al rapporto linguaggio-pensiero nell’uomo,

Particolare significato assumono la ricerca del ruolo del cervello nei processi cognitivi, la funzione della mente nell’organismo umano, la ricerca della presenza di forme di pensiero meno evoluto negli esseri viventi non umani.

Lo sviluppo delle scienze cognitive e delle neuroscienze incide, in particolare sulla questione della libertà e della responsabilità dell’uomo: se ogni comportamento dell’uomo è il risultato dei meccanismi neuronali e delle loro connessioni, viene necessariamente meno la responsabilità dell’individuo e nessuna azione dell’uomo e nessun comportamento, per quanto aberranti, potrebbero mai essere sanzionati, sia positivamente che negativamente.

Un altro animale?

Una risposta riduttiva all’interrogativo sull’uomo non è senza conseguenze sul piano della conoscenza dell’essere dell’uomo e del suo posto nel mondo:

  1. L’agire stesso dell’uomo, essere non più tanto libero da poter essere padrone dei suoi atti e delle sue volizioni, come pure la stessa comprensione che l’uomo ha di se stesso, vengono messi in questione da quanti danno una risposta riduttiva all’interrogativo sull’uomo.
  2. L’uomo, tende a ridiventare in quest’ambito un “oggetto”, anche se “speciale”, tra gli oggetti, senza godere di autodeterminazione, né di libertà, né di responsabilità.
  3. Egli non sarebbe più un essere umano, come tradizionalmente inteso, pur nella sua finitezza originaria, ma solo un essere animale tra i tanti esseri del mondo.

La coscienza frontiera dell’uomo

Ogni interrogativo sull’uomo non può prescindere dalla coscienza, caratteristica primaria ed essenziale della mente.

  1. Searle intende per coscienza «quegli stati di sensibilità o consapevolezza che iniziano normalmente quando ci svegliamo al mattino da un sonno senza sogni e che continuano per tutta la giornata finché non ci addormentiamo nuovamente».
  2. Gli stati coscienti sono interni, qualitativi e soggettivi.
  3. Come tale la coscienza è un fenomeno biologico come qualsiasi altro. La sua ontologia soggettiva la rende, però, diversa rispetto ad ogni altro fenomeno biologico.
  4. Non può essere, però, ridotta a fenomeni oggettivi, in terza persona, come avviene per la digestione.

Le scienze cognitive

Immagine di fMRI. Immagine da Wikipedia

Immagine di fMRI. Immagine da Wikipedia

Immagine del cervello alla PET. Immagine da Wikipedia

Immagine del cervello alla PET. Immagine da Wikipedia


Nella prossima lezione

Lezione 8: Il problema della coscienza

  • Il ritorno della coscienza
  • Significato di “coscienza”
  • Gli stati di coscienza
  • Coscienza e neuroni
  • Coscienza, esperienza e corporeità
  • Ripensare la coscienza e gli atti intenzionali
  • Il “luogo” dell’identità umana
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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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