«Gli esseri umani sono unici. Come e perché lo siano ha stimolato per secoli la curiosità di scienziati, filosofi e persino avvocati. Quando cerchiamo di stabilire una distinzione tra animali ed esseri umani, nascono controversie e ci si azzuffa sulle idee e sul significato dei dati, e quando il polverone si placa, ciò che resta è una quantità maggiore di dati su cui costruire teorie più forti e stringenti. Stranamente, in questo ambito di ricerca, idee opposte sembrano essere almeno parzialmente corrette» (M. S. Gazzaniga, Human.Quel che ci rende unici, p. 9).
Rimane difficile stabilire quanto e come gli esseri umani siano unici.
L’unicità non è solo di ordine fisico, perché è legata a caratteristiche assai più complesse: la cultura come creazione simbolica rappresenta per l’uomo il superamento di uno stato di natura, già preesistente, e l’inizio di una dimensione di esistenza, adattata ai “bisogni” dell’uomo.
L’uomo è l’essere che ha trasformato il mondo, adattandosi ad esso e modificandolo secondo le sue necessità.
All’inizio di questa “rivoluzione” c’è l’evoluzione del cervello umano, dotato di una corteccia sempre più vasta e più complessa rispetto agli altri primati.
Dal mondo della natura (animalità) l’uomo è entrato nel mondo della cultura (umanità) mediante lo sviluppo dell’attività mentale e dell’attività linguistica.
Diverse sono le ricostruzione dell’albero genealogico degli umani, con notevoli differenze tra l’una e l’altra, in termini qualitativi e quantitativi. Su un aspetto della questione c’è tra gli studiosi una convergenza di vedute, il fatto cioè che l’emergere dell’homo sapiens non sia stato il risultato di un passaggio, più o meno repentino, da una specie all’altra, quanto il risultato di una evoluzione accidentata e per tanti versi oscura. Il processo di sviluppo non è stato lineare, quanto piuttosto una sequenza di tentativi.
«Negli ultimi cinque milioni di anni sono regolarmente comparse nuove specie di ominidi; esse sono entrate in competizione, hanno colonizzato nuovi ambienti e hanno riportato successi o fallimenti.[...], la nostra specie, lungi da essere il pinnacolo dell’albero evolutivo degli omonidi, è semplicemente uno fra i suoi molti ramoscelli. Per quanto tutto ciò sia vero, Homo sapiens rappresenta qualcosa di innegabilmente insolito, come esprime in modo convincente il fatto che oggi, al mondo, siamo soli» (L.I. Tattersall, Le migrazioni degli ominidi, in “Le Scienze”, Quaderni, n. 113, 2000, p. 10).
Il cervello è l’elemento di maggiore differenziazione tra l’uomo e gli altri esseri viventi non umani. È stato lo sviluppo di quest’organo a determinare nel corso dell’evoluzione il processo di ominazione che ha portato all’Homo sapiens. Nel corso dell’evoluzione, il cervello si è trasformato in un centro coordinatore di tutte le facoltà dell’organismo e in un fattore di crescita che ha determinato la direzione e il senso stesso del processo di ominazione.
Il Logos, inteso come unità di pensiero e linguaggio, di discorso e ragione, è nella disponibilità dell’uomo a seguito dell’evoluzione naturale, e diventa effettivamente disponibile per ciascuno degli individui come risultato dell’apprendimento sociale.
Dietro al Logos c’è, sempre, la presenza del cervello, un piccolo grumo di cellule gelatinose, che portiamo nel cranio e che è capace di produrre una quantità di stati mentali superiore al numero di particelle elementari dell’universo conosciuto.
Le strutture del cervello rispecchiano la sua filogenesi.
È attraverso il reticolo di neuroni del tronco encefalico, detto formazione reticolare, che vengono elaborate tutte le informazioni, circa 100 milioni di bit ogni secondo, e selezionate quelle più importanti per la corteccia cerebrale.
Le diverse parti del cervello regolano con il tronco encefalico le funzioni di base dell’organismo, con i nuclei della base presiedono alla memorizzazione degli schemi motori, con il sistema limbico si rendono possibili emozioni e memoria e, infine, con la neocorteccia si determinano le funzioni sensitive, motorie e associative degli individui.
«Il cervello umano è una macchina bizzarra, messa al suo posto dalla selezione naturale per uno scopo ben preciso – fare scelte che possano portare ad aumentare il successo nella riproduzione. Questa semplice questione ha molte conseguenze ed è al centro dell’evoluzione biologica. Una volta afferrato, questo aiuta lo studioso del cervello a comprendere un lato importante del funzionamento del cervello umano – l’onnipresente lateralizzazione delle funzioni cerebrali. In nessun ambito del regno animale troviamo un tale imperversare di differenze funzionali» ( M. S. Gazzaniga, Human, cit., p. 34).
Il cervello non è più considerato come un organo privo di plasticità.
Tale pregiudizio non ha resistito dinanzi alle prove della variabilità epigenetica della connettività cerebrale, a quelle della plasticità – modulata dall’uso – delle sinapsi, né a quelle delle capacità neuronali d’attivazione, spontanea o indotta, di preparazione, di anticipazione, di proiezione d’ipotesi, di decisione, di stimolazione interna delle azioni, degli avvertimenti o dei processi interni. Queste trasformazioni hanno permesso l’accesso delle neuroscienze al campo delle attività superiori della mente umana.
«Non ho mai capito perché molti neuroscienziati si innervosiscano quando qualcuno solleva la questione se il cervello umano abbia oppure no delle caratteristiche uniche. Perché è così facile ammettere che ci sono evidenti differenze fisiche che ci rendono unici, ma è così delicato analizzare le differenze nei nostri cervelli e nel modo in cui funzionano» (Gazzaniga, p. 89).
Tra la mente e il cervello dell’uomo e la mente e il cervello degli altri esseri viventi le differenze sono enormi. Non è solo il volume del cervello a fare la differenza. Strutture, processi e capacità sono specifici dell’essere dell’uomo.
Abbiamo cervelli più grandi di quel che ci si aspetterebbe da una scimmia antropomorfa, abbiamo una neocorteccia che è tre volte più grande di quella che ci si aspetterebbe rispetto alla nostra massa corporea, abbiamo alcune aree della neocorteccia e del cervelletto che sono più grandi di quanto non ci si aspetti, abbiamo più materia bianca, il che vuol dire che abbiamo più connessioni (M. S. Gazzaniga, Human, cit., p. 28).
Lezione 6: Cervello, Mente e Linguaggio
1. Filosofia della mente: contenuti, problemi, metodi
2. Perché l'uomo è un essere “speciale”
3. Il processo di ominazione: l'homo sapiens
4. Mondo animale e mondo umano. Una soluzione provvisoria
5. L'uomo tra natura e cultura: il ruolo del cervello
6. Cervello, Mente e Linguaggio
7. Le scienze cognitive, le neuroscienze e l'interrogativo sull'uomo
8. Il problema della coscienza
10. Teorie della mente a confronto: Dennett e Searle
11. Varela e la neurofenomenologia
12. La scoperta dei neuroni specchio e la conoscenza della mente
13. Gesticolazione delle mani, produzione del linguaggio e comprensione dell'altro
14. Il ruolo della mente nei processi cognitivi e l'identità personale
Bouton, C., Il cervello e la parola, Bari, Laterza, 1999
1. Filosofia della mente: contenuti, problemi, metodi
2. Perché l'uomo è un essere “speciale”
3. Il processo di ominazione: l'homo sapiens
4. Mondo animale e mondo umano. Una soluzione provvisoria
5. L'uomo tra natura e cultura: il ruolo del cervello
6. Cervello, Mente e Linguaggio
7. Le scienze cognitive, le neuroscienze e l'interrogativo sull'uomo
8. Il problema della coscienza
10. Teorie della mente a confronto: Dennett e Searle
11. Varela e la neurofenomenologia
12. La scoperta dei neuroni specchio e la conoscenza della mente
13. Gesticolazione delle mani, produzione del linguaggio e comprensione dell'altro
14. Il ruolo della mente nei processi cognitivi e l'identità personale
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