Il corso, come può evincersi già dal titolo, prevede lo svolgimento di due nuclei tematici:
Critica che alcuni filosofi muovono verso il ritorno dell’umanesimo (inteso non nel suo senso storico-filosofico, ma come ritorno all’essenza fondativa dell’essere umano) all’indomani della drammatica esperienza di antiumanesimo e di barbarie rappresentata dalla seconda guerra mondiale e dall’Olocausto.
In particolare si affronteranno le rispettive posizioni di Sartre e di Heidegger:
La seconda parte del corso si concentrerà sull’idea di umanesimo elaborata dall’intellettuale palestinese-americano Edward Said.
Due sono i capisaldi della posizione di Said:
Bisogna innanzitutto distinguere tra l’uso storico-culturale del termine umanesimo e il suo significato filosofico. Nel primo caso umanesimo è termine nato nella storiografia ottocentesca per indicare quel movimento che, a partire dal secolo XV in Italia ed Europa, designava lo studio delle humanae litterae e il ritorno agli studi classici. Considerato, invece, dal punto di vista filosofico, l’umanesimo non è più solo un movimento letterario ed artistico, ma il punto centrale di svolta di una riflessione del filosofare non più rivolta al cosmo fisico o alla trascendenza religiosa, ma all’umano e a tutte le sue manifestazioni, storiche, sociali, culturali, politiche e scientifiche.
Da questo punto di vista, al di là della sua radice storica, l’umanesimo filosofico si caratterizza per la centralità assegnata all’uomo e al suo costante sforzo di manifestare la sua autonomia rispetto alla religione e alle forze della natura. Ma umanistico in senso generale è considerato ogni atto del pensiero e ogni azione tesi a rivendicare la centralità dell’individuo rispetto al dominio dell’ economia, della produzione e della tecnica, ma anche e soprattutto verso forme di organizzazione politica oppressive e lesive dei diritti della persona umana.
Di umanesimo in generale nelle filosofie dell’età moderna si può parlare per quasi tutti i grandi pensatori che, in un modo o nell’altro, hanno posto al centro la dignità dell’uomo (Pico della Mirandola, Ficino) e la sua libertà d’azione e di pensiero (Campanella, Bruno) e, ancora, la sua capacità di leggere il libro della natura (Galileo) o di costruire forme e contenuti della nuova soggettività (Cartesio, Spinoza, Kant). Per alcuni filosofi, tuttavia, si può parlare di un esplicito richiamo all’umanesimo filosofico. Feuerbach, ad esempio, nella sua opera più famosa L’essenza del Cristianesimo sostenne la rivoluzionaria tesi, per allora, che tutti gli attributi dati a Dio sono null’altro che attributi propri dell’essenza dell’uomo e predicati del soggetto. La filosofia dell’avvenire deve caratterizzarsi nel porre al centro l’individuo umano concreto al posto di ogni ente astratto. Dalla teoria feuerbachiana dell’alienazione prese avvio il giovane Marx, per il quale si parla, per la sua prima fase di pensiero, di fondazione umanistica del comunismo, specialmente nei Manoscritti economico-filosofici del 1844. Egli criticava, però, l’umanesimo di Feuerbach, ritenendo troppo astratta e meta-storica l’idea di una essenza ontologica dell’essenza umana. Il nuovo umanesimo di Marx si basa sull’idea che la vera essenza dell’uomo è storica ed è determinata dalla realtà delle forme di produzione sociale.
Il dibattito contemporaneo sull’umanesimo coinvolge il suo significato filosofico e non più quello storico. Con esso ora si intende designare quegli orientamenti filosofici che (in antropologia come in psicologia, ma anche in filosofia politica) pongono al centro l’uomo considerato nei suoi limiti e nella sua autonomia.
Emblematica, in tal senso, la prospettiva espressa da Sartre nella conferenza tenuta a Parigi nel 1945 dal titolo L’esistenzialismo è un umanismo (pubblicata dall’editore Nagel nel 1946). Qui Sartre rivendica, contro le accuse provenienti da marxisti e cattolici, l’ethos umanistico della propria posizione filosofica, delineando i tratti salienti di un esistenzialismo ateo inteso come un “umanismo” problematico e dell’azione, incentrato su un’idea di uomo quale soggetto libero e pienamente responsabile delle proprie scelte. L’assenza di Dio e di qualunque altro fondamento o valore, infatti, obbligano l’uomo a creare da sé i propri fini e i propri significati, in quanto l’uomo – afferma Sartre – «non è nient’altro che ciò che fa di se stesso».
Jean-Paul Sartre, 1905-1980. Immagine da: Wikipedia
In una posizione critica nei confronti dell’umanismo esistenzialista espresso da Sartre si è posto innanzitutto Heidegger che ha fortemente contestato l’idea che si possa fare dell’uomo la misura dell’essere ed ha sostenuto che è vero esattamente il contrario. L’umanismo viene criticato da Heidegger perché solo apparentemente si mostra come una critica della metafisica. In realtà esso è un momento centrale della storia della metafisica, giacché con esso viene costituendosi la volontà di dominio che sta a base della tecnica e del mondo scientifico contemporaneo. Alla critica della metafisica si sostituisce però una ontologia dell’essere astorico e intemporale, dal momento che, come dice Heidegger nella Lettera sull’«Umanismo», l’uomo non è più padrone dell’essere, ma può aspirare ad essere, tutt’al più, il suo pastore.
Nel corso della seconda metà del secolo XX si è sviluppata una critica radicale dell’umanismo e, in generale, di tutte le filosofie che hanno posto al centro della realtà l’uomo, la soggettività, l’individualità storica. Nel corso dell’ultimo cinquantennio sono venute, ad esempio dallo strutturalismo, dalla psicoanalisi, dal decostruzionismo (da filosofi, antropologi, psicoanalisti come Levi-Strauss, Althusser, Lacan, Derrida, Vattimo) forme esplicite di antiumanismo basate essenzialmente sul convincimento che con il solo richiamo all’umano e alla centralità del soggetto non si è in grado di capire e interpretare la crisi e il dissolvimento della modernità.
Un tentativo filosofico e storico-culturale di recuperare l’ideologia di un umanesimo democratico e progressista è quello proposto da Edward Said professore di Letteratura comparata alla Columbia University e orientalista di fama mondiale. La difesa dell’umanesimo, per Said, si muove lungo un duplice binario: per un lato, opporsi al discredito in cui oggi versano gli Studia Humanitatis, in un mondo nel quale ormai prevalgono tecnocrazia, managerialità, scientificizzazione globale dell’universo; per l’altro, costruire una nuova prospettiva dell’umanesimo considerato innanzitutto come critica del presente e come strumento di rilancio della democrazia.
Uno degli strumenti centrali dell’umanesimo come critica è secondo Said un ritorno alla filologia. Ciò infatti di cui ha bisogno la critica filosofica e democratica è lo studio e la ricerca dei fatti e delle loro ragioni, che si contrappone al possesso dogmatico della verità, di una sola verità. Si capisce come gli autori di riferimento di Said siano Vico e Auerbach: Vico per aver dato un fondamento certo alla storicità del mondo umano e per aver sottolineato l’importanza della filologia per lo studio e la comprensione di esso; Auerbach per aver, nel suo grande libro Mimesis, elaborato una teoria del testo che si rivela nella sua storicità e corporeità. Per Vico come per Auerbach la realtà è interpretabile filologicamente, come un testo, come lo stesso mondo dell’uomo. Said ritiene che, a partire da queste grandi lezioni, si possa costruire un nuovo approccio all’umanesimo, radicato nel testo e nel linguaggio e capace, altresì, di elaborare una forma di conoscenza storica basata sulla capacità dell’individuo non solo di assorbire e accumulare conoscenze, ma soprattutto di farle, di crearle.
1. Critica dell'umanesimo e umanesimo come critica
2. M. Heidegger, la lettera sull'umanismo: l'etica originaria
4. L'umanismo e l'Essenza dell'uomo
7. Una modulazione ontologica della fenomenologia
8. L'esistenzialismo è un umanismo
C. Vasoli, Umanesimo e Rinascimento, Palumbo, Palermo, 1976.
E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Sansoni, Firenze, 1979.
E. Garin, L'umanesimo italiano: filosofia e vita civile nel Rinascimento, Laterza, Roma-Bari, 1990.
E. Garin (a cura di), L'uomo del Rinascimento, Laterza, Roma-Bari, 1998.
E. Cassirer, Storia della filosofia moderna, Einaudi, Torino, 1952-1958, vol. I.
L. Feuerbach, L'essenza della religione, Laterza, Roma-Bari, 1981.
Id., L'essenza del Cristianesimo, Laterza, Roma.Bari, 1997.
K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Einaudi, Torino, 1949 e 1968.
Id., Tesi su Feuerbach, Editori Riuniti, Roma, 1966.
J.-P. Sartre, L'esistenzialismo è un umanismo, Milano, Mursia, 2007.
B.-H. Lévy, Il secolo di Sartre, Milano, Il Saggiatore, 2004, pp. 179-216.
M. Heidegger, Lettera sull'«Umanismo», Adelphi, Milano, 1995 e 2008.
E. Grassi, La filosofia dell'umanesimo: un problema epocale, Tempi moderni, Napoli, 1988.
G. Vattimo, La fine della modernità, Garzanti, Milano, 1985.
E.W. Said, Umanesimo e critica democratica, Il Saggiatore, Milano, 2007.
1. Critica dell'umanesimo e umanesimo come critica
2. M. Heidegger, la lettera sull'umanismo: l'etica originaria
4. L'umanismo e l'Essenza dell'uomo
7. Una modulazione ontologica della fenomenologia
8. L'esistenzialismo è un umanismo
12. L'Umanesimo critico e aperto
13. Lo spazio di intervento dell'umanista
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