A partire dalla teoria del giudizio storico di Croce, accolta da alcuni esponenti del crocianesimo critico che hanno riaperto la questione e apportato sostanziali novità, la filosofia italiana del ‘900 offre contributi rilevanti al tema del Giudizio.
Per Antoni è riaffermazione dell’identità, non più solo principio logico ma realtà storica.
In Franchini è coniugato con la previsione e sintetizzato nella forma logico-concreta del giudizio storico-prospettico.
In Scaravelli infine (al quale è dedicata l’intera prossima lezione) incontra l’individuale come autentico problema post-metafisico.
Con La teoria del giudizio storico, che prende forma definitiva nella Logica del 1909, Croce fornisce uno strumento indispensabile per la comprensione della storia: il pensiero si fa “intelligenza dei fatti”.
Se il momento in cui accade la verità è come un “balenio”, giudicare non è un atto di “fissazione” di quell’evento inatteso e non può limitarsi dunque a sussumere il particolare sotto un concetto.
Nell’elaborazione del giudizio storico agisce un confronto diretto e quasi simultaneo con Kant e Hegel.
Tra il 1906/07 Croce redige il saggio Ciò che è vivo e ciò che è morto nella filosofia di Hegel, inizialmente pensato come introduzione alla sua traduzione dell’Enciclopedia.
Recensisce inoltre sulla “Critica” la prima traduzione italiana della Critica del Giudizio di Kant.
A Kant riconosce la scoperta di un mondo spirituale autonomo: il giudizio estetico.
Tra le eredità hegeliane di Croce vanno senz’altro annoverate le idee di logica filosofica, di dialettica e del concetto come universale concreto.
A differenza di Hegel Croce non intende il giudizio superato dal contenuto filosofico che esprime e inverato nel sillogismo: entrambi si riferiscono infatti alla medesima funzione sintetico-connettiva del pensiero.
A monte di questo intendimento si colloca il pensiero della distinzione.
All’unità degli opposti hegeliana Croce sostituisce il “nesso dei distinti” che gli consente di pensare ogni forma spirituale identica e distinta al tempo stesso (come i generi sommi del Sofista platonico).
La distinzione permette inoltre di istituire un passaggio e stabilire una comunicazione tra le dimensioni dello spirito.
Il pensiero non può essere mera catalogazione dei fenomeni storici ma deve trattenere la forza dell’intuizione accanto a quella della riflessione.
Questa idea porta Croce ad interrogarsi sulla straordinaria valenza dell’estetica nell’elaborazione di una logica filosofica per l’intendimento della storia.
La storia ridotta sotto il concetto generale dell’arte (1893) nasce in un contesto di critica al positivismo e di confronto con il dibattito tedesco sul metodo storiografico.
Qui Croce asserisce la preponderanza della narrazione che coglie per via intuitiva, come l’arte, l’individualità storica.
Il gran conto in cui Croce tiene l’estetica nell’elaborazione della logica – l’Estetica (1902) può essere considerata un “abbozzo di logica” – legittima l’espressione, riferita al suo pensiero, di “logica del sensibile”.
L’estetica incontra la logica: il momento individuale rappresentato dall’arte incontra quello dell’universale rappresentato dal concetto.
Sulla genesi di questo pensiero agiscono Baumgarten (estetica come “gnoseologia inferiore”), Vico (logica poetica), e naturalmente Kant, al quale Croce riconosce – nonostante qualche riserva – la straordinaria opera a favore dell’autonomia dell’estetica.
La teoria del giudizio storico si fonda su un’idea di verità che non corrisponde alla stella fissa di molti cieli filosofici.
Si tratta al contrario di una verità dinamica, dialettica, in definitiva storica.
La comprensione di questa idea di verità necessita di uno strumento logico che ad essa sappia star dietro: il giudizio appunto, che è “definitorio” (nella misura in cui non rinuncia ad offrire una definizione) ma è sempre individuale.
Il giudizio incarna perfettamente la relazione tra l’individuale e l’universale, tra l’intuizione e il concetto.
L’eroismo della verità
Verità: “vita nella vita”
Il giudizio e la storia
Nella Logica Croce distingue i concetti puri da quelli empirici o astratti (propri delle scienze naturalistiche e esatte).
Concetti puri sono il bello, il vero, l’utile e il bene e si riferiscono alla partizione della crociana Filosofia dello spirito.
Si tratta di “figure tragiche della drammatizzazione del pensiero”, acquisizioni finali di una “agonia” per la conquista di un universale.
Sono “definizioni” nel senso chiarito da Croce, ovvero espressione di un concetto che non può riguardare un singolo dettaglio ma l’opera stessa dello spirito nella complessità e nella ricchezza dei particolari.
A Carlo Antoni si deve una ripresa della teoria crociana del giudizio storico con un contestuale ripensamento dell’idea filosofica di identità.
Antoni ha insegnato Filosofia della storia alla “Sapienza” di Roma.
Tra i suoi scritti sono da ricordare La lotta contro la ragione (1942), il Commento a Croce (1955) e La restaurazione del diritto di natura (1959).
Al centro degli interessi teoretici di Antoni c’è la questione dell’identità.
Il tema, emerso già nella recensione alla Critica del capire di Scaravelli (1942), nel Commento a Croce è letto nella prospettiva del giudizio storico, considerato una riaffermazione e un rinnovamento del principio di identità.
L’identità può essere pensata in maniera astratta ed extratemporale, come “formula dell’essere” (A=A), oppure come “formula del pensare” che si esprime nel giudizio (a=A): non si tratta di una semplice riscrittura ma di un profondo ripensamento dell’identità in termini storici e concreti.
Più che di un’affinità con la filosofia hegeliana, cui rimprovera tra l’altro di aver svilito il ruolo dell’identità nella dialettica degli opposti, Antoni ritiene che più congeniale alle tesi crociane sia il pensiero di Kant.
Egli è stato infatti tra i primi a mettere in evidenza come il giudizio riflettente-estetico kantiano sia stato una feconda anticipazione del giudizio storico di Croce, in particolare per la sua valenza antiintellettualistica.
Solo la teoria crociana del giudizio però, per la sua distinzione tra teoresi e prassi, ha superato astratte generalizzazioni e sterili dualismi.
Nel suo ultimo scritto, La restaurazione del diritto di natura, Antoni lancia la sfida di una conciliazione tra storicismo e giusnaturalismo, ovvero tra la dottrina che individua nella storia la genesi del diritto e quella che postula l’esistenza di un originario diritto di natura.
Antoni individua due linee nel giusnaturalismo: la linea Hobbes-Rousseau, con al centro una visione utilitaristica della natura umana, e la linea Grozio-Thomasius che allude ad una “scintilla divina” nell’anima umana, ovvero all’inalienabilità della dignità morale e della ragione.
Raffaello Franchini ha insegnato Filosofia teoretica nell’Ateneo fridericiano.
A lui si deve una profonda rivisitazione del giudizio crociano come giudizio storico-prospettico.
Ha scritto, tra l’altro, La logica della filosofia (1967), Le origini della dialettica (19762), L’idea di progresso (19722), Eutanasia dei princìpi logici (1989).
Tra l’83 e il ‘90 ha diretto la rivista di filosofia “Criterio”.
Nel 1964 Franchini pubblica la Teoria della previsione, in cui offre un’originale lettura filosofica dell’idea di previsione che già nel precedente volume sul progresso aveva trovato spunti notevoli.
Il primo passo di Franchini è stilare una breve “fenomenologia” della previsione perché emerga più chiaramente l’intento filosofico del suo progetto che ha il proprio nucleo teoretico in un pensiero rivolto al futuro, esposto al nulla e al rischio.
La “previsione”, filosoficamente intesa, non è calcolo delle probabilità né profezia o predizione né diagnosi infallibile né infine pianificazione.
Giudicare significa trovarsi in prospettiva dinanzi ai tempi della storia (al non-essere: non-più e non-ancora).
Il giudizio pertanto si esercita sul passato e sul futuro e non sotto forma di ingegneria della storia (sia essa predeterminazione o preveggenza).
Il futuro è il tempo del rischio, dell’incerto, del nuovo: per affrontarlo occorre aver giudizio, essere oculati.
Il giudizio storico-prospettico è sguardo previdente sulla storia e sulla sua imprevedibilità, e la persona di giudizio è chi “non la beve” (Prezzolini), non crede agli oracoli ma sospetta pure dell’infallibilità dei nuovi “giudizi finali” (test e calcoli).
1. Introduzione alla filosofia teoretica
2. Inizio ed Origine del Pensiero
3. Inizio ed Origine del Pensiero. Parte seconda
8. Il Giudizio Estetico Riflettente
9. La nozione antropologica del sentimento
10. Per un Kantismo post-moderno: il caso Lyotard
11. Introduzione al “giudizio”
12. Il modello kantiano di Giudizio
13. Il Giudizio: un'antica questione
14. Il Giudizio nella filosofia moderna
15. Il Giudizio nella filosofia tedesca di fine Ottocento e primo Novecento
16. Il Giudizio nella filosofia contemporanea
17. Il Giudizio in Hannah Arendt
18. La “filosofia del giudizio” in Italia
R. Viti Cavaliere, Giudizio, cit., “Una 'filosofia del giudizio'”, pp. 109-131.
Per approfondire:
C. Antoni, Commento a Croce, Neri Pozza, Venezia, 1964;
ID., La restaurazione del diritto di natura, Neri Pozza, Venezia, 1959;
B. Croce, Estetica, a cura di G. Galasso, Adelphi, Milano, 1990;
ID., Logica come scienza del concetto puro, a cura di C. Farnetti, Bibliopolis, Napoli, 1996;
B.Croce/P. Villari, Controversie sulla storia (1891-1893), a cura di R. Viti Cavaliere, Unicopli, Milano, 1993;
R. Franchini, “Carlo Antoni, lo storicismo e la dialettica”, in ID., Interpretazioni. Da Bruno a Jaspers, Giannini, Napoli, 1975, pp. 355-379;
ID., “Le origini kantiane del giudizio prospettico”, in ID., Il diritto alla filosofia, SEN, Napoli, 1982, pp. 101-117;
ID., Teoria della previsione, nuova ed. a cura di G. Cotroneo e G. Gembillo, Armando Siciliano, Messina, 2001;
R. Viti Cavaliere, “Abbozzo di una logica nell'Estetica del 1902”, in ID., Storia e umanità. Note e discussioni crociane, Loffredo, Napoli, 2006, pp. 61-75;
ID., “Croce e Kant. Critica del criticismo”, in ID., Saggi su Croce. Riconsiderazioni e confronti, Luciano, Napoli, 2002, pp. 63-91;
ID., “Dal positivismo alla storia”, in ID., Storia e umanità, cit., pp. 13-60;
ID., “La polemica Piovani-Antoni sul giusnaturalismo”, in ibid., pp. 165-184;
ID., “La teoria del giudizio storico, oggi”, in ID., Saggi su Croce, cit., pp. 27-46;
ID., “Raffaello Franchini e il senso del terrestre”, in ID., Storia e umanità, cit., pp. 153-164.