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Renata Viti Cavaliere » 13.Il Giudizio: un'antica questione


La logica arcaica e la “misura nascosta”

In età antica si possono rinvenire varie testimonianze che alludono ad una misteriosa facoltà dell’animo umano, antecedente del Giudizio, in grado di distinguere (krinein = giudicare) e indicare il criterio o la misura del retto agire e pensare.

Per questo motivo nella logica arcaica e più avanti, soprattutto nelle filosofie ellenistiche e per certi aspetti nella modernità, il Giudizio è spesso avvicinato alla saggezza e alle sue pratiche, ed è simbolo nell’umano dell’enigma cosmico.

Solone e Socrate

Assimilabile ad una misura segreta dell’essere che si trasfonde nel discorso umano è il logos di Eraclito.

Platone: il logos aperto

Nella filosofia platonica ontologia, logica, etica e politica si legano in maniera indissolubile.

Perfino “il più semplice logos“, il giudizio proposizionale, è sempre sintesi-evento dell’essere che ogni volta accade nel discorso e ricade nella dimensione storica dell’esistenza umana.

Nel Sofista il gioco in apparenza leggero di dar conto di qualunque “altro” si fa risposta dialettica dell’altro e all’altro.

Con Platone la preistoria del Giudizio acquisisce coscienza della differenza (heteron) e insieme di una comune virtù politica, sinonimo di assennatezza, diffusa tra gli uomini (Protagora).

Logos

Aristotele: il giudizio al plurale

Con Aristotele il giudizio si stabilizza e si articola in sezioni e parti della filosofia.

Si possono individuare tre significati dominanti:

  1. nella logica è la proposizione che dice il vero o il falso (logos apophantikos);
  2. nella retorica è ogni enunciato volto a persuadere e convincere;
  3. nell’etica è la funzione critica (synesis) richiamata nell’analisi dell’intelligenza pratica (phronesis).
Aristotele 
(IV sec. a. C.), Università di Friburgo in Bresgovia.

Aristotele (IV sec. a. C.), Università di Friburgo in Bresgovia.


La synesis

Di synesis Aristotele discute nel VI libro dell’Etica nicomachea.

La nozione va compresa nel quadro della distinzione tra:

  • virtù del carattere (ethos) o etica;
  • virtù del pensiero (dianoia) o dianoetica.

La synesis è inserita nel catalogo delle virtù intellettuali e se ne discute nel quadro di un conflitto delle facoltà per individuare quella che, per contenuto e princìpi, gode di un privilegio sulle altre.

Come la phronesis, anche la synesis si indirizza alle realtà transeunti ma se ne distingue per la sua spiccata attitudine critica che non ha niente di imperativo.

Definizione di synesis

Giudicare nella filosofia come “arte della vita”

Caratteristica del pensiero ellenistico e romano è la considerazione della filosofia come pratica di vita.

Stoici, scettici e epicurei danno gran conto all’esperienza del giudicare sul particolare (senso comune, consenso, comunicabilità).

Se lo scettico invita a sospendere il giudizio e a rinunziarvi per l’indeterminatezza del “criterio della verità” (Sesto Empirico), lo stoico romano cerca una rotta nel campo del probabile (Cicerone) e si appella al “diritto di giudicare” per proprio conto (Seneca), certo che sia il giudizio umano sulle cose, non la realtà in sé, a destare turbamento (Epitteto).

Cristianità e Medioevo

Nel pensiero tardo-antico la storia del Giudizio si arricchisce con il cristianesimo di un elemento fondamentale: il “giudice interno”, ovvero la coscienza.

Solo in pieno Medioevo si torna però a parlare della aristotelica ragione pratica bisognosa di “giudizio”.

Ciò avviene ad es. in Tommaso, che distingue una diligens et subtilis inquisitio, riconoscimento di sé come spirito, e uno iudicium electionis (giudizio di scelta, in cui riecheggia la distinzione synesis-phronesis).

Ispirata a Aristotele è anche l’individuazione di un naturale iudicatorium, principio della ragione naturale (Bonaventura).

I materiali di supporto della lezione

R. Viti Cavaliere, Giudizio, cit.: “Una antica questione”, pp. 21-42.

Per approfondire:

Aristotele, Etica nicomachea, Libro VI, tr. it. di C. Mazzarelli, Bompiani, Milano, 2003, pp. 228-255.

P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, tr. it., Einaudi, Torino, 2005.

Platone, Protagora, in Id., Tutti gli scritti, a cura di G. Reale, Bompiani, Milano, 2000, pp. 805-858.

Platone, Sofista, tr. it. di F. Fronterotta, BUR, Milano, 2007.

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