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Antonietta Iacono » 2.La produzione in versi di Giovanni Gioviano Pontano


Parthenopeus

La produzione letteraria del Pontano è vastissima e sul versante della poesia spazia dal genere propriamente lirico a quello bucolico, dal poema didascalico a contenuto astronomico-astrologico alla sperimentazione di moduli epici.

Un significativo esempio di poesia giovanile del Pontano è costituito dalla raccolta intitolata Parthenopeus sive Amorum libri, la cui circolazione in forma manoscritta sin dalla prima metà del secolo XV contribuì non poco a consacrare questo umanista come poeta classicheggiante per vocazione e per stile. Si tratta di una raccolta di 48 carmi, divisi in due libri: il primo libro (di 34 carmi) ha un’intonazione giocosa, movenze leggere, contenuti talora salaci; il secondo libro (di 14 carmi) privilegia un’ispirazione mitologica di tipo ovidiano ed inclina a toni più sobri rispetto al primo.

La raccolta fu strutturata con questa fisionomia dal Pontano stesso negli ultimi anni della sua vita, quando libero da incarichi pubblici si dedicò ad una vasta opera revisione della sua precedente, spesso inedita, produzione letteraria. L’ architettura della raccolta e la suddivisione in due libri di diversa intonazione sembrano essere stata determinati soprattutto dai referenti poetici e stilistici che connotano in maniera distintiva i due libri: Catullo e la poesia neoterica risultano, infatti, essere i modelli delle nugae del primo libro; Ovidio e soprattutto la maniera ovidiana delle Metamorfosi, emergono come i modelli della poesia del secondo libro.

De amore coniugali

Le 33 elegie del De amore coniugali furono composte certamente dopo le nozze dell’umanista con Adriana Sassone, nozze celebrate il 1 febbraio 1461. Nei tre libri di questa raccolta il poeta racconta la sua vita familiare: il fidanzamento e le nozze con Ariadna (come egli amava chiamare poeticamente la moglie), viaggi e assenze sue dovute a missioni diplomatiche o a spedizioni militari, la nascita del figlio maschio, Lucio Francesco; le nozze delle figlie, Aurelia e Eugenia.

Le elegie che compongono la raccolta furono composte nell’arco di 25 anni: dal 1461 (anno delle nozze) al 1484-6, anni in cui furono probabilmente celebrate le nozze delle due figlie, Aurelia ed Eugenia, nozze cantate nei due epitalami di matrice catulliana presenti nel III libro.

Animano il secondo libro della raccolta 12 Naeniae, composte dall’umanista negli immediatamente successivi la nascita del figlio Lucio Francesco (21 marzo 1469). Questi ultimi componimenti rappresentano un unicum nel panorama della poesia in latino: esse sono non solo vere e proprie ninne-nanne, ma anche quadretti che descrivono quello che avveniva intorno alla culla di Luciolus , in un affastellarsi di immagini che colgono l’amore dei genitori per questo figlio, l’affetto delle sorelline (Aurelia, Eugenia, Lucia Marzia), l’affaccendarsi della nutrice Lisa, e persino lo scondinzolare della cagnetta Luscula (Guercina).

La Lyra

La piccola raccolta intitolata Lyra è costituita da 16 carmi in strofe saffica, che riprendono miti classici, come quelli di Orfeo e di Euridice e di Polifemo e Galatea, e cantano però anche divinità frutto dell’inventiva pontaniana, come le ninfe Antiniana e Patulci, personificazioni rispettivamente  delle colline di Antignano e di Posillipo in Napoli. La Lyra si presenta con una fisionomia composita: in essa si leggono carmi in lode di Alfonso, duca di Calabria ed erede al trono; carmi di ispirazione mitologica; carmi in cui il poeta celebra per bocca della ninfa Antiniana le lodi di Napoli; carmi a carattere autobiografico, come quello che ricorda come morta la moglie Adriana. Nella raccolta confluirono una serie di componimenti la cui cronologia di composizione risale ad un’epoca certamente successiva al 1481.

Hendecasyllaborum libri seu Baiae

L’identità catulliana già esibita nel Parthenopeus è ripresa dal Pontano negli Hendecasyllaborum libri seu Baiae, una raccolta che appartiene ad una più matura stagione poetica. Si tratta di un’opera che traspone poeticamente uno squarcio di vita mondana, le vacanze a Baia (località termale campana nota fin dall’antichità), in una dimensione fortemente connotata in senso erotico, ma anche da un processo di trasfigurazione di luoghi storici in luoghi di “evasione arcadica”. L’opera in due libri, di cui il primo è costituito di 32 carmi ed il secondo di 38, è indirizzata a Marino Tomacelli, amico coetaneo del Pontano, compagno di avventure galanti, partecipe sodale delle riunioni dell’accademia, spesso vero e proprio alter ego del poeta, insieme a Pietro Golino, detto Compater omnium, il Compare di tutti. L’idea di rappresentare nella cornice di Baia se stesso e la sua cerchia di maturi ‘compari’, herniolosi, ranciduli e ventriculosi, rincorrere belle dame della aristocrazia napoletana, colte in pose di sensuale erotismo (Batilla al bagno: Hend. I 3 e II 33; Ermione dalle audaci scollature: Hend. I 4; Fannia dalle dolci labbra: Hend. I 19; Lucilla dai seni lucentissimi: Hend. I 23; Focilla dagli occhi fiammeggianti: Hend. II 4;  ancora Focilla coi capelli scomposti: Hend. II 5) nasce da una tradizione letteraria già consolidata, in cui un ruolo primario hanno auctores classici quali Marziale  e Properzio, ma anche medievali quali Boccaccio.

Iambici

La raccolta intitolata Iambici è costituita da sei carmi, composti tutti immediatamente dopo il 24 agosto 1498, data della morte del figlio Lucio Francesco, ed ha come destinataria la piccolissima nipote, Tranquilla, all’epoca di appena due mesi. Una grande commozione anima i carmi, che danno voce al dolore del vecchio umanista rimasto solo e privo del sostegno dell’unico erede maschio.

Eridanus

La raccolta intitolata Eridanus è costituita di due libri di settantatre elegie, composte tra il 1483 ed il 1500. In questo canzoniere il Pontano canta il suo amore senile per Stella d’Argenta, una dama originaria del borgo di Argenta sulle rive del Po: il titolo stesso della raccolta è un omaggio alla donna, in quanto allude proprio al fiume Po, in latino appunto Eridanus.

Nel primo libro i carmi dedicati a Stella costituiscono un blocco coerente, interrotto qua e là da epigrammi sentenziosi, da carmi che cantano miti legati alla figura di Venere, da carmi dedicati agli amici accademici. Il secondo libro presenta una struttura più complessa: esso si apre e si chiude con due elegie dedicate alla moglie Adriana. In II 1 il poeta intrattiene con la moglie defunta un dialogo dai toni discordanti, in cui rivendica il suo diritto di amare un’altra donna, ma le ribadisce il suo amore e il desiderio di ricongiugersi a lei; in II 32 il poeta compone un lamento di disperata solitudine per la perdita della moglie e del figlio Lucio. Tra questi estremi si pongono le elegie per Stella, alternate a elegie a contenuto mitologico, epigrammi dedicati ad altre donne e agli immancabili carmi destinati agli amici.

De tumulis

La raccolta intitolata De tumulis si articola in due libri rispettivamente costituiti di 51 e di 62 carmi. Una parte rilevante di questi carmi è costituita da autentici carmi sepolcrali per persone morte: più della metà del primo libro è dedicata ad amici, maestri, umanisti, donne amate dagli amici o dal poeta stesso, personaggi della corte scomparsi. Accanto a questi, troviamo però anche un nutrito gruppo di tumuli fantastici, nati per giocare sulla predestinazione implicita nei nomi stessi, a cui si accoppia anche il gusto classico per la metamorfosi del soggetto defunto secondo i clichés suggeriti dalle Metamorfosi ovidiane. Nel secondo libro ritroviamo i tumuli della famiglia Pontano, distribuiti in due gruppi, (2-8; 20-30); a cui si alternano tumuli per creature femminili fantastiche, tumuli per gli animali cari al Pontano (il cavallo Aganippo, e due uccellini, uno stornello e un lucherino), e ancora tumuli per personaggi di corte, come il medico Giacomo Solimena, o il nano Erri.

Un modello antico per questa raccolta dovettero essere gli epigrammi sepocrali dell’Anthologia Planudea, che era stata pubblicata tra l’altro a Firenze in editio princeps nel 1494.

Eclogae

Sotto il titolo di Eclogae nel 1505 il celebre editore-umanista Aldo Manuzio pubblicava sei componimenti inviatigli dal Pontano:

Acon

Quinquennius

Maeon

Meliseus

Coryle

Lepidina

Di questi componimenti non tutti possono essere definiti fondatamente ecloghe. Infatti, se il Maeon e il Meliseus riprendono il modulo del compianto bucolico piangendo il Maeon la morte del medico e filosofo Paolo Attaldi e il Meliseus quella di Adriana Sassone, moglie dell’umanista, e se l’Acon ripropone la struttura amebea tipica di certe ecloghe, nient’affatto bucolici sembrano essere gli altri componimenti della raccolta: il Quinquennius si presenta piuttosto come un piccolo idillio in cui una madre amorosa, Pelvina, istruisce il figlio Quinquennio; la Coryle narra un mito etiologico sul nocciolo, pianta molto diffusa nell’entroterra campano, affiancando un episodio della vita di Cupido; e la Lepidina ha un impianto scenico che ricorda quello dei cortei trionfali, in quanto si costituisce di una serie di cortei di divinità personificazione dei rioni di Napoli e delle sue campagne, cortei che sfilano per la città di Napoli in occasione delle nozze di Partenope con Sebeto.

Urania

L’Urania è un poema didascalico-astronomico, in cinque libri, composto – almeno in prima stesura – tra il 1476 ed il 1479. La materia è distribuita in tre sezioni tematiche: la prima (compresa nel I libro) riguarda i pianeti; la seconda (contenuta nei libri II-III-IV) le stelle fisse; la terza (contenuta nel V libro) la protezione esercitata dagli astri sulle diverse regioni e popoli della terra. In esso si intrecciano mirabilmente la scienza astrologico-astronomica e la capacità mitopoietica del Pontano, che fa di ogni nume, costellazione, segno zodiacale il risultato di una metamorfosi di un essere un tempo vivente sulla terra.

Meteororum liber

Un’appendice dell’Urania risulta essere il poemetto intitolato Meteororum liber, che tratta del mondo sublunare. Il poemetto, che si presenta con un rigoroso impianto dottrinale e risulta meno incline agli spunti favolistici rispetto all’Urania, si può dividere in 4 parti tematiche: la prima, a carattere introduttivo, sugli elementi, la loro distribuzione e la loro soggezione agli astri; la seconda sulle esalazioni, umida e secca, e delle origini dei fenomeni atmosferici; la terza su una serie di fenomeni quali i venti, i terremoti, le comete, la via lattea; la quarta sulle origine dei fiumi.

De hortis Hesperidum

Il De hortis Hesperidum è un poema didascalico in due libri sulla coltivazione dei cedri, che, già compiuto nel novembre del 1500, fu dall’umanista dedicato ad Francesco Gonzaga, signore di Mantova. Il poema nasce dalla capacità del Pontano di gareggiare con la poesia dell’antichità, ed in particolare con Virgilio, poeta da lui amatissimo: il De hortis Esperidum è, infatti, il risultato dello sforzo di emulazione compiuto dal Pontano, il quale sviluppò in forma monografica lo spunto che traeva dalle Georgiche virgiliane.

Il poema ha il suo fulcro nel mito delle Esperidi, le ninfe che custodivano i pomi dorati, i cedri, in un giardino incantato presso il monte Atlante, su questo mito il Pontano innesta, però, un’importante novità, immaginando questi frutti nati dal corpo di Adone, il giovane amato da Venere, e importati in Italia da Ercole, che li avrebbe lasciati in dono in Campania alla ninfa Ormiale. La narrazione di questo mito parzialmente reinventato dal Pontano apre il primo libro che continua con una parte propriamente didascalica con una serie di precetti sulla coltivazione dei cedri, relativi alle stagioni in cui si devono piantare i cedri e ai terreni più adatti per produrli. Il secondo libro descrive il modo di coltivare il cedro, e fornisce rigorosi dettagli sulle tre specie di citrii, ornamento esclusivo della ninfa Nereide Amalphis, una personificazione della ridente cittadina campana, Amalfi, ancora oggi nota per i suoi limoni.

I materiali di supporto della lezione

Bibliografia

A. IACONO, Le fonti del Parthenopeus sive Amorum libri di Giovanni Gioviano Pontano, Napoli 1999 (Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia Classica F. Arnaldi dell'Università degli Studi di Napoli Federico II)

L. MONTI SABIA, La lyra di G. Pontano edita secondo l'autografo codice Reginense Latino 1527, “Rendiconti dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli”, n. s. 47, 1972, pp. 1-70.

I. I. PONTANI Hendecasyllaborum libri seu Baiae, edidit L. MONTI SABIA, Napoli 1984

L. MONTI SABIA, Tre momenti nella poesia elegiaca di Giovanni Pontano, in Il rinnovamento umanistico della poesia. L'epigramma e l'elegia, a cura di R. Cardini, D. Coppini, Firenze 2009, pp. 321-397.

I. I. PONTANI Eclogae, ed. a cura di L. Monti Sabia, Napoli 1973

B. SOLDATI, La poesia astrologica nel Quattrocento, Firenze 1986

M. DE NICHILO,I poemi astrologici di Giovanni Pontano. Con un saggio di edizione critica del Meteororum liber, Bari 1975

I. I. PONTANI De tumulis, edidit L. MONTI SABIA, Napoli 1974

I. I. PONTANI Hendecasyllaborum libri seu Baiae, edidit L. Monti Sabia, Napoli 1978

G. PONTANO, Poesie latine, a cura di L. MONTI SABIA, Introduzione F. ARNALDI, Torino 1981

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