Derivazione e competenza linguistica
Prefissi e suffissi modificano il significato delle parole base.
Ad es.: dico ‘dico’, edīco ‘dichiaro, proclamo’, dicto ‘detto’; traho ‘tiro’, abstraho ‘traggo fuori’, tracto ‘maneggio’.
La conoscenza dei valori semantici dei vari affissi è un elemento importante della competenza linguistica del parlante, che può creare parole nuove e comprendere il significato di quelle create da altri.
Didattica del latino e apprendimento del lessico
L’apprendimento del lessico è uno dei settori più trascurati nella didattica del latino. Una risposta riduttiva al problema dell’apprendimento del lessico latino è rimandare soltanto alla lettura dei testi. Molto interessante è lo studio dei procedimenti di formazione delle parole latine.
Formazione delle parole e apprendimento del lessico latino
La conoscenza dei valori semantici delle parole base e dei principali affissi è fondamentale per favorire l’apprendimento del lessico del latino e per potenziare le competenze lessicali degli studenti anche in relazione all’italiano e alle altre lingue moderne. Inoltre lo studio dei procedimenti di formazione delle parole consente allo studente di ragionare sulle forme che gli si presentano.:
I preverbi
In latino i prefissi più numerosi sono quelli che si aggiungono ad un tema verbale e sono chiamati “preverbi”.
I preverbi possono essere:
- o preposizioni che ricorrono anche liberamente in una frase dove sono dotate di autonomia lessicale (ad es. ab(s), ad, cum)
- o prefissi inseparabili dal verbo (ad es. amb-, dis-, se-).
Funzione dei prefissi nel verbo latino
In moltissimi verbi il prefisso serve a distinguere il senso del verbo derivato da quello del verbo semplice o il senso del verbo derivato da quello del verbo derivato con prefisso diverso.
Qualche esempio
Carpo: “afferro, strappo, stacco, colgo, sminuzzo”.
- Alia animalia sugunt, alia carpunt “Alcuni animali succhiano, altri brucano”, CIC. Nat. Deor. 2, 122
- Carpere escam “beccare il cibo”, PHAEDR. 1, 28, 4
- Carpere thyma “succhiare il timo”, HOR. Carm. 4, 2, 29.
Qualche esempio
Decerpo: “afferro e tiro verso di me”, per es. un frutto da strappare.
- Decerpere flores “cogliere fiori”, LUCR. 1, 928
- Nihil sibi ex ista laude centurio decerpit “da codesta gloria nulla per sé toglie il centurione”, CIC. Marc. 7.
Discerpo: “sbrano”.
- Discerptum iuvenem sparsere per agros “sparsero per i campi le membra del giovane fatto a brani”, VERG. Georg. 4, 522.
Qualche esempio
Iacio “scaglio”.
- In medium mare fulmen iecit “scagliò un fulmine in mezzo al mare”, CIC. Div. 2, 45.
Deicio: “scaglio giù, abbasso (gli occhi)”.
- Deicere togam ab umeris “lasciar cadere la toga dalle spalle”, SUET. Aug. 52, 1
- Deiecti in terram oculi “occhi abbassati a terra”, QUINT. 1, 11, 9.
Disicio: “sparpaglio, scompiglio”.
- Ventus naves disiecit “il vento disperse le navi”, LIV. 30, 24, 7
- Disiectos circumveniri vident “quando vedono che essi, sbandati, sono accerchiati”, SALL. Iug. 53, 3.
Qualche esempio
Sequor: “seguo”.
- Naturam ducem sequi “seguire la natura come guida”, CIC. Off. 1, 22
- Panaetius, quem secutus sum, non interpretatus “Panezio, che io ho seguito, senza tuttavia tradurlo alla lettera”, CIC. Off. 2, 60.
Subsequor: “seguo immediatamente o da vicino, sono alle calcagna di, vengo dietro”.
- Subsequebatur omnibus copiis “seguiva da vicino con tutte le truppe”, CAES. B.G. 2, 19, 1
- Noctem dies subsequitur “il giorno viene dietro alla notte”, CAES. B.G. 6, 18, 2
- Reliquas (cohortes) confestim sese subsequi iussit “ordinò che le rimanenti (coorti) lo seguissero subito”, CAES. B.G. 4, 32, 2.
Qualche esempio
Volo: “volo” (detto di uccelli).
Avŏlo: “volo via”.
- Experiar certe ut hinc avolem “proverò certamente ad andarmene via in tutta fretta da qui”, CIC. Att. 9, 10, 3.
Devŏlo: “volo verso il basso”.
- De caelo devolaturam victoriam “dal cielo sarebbe scesa a volo la vittoria”, LIV. 7, 2, 12.
Evŏlo: “volo fuori”.
- E corporum vinclis tamquam e carcere evolaverunt, “si liberarono dei ceppi del corpo e ne volarono via come da un carcere”, CIC. Rep. 6, 14.
Valore costante di alcuni prefissi
Molto spesso l’uso dei verbi derivati con prefissi consente di esprimere sottili sfumature di significato; è però un uso elastico, che non può essere ridotto in una griglia esaustiva di esempi. Tuttavia si può assegnare ad alcuni prefissi un valore costante.
Ne diamo alcuni esempi.
La preposizione ab
Nel suo senso originario la preposizione ab indica allontanamento, provenienza, separazione, punto di partenza, in senso locale o temporale.
(A me discessit “si allontanò da me”; Ab illo tempore “da quel tempo, da allora”; Litterae a Caesare “una lettera spedita da Cesare”).
Il prefisso ab-
Nei verbi derivati ab- indica “allontanamento da” (un allontanamento indeterminato, come il nostro “via”).
Ad es.: ago “spingo, inseguo, guido”; abigo “caccio via (abigere aliquem ab aedibus “cacciar via uno di casa”, PL.);
eo “vado”; abeo “vado via” (etiam tu hinc abis? “ancora non te ne vai?”, TER. Phorm. 542).
Le preposizioni ex e de
Come preposizioni, ex e de indicano:
A)
- separazione, allontanamento (de finibus exire “uscire dal territorio”)
- la massa o il tutto da cui si toglie una determinata quantità (unus ex illis decemviris “uno di quei decemviri”)
- il moto dall’interno, da, fuori da (pellere aliquem a foro “cacciare uno dal foro”)
Le preposizioni ex e de
B)
- direzione: da, giù da (desilire ex essedis “saltar giù dai carri”)
C)
- la provenienza (ex tribus uxoribus liberos procreare “generare figli da tre mogli”)
- la causa (laborare ex renibus “soffrire di mal di reni”)
- l’argomento di cui si parla (sermo de amicitia “conversazione sull’amicizia”)
- la discendenza (Priami de gente “della famiglia di Priamo”).
Il prefisso ex-
Nei derivati ex- indica:
A)
- l’uscita, l’allontanamento immediato (corrisponde spesso al nostro “fuori”) e la provenienza.
Ago: “spingo avanti a me, faccio avanzare, conduco” (pecudes agere “spingere avanti il bestiame”, OV. Fast. 1, 324).
Exigo: “faccio uscire via” (eum domo exegerunt “lo cacciarono di casa”, LIV. 39, 11, 2).
Il prefisso ex-
Duco: “conduco” (reliquos secum ducere decreverat “aveva stabilito di condurre con sé gli altri capi”, CAES. B.G. 5, 5, 4).
Educo: “faccio uscire fuori” (populum e comitio eduxit “condusse fuori il popolo dal comizio”, VARR. R.R. 1, 2, 9).
Il prefisso ex-
Eo: “vado, cammino, mi reco, vengo, arrivo” (celeriter isti, redisti “in gran fretta andasti e tornasti”, CIC. Phil. 2, 78).
Exeo: “esco, vado fuori, vado via, parto” (exire e finibus suis “uscire dal proprio territorio”, CAES. B.G. 1, 2, 1).
Il prefisso ex-
Nei derivati ex- indica:
B)
- un movimento dal basso in alto.
Lĕvo: “levo, sollevo, alleggerisco” (aqua levata vento “l’acqua sollevata dal vento”, LIV. 21, 58, 8; hoc te fasce levabo “ti alleggerirò di questo peso”, VERG. Buc. 9, 65).
Elĕvo: “innalzo, sollevo” (contabulationem elevabant “sollevavano un tavolato”, CAES. B.C. 2, 9, 8).
Il prefisso ex-
Mergo: “immergo, sommergo, inondo, faccio affogare, affondo” (mergi eos (pullos) in aquam iussit “ordinò di affogare i polli nell’acqua”, CIC. Nat. deor. 2, 7).
Emergo: “vengo su” (equus emersit e flumine “il cavallo emerse dal fiume”, CIC. Div. 2, 67).
Il prefisso de-
Nei verbi derivati de- indica movimento in una sola direzione, di solito in verticale (dall’alto in basso) e in orizzontale (= “allontanarsi da”).
Rapio: “porto via in fretta, con violenza, strappo, trascino via”.
Deripio: “strappo giù, porto via, levo” (me de curru deripit “mi tira giù dal cocchio”, PL. Men. 870).
Il prefisso de-
Cedo: “mi ritiro, mi arrendo”.
Decedo: “mi allontano da, vado via” (hominem de provincia iubet decedere “gli ordina di andar via dalla provincia”, CIC. Verr. 5, 66).
Mitto: “mando, invio, spedisco”.
Demitto: “faccio scendere, faccio cadere, calo” (in loca plana agmen demittunt “fanno scendere la colonna al piano”, LIV. 9, 27, 4).
I prefissi ad-, circum-, praeter-
Ad, circum, praeter conservano nei derivati il valore che hanno come preposizioni di luogo.
Adpono: “pongo presso, appongo, colloco” (machina adposita “a mezzo d’un argano posto di fronte”, CIC. Verr. 2, 145).
Circumfluo: “scorro intorno a” (utrumque latus circumfluit unda “l’onda scorre intorno a (bagna) l’uno e l’altro”, OV. Met. 13, 779); “girare attorno” (ut in orbe termini circumfluentis “in una specie di fossato che gira attorno”, APUL. Met. 9, 11).
Praetereo: “passo, vado oltre” (uno aspectu et praeteriens iudicat “giudica con un’occhiata e di passaggio”, CIC. Br. 200).
Prefissi e forma dell’azione verbale
A volte il significato del preverbo si annulla. Spesso infatti il latino ricorre ai prefissi per esprimere, in opposizione al processo verbale considerato nel suo durare indefinito (aspetto durativo, ad es. “dormo”), l’aspetto (o forma) del processo verbale condensato in un punto (ad es. “mi addormento”).
Ad esempio: clamo “grido”, exclamo “lancio un grido”.
Preverbi e vari tipi di forme dell’azione verbale
Il prefisso dà al verbo derivato sfumature di significato che, opponendo all’imperfettivo l’aspetto puntuale, esprimono differenti forme di azione che si possono distinguere in ingressive, terminative o progressive.
Verbi con prefisso in- e ad-
I verbi prefissati con in- e ad- esprimono spesso l’inizio di un processo.
Invesperascit: “si fa sera”.
Incresco: “cresco, mi sviluppo” (increscunt aequora ventis “le onde si sollevano a causa dei venti”, OV. Trist. 1, 4, 5; increverat valetudo “la malattia si era aggravata”, PLIN. Ep. 1, 12, 9).
Inaresco: “mi inaridisco, divento secco” (ignorant quam celeriter lacrimae inarescant “non sanno quanto rapidamente si asciughino le lacrime”, CURT. 5, 5, 11).
Verbi con prefisso ex- e de-
I verbi prefissati con ex- e de- esprimono spesso la fine di un processo.
Efficio: “mando a effetto, compio, eseguo, faccio” (si id efficere non posset “se non poteva mandare ad effetto questo piano”, CAES. B.G. 5, 50, 3; efficere mandata (CIC.) o iussa (OV.) “eseguire gli ordini”; efficere munus “assolvere un compito”, CIC. Rep. 1, 70; id se prope iam effectum habere “ritenere di aver ormai compiuto questo progetto”, CAES. B.G. 7, 29, 6).
Verbi con prefisso ex- e de-
Desino: “cesso, tralascio, abbandono” (desine versus “lascia i versi, cessa di cantare”, VERG. Buc. 8, 61; sidera desinunt cerni “le stelle non si vedono più” (QUINT. 8, 5, 29); desitum est disputari “si cessò di discutere”, CIC. Fin. 2, 43; puer quo ferrea desinet gens “il fanciullo con cui cesserà la generazione del ferro”, VERG. Buc. 4, 9).
Verbi con prefisso per- , trans-, pro-
I verbi prefissati con per-, trans-, pro-, esprimono spesso un senso progressivo.
Perficio: “faccio, effettuo, compio, conduco a termine, eseguo, perfeziono” (comitia perficere “condurre a termine i comizi”, CAES. B.C. 3, 2, 1; LIV. 22, 34, 3; perficere scelus “perpetrare un delitto”, CIC. Cluent. 194; promissa perficere “mantenere le premesse”, TER. Andr. 631; conata perficere, “condurre a termine l’impresa”, CAES. B.G. 1, 3, 6).
Proficiscor: “parto, me ne vado, mi allontano, mi metto in cammino” (ex hoc loco proficisci Puteolos stadia triginta “iniziare un viaggio di trenta stadi, da qui a Pozzuoli”, CIC. Ac. 2, 100).
La preposizione cum e il preverbo con-
Il preverbo con- può avere il valore proprio della preposizione cum ed esprime l’unione: ad es. colloquor “parlo con” (de rebus quas tecum colloqui volo “sulle cose che voglio discutere con te”, NEP. Them. 9, 4; commilito “militare insieme”).
Ma la puntualità dell’azione in latino si esprime prevalentemente mediante i preverbi e tra questi soprattutto mediante il preverbo con-: ad es. con-ficio non significa “faccio insieme” ma “porto a termine” (conficere bellum, proelium “portare a termine, terminare una guerra, una battaglia”, CIC., CAES. e a.).
La preposizione cum e il preverbo con-
In modo simile:
conlacrimo: “scoppio in lacrime” (nonnumquam conlacrumabat “talvolta scoppiava a piangere”, TER. And. 109);
collābor: “crollo, cado, rovino, stramazzo” (domus tota conlapsa est “l’intera casa è andata in rovina” PLIN., Ep. 10, 70, 2).
1. L'insegnamento grammaticale del latino e la riflessione linguistica
2. Le unità di base della morfologia latina
3. Le classi flessive del latino
10. La formazione delle parole: la derivazione
13. I derivati con suffisso II
14. La composizione
Claudio Iacobini "I verbi italiani come base di derivazione prefissale".