Le desinenze delle cinque declinazioni
Ai temi in -a- (I decl.), in -o- (II decl.), in -i- e in consonante (III decl.), in -u- (IV decl.), in -e- (V decl.) si uniscono le desinenze per esprimere i Casi.
Il numero degli affissi flessivi che si riscontrano segmentando le forme flesse dei nominali in tema astratto e desinenze è molto ridotto rispetto a quello delle tradizionali ‘uscite’, come si vede nella tabella seguente.
Gli affissi flessivi
N.B. il segno + simboleggia il confine di morfema, tra tema e desinenza.
Osservazioni
Le desinenze sono sostanzialmente le stesse per la prima e la seconda declinazione da un lato, per le altre tre dall’altro.
Lo studio dei paradigmi della I e della II declinazione
La conoscenza della struttura morfologica astratta che soggiace alle parole che compaiono alla superficie della lingua e la conoscenza delle regole di riaggiustamento hanno un ruolo utile per descrivere la flessione dei temi che finiscono in vocale a ed o (e, come vedremo di seguito, anche la flessione di altri temi).
Questo è il paradigma dei temi in a breve, compilato indicando il tema morfologico astratto a cui si aggiungono le desinenze.
Ricordiamo che il tema in -a- possiede già un proprio Genere e che l’aggiunta delle desinenze fornisce informazioni relative al Numero e al Caso.
N.B. La forma in corsivo fa riferimento alla forma che in superficie presentano le forme flesse del nome rosa.
Osservazioni
A. Casi in cui in superficie non appare la desinenza.
Osservazioni
B. Casi in cui al tema appare aggiunta una desinenza.
La forma rosae è il risultato della fusione della vocale tematica [a] con una desinenza -j che non è una vocale, ma una semivocale.
Dal punto di vista sincronico la semivocale [j] non offre il contesto opportuno per la regola di cancellazione della vocale tematica: perciò la RR per cui la vocale, in presenza di confine di morfema si cancella avanti ad un’altra vocale non si applica.
La grammatica storica ci spiega che la desinenza originaria era -ī per il Genitivo e -ĭ per gli altri casi.
La j è risultata dall’erosione fonetica delle due vocali desinenziali -ī e -ĭ.
Il Genitivo rosae è a sua volta il risultato della fusione della vocale tematica a- con la -i semivocalica [j]: ne è nato il dittongo [aj] che in latino è scritto ae, monottongato in e nella pronuncia scolastica.
Questo è il paradigma dei temi in o, compilato indicando il tema morfologico astratto a cui si aggiungono le desinenze.
Ricordiamo che i temi in -o- sono nella stragrande maggioranza dei casi maschili.
Osservazioni
Il Vocativo singolare dei temi in o è l’unico esempio, in tutte le declinazioni, ad essere diverso dal Nominativo. La desinenza è infatti una -e che cancella la vocale tematica o.
Insegnare la grammatica osservando la lingua
Si diano due coppie di sintagmi:
A. amici patria “la patria dell’amico” e pueri patria “la patria del ragazzo” e A1 puer bonus “il buon ragazzo” e amicus bonus “il buon amico”;
B. amicorum meorum “dei miei amici” e donorum meorum “dei miei doni” e B1 amici mei “i miei amici” e dona mea “i miei doni”.
Insegnare la grammatica osservando la lingua
I ragazzi noteranno che in alcuni Casi alcuni temi in o mostrano in superficie forme diverse da quelle imparate nel paradigma.
Insegnare la grammatica osservando la lingua
Possiamo così arrivare a osservare che:
Nel confronto del contesto sintattico specifico gli alunni acquistano familiarità con una grammatica che si configura come un sistema complesso articolato in vari componenti. Prima di inoltrarsi ancora nel discorso sulla flessione nominale, sarà bene, perciò, introdurli alla riflessione sul fatto che le parole del lessico non sono tutte uguali, che vanno raggruppate in classi e che due elementi sintattici appartenenti a classi diverse possono accordarsi condividendo le stesse informazioni relative a Persona, Numero, Genere ed eventualmente Caso (come avviene per il Nome e l’Aggettivo).
Le parti del discorso
1. L'insegnamento grammaticale del latino e la riflessione linguistica
2. Le unità di base della morfologia latina
3. Le classi flessive del latino
10. La formazione delle parole: la derivazione
13. I derivati con suffisso II
14. La composizione
Alfabeto fonetico internazionale