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Valeria Viparelli » 3.Le classi flessive del latino


La base della flessione

Il tema

Un tema è dunque un’unità morfologica.

Il tema è formato da un morfema lessicale (la radice della parola), che esprime il significato più generale della parola, e da un morfema grammaticale.

Il morfema grammaticale che nel tema si accompagna alla radice appare espresso di solito nella forma fonetica di una vocale detta vocale tematica.

Ad esempio, -a- in ros-a- ; -o- in lup-o-.

La base della flessione

Il tema

Il tema morfologico di una parola è qualcosa di “astratto” perché non contiene le desinenze flessive.

Ad esempio il tema di lupus (il lupo) e di lupi (i lupi) è lup-o-.

Può perciò essere anche foneticamente nullo.

Ad esempio il tema della parola dux è duc-, uguale alla radice.

Le proprietà dei temi

Semantica e morfologia

In latino vi sono parole che hanno identica forma di superficie e diversa struttura tematica verbale o nominale. Per comprendere esattamente il significato di queste parole è fondamentale analizzarle e perciò risalire alla loro astratta struttura morfologica.

Per esempio: la forma suis che si incontra alla superficie della lingua può voler dire sia a. suis “del maiale”, sia b. suis “tu cuci”. Il primo suis (a) ha un tema nominale su-, il secondo (b) un tema verbale sue-. I due temi astratti sono privi di flessione ma appartengono ad una precisa categoria lessicale: il primo è un nome, il secondo un verbo.

Le informazioni del tema

Il tema di una parola contiene inoltre tratti intrinseci che ne definiscono alcune proprietà grammaticali: le forme dei temi nominali rosa-, lupo-, per esempio, specificano il genere grammaticale dei temi (femminile: rosa-; maschile: lupo-).

La rappresentazione grafica dei temi morfologici

Le parentesi “etichettate”

L’analisi delle parole (suis) di identica forma ma di significato diverso sarà rappresentabile formalmente così:

a. [ [su]N + is] b. [ [sue]V + s]

La rappresentazione grafica dei temi morfologici è formalizzata per mezzo di parentesi “etichettate”:

[ [Tema] X [+tratti] ]

Accanto alle parentesi alcune notazioni indicano la categoria lessicale alla quale le parole appartengono e alcuni tratti intrinseci che definiscono alcune proprietà come, per esempio, il genere grammaticale per i temi nominali.

Le classi flessive del latino

Tema e paradigma

La struttura morfologica astratta del tema, cioè la base tematica alla quale si risale dalla forma di superficie, consente di prevedere esattamente il paradigma flessivo della parola.

Per esempio da lupus si risale al tema lupo-; se il tema ha la vocale tematica -o- io posso dedurre che:

  1. lupus avrà come plurale lupi;
  2. lupus è strutturalmente diverso da lepus (una parola che non ha, come vedremo, il tema in -o- e si comporta nella flessione in modo molto diverso da lupus.)

Tema e paradigma

La forma del tema determina lo sviluppo della parola nella flessione in un modo o in un altro e l’appartenenza della parola ad una determinata classe flessiva (declinazione o coniugazione).

Declinazione e coniugazione

Le tradizionali classi flessive del latino sono la declinazione dei nomi, degli aggettivi e dei pronomi e la coniugazione dei verbi.

In italiano la declinazione dei nominali serve a distinguerne numero (singolare, plurale) e genere (maschile, femminile).

La coniugazione dei verbi serve a distinguerne la persona e il numero.

Ad esempio: “la rosa” / “le rose”; “il servo” / “i servi”; “buono” / “buoni”; “quello” / “quelle; “lodo / “lodiamo”.

Flessione, declinazione, coniugazione

Declinazione e coniugazione

In latino la declinazione dà le informazioni relative al caso dei nominali, nonché al numero per i nomi, al genere e al numero per gli aggettivi; il tema possiede già di per sé un genere.

La coniugazione dà le informazioni relative al tempo, al modo, alla diatesi, alla persona e al numero.

Il numero e il genere

Il numero è la categoria grammaticale che si manifesta nell’opposizione tra singolare e plurale.

Il latino, come l’italiano, distingue morfologicamente il singolare dal plurale. Non ha invece il duale.

Il genere è la categoria grammaticale che si manifesta per lo più nella distinzione dei nomi, degli aggettivi e dei pronomi in maschili e femminili.

In latino, come oggi in tedesco, i generi sono tre: a differenza che in italiano, esiste oltre che il maschile e il femminile anche il neutro (etimologicamente “né l’uno né l’altro”) che indica per lo più ciò che è inanimato.

Il numero e il genere

Il Caso

La declinazione dei nomi e degli aggettivi serve a distinguerne, in latino, anche il caso.

Si può parlare di Caso astratto e di Caso morfologico.

Il Caso morfologico

Il Caso morfologico è ogni diversa forma che una parola assume a seconda della funzione sintattica che svolge all’interno della frase; o, in altri termini, ogni modificazione che una parola subisce per indicare il possesso di un Caso astratto.

Il Caso morfologico dà le informazioni relative al Caso astratto e queste informazioni si manifestano in modo molto variabile nelle diverse lingue.

Il Caso morfologico in latino

I Casi morfologici in latino sono sei: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo.

In relazione alla funzione che esprimono diciamo che:

il nominativo è il caso del soggetto;

l’accusativo dell’oggetto.

Il Caso astratto

Il Caso astratto indica la diversa funzione che un nominale svolge all’interno della frase.

Il Caso astratto è una proprietà di tutte le lingue.

Il Caso in italiano

In italiano le desinenze non hanno più le informazioni relative al caso.

Ma questo non vuol dire né che la categoria di Caso morfologico non esiste in italiano, né che l’italiano non possiede un sistema di Casi astratti.

Il Caso in italiano

In italiano si hanno solo poche e isolate manifestazioni di Caso morfologico.

Ad esempio, i pronomi di terza persona singolare hanno una declinazione a tre casi:

Nominativo maschile -> egli

Nominativo femminile -> ella

Dativo maschile -> gli

Dativo femminile -> le

Accusativo maschile -> lo

Accusativo femminile -> la

Il Caso astratto

L’italiano ha un sistema di Casi astratti, come il latino.

Osserviamo queste frasi latine:

Marcus librum (acc.) legit -> Marco legge il libro

Marcus illum (acc.) librum legit -> Marco legge quel libro

Nella seconda frase l’aggettivo dimostrativo si aggiunge al nome senza aggiungere nessuna nuova informazione relativa al caso.

Il Caso astratto

Osserviamo ora queste frasi italiane:

a. * Mario legge libro
b. Mario legge il (acc.) libro

La frase a. è malformata. L’articolo deve essere di regola presente.

Mentre in latino è la desinenza del nome che dà le informazioni relative al caso, in italiano questa funzione è svolta dall’articolo che spesso si fonde con preposizioni segnacaso (di, a, con). Per esempio:

a. *Marco è contento libro
b. Marco è contento del (gen.) libro.

Dunque l’informazione sul caso che in latino è espressa dalle desinenze nominali in italiano è contenuta nell’articolo.

Le cinque declinazioni dei nomi

A seconda dei loro temi, i nomi latini si dividono in cinque gruppi a cui corrispondono le cinque vocali tematiche e cinque declinazioni diverse.

I temi in -a- sono riuniti dalla tradizione scolastica nel gruppo della prima declinazione.

I temi in -o- sono riuniti dai grammatici nel gruppo della seconda declinazione.

I temi in -i- ed i temi in consonante sono riuniti dai grammatici nel gruppo della terza declinazione.

I temi in -u- sono riuniti dai grammatici nel gruppo della quarta declinazione.

I temi in -ē- sono riuniti dai grammatici nel gruppo della quinta declinazione.

Le quattro coniugazioni dei verbi

A seconda dei loro temi, i verbi latini si dividono in quattro gruppi a cui corrispondono quattro coniugazioni diverse.

I temi in -ā- sono riuniti dalla tradizione scolastica nel gruppo della prima coniugazione.

I temi in -ē- sono riuniti dai grammatici nel gruppo della seconda coniugazione.

I temi in -e/i- sono riuniti dai grammatici nel gruppo della terza coniugazione.

I temi in -ī- sono riuniti dai grammatici nel gruppo della quarta coniugazione.

Paradigmi generali e particolarità di declinazioni e coniugazioni

Vedremo in una lezione successiva quali sono i paradigmi generali e le particolarità delle singole declinazioni e coniugazioni.

Prossima lezione

Le regole di flessione

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