Proprietà delle parole
La parola ha anche una sua struttura interna.
La maggior parte delle parole possono variare la loro forma e il loro significato. La struttura di ogni parola variabile è scomponibile in unità minori dotate di significato ed è combinabile strettamente con altri elementi.
Alcune regole operative combinano gli elementi primitivi in modo da produrre le parole che concretamente appaiono alla superficie della lingua.
Lo studio della forma delle parole
La morfologia, (cioè “studio della forma”), si occupa della struttura interna delle parole e dei processi che intervengono nella loro formazione o trasformazione.
La morfologia flessiva si occupa dell’insieme di regole che assegnano in una determinata lingua le informazioni grammaticali alle unità lessicali attraverso l’uso dei morfemi flessivi. I morfemi flessivi, o morfemi grammaticali, sono gli elementi variabili della parola, comunemente definiti come uscite o desinenze o terminazioni.
La flessione interessa tutte le parti del discorso variabili, ossia quelle soggette alle modificazioni formali (nell’italiano: nome, verbo, aggettivo, pronome, articolo).
La morfologia della derivazione si occupa dei processi di formazione delle parole che sono responsabili del rinnovamento lessicale di un sistema linguistico.
Quali sono le unità di base della morfologia latina?
Il primo problema per il latino è quello di definire quali siano le unità minime del sistema morfologico.
Le unità minime del sistema morfologico latino non sono le parole semplici che appaiono alla superficie della lingua e sono contenute in un comune vocabolario, come si potrebbe facilmente pensare a partire dall’esame di una lingua a flessione ridotta.
Il latino è una lingua a flessione ricca e avviene molto di rado che i morfemi flessivi si aggiungano semplicemente ad una forma di base che sia essa stessa una parola già esistente.
Le unità minime del sistema morfologico latino non sono nemmeno le due forme flesse che i vocabolari usano come forma di citazione delle parole latine.
Nel vocabolario latino i nomi sono citati nella forma del nominativo e del genitivo singolare, i verbi nella forma della prima e della seconda persona singolare dell’indicativo presente. Le forme citate dai vocabolari latini sono parole flesse, che non possono essere considerate le unità di base per il funzionamento della morfologia. Esse sono troppo ‘concrete’ per essere utili alla ricerca delle unità fondamentali del sistema morfologico latino.
L’unità di base per il funzionamento della morfologia latina non può essere neanche la radice della parola.
La radice è l’elemento irriducibile che una parola ha in comune con tutte le parole appartenenti alla stessa famiglia. Contiene il significato fondamentale della parola e rappresenta la parte semantica comune a più parole. Ma il comportamento morfologico di una parola, come non è prevedibile a partire da una sua sola forma flessa, non è prevedibile a partire dalla sua sola radice. Una stessa radice, infatti, dà origine, in maniera diversa, a nomi, verbi e aggettivi.
L’unità di base per il funzionamento della morfologia latina è un’unità intermedia tra la parola che appare alla superficie della lingua e la radice. L’unità di base, una forma definibile solo per mezzo dell’analisi linguistica, verrà chiamata d’ora in poi ‘tema’.
Il tema è la parola priva di flessione; è perciò qualcosa di più astratto rispetto a una parola ma anche qualcosa di più concreto rispetto a una radice perché oltre al significato lessicale contiene anche, come vedremo, una certa informazione grammaticale.
Le classi flessive del latino
1. L'insegnamento grammaticale del latino e la riflessione linguistica
2. Le unità di base della morfologia latina
3. Le classi flessive del latino
10. La formazione delle parole: la derivazione
13. I derivati con suffisso II
14. La composizione
Parole esistenti e meccanismo flessivo