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Raffaele Giglio » 8.L'intertestualità


L’intertestualità: definizione

Definizione

Ogni autore nel momento in cui scrive anche opere di narrativa o di fantasia porta con sé, nel proprio racconto, dichiaratamente o meno, ovvero con coscienza o come ricordo che affiora nella parola scritta senza una coscienziosa ripresa, parte, brani, riferimenti o riprese di descrizioni e personaggi, che gli derivano da letture di altri testi fatte in precedenza. È questa l’intertestualità.

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Esemplificazioni

  • Testo biblico
  • Classici latini: Lucano, Stazio, Cicerone, Orazio
  • Testo medievale

Il riferimento biblico

Quarto Libro dei Re (2, 11-12): “Or mentre essi camminavano e parlavano, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra di essi; ed Elia salì al cielo in un turbine. Mentre stava guardando, Eliseo gridava: “Padre mio, padre mio! Carro d’Israele e sua pariglia!”. Quando non lo vide più, afferrò i suoi vestiti e li stracciò in due pezzi”.

Quarto Libro dei Re (2, 23-24): “Di là salì a Betel. Mentre saliva per la strada, alcuni ragazzi uscirono dalla città e si misero a beffeggiarlo dicendogli:”Vieni su, testa pelata; vieni su, testa pelata!”. Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome del Signore. Due orse uscirono dal bosco e sbranarono quarantadue di quei giovani”.

Il riferimento classico: Lucano

Lucano, Farsalia,I, vv. 549-52:”Il fuoco prelevato dall’ara di Vesta e che segna con la fiamma la fine delle Ferie latine si scisse e si alzò in due punte, imitando il rogo tebano”.

Chi è ‘n quel foco che vien sì diviso
di sopra, che par surger de la pira
dov’Eteòcle col fratel fu miso? (vv. 52-54)

Il riferimento classico: Stazio

Stazio,Tebaide, XII, 429-32:

“Ma ecco di nuovo i fratelli: appena il fuoco vorace tocca le membra, il rogo trema, il nuovo ospite è respinto dal tumulo; le fiamme, scindendosi alla cima, traboccano, si rompono in due lingue guizzanti di fuoco. Vive, sì, vive ancora l’odio maledetto”.

Publio Stazio

Cono A. Mangieri: Dante e la sua “prima gente”

Il riferimento classico: Cicerone

Cicerone, De officiis, III, 26, 97: “L’artificio non fu onesto. Ma qualcuno forse dirà che era per lui vantaggioso regnare e vivere tranquillamente ad Itaca con i genitori, la moglie e il figlio. Credi tu che la gloria che si acquista in mezzo ai disagi ed ai pericoli di ogni giorno possa confrontarsi con questa pace?”
Cicerone, De finibus bonorum et malorum, V, 18,49: “Omero s’avvide che il mito non poteva ottenere approvazione, se un sì grand’uomo non fosse stato trattenuto da canzoncine; promettono il sapere, e non era strano che per uno desideroso di sapienza esso fosse più caro della patria. Ed invero il desiderio di sapere ogni cosa, di qualunque genere sia, è proprio delle persone curiose; ma il sentirsi attratto dal desiderio del sapere della contemplazione dei fenomeni più importanti è da ritenersi proprio degli uomini sommi”.

Il riferimento classico: Orazio

Orazio, Epist. I, ii, 17-22: “Di quel che sia capace virtù e sapienza, Omero ci propone un utile modello in Ulisse, il quale, vincitore di Troia, molte città volle conoscere, e osservò i costumi degli uomini, e, per l’ampio mare, mentre apparecchiava il ritorno a sé ed ai compagni, sofferse molte avversità”.

Virgilio, Eneide, I, 198-207:

“O socii (neque enim ignari sumus ante malorum)
o passi graviora, dabit deus his quoque finem.
Vos et Scyllaeam rabiem penitusque sonantis
accestis scopulos, vos et Cyclopia saxa
experti: revocate animos maestumque timorem
mittite; forsan et haec olim meminisse iuvabit,
per varios casus, per tot discrimina rerum
tendimus in Latium, sedes ubi fata quietas
ostendunt; illic fas regna resurgere Troiae
durate, et vosmet rebus servate secundis”.

Metamorfosi

Il riferimento medievale

Benedeit, Viaggio di San Brandano, vv. 1785-1796:

“Torniamo indietro!/Oltre questo punto non vi condurrò;
non vi è permesso proseguire/perché tutto ciò supera il vostro intelletto.
Brandano, tu vedi ora quel paradiso/che molte volte avevi pregato che Dio ti mostrasse.
Da qui in poi è una gloria centomila volte più grande/di quella che hai visto fino a ora.
Ma adesso non devi sapere altro,/fino a che non vi farai ritorno.
Dove sei venuto oggi con il corpo/presto sarai con lo spirito”.

Considerazioni finali

L’intertestualità non è una pratica critica che sminuisce il valore delle opere e la capacità creativa degli autori.

Prossima lezione

L’aspirazione alla giustizia – Pd. XVIII

I materiali di supporto della lezione

Marina Polacco, L'intertestualità, Roma-Bari, Laterza, 1998.

“Letture Classensi”, n. 25: L'intertestualità dantesca, Ravenna, Longo, 1995.

Mario Pazzaglia, Il canto di Ulisse e le sue fonti classiche e medievali, in L'armonia come fine. Conferenze e studi danteschi, Bologna, Zanichelli, 1989.

Dante, Ulisse e l’altro viaggio

La perspectiva nell'arte del Medioevo

Marco Tullio Cicerone

Metamorfosi di un motivo oraziano

Publio Stazio

L'intertestualità

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