Con le epistole, di tono colloquiale come i sermones, ma indirizzate ognuna a un amico, Orazio inaugura un genere letterario nuovo, quello dell’epistola in versi.
Le lettere vere e proprie erano infatti di carattere politico-diplomatico o, come quelle di Cicerone, autobiografico.
In ogni caso erano redatte in prosa.
Nelle sue epistole invece Orazio, ormai maturo, riprendendo temi di interesse morale già trattati in precedenza, soprattutto nelle satire, esprime l’intenzione di approfondire la conoscenza di sé grazie anche al sostegno della filosofia.
Nella prima epistola del primo libro, indirizzata a Mecenate e di carattere programmatico perché posta in apertura della raccolta, il poeta esprime la sua intenzione di abbandonare i temi leggeri della lirica per dedicarsi alla ricerca e all’acquisizione della virtù (verum atque decens: v. 11).
La filosofia servirà tuttavia a offrirgli solo delle indicazioni generali: ai vv. 13-19 Orazio dichiara di non essere disposto ad accettare la disciplina e le rigide regole di una scuola, ma di voler piuttosto dirigersi là dove di volta in volta lo spinge la necessità, come un hospes sbattuto dalla tempesta.
D’altronde, anche il suo obiettivo è modesto e consapevole dei limiti comuni a lui e alla maggior parte degli uomini: cosciente di non poter aspirare alla conquista completa della virtù, non si lascia scoraggiare dalla possibilità di possederla almeno in parte (vv. 28-32).
Orazio, infatti, non intende la virtù come l’obiettivo finale di un lungo itinerario di studio, ma come un’acquisizione progressiva, implicita già nell’intenzione di abbandonare il vizio: virtus est vitium fugere, et sapientia prima / stultitia caruisse (“virtù è fuggire il vizio, e la prima forma di saggezza è l’essersi liberati dalla pazzia>>: vv. 41 s.).
Tuttavia, all’origine di ogni vizio, avidità, ambizione, invidia, corruzione, c’è per lui l’inquietudine interiore che non ci permette neanche di essere preda di un unico difetto ma ci dilania tra vizi e desideri contrastanti (vv. 80-82).
È questo male interiore, suggerisce Orazio, che bisogna sanare; è a questo che deve provvedere l’amico vero piuttosto che badare all’aspetto esteriore e a vane apparenze (vv. 94-105).
La conclusione dell’epistola è però in linea con l’impostazione ironica e volutamente leggera che Orazio intende dare alla sua poesia: come sostengono gli stoici, la sapienza è l’unico bene, è vera libertà, vera ricchezza, vera salute … purché non ci colga il catarro! (vv. 106-108).
Di tutt’altro tono, l’epistola 20, l’ultima del libro, si configura come un ironico congedo giocato su un doppio senso: il liber che, giunto a termine, smania per uscire dallo studio del poeta e lanciarsi sul mercato, è come un puer desideroso di lasciare la casa in cui è cresciuto per conoscere il mondo.
Ma i pericoli, per il nuovo libro come per un giovane inesperto, sono tanti: che il pubblico che prima lo amava si stanchi (vv. 6-8); che la vecchiaia lo sciupi e lo condanni alla solitudine (vv. 11-13); che sia relegato a mansioni di scarsa importanza (vv. 17s.).
1. Nascita e sviluppo della letteratura latina. I generi letterari; il rapporto otium-negotium
2. L’accento latino: cenni di prosodia
3. Caratteri della poesia drammatica latina. Il teatro comico di Plauto e di Terenzio
4. L’Aulularia di Plauto. Struttura, temi, problemi
5. Nascita e sviluppo dell’epica latina. Da Livio Andronico a Virgilio
6. Nozioni di metrica latina. Lo schema dell’esametro e del pentametro
7. Oratoria e retorica a Roma. La pro Archia di Cicerone
8. La crisi della società romana tra II e I sec. a. C. La satira
9. La crisi della società romana tra II e I sec. a. C. La poesia del disimpegno
10. La crisi della società romana tra II e I sec. a. C. La diffusione della filosofia
11. Il de rerum natura di Lucrezio. Il terzo libro: tra etica e psicologia
13. Forme della scrittura storica. Le monografie di Sallustio
14. Caratteri della letteratura augustea. I circoli, i generi letterari; la prosa tecnica
15. Caratteri della letteratura augustea: poesia e poetica
16. Periodizzazione, temi e problemi della poesia oraziana
17. La letteratura epistolare. Struttura e temi
18. L’elegia latina: un genere problematico
19. Il ‘canone’ dei poeti elegiaci
20. Le elegie 1 e 10 del primo libro di Tibullo. La presentazione e il congedo del poeta
Oltre ai commenti alle singole epistole, sono di utile lettura le pagine che E. Fraenkel dedica al primo libro dell’opera in Orazio, trad. it., Roma 1993, pp. 421-495.
Per uno sguardo di insieme sul genere epistolare cf. P. Cugusi, L’epistolografia. Modelli e tipologie di comunicazione, in Lo spazio letterario di Roma antica, vol. II, Roma 1989, pp. 379-419.
1. Nascita e sviluppo della letteratura latina. I generi letterari; il rapporto otium-negotium
2. L’accento latino: cenni di prosodia
3. Caratteri della poesia drammatica latina. Il teatro comico di Plauto e di Terenzio
4. L’Aulularia di Plauto. Struttura, temi, problemi
5. Nascita e sviluppo dell’epica latina. Da Livio Andronico a Virgilio
6. Nozioni di metrica latina. Lo schema dell’esametro e del pentametro
7. Oratoria e retorica a Roma. La pro Archia di Cicerone
8. La crisi della società romana tra II e I sec. a. C. La satira
9. La crisi della società romana tra II e I sec. a. C. La poesia del disimpegno
10. La crisi della società romana tra II e I sec. a. C. La diffusione della filosofia
11. Il de rerum natura di Lucrezio. Il terzo libro: tra etica e psicologia
13. Forme della scrittura storica. Le monografie di Sallustio
14. Caratteri della letteratura augustea. I circoli, i generi letterari; la prosa tecnica
17. La letteratura epistolare. Struttura e temi
18. L’elegia latina: un genere problematico
19. Il ‘canone’ dei poeti elegiaci
20. Le elegie 1 e 10 del primo libro di Tibullo. La presentazione e il congedo del poeta
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