“C’erano una volta in una città un re e una regina…”: la favola di Amore e Psiche.
[28] Erant in quadam civitate rex et regina. Hi tres numero filias forma conspicuas habuere, sed maiores quidem natu, quamvis gratissima specie, idonee tamen celebrari posse laudibus humanis credebantur, at vero puellae iunioris tam praecipua tam praeclara pulchritudo nec exprimi ac ne sufficienter quidem laudari sermonis humani penuria poterat.
Multi denique civium et advenae copiosi, quos eximii spectaculi rumor studiosa celebritate congregabat, inaccessae formonsitatis admiratione stupidi et admoventes oribus suis dexteram primore digito in erectum pollicem residente ut ipsam prorsus deam Venerem religiosis <venerabantur> adorationibus.
Iamque proximas civitates et attiguas regiones fama pervaserat deam quam caerulum profundum pelagi peperit et ros spumantium fluctuum educavit iam numinis sui passim tributa venia in mediis conversari populi coetibus, vel certe rursum novo caelestium stillarum germine non maria sed terras Venerem aliam virginali flore praeditam pullulasse.
Boccaccio nella Genealogia Deorum Gentilium riprende il filone interpretativo allegorico.
L’interpretazione di questa tipologia viene ripresa nel corso dei secoli dalla filologia.
Curiositas di Psiche così come di Lucio punita = violazione delle leggi divine.
Prove e esperienze affrontate da Lucio e da Psiche.
La storia di Psiche fornisce la chiave di lettura della vicenda di Lucio.
È la storia dell’anima e del suo cammino attraverso il mondo irrazionale prima di raggiungere Dio.
Per una parte della filologia Apuleio avrebbe ripreso il mito del Fedro (contrario a questa tesi C. Moreschini, Il mito di Amore e Psiche in Apuleio, D’Auria, Napoli, 1994, che analizza i motivi filosofici e simbolici della novella).
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