II-III sec. d. C. = mescolanza complessa di modi di vita e pensiero differenti, di atei, cristiani, ebrei, esponenti di svariate correnti filosofiche.
Opposizione al Cristianesimo che diviene virulenta persecuzione.
Il Cristianesimo nasce in un periodo di grandi crisi, in cui è, in linea generale, diffusa una profonda ansia di rinnovamento e di grande angoscia.
La letteratura cristiana si innesta sulla base ellenistico-romana e, insieme, su quella giudaica.
Molteplici sono gli scrittori che nella propria opera tentano una fusione tra erudizione pagana e sapienza cristiana: basti pensare a Celio Firmiano Lattanzio.
7 libri Divinae Institutiones: grandiosa sintesi della religione cristiana per permetterne la conoscenza ai pagani.
L’opera si presenta come un perfetto innesto di verità cristiane sull’albero della filosofia classica.
Dopo la battaglia d’Azio (31 a. C.) la curia del senato romano ospita l’altare e la statua della vittoria, simbolo della romanità e della religione tradizionale.
357: Costanzo II ordina di allontanare la statua e l’altare dalla propria sede.
Partito Costanzo da Roma l’altare viene ricollocato nella sede primitiva.
382: Graziano ne ordina una nuova rimozione.
383: alla morte dell’imperatore Quinto Aurelio Simmaco presenta ai regnanti la richiesta degli aristocratici per il ripristino.
384: Simmaco, in qualità di prefetto della città, pronuncia il suo discorso in difesa del culto della Vittoria dinanzi a Valentiniano II.
Titolo del discorso: Relatio III (pubblicata nell’ultimo libro del suo epistolario).
Simmaco sarà sconfitto in quanto la corte si farà convincere da Ambrogio, vescovo di Milano, che indirizza due lettere, la XVII e la XVIII, all’imperatore in cui respinge puntualmente le tesi di Simmaco.
Subisce l’influenza della tradizione classica risentendo della lezione degli auctores più importanti da Lucrezio, a Virgilio, a Orazio, a Ovidio, solo per citarne alcuni.
Tutti e quattro gli inni, di sicura paternità ambrosiana, sono scritti in dimetri giambici acataletti, raggruppati in strofe tetrastiche.
L’inno fu di conforto a Agostino in occasione della morte della madre: conf. IX 12, 32
Non si può parlare in maniera assoluta di latino cristiano. Esso va inglobato nella dimensione più ampia del latino tardoantico.
I figli dei cristiani, mancando una scuola cristiana, che si istituisce solo nel sec. VI, frequentano scuole dove i programmi sono incentrati sugli auctores classici.
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