Esponente aristocrazia latifondista della Gallia.
Nacque a Tolosa.
Magister officiorum e prefetto della città di Roma.
Tra il 416 e il 418 torna nella Gallia natia per provvedere ai possedimenti della famiglia.
Va per mare con piccole barche.
Si imbarca a Portus, porto di Fiumicino.
Il viaggio è compiuto per mare perché le strade dell’Italia così come quelle della Gallia sono caratterizzate da uno stato di enorme degrado a seguito delle invasioni dei barbari.
Epigramma Paulini (testo contemporaneo al De reditu) vv. 18-21:
Et tamen heu si quid vastavit Sarmata, si quid / Vandalus incendit veloxque abduxit Alanus / ambiguis spebus licet et conatibus aegris / nitimur in quandam speciem reparare priorum.
La prima sosta del viaggio è a Civitavecchia, quindi Rutilio va a Porto Ercole.
Dopo aver veleggiato sotto costa nei pressi dell’Argentario e dell’isola del Giglio si ferma presso la foce dell’Ombrone.
Il quarto giorno, doppiata l’isola d’Elba, si ferma a Falesia.
Quindoi si dirige verso Populonia, di cui descrive lo stato rovinoso. Nel sesto giorno di navigazione intravede i monti della Corsica, l’isola di Capraia e, quindi, sosta a Vada di Volterra.
Ripartito raggiunge l’isola di Gorgona, quindi Triturrita dove sosta per incontrare un amico.
Visita Pisa da dove, poi, ritorna a Triturrita e, per ingannare l’attesa legata al cattivo tempo partecipa a una caccia al cinghiale.
Nel secondo libro si riprende il viaggio e la vista dellAppennino lo porta a riflettere sulle difese naturali che non hanno impedito l’invasione gotica, a seguito de tradimento di Stilicone.
Interruzione brusca del racconto all’altezza di Luni.
De reditu suo è un genere letterario misto:
Il viaggio è raccontato in un poemetto in distici elegiaci, in due libri.
Il secondo libro è mutilo.
Il racconto si interrompe sull’immagine di Luni (vv. 67-68).
L’incipit del poemetto (vv. 1-2 velocem potius reditum mirabere, lector / tam cito Romuleis posse carere bonis) è stato giudicato mutilo perché l’uso assoluto di potius non troverebbe giustificazione mentre sarebbe motivato dal rimando a uno o più distici andati perduti.
Non accettabile la tesi di Vesserau che lega la scelta del tono brusco all’emozione di chi scrive mentre vive determinate esperienze dal momento che la dimensione letteraria del poemetto attesta che fu scritto di sicuro dopo l’arrivo in Gallia.
L’uso all’inizio di un componimento di un nesso che richiederebbe un passaggio precedente è proprio della poesia lirica, in quanto espressione dell’interruzione di un flusso di pensieri che erompono dall’animo a mo’ di monologo interiore a qualunque punto sia giunta la riflessione del poeta.
Poesia dell’esilio secondo il modello epico tradizionale (Ulisse/Enea).
Poesia dello sguardo: chi va in esilio vuole fermare con lo sguardo nella mente le immagini della patria (suggestioni elegiache: Ovidio).
Poesia del paesaggio: descrizioni della realtà geografica esterna secondo la prassi della poesia latina tarda.
Viaggio non di totale esperienza conoscitiva perché mediato dalla dimensione letteraria.
Abbandono del luogo fisico per favorire la dimensione letteraria e spirituale.
Intreccio di viaggio reale e viaggio mentale.
Allusioni e citazioni dotte ai maggiori auctores della latinità classica (Orazio, Virgilio, gli elegiaci) e tarda (Claudiano).
Un viaggio attraverso i testi.
Ricorso alla letteratura per sfuggire a un presente non condiviso.
Lo spettacolo della rovina di Roma è rifiutato attraverso la revitalizzazione del mito del suo eterno imperium.
Riagganciarsi alla tradizione è il riconoscersi come parte di una lunga catena, quella Romanitas che il poeta vorrebbe assolutamente far vivere ancora.
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