Nasce a Calagurris in Spagna nel 35 d. C. Muore dopo il 95. Avvocato in Spagna.
A Roma, dove lo aveva richiamato Galba, esercitò con successo la professione di maestro di retorica.
Ebbe da Vespasiano nel 78 la prima cattedra statale di retorica con uno stipendio di centomila sesterzi all’anno.
Marco Fabio Quintiliano. Fonte: calagurris
Institutio oratoria :
12 libri la cui composizione è iniziata nel 93 e l’opera fu forse pubblicata nel 96, poco prima della morte di Domiziano.
Esaustiva trattazione su tutto ciò che è ritenuto fondamentale per la formazione dell’oratore.
Non classificabile come opera retorica ha infatti una struttura quasi enciclopedica poiché contiene pedagogia, retorica, arti liberali.
Tra il 70 e il 90 viene elaborata un’altra imponente sistemazione del sapere: la Naturalis Historia di Plinio Vecchio
101 ” Ma la nostra storiografia non è inferiore, a mio giudizio, a quella dei Greci. Né io esiterei a mettere Sallustio in parallelo con Tucidide, né Erodoto potrebbe indignarsi che sia messo alla pari con lui Tito Livio, essendo questi nella narrazione di singolare piacevolezza e fulvida trasparenza, ma anche nei suoi discorsi solenni, eloquente oltre ogni dire…”
85: “…come Omero presso i Greci, così, presso di noi Virgilio potrà fornire un punto di partenza sotto i migliori auspici, in quanto, fra tutti i poeti epici greci e latini, è senza dubbio il più vicino a Omero“.
X 1, 125“Nella rassegna dei singoli generi letterari, di proposito, ho differito di parlare di Seneca, per l’opinione che a torto si è divulgata sul mio conto, per la quale si è creduto che io lo disapprovi e, persino, che io non lo possa soffrire”.
129 “Si trovano in lui numerosi e brillanti detti sentenziosi, e molti suoi testi sono da leggere per il loro contenuto morale, ma nello stile c’è molto di manierato, e appunto perciò, è più dannoso perché ricco di difetti seducenti”.
X 1, 88: “Invero Ovidio è senza freno d’arte perfino nei versi epici e troppo indulgente con il proprio ingegno, ma egli merita tuttavia degli elogi in alcune parti”.
X 1, 93 ” Anche nell’elegia possiamo misurarci con i Greci e Tibullo mi sembra essere di questa lo scrittore più terso e compito: alcuni preferiscono Properzio. Rispetto all’uno e all’altro Ovidio è più libero da freni artistici, come Gallo è più aspro”.
Critico nei confronti degli eccessi sia Asiani che Atticisti.
Cicerone modello a cui guardare.
Proposta di neoclassicismo.
X 1, 112: “Perciò, giustamente fu proclamato dai suoi contemporanei che egli era il re del foro, e presso i posteri, invece, egli ha ottenuto che la parola “Cicerone” non sia ritenuta come nome di un uomo, ma dell’eloquenza stessa. A lui, dunque, teniamo rivolto lo sguardo, lui proponiamoci come modello, sappia di avere fatto progressi colui al quale Cicerone piacerà molto“.
Alla base della crisi dell’eloquenza Quintiliano vede il cattivo insegnamento impartito nelle scuole di declamazione che davano spazio alla finzione invece che alla realtà.
Altro elemento principe alla base della crisi viene considerata la degradazione dei costumi per cui per risolvere il problema è importante impostare l’insegnamento secondo un programma di rinnovamento morale.
Incapacità a comprendere che la crisi non era legata solo all’assenza di grandi personalità nel campo dell’oratoria né a puri motivi tecnici ma anche, anzi piuttosto, ai profondi rivolgimenti politici.
Nonostante le critiche alle modalità di scrittura che concedevano spazio all’ingenium Quintiliano non si distacca nella pratica dalle linee di espressione dominanti nella sua epoca.
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