La scuola si offre come grande conservatrice.
Catalogazione, summae, enciclopedie sono i prodotti che tendono a tesaurizzare il passato.
Artes grammaticae sono il frutto del lavoro di Flavio Sosipatro Carisio (5 libri), Diomede (3 libri), Dositeo, che scrive però per studenti di lingua greca.
La cultura tra la fine del IV e nel V secolo nasce dalla riappropriazione dei saperi del passato.
I commentatori si dedicano a un processo di tesaurizzazione creando un canone molto ampio costituito da quegli auctores che rappresentano ai loro occhi la vera e propria essenza della sapientia.
Tutti i commentari si nutrono di uno stesso background culturale e hanno molteplici punti contatto che documentano lo stesso desiderio di doctrina.
Degli antichi avevano intuito il procedimento letterario e artistico che si realizzava come un riattaccarsi alle proprie radici e tale procedimento rivitalizzano per condividere proprio quelle radici.
È attraverso i commenti che le opere di Virgilio, Orazio, Lucano e Stazio per i latini come Teocrito Omero e Aristofane, i filosofi e Tucidide per i greci, sono lette dalle generazioni successive, formando così quel canone che, con una serie di varianti, porrà la base del classicismo europeo.
Tramite l’ambientazione (che spesso fa loro da sfondo come elemento unificante della narrazione) o attraverso notazioni relative alla situazione storico-politica coeva permettono di capire i profondi cambiamenti che nell’Impero Romano si erano venuti creando.
Essi documentano un momento in cui l’Impero non riusciva più ad arginare il peso della presenza delle popolazioni barbariche sul proprio territorio.
Rifugiarsi dietro il baluardo della letteratura e della lingua, che avevano costituito attraverso i secoli l’espressione più alta di una Romanità e di cui rimaneva al momento solo un vuoto simulacro, documenta il rifiuto per una ‘diversità’ sempre più infiltrata nel proprio tessuto sociale.
Con la diversità bisognava necessariamente rapportarsi, se non si voleva finire arroccati in una torre d’avorio, estranei al flusso della storia vivendo una dimensione tutta letteraria.
Vengono citati quelli che sono considerati emblemi della romanità, in particolare Cicerone e Virgilio.
Destinatari dei commenti
Per quanto si affermi in genere che destinatari dei commenti fossero gli scolari alcuni filologi (Peter K. Marshall, Servius and Commentary on Virgil,Asheville,Pegasus Press, 1997) sostengono che il pubblico potesse essere anche costituito da aspiranti docenti o colleghi.
Frammento della Grammatica ca. 1435 Archivio Nazionale Ungherese – Budapest. Fonte: Summagallicana
Si veda il sito internet Hyperdonat.
Opere
Macrobio presenta la sua opera al figlio Eustathius. Copia italiana del Commentarii in Somnium Scipionis ca. 1100 - British Library. Fonte Summagallicana
Costruiscono il carisma del Mantovano ribadendone l’onniscienza e la supremazia nell’arte e nella sapientia.
L’opera di Virgilio diviene molto presto oggetto di lettura scolastica, forse a partire dal 26 a.C., anno della morte di Cornelio Gallo. Un’interessante testimonianza di questo processo è fornita da Svetonio che parlando di un liberto di Attico, racconta di come questi avesse una scuola in cui Primus dicitur Latine ex tempore disputasse, primusque Vergilium et alios poetas novos praelegere coepisse. (gramm. XVI, p. 20 ed. Brugnoli).
Dante La Divina Commedia:
Inf. II 140 “tu duca, tu segnore e tu maestro”
Inf. VII 3 “quel savio gentil, che tutto seppe”
Virgilio tra le Muse. A sinistra Clio musa della poesia epica e della storia a destra Melpomene musa della tragedia. Mosaico del Museo Nazionale del Bardo – Tunisi da una villa romana in Sousse 120 km a SSE di Tunisi.Fonte Summagallicana
L’importanza di Virgilio sancita nei Saturnali a livello formale e poetico, acquista nel Commento una consistenza più impegnativa: la sua è la voce del sapiens che, unita a quella di altri grandi quali Omero, Platone, Cicerone, attraversa la storia costruendo una catena di conoscenze che travalica i limiti del tempo.
Macrobio accompagna il lettore nell’officina di Virgilio che, a suo parere, trascriveva versi di altri ut unde essent eluceret, molti lasciava immutati ut tamen origo eorun non ignoraretur e anche ciò che sembrava aver tratto da Omero non ipsum ab Homero tulisse, sed prius alios inde sumpsisse, et hunc ab illis, quos sin dubio legerat, transtulisse (Sat. VI 1, 7).
Macrobio discute del rapporto di Virgilio con Omero, considerato dal poeta latino come un vero e proprio archetipo, di cui emulare non modo magnitudinem sed et simplicitatem et praesentiam orationis et tacitam maiestatem.
Omne opus Vergilianum velut de quodam Homerii operis speculo formatum est (Sat. V 2, 13).
L’ultimo commentatore: Fabio Fulgenzio Planciade
Di Fabio Fulgenzio Planciade si sa molto poco: databile, forse, verso la fine del sec. VI (la cronologia, come quella di quasi tutti i commentatori virgiliani, è, comunque incerta e la datazione viene fatta risalire da alcuni fino alla fine del sec.IV), offre nel suo commento all’opera virgiliana una lettura allegorica che vede nella storia del protagonista quella dell’esistenza umana e del suo legame con il divino. A lui si attribuisce anche un’opera sui miti antichi (Mytologiarum libri tres).
Omero al centro alla sua destra Dante - Virgilio alla sua sinistra particolare del Parnaso di Raffaello - circa 1509/1510 Stanza della Segnatura - Città del Vaticano. Fonte: Summagallicana
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