Tra gli antichi il solo Prisciano (Inst. 11,51 v. Grammatici Latini Keil p. 487) cita Ammiano Marcellino e riferisce come titolo dell’opera Rerum Gestarum libri.
Struttura dell’opera
Come Simmaco, Ausonio, Claudiano, crede nell’eternità di Roma.
La rovina dell’Impero è da attribuire al decadimento morale, alle perversioni dei singoli.
Il potere romano combatte guerre giuste.
Il valore romano è continuamente osannato.
Nel racconto, però, traspare un’incrinatura che nasce dalla consapevolezza delle crepe esistenti all’interno dell’organizzazione militare.
È riconosciuta la nuova importanza dell’esercito, la sua maiestas.
La sua auctoritas condiziona le decisioni imperiali.
Non c’è nel racconto ammianeo una descrizione particolareggiata e strutturata dell’organizzazione militare.
La burocrazia di corte e la macchina amministrativa sono covo di corruzione.
Ognuno aspira solo a conservare i propri privilegi.
L’imperatore è sempre più lontano, separato dal popolo dalla ritualità e dal corteggio di funzionari sempre più potenti e corrotti.
Ritratto di Gallo Cesare, esempio di gusto per l’orrido tratto da Rerum Gestarum libri XIV 3: Che fosse persona crudele lo provava anche questo indizio, manifestato nel modo più aperto: si allietava di spettacoli in cui scorreva sangue; nel circo, attento a volte a sei o sette incontri, godeva (come se gliene venisse un grosso guadagno!) alla vista di pugili che si massacravano a vicenda e si ricoprivano di sangue.
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