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Adele Nunziante Cesaro » 5.Le allieve post freudiane convergenze


Jeanne Lample-De-Groot e l’importanza dell’edipo negativo

J. Lampl De-Groot 1927 (Sviluppo del complesso edipico nella donna) rispetto a Freud sostiene con maggior forza l’importanza dell’Edipo negativo e dunque il riconoscimento della portata del rapporto madre-figlia: è rispetto alla madre e al desiderio di possederla che, nel confronto col genitale maschile, la bambina si sente inadeguata (in questo senso la constatazione della differenza tra i sessi viene anticipa al pre-edipo). Da qui scaturisce la rinuncia alle mete sessuali attive ed il rivolgimento al padre e al pene paterno nell’Edipo positivo, in cui il desiderio di un figlio compensa la ferita narcisistica connessa nella donna all’invidia del pene (laddove questa compensazione viene sancita dal fatto che la maternità è una prerogativa del femminile). Il primitivo vincolo materno è però difficilmente rimovibile e se ne riscontrano tracce nell’omosessualità femminile, nella frigidità e nella scelta emancipazionista delle donne.

H. Deutsch. Psicologia della donna in rapporto alle funzioni riproduttive (1925-1930)

H. Deutsch 1925-1930 (Psicologia della donna in rapporto alle funzioni riproduttive): la disposizione bisessuale dell’essere umano complica il raggiungimento della posizione femminile nella sessualità della donna; infatti, sebbene la bambina sia precocemente portata verso la ricettività passiva (a seguito dell analogia tra la vagina e la bocca e l’ano delle fasi orale e anale) la clitoride, concentrando su di sé la libido, impedisce che venga scoperta la vagina. Per cui la mascolinità clitoridea costituisce la principale fonte di conflitto al raggiungimento della femminilità normale. L’investimento libidico della vagina  e dunque la femminilizzazione della donna avviene sotto lo stimolo sadico del pene nelle prime esperienze sessuali, in virtù dello stabilirsi di una duplice identificazione: se da un lato la clitoride rinuncia alla sua mascolinità per trasferirla sul pene e la vagina può recuperarla identificandosi essa stessa col pene del partner, dall’altro la riattivazione di un’equivalenza orale tra seno e pene, fa sì che la vagina venga ad assumere il ruolo passivo della bocca che succhia, realizzando così la modalità femminile del coito.

H. Deutsch e la funzione materna

Nella modalità femminile del coito, secondo la posizione di H. Deutsch trovano soddisfacimento il desiderio orale di incorporazione del pene paterno e quello genitale di avere un figlio da lui, perché il pene incorporato si trasforma a livello inconscio nel figlio reale o fantasmatizzato (la vagina, ricettacolo del figlio, viene investita di libido narcisistica). Con la posizione della D. la donna raggiunge il pieno compimento del proprio percorso solo nella funzione materna, perché mediante la maternità trovano compimento le caratteristiche ricettive proprie di tutti gli orifizi femminili; se il coito termina nell uomo con l’eiaculazione, nella donna trova compimento nel parto, producendo l’espulsione del prodotto della riproduzione e del coito stesso.

H. Deutsch. Il masochismo femminile e la frigidità

L’ inibizione dell’attività clitoridea per il confronto svantaggioso col pene comporta l’introflessione masochistica delle pulsioni sadico-attive centrate inizialmente sulla clitoride, seguendo una traccia biologica e costituzionale. Al posto dei desideri fallici subentra il desiderio di essere evirata dal padre e di avere un figlio da questo stupro; con questo si inaugura l’Edipo femminile. La vita della donna è dunque dominata dalla triade castrazione-stupro-parto ed il masochismo femminile è ontogenetico, la sua elaborazione troverà sublimazione nella figura della Mater dolorosa, nella rinuncia cioè ad ogni soddisfacimento individuale in favore del figlio. Il narcisismo femminile è solo una difesa dal masochismo, che può sfociare nella frigidità nel caso di unaccentuazione costituzionale del masochismo.In queste affermazioni è evidente l’appiattimento sul biologico e il prevalere nella vita pulsionale femminile della preoccupazione per la conservazione della specie.

R. McBrunswick e “La fase preedipica dello sviluppo libidico” (1940)

Lo sviluppo libidico si articola intorno alle tre grandi coppie di opposti: attivo-passivo e fallico-castrato che caratterizzano l’infanzia preedipica ed edipica e quella maschile-femminile che caratterizza l’adolescenza.
La più elementare e primitiva forma di identificazione è, per entrambi i sessi, quella con la madre preedipica, attiva ed onnipotente. Per cui, a partire dalla posizione di passività che caratterizza all’inizio i bambini di entrambi i sessi, per l’identificazione con la madre entrambi assumono aspetti di attività, riscontrabili anche nel rendersi sempre più indipendenti dalle cure materne che cominciano ad avvertire come intollerabili, insieme al controllo che la madre esercita sul loro corpo. Da qui sviluppano un’aggressività primitiva contro la madre (accresciuta dalle frustrazioni inflitte con l’allattamento), finalizzata a mantenere la propria posizione attiva. L’antitesi passività-attività si accompagna quindi, in questa prima fase, all’opposizione tra amore e aggressività che caratterizza il rapporto primario con la madre, prima del riconoscimento della differenza tra i sessi (un’ambivalenza preedipica di cui aveva parlato anche Freud, 1931, 1932).

R. McBrunswick e la scoperta della differenza tra i sessi

Con il raggiungimento della fase fallica (insieme alla percezione del ruolo sessuale del padre, l’intensificazione dei desideri libidici attivi e passivi verso la madre, che si accompagnano alla masturbazione fallica nei maschi e nelle femmine) l’Edipo, attivo nei due sessi, assume la madre come oggetto e il padre come rivale. La scena primaria viene fantasmatizzata usando gli elementi provenienti dal primitivo rapporto con la madre, per cui nella fantasia orale c’è allattamento reciproco (madre-padre bambino-madre) in quella fallica il coito invece viene percepito come reciproca masturbazione.
La scoperta della differenza tra i sessi segna il passaggio alla seconda coppia di opposti, quella fallico-castrato. L’autrice riconosce la difficoltà in entrambi i sessi di riconoscere la madre come castrata, per cui il fantasma della madre fallica, che compare dopo il riconoscimento della castrazione nelle donne, corrisponde ad una fantasia proiettiva e compensatoria che mira comunque ad attribuirle un pene.

R. McBrunswick: il complesso di castrazione e i suoi esiti

Per quanto riguarda gli effetti del complesso di castrazione riprende quanto asserito da Freud, ma aggiunge che il desiderio di avere un bambino compare precocemente in entrambi i sessi, come effetto dell identificazione con la madre onnipotente, per cui si desidera avere tutto ciò che lei possiede.  Nella fase anale questo desiderio assume la duplice valenza di avere un bambino dalla madre e di regalarle un bambino. La bambina vi rinuncia trasferendo il desiderio passivo al padre e abbandonando quello attivo quando riconosce la propria castrazione e dunque l’impossibilità di fecondare la madre.  Il desiderio della bambina di avere un pene è dunque considerato indispensabile per conquistare la madre, oltre al fatto che esprime il desiderio di avere ciò che possiede il maschio. Nell’Edipo femminile, quindi, il desiderio di avere un bambino e quello di avere il pene che gli è antecedente (perché è antecedente al riconoscimento della differenza dei sessi), si trasformano da attivi in passivi e confluiscono sulla figura paterna. Non tutte le donne vi riescono però, ne può conseguire la psicosi, un infantilismo nella personalità ed un mancato accesso all’eterosessualità. La rimozione della clitoride e della sessualità infantile ad essa legata, inoltre, è ancora più forte nella bimba che nel maschietto. La bambina, infatti, non può disprezzare chi ha la sua stessa costituzione e, per staccarsi dalla madre, deve sviluppare contro di lei e la sessualità clitoridea un grado maggiore di ostilità.

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