E.Jones (1927)
Si è sottovalutata l’importanza degli organi femminili, ipotizza che la fase fallica nella donna sia di natura difensiva e secondaria. Esiste una precoce sensibilità vaginale, la non scoperta della vagina ha quindi a che fare con la sua negazione.
J.Muller (1932)
La vagina è il primo organo genitale investito libidicamente, la clitoride lo è solo secondariamente e difensivamente: sono le pulsioni vaginali insoddisfatte ad alimentare l’invidia del pene
K.Horney (1932-33)
Le pulsioni vaginali sono rimosse e trasferite sulla clitoride, come organo genitale esterno, solo difensivamente per paura dei possibili attacchi all’interno del corpo (sproporzione tra i genitali della bambina e quelli del padre, mestruazioni, deflorazione, parto, condizioni che confermano le angosce della bambina insieme all invisibilità dei suoi genitali interni), ma l’evidenza clinica mostra desideri vaginali precoci e fantasie concernenti gli orifizi con caratteristiche ricettive tipicamente femminili
M.Klein (1950)
La bambina ha una conoscenza vaginale precoce, almeno inconscia. L’angoscia principale della bambina è per l’interno del proprio corpo: le frustrazioni orali inflitte dalla madre comportano il rivolgimento al pene paterno ed il desiderio di una sua incorporazione orale questo passaggio dal seno frustrante al pene paterno esprime il nucleo del conflitto edipico precoce- ma il pene paterno è contenuto e trattenuto nel corpo della madre, da cui deriva l’attacco al corpo materno e la paura di una possibile ritorsione della madre contro gli organi interni della bambina, di cui non è possibile verificare lo stato. Per questa ragione la vagina viene rimossa a vantaggio della clitoride, più rassicurante sotto questo aspetto, ma che viene investita sin dall inizio secondo modalità femminili, dato che le fantasie che si accompagnano alla masturbazione clitoridea esprimono desideri d’incorporazione paterna e determinano anche e prima di tutto sensazioni vaginali. Quindi viene sostenuto che la ricettività orale e vaginale sono primarie, mentre l’invidia del pene è secondaria.
1. Contributi degli anni Trenta:
2. Contributi degli anni Sessanta:
3. Contributi degli anni Ottanta:
Robert J. Stoller. L’originaria differenziazione tra sesso e genere argomentata da Stoller (1968) lega alla nozione di sesso i termini maschio e femmina in riferimento alla dimensione biologica del corpo; mentre fa uso del termine genere in una versione più intrapsichica, vicina alla dimensione culturale, che mostra la quantità di mascolinità o femminilità presenti, in mescolanza e in diverse proporzioni, in ciascun individuo. Il nucleo dell’identità di genere (Stoller, 1968) si struttura per entrambi i sessi tra i 18 e i 36 mesi, nella relazione pre-edipica con l’oggetto materno. Tale relazione primaria sarebbe caratterizzata da una condizione di protofemminilità (Stoller, 1985), una sorta di femminilizzazione primordiale dovuta alla prima relazione con l’oggetto materno.
Stoller precisa infatti, a tale proposito, che la prima forma di relazione che il neonato di entrambi i sessi vive con la madre, in una condizione di indifferenziazione primaria, è caratterizzata da una simbiosi di genere (1975) che implicherebbe l’assunzione degli aspetti connessi alla femminilità materna. Alla definizione del nucleo dell’identità di genere corrisponde la consapevolezza, conscia e inconscia, di appartenere ad un sesso piuttosto che ad un altro. Attorno a ciò si coagulano gli attributi della mascolinità e della femminilità (di genere), che rappresentano il frutto della commistione di molteplici fattori, che attingono alle componenti biologico-ormonali, al dato corporeo -ovvero alle caratteristiche anatomiche dei genitali esterni, sulla base delle quali avviene l’assegnazione del sesso alla nascita- e alle componenti relazionali più o meno consciamente agite dall adulto nel rapporto con il neonato di diverso sesso. Esperienza complementare e pubblica dell’identità di genere, più personale e privata, è rappresentata dal ruolo di genere (Money 1955) che, legato agli aspetti definiti dal ruolo sociale, si esprime nei comportamenti maschili e femminili agiti nelle relazioni esterne.
J. Money e P. Tucker (1975) tracciano il percorso della mascolinità e della femminilità sin dalla nascita, considerando i diversi fattori (storici, culturali e biografici) che interagiscono con lo sviluppo sessuale di ciascun individuo, evidenziando il modo in cui si sono stratificati i ruoli di genere nell’uomo e nella donna.
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Indicazioni bibliografiche per approfondimenti:
Money J. e Tucker P. (1975): Essere uomo e essere donna. Feltrinelli, Milano, 1980.
Nunziante Cesàro A., Valerio P. (a cura di): Dilemmi dell identità: chi sono?. Saggi psicoanalitici sul genere e dintorni. FrancoAngeli, Milano, 2006.
Stoller R. J. (1968) Sex and Gender. The development of masculinity and femininity. Science House, New York, Karnac Book, London, 1974.
Stoller R. J. (1985): Presentations of gender. Yale University Press, New Haven, London.
E sulla sessualità femminile:
Chasseguet-Smirgel J. (1964): La sessualità femminile. Laterza, Bari, 1978.
Filippini S. Pazzagli A. (a cura di): Il continente nero. Saggi psicoanalitici sulla sessualità femminile. Ed. Del riccio, Firenze, 1981.