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Caterina Arcidiacono » 22.L'intervista di gruppo focalizzata e il focus group


Un po’ di storia

Nel 1941, Lazarsfeld invitò Merton ad assistere ad una sessione di lavoro durante la quale venivano esaminate la reazioni del pubblico a diversi programmi radiofonici.
La sessione di lavoro, nella quale Lazarsfeld e Merton parteciparono come osservatori, constava nel far ascoltare la registrazione di un programma radiofonico ad un gruppo di persone, sistemate in due o tre file nella stanza. Queste persone avevano il compito, durante l’episodio, di premere dei bottoni a seconda della reazione (rosso, negativa – verde, positiva). I due bottoni attivavano un apparecchio, chiamato poi Lazarsfeld-Stanton Program Analyzer, che serviva a registrare le reazioni del pubblico e a collegarle con le relative parti del programma. Terminato l’ascolto del programma, un assistente di Lazarsfeld domandava ai membri del gruppo le ragioni delle loro scelte.
Merton notò alcuni errori dell’assistente di Lazarsfeld: non focalizzava sufficientemente l’attenzione sulle reazioni indicate guidando, inavvertitamente, le risposte e non riuscendo, quindi, a far emergere espressioni spontanee relative alle reazioni registrate.
Lazarsfeld chiese a Merton di condurre il gruppo seguente per mostrargli come, secondo lui, l’intervista dovesse essere condotta (Merton, 1987; Di Lellio, 1985; Lazarsfeld, 1975).

Paul Felix Lazarsfeld 
(Vienna, 1901 – New York, 1976).

Paul Felix Lazarsfeld (Vienna, 1901 – New York, 1976).

Robert King Merton 
(Filadelfia, 1910 – 2003).

Robert King Merton (Filadelfia, 1910 – 2003).


L’intervista focalizzata

Fu condotta per la prima volta un’intervista che coinvolgeva più persone simultaneamente nel ruolo di intervistati, con l’obiettivo di capire ed esaminare in profondità opinioni, comportamenti e motivazioni che portano ad assumere definiti atteggiamenti.
Negli anni successivi, Merton realizzò delle interviste a gruppi di soldati americani per studiare le loro reazioni a film di addestramento. Nel corso di quest’esperienza furono sviluppate una serie di procedure che divennero note come interviste focalizzate (sia su singoli individui che di gruppo). Tali interviste assunsero il termine di “focalizzate” poiché l’attenzione era posta su alcuni precisi elementi, sui quali si indagava in profondità fino a risalire ai fattori che determinavano gli effetti.

Paternità del focus group

In genere, l’ideazione della tecnica del focus group viene assegnata a Robert King Merton (1941).
In realtà in un meeting dell’Associazione Americana per la Ricerca sulla Pubblica Opinione, tenutosi nel giugno 1986, Merton rifiutò la paternità del focus group, affermando di non aver mai usato tale termine e reclamando solamente l’ideazione e la sperimentazione delle interviste focalizzate (Merton, 1987). Merton evidenzia come siano stati Lazarsfeld e Stanton i primi a mettere insieme l’intervista focalizzata con il colloquio con un gruppo e che la tecnica da lui concepita, anche quando viene rivolta ad un gruppo di persone, non va fatta coincidere con i focus group. Secondo l’autore, tra le due tecniche può esserci una continuità intellettuale ma di sicuro non storica (Merton, 1987).

Due interrogativi

Intervista focalizzata nel focus group?
Leo Bogart (1984) ritiene il termine focus group un “barbarismo”, originato dall’aver confuso (nel senso letterale del termine, cioè fuso insieme) la tecnica mertoniana dell’intervista focalizzata – nella quale un intervistatore fa si che gli intervistati non devino dal tema – con una tradizionale tecnica sociologica consistente in un colloquio con un gruppo di persone che sono spronate, le une dalle altre, a parlare sotto la guida di un intervistatore.

Perché Merton respinge la paternità del focus group?
Probabilmente Merton nel respingere l’equivalenza tra l’intervista focalizzata e il focus group, è stato motivato dalla volontà di prendere le distanze da un cattivo uso dei focus group oppure dai vari mutamenti a cui è stata sottoposta la tecnica del focus group nel corso del tempo.

Somiglianze tra intervista di gruppo focalizzata e focus group

A dispetto di tutta la disputa sulla reale paternità e sugli specifici criteri delle due procedure, non si può negare che la tecnica del focus group presenti degli elementi comuni con l’intervista di gruppo focalizzata:

  • gruppo come fonte di informazione;
  • l’interazione tra i partecipanti;
  • la focalizzazione su un argomento specifico;
  • lo studio in profondità.

«Sarebbe più agevole, allora, usare un unico termine “focus group” per indicare tutte queste tecniche, distinguendo poi al suo interno i vari tipi» (Corrao, 2002).

Tipi di focus group

Nel corso degli anni, quindi, diverse sono state, le innovazioni introdotte rispetto alla tecnica del focus group. Al momento, possiamo disporre di differenti tipi di focus group che si diversificano per composizione del gruppo, grado di strutturazione e ruolo del moderatore.

  • Composizione dei gruppi
    • Estraneità dei partecipanti tra loro e con il moderatore vs. Precedente conoscenza dei partecipanti
    • Omogeneità interna del gruppo vs. Eterogeneità interna del gruppo
    • Mini group vs. Full group
    • Ad uno stadio vs. A più stadi

Tipi di focus group (segue)

  • Grado di strutturazione
    • Gruppi autogestiti
    • Focus group con guida d’intervista contenente i punti da trattare
    • Focus group semistrutturati
    • Focus group con tecniche, anche standardizzate per stimolare il dibattito o raccogliere informazioni supplementari
  • Ruolo del moderatore
    • Molto marginale: il moderatore propone il tema e le regole di interazione, lasciando che i partecipanti discutano tra loro.
    • Limitato: il moderatore interviene per agevolare l’andamento della discussione o contrastare deviazioni dal tema e per equilibrare gli interventi.
    • Ampio: notevole controllo sul contenuto della discussione e sulle dinamiche di gruppo.

Accostamento di differenti tipi di focus group

Non obbligatoriamente un ricercatore deve optare per un tipo di focus group a preferenza di un altro. Difatti, nel medesimo disegno di ricerca, è possibile combinare tipi diversi di focus group.

Esempi
Si può cominciare con gruppi eterogenei al fine di individuare delle classi di popolazione importanti per l’oggetto di studio, e dopo condurre una seconda serie mantenendo separate tali categorie (Templeton, 1994). Oppure, al contrario, può essere più opportuno prima comprendere in profondità le esperienze e le prospettive delle diverse categorie esaminate distintamente, per poi scrutare le loro dinamiche di interazione in gruppi misti (Morgan, 1988).

Questi disegni di ricerca possono produrre risultati interessanti: occorre essere consapevoli, però, del rilevante investimento di tempo e risorse, dato che, per ogni variazione, va prevista una sequenza di almeno tre o quattro gruppi (Corrao, 2005).

Come strutturare un focus group

Il focus group, in generale, non deve durare meno di 90 minuti e non oltre i 120 minuti.

Solitamente viene effettuato da due persone: un moderatore che gestisce la discussione e un osservatore che analizza le dinamiche di relazione del gruppo.

I partecipanti al focus group devono essere almeno 6/7 e non più di 12/13 persone, giacché un numero più basso potrebbe inficiare le dinamiche di gruppo; invece, un numero più alto tende a censurare l’intervento delle opinioni contrapposte o deboli, non consentendo a tutti i componenti del gruppo di raccontare al meglio le proprie idee.

Vantaggi e limiti del focus group

Vantaggi
- interazione tra i partecipanti
- capacità di fornire risultati di ricerca in poco tempo e con un costo relativamente basso
- possibilità di proporre la tecnica del focus group in tutti gli strati sociali e per tutte le età

Limiti
- creare il gruppo di partecipanti
- difficoltà di trovare un moderatore esperto
- difficoltà nel raggiungere un buon livello di profondità della discussione
- difficoltà e complessità dell’elaborazione del materiale emerso

È importante sapere che non esiste «alcuna tecnica superiore, per suo statuto costitutivo, ad un’altra [è necessario quindi pronunciare] giudizi per riferimento a determinate dimensioni, per rapporto a scopi circoscritti» (Cipolla, 1997).

Quando optare o no per l’uso del focus group

È consigliabile usare il focus group quando:
- si è interessati ad un fenomeno nuovo su cui si hanno poche conoscenze (Steward & Shamdasani, 1990)
- si vuole conoscere la prospettiva di un determinato target sull’oggetto di studio (Frey & Fontana, 1993; Steward & Shamdasani, 1990)
- si ha la necessità di studiare e capire problemi sociali complessi (Abramczyk, 1995; Morgan & Krueger, 1993)
- si è verificata una frattura comunicativa (Krueger, 1994; Morgan e Krueger, 1993)

È sconsigliabile usare il focus group quando:
- l’ambiente è emozionalmente carico (Krueger, 1994)
- si ha interesse per comportamenti, atteggiamenti o opinioni individuali (Morgan, 1988; Stewart & Shamdasani, 1990)
- si vogliono indagare aspetti specifici e predefiniti di un problema e comparare le posizioni dei diversi soggetti su ogni punto individuato (Morgan, 1988)
- problema della privacy (Krueger, 1994; Morgan & Krueger, 1993)

Strategie di conduzione del focus group

Per quanto riguarda le strategie di conduzione nella nostra esperienza questi sono i due approcci più spesso usati:

Focus group con tecniche di Brainstorming
(approccio di Martini e Sequi, 1988)

Focus group con griglia di discussione strutturata
(modello di Krüger, 1998)

Attività di brainstorming
Archivio Incoparde.

Attività di brainstorming Archivio Incoparde.


Strategie di conduzione del focus group

FOCUS GROUP CON TECNICHE DI BRAINSTORMING
(approccio di Martini e Sequi, 1988)

Proposta di un tema su cui discutere
- Le opinioni espresse vengono riportate sinteticamente su un cartellone per rendere visibile, a tutto il gruppo, il pensiero emerso.
- Discussione sui temi emersi e su quelli più rilevanti per il gruppo. Tra i temi emersi vengono scelti quelli che sono più importanti per il gruppo stesso. Tra questi viene poi effettuata una seconda scelta di priorità da ogni componente del gruppo.
- Valutazione dei risultati a cui si è giunti delle soluzioni possibili e di quelle realizzabili.
- Tale modalità di conduzione viene utilizzata quando il focus group è finalizzato a produrre nuove idee o a facilitare un processo di decisione.

Strategie di conduzione del focus group

FOCUS GROUP CON GRIGLIA DI DISCUSSIONE STRUTTURATA
(Modello di Krüger, 1998)

Nell’ambito della ricerca, il focus group è piuttosto condotto facendo riferimento ad una griglia di discussione strutturata che serve al conduttore per meglio focalizzare gli ambiti da esplorare attraverso l’interazione e la discussione.

In questo caso la griglia di conduzione è comune a tutti coloro che conducono i diversi focus group previsti ed è predisposta, e/o eventualmente modificata, nel corso del lavoro dal gruppo di ricerca.

Seduta di focus group
Archivio Incoparde.

Seduta di focus group Archivio Incoparde.

Seduta di focus group
Archivio Incoparde.

Seduta di focus group Archivio Incoparde.


Copione prestabilito

Il gruppo di discussione ha generalmente un “copione” prestabilito.

DOMANDE DI APERTURA
Hanno lo scopo di identificare gli elementi che i partecipanti hanno in comune. Ad esempio, ai partecipanti è chiesto di presentarsi e dire qualcosa di sé rispetto all’argomento trattato.

DOMANDE DI INTRODUZIONE
Tali domande, si riferiscono al tema trattato e forniscono l’opportunità, per i partecipanti, di riflettere su esperienze passate e la loro connessione con l’argomento.

DOMANDE DI TRANSIZIONE
Portano ai partecipanti al “cuore” degli argomenti da indagare.

DOMANDE CHIAVE
Affrontano i problemi nevralgici da esplorare e approfondire, e costituiscono lo scopo ultimo del focus.

Copione prestabilito (segue)

DOMANDE FINALI
Stimolano i partecipanti ad ulteriori riflessioni su quanto emerso e aiutano il gruppo a definire i temi principali affrontati. Esse vengono anche sintetizzate in una domanda finale che invita il partecipante a definire quale è per lui/lei la cosa più importante emersa rispetto all’argomento trattato.

DOMANDE DI CHIUSURA
In conclusione, il conduttore invita i partecipanti a proporre un elemento a carattere emotivo, creativo, fantastico che possa esprimere il loro lo stato d’animo rispetto al tema trattato (un colore, una canzone, un film) e/o a prospettare una soluzione “magica” al problema sollevato.
Anche in questo caso una lavagna, un cartellone, una lavagna a fogli possono aiutare il conduttore a raccogliere e fissare quanto emerge dalla interazione e discussione.

I materiali di supporto della lezione

Albanesi, C. (2004). I focus group. Carocci, Roma.

Corrao, S. (2005). Il focus group. FrancoAngeli, Milano.

Procentese, F. (1999). Intervista di gruppo focalizzata. In C. Arcidiacono, Diagnosi di una città, pp.219-227, Magma edizioni Napoli.

Merton, R. K. (1987). The focussed Interview and Focus Group: Continuities and Discontinuities. Public Opinion Quarterly, VI, 4, 550-566

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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