Per meglio entrare nel vivo dell’uso dei paradigmi di ricerca è opportuno definire, più circonstanziatamente, la cornice di riferimento nel quadro del dibattito scientifico attuale. A tal fine, vogliamo brevemente esaminare i criteri chiave che costituiscono il riferimento fondante di quelli che in un quadro post-positivista definiamo gli scenari possibili: la cornice naturalistica, empowerizzante, costruzionista, e critica.
Se entriamo nello scenario naturalistico, gli assunti si basano sul lavoro di Lincoln e Guba (1986) che definiscono criteri equivalenti a quelli della ricerca positivistica, con l’intento di mostrare come variano le procedure e gli obiettivi nel passaggio di paradigma. Sullo sfondo si ipotizza la conoscibilità della verità , di ottenere risultati generalizzabili e di scoprire la realtà del dato: siamo sempre nel paradigma della ricerca del vero.
Per facilitare il percorso sembra utile riprendere brevemente Julian Rappaport, che nel 1990 in Research methods and the Empowerment social agenda ha riattraversato il lavoro di Lincoln e Guba (1986) definendo “criteri di bontà ” (affidabilità e attendibilità ) (trustworthiness) per la bontà del metodo che nella ricerca qualitativa svolgono funzioni equivalenti a quelli in uso nella ricerca positivistica sperimentale.
Riassumo in breve. Essi sono i criteri di … (si veda la slide successiva).
Arcidiacono, C. (2004/2005). Laboratorio di Psicologia di Comunità . Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
Al fine di realizzare la credibilità , ovvero validità interna, il ruolo principale è assunto dalla triangolazione delle fonti: recepire dati da fonti diversi; per quanto riguarda la trasferibilità , massima attenzione è data alla descrizione delle procedure; per quanto attiene all’attendibilità (dependability) e confermabilità , il focus è sulla valutazione ottenuta da giudizi esterni in merito alle procedure utilizzate (dependability) e ai risultati ottenuti (confermabilità ).
In questo quadro va evidenziato che i criteri di affidabilità e confermabilità sono quelli di fatto più raramente soddisfatti; se non si vuole enfatizzare la funzione dei referee di journal e volumi, è raro che il ricercatore cerchi una valutazione esterna delle procedure e dei risultati ottenuti, o che ne dia conto nei rapporti di ricerca (Arcidiacono, 2004).
A titolo esemplificativo, di come applicare i criteri indicati, riprendiamo una ricerca svolta nel ‘99 (Arcidiacono, Diagnosi di una città ) e proviamo a ripercorrere, con lo schema proposto, le attività svolte (vedi tav. 2). I punti di forza del disegno di ricerca risultano essere la triangolazione delle fonti (raccolta dati per profilo di comunità , interviste individuali e di gruppo a persone chiave – esperti grezzi – ad attori sociali del problema), la descrizione dettagliata delle fasi di lavoro (si decise di trasformare il rapporto di ricerca in volume), l’attenzione alla restituzione agli interessati (seminario con intervistati e rappresentanti delle istituzioni) e alla comunità scientifica (articolo per JCASP, Arcidiacono, Sommantico & Procentese, 2001) dei risultati.
Arcidiacono, C. (2004/2005). Laboratorio di Psicologia di Comunità . Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
I due criteri su accennati della validità di procedura e di risultato, necessitavano di ulteriori approfondimenti che lo stesso Rappaport ridefiniva con un più preciso contributo euristico fondante per la comprensione del ruolo e della funzione della ricerca. Infatti, nell’articolo del 1995, ha sviluppato ulteriori criteri che ci introducono in quello che definiamo sinteticamente scenario empowerizzante che fonda il suo approccio nei contributi della ricerca-azione e della psicologia di comunità .
Secondo l’autore, nella prospettiva della psicologia di comunità , la valutazione di una ricerca va effettuata secondo i seguenti parametri.
Lo scenario della psicologia di comunità dà al concetto di empowerment un valore fondante come obiettivo, metodo e procedura della ricerca.
Come si vede, sono criteri specifici; l’obiettivo della ricerca non è acquisire la generalizzabilità dei dati, bensì se essa risponde ai seguenti criteri fondanti: A chi serve? A cosa serve? Serve ai partecipanti?
Siamo di fronte ad una rivoluzione epistemologica. La validità è data dal senso che vi possono attribuire e dall’utilità che dei destinatari possono acquisirne. Il principio etico dell’uso delle risorse diviene criterio di validità dell’intero percorso. Nella letteratura vediamo così che, contrariamente ai criteri di confermabilità e affidabilità finora utilizzati la ricerca, deve essere in grado di produrre effetti che possono incidere sulla realtà . Con il Biennial Meeting della Scra del 1995 a Chicago (Banyard & Miller, 1998) la psicologia di comunità ha “scoperto” la ricerca qualitativa. Da allora vi fa ricorso con un occhio attento alle funzioni empowerizzanti della ricerca e al suo utilizzo nella ricerca azione.
Nella lezione 5 abbiamo analizzato cosa s’intende con validità psicopolitica ecologica nella sua dimensione conoscitiva (epistemica) e trasformativa, qui abbiamo focalizzato l’attenzione sul fatto che in psicologia di comunità la potenzialità trasformativa di una ricerca ne è l’assunto fondante. Nelle prossime lezioni approfondiremo quali sono i problemi del ricercatore in merito alla definizione degli obiettivi, delle procedure e dell’ utilizzo dei risultati in tale approccio, anche in considerazione di una prospettiva interculturale e critica.
Arcidiacono, C. (2004/2005). Laboratorio di Psicologia di Comunità . Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
Un altro criterio per valutare la ricerca in psicologia di comunità  è proposto da Trickett e Espino (2004).
Esso si esplica:
In breve
Arcidiacono, C. (2004/2005). Laboratorio di Psicologia di Comunità . Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
Nell’incedere del secondo millennio, prende forza un nuovo paradigma. Qui, nello scenario interpretativo costruttivista non siamo più rivolti alla scoperta della verità in una logica causale. Situatività e contingenza (Mantovani, 2003) assegnano ai dati un valore “situato”. L’obiettivo non è la generalizzabilità , non è la prospettiva etica (valida per ogni gruppo sociale) ma quella emica (in una prospettiva interna al contesto studiato) ovvero “la particolarità e unicità di quello specifico oggetto di studio analizzato in maniera approfondita” (De Gregorio & Mosiello, 2004).
Arcidiacono, C. (2004/2005). Laboratorio di Psicologia di Comunità . Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
Il richiamo alle condizioni storiche è, oggi, perseguito in psicologia di comunità dall’approccio critico (Fox et al., 2009). Il fattore innovativo del modello è il ruolo attribuito alla giustizia nella costruzione del benessere, ai diversi livelli esplicitati. Questo paradigma pone il tradizionale modello ecologico in una prospettiva critica in quanto tiene conto delle dinamiche di potere nei domini psicologici e politici della salute. In tale prospettiva le indagini e gli interventi dovranno essere in grado di esplicitare il potere psicologico e politico che interagisce nei fatti sociali indagati. Il processo di empowerment si attua attraverso la decostruzione delle norme che portano all’acquiescenza, esaminando le dimensioni relazionali e individuali che favoriscono il processo. In tal modo, la dimensione individuale, in termini di autodeterminazione, crescita personale e capacità di rispondere positivamente ai vissuti d’impotenza e al disagio, viene inscritta in più complesse variabili organizzative e istituzionali. A livello relazionale aiuta a costruire fiducia nei gruppi che sostengono la coesione sociale e lottano contro l’esclusione. Il processo di liberazione avviene nel supporto al cambiamento sociale, nell’opposizione al colonialismo e nel supporto alle istituzioni che supportano lo sviluppo umano.
Vediamo che nel paradigma positivistico la domanda era: i miei dati sono generalizzabili?
In quello naturalistico sono piuttosto: le mie procedure sono ben descritte? il campionamento è adeguato?
In quello empowerizzante: a chi serve?
In una prospettiva costruzionista, la domanda è invece: chi descrive? Ovvero, in che misura l’oggetto della ricerca ne è il soggetto? Quale è la realtà co-costruita?
In una prospettiva critica l’interrogativo concerne, infine, le forze in campo nell’oggi e nel passato, al fine di individuare gli attori sociali (Paesi, gruppi sociali, ideologie, movimenti, tecnologie etc.) che hanno determinato la formazione delle minoranze e la costruzione dell’emarginazione.
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Arcidiacono, C. (1999). Napoli: Diagnosi di una città . Napoli: Magma.
Arcidiacono, C. (2010). Riflessività , processualità , situatività : Parole chiave della ricerca-azione. In F. P. Colucci (a cura di), Ricerche di psicologia, numero speciale (in preparazione).
Arcidiacono, C. (2004). Metodologie della ricerca qualitativa. Paradossi e dilemmi del ricercatore. In N. de Piccolo & G. P. Quaglino (a cura di), Psicologia sociale in dialogo (pp.151-170). Milano: Unicopli. ISBN88-400-0933-7.
Nelson, G., & Prilleltensky, I. (2005). Community Psychology. Pursuit of Liberation and Well-being. New York: Palgrave,MacMillan.