Le tensioni sociali prodotte dallo sviluppo industriale, la mercantilizzazione della vita quotidiana, la formazione di culture urbane diffuse trasformano in modo profondo e talvolta rapido le popolazioni europee, trasformando quelle che erano piccole comunità locali -spesso isolate le une dalle altre- in un potenziale soggetto politico. Un soggetto politico che, per i governi, può essere utile (consenso) o pericoloso (conflitto).
A questa situazione, le classi dirigenti reagiscono facendo ogni sforzo per integrare le popolazioni all’interno delle istituzioni politiche e delle culture nazionali degli Stati.
Gli strumenti di queste politiche di integrazione sono:
Al fine di inserire le popolazioni all’interno del sistema politico, i governi tendono a riconoscere i diritti di associazione (sindacati, partiti), ad allargare il suffragio elettorale e infine ad accettare forme più o meno nette di parlamentarismo. Naturalmente, il quadro varia da paese a paese.
Francia: suffragio universale maschile (1848), plebiscitarismo nel Secondo Impero, parlamentarismo nella Terza Repubblica, opinione pubblica politicizzata
Inghilterra: lento allargamento del diritto di voto, che inizialmente è censitario e selettivo: riforme nel 1832, 1867, 1884. A questa data, gli elettori sono circa 5 milioni. Ma il paese resta spaccato tra “due nazioni” (Disraeli): le élites, da una parte, e masse popolari sostanzialmente fuori dalla politica nazionale, dall’altra. Queste masse, tuttavia, appaiono agguerrite, sindacalizzate, pronte ad organizzarsi politicamente
Andando da Ovest a Est, in altri termini, l’opinione pubblica appare meno influente, il conflitto sociale è meno stimolante (dato il minor tasso di industrializzazione) e dunque i governi sono meno disposti a concedere diritti politici. La conseguenza è una integrazione politica di quelle popolazioni molto più bassa che in Occidente.
Germania guglielmina: suffragio universale per il Parlamento del Reich, sistema elettorale fortemente censitario per il Parlamento prussiano, forma di governo non parlamentare ma imperiale (il Cancelliere è designato dal Sovrano e a lui risponde nei suoi atti). L’opinione pubblica, mobilitata a metà Ottocento sul tema della nazione tedesca, viene imbrigliata da una prassi governativa autoritaria.
Austria asburgica: un sistema elettorale molto selettivo assicura la permanenza al potere delle tradizionali élites agrarie, finanziarie e mercantili, deprimendo l’opinione pubblica e frenandone i processi di integrazione e di mobilitazione politica.
Russia: strategie governative altalenanti tra rifrorma politica (anni ‘60) e chiusura reazionaria (anni ‘80), potere autocratico del Sovrano, società spaccata tra agrari e contadini, urbanizzazione molto scarsa, debolezza dell’opinione pubblica.
Andando dall’Europa occidentale all’Europa orientale, come si è visto, l’opinione pubblica appare meno strutturata e influente, il conflitto sociale meno intenso e stimolante, e dunque i governi sono poco disponibili a concedere diritti politici, ostili a forme di rappresentanza allargata e ad ogni apertura di tipo parlamentare, arroccati dietro costituzioni conservatrici e sostanzialmente fermi ad una concezione dinastica del potere pubblico.
Dalla metà del secolo, in tempi e modi ovviamente diversi da paese a paese, i governi rispondono al malessere dei ceti svantaggiati e al rischio di conflitti sociali, elaborando programmi di tipo sociale, come il risanamento dei quartieri operai e l’edilizia popolare, emanando leggi per la protezione contro le malattie e gli infortuni sul lavoro, regolamentando l’orario della giornata lavorativa e l’età minima del lavoratore.
Tendenze. La società organizzata
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8. Tendenze. L'integrazione politica delle masse
9. Tendenze. La società organizzata
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19. La Germania e l'egemonia europea
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22. Colonialismo, imperialismo e Africa
23. Colonialismo, imperialismo e Asia
24. La Cina, il Giappone e l'Occidente
25. L'Italia liberale fino alla crisi di fine secolo
27. Gli eventi tra Otto e Novecento: Francia e Gran Bretagna
28. L'Europa di lingua tedesca
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30. I blocchi contrapposti e il riarmo
31. 1914