Negli Anni Venti del Novecento si assiste ad un grandissimo sviluppo dell’economia americana dovuto soprattutto alla diffusione nel sistema produttivo del “taylorismo” e alla crescita dei consumi col “fordismo”. Col taylorismo il lavoro nell’industria viene parcellizzato in operazioni più semplici: la catena di montaggio. Mentre Ford proprietario dell’omonima industria di automobili aumenta i salari, diminuisce la giornata lavorativa, offre sconti agli operai sull’acquisto di auto, autoalimentando il suo stesso mercato.
Difficile determinare con esattezza le cause della crisi, si pensa ad un eccesso di produzione. Probabilmente c’è stato anche un eccesso di indebitamento (nei dieci anni prima del crollo il credito rateale era triplicato). La crisi parte dalla Borsa di New York. La Borsa è il mercato dove non si scambiano le merci ma i valori, dove gli agenti di cambio ricevono gli ordini di acquisto e di vendita. Dal rapporto domanda/offerta delle azioni si determina il cosiddetto “listino” dei prezzi di borsa.
Nelle società per azioni ognuno è proprietario di una quota parte del capitale, che diventa a sua volta vendibile. Le azioni possono essere ordinarie, frazioni minime del capitale di una società. Altre azioni sono “di risparmio”: azioni tramite cui non si diventa davvero soci (ad esempio non si ha diritto di voto), ma che si utilizzano solo a fine speculativo. Nel famoso giovedì nero, il 24 ottobre 1929, furono vendute, facendone crollare il valore, ben 12 milioni di azioni.
Il Prodotto Interno Lordo è il valore espresso in denaro di tutti i beni e i servizi finali di un paese, cui devono essere detratti gli ammortamenti (vale a dire le riduzioni periodiche delle quote di valore dei beni provocate dal loro uso).
La crisi del 1929 porta un aumento enorme della disoccupazione e ancora nel 1933 il PIL statunitense è inferiore del 33% rispetto a quello del 1929. In Germania il calo della produzione è del 60%.
In pochi anni gli USA riescono a trovare una strada per risolvere la crisi, recuperando la stessa, se non maggiore, forza economica di prima. Roosevelt con il New Deal riesce a trasformare in azione politica i concetti dell’economista inglese Keynes. Con il deficit spending si abbandona l’obiettivo di pareggiare il bilancio e l’intervento statale in perdita fa da volano alla ripresa economica, riducendo la disoccupazione. L’intervento statale in economia ha in questo caso una valenza democratica.
Riconoscendo una delle cause della crisi nel comportamento della finanza, si realizza una riforma della banca centrale, accrescendo il potere della Federal Reserve Bank. Con Roosevelt vengono anche introdotti in contraddizione con la tradizione statunitense alcuni elementi di welfare, usando gli ammortizzatori sociali per proteggere gli strati più deboli della popolazione.
Franklin Delano Roosevelt (1882-1945). Fonte: Wikipedia.
In Europa la crisi ha colpito nel modo più severo le economie legate a quella americana: innanzitutto la Germania, ma anche l’Inghilterra. La sterlina perde il 30% del valore e non recupera più il ruolo centrale nell’economia internazionale che ha avuto con il Gold exchange standard. Altri paesi subiscono conseguenze più lievi, ad esempio la Spagna, proprio per l’arretratezza stessa dell’economia, ancora basata soprattutto sul settore primario.
La Germania è il paese che risente di più della crisi, il calo straordinario della produzione e dei prezzi arriva in un paese già molto provato, umiliato dalla conclusione della I guerra mondiale. La Germania ha già attraversato una pesantissima crisi inflattiva nel ‘23. A quell’epoca Hitler ha tentato e fallito un colpo di stato. Arrestato, in prigione scrive il “Mein kampf”. Fallisce anche però il tentativo democratico della Repubblica di Weimar. In questo clima il partito nazional-socialista riesce ad emergere.
Il sistema con cui Hitler raggiunge il potere è una vittoria elettorale schiacciante nel 1933, Hindenburg non può fare altro che offrirgli il cancellierato. La vittoria elettorale è ottenuta anche grazie alla falsa accusa ai comunisti di avere incendiato il Reichstag.
L'edificio del Reichstag a Berlino. Fonte: Wikipedia.
Tra nazismo e fascismo non c’è differenza almeno dal punto di vista qualitativo. Una differenza c’è dal punto di vista quantitativo: il fascismo italiano corrisponde ad una società ancora arretrata; si tratta di un paese ancora molto agricolo in cui la forza di realizzare grandi progetti di dominio non ha solide fondamenta. Il nazismo appare così un fascismo particolarmente potente e aggressivo.
Anche nel nazismo c’è una doppia anima come si evince dal termine stesso nazional-socialista. Anche il nazismo si presenta come una terza possibilità rispetto al comunismo e al capitalismo.
Espressione più diretta di quest’anima eversiva sono le SA. Dopo l’accordo con i gruppi economici dominanti e la creazione delle più fedeli SS, il regime si consolida con “la notte dei lunghi coltelli”, nel 1934, in cui vennero uccisi tutti gli ufficiali delle SA incluso il loro capo Rohm.
Ernst Rohm (1887-1934). Fonte: Wikipedia.
Franz Neuman individua il momento di arbitrio, di potere assoluto al di là delle leggi, la figura del Fuhrer come ciò che tiene assieme quattro elementi: il partito nazista, l’esercito, la burocrazia ed il potere economico.
Frenkel teorizza un doppio stato, in cui la presenza dell’elemento normativo indispensabile all’economia argina l’elemento discrezionale.
Hannah Arendt definisce il termine di totalitarismo e teorizza la “banalità del male”, la burocrazia della persecuzione e dello sterminio, riflettendo sul processo di Heichmann a Gerusalemme.
Francobollo commemorativo di Hannah Arendt (1906-1975). Fonte: Wikipedia.
1. Metodi e fonti per la storia contemporanea
2. Concetti e termini di economia
3. Le trasformazioni sociali della prima parte dell'Ottocento
4. La prima metà dell'Ottocento
6. La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra
8. La crisi del 1929 e il nazismo
11. La guerra fredda e l'Italia nel secondo dopoguerra
12. Decolonizzazione e Medio Oriente
13. Gli Anni Sessanta e i nuovi soggetti: giovani e donne
14. La società e la politica italiana dal Centrosinistra ad oggi
15. La crisi del comunismo e i conflitti recenti
16. La crisi del sistema di Bretton Woods e la globalizzazione
Galbraith John K., Il grande crollo, Milano, Milano, BUR, 2003.
Hannah Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Milano, Feltrinelli, 2003.
Gerhard Albert Ritter, Storia dello stato sociale, Bari Laterza, 2003.
Domenico Losurdo, Il revisionismo storico. Problemi e miti, Bari, Laterza, 2002.
Si consiglia inoltre la visione dei seguenti film:
Furore di John Ford (1940).
1. Metodi e fonti per la storia contemporanea
2. Concetti e termini di economia
3. Le trasformazioni sociali della prima parte dell'Ottocento
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