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Lucia Valenzi » 7.Il fascismo italiano


Fascismo e bonapartismo

L’autoritarismo fascista non è assimilabile al “bonapartismo” proprio dell’Ottocento. La borghesia impaurita dagli scontri sociali della metà del XIX secolo si è affidata ad uomo forte, allora Napoleone III. Il fascismo è invece un fenomeno politico proprio del Novecento, del secolo delle masse, grandi masse vengono irregimentate in una sorta di fabbrica del consenso. Il fascismo come regime si afferma come sistema totalitario, volendo permeare di sè tutta la società anche nella vita quotidiana e nelle famiglie.

Benito Amilcare Mussolini (1883-1945). Fonte: Wikipedia.

Benito Amilcare Mussolini (1883-1945). Fonte: Wikipedia.


Le due anime del fascismo

Nel fascismo c’è una doppia anima. La prima è l’anima conservatrice che cerca alleanze con i partiti tradizionali, ad esempio i nazionalisti di Federzoni, e vuole consolidare il potere delle classi dominanti. L’altra è un’anima eversiva che contrasta sul suo stesso terreno il pericolo bolscevico. Non a caso Mussolini è stato un dirigente del partito socialista. Il fascismo si vuole presentare come una terza via rispetto al comunismo e al capitalismo (si veda ad esempio il corporativismo). Anche la Repubblica di Salò si autodefinirà Repubblica Sociale Italiana.

Squadristi della “prima ora”. Fonte: Wikipedia.

Squadristi della “prima ora”. Fonte: Wikipedia.


Biennio rosso e biennio nero

1919-20 Biennio rosso: grandi lotte sociali, occupazione delle fabbriche ma senza una forte capacità propositiva. Le battaglie sociali si sgonfiano da sole di fronte all’abituale politica attendista di Giolitti. Su questa debolezza si innesterà la risposta del fascismo.
1921-22 Biennio nero: continue aggressioni alle sedi dei partiti e dei sindacati. Le forze dell’ordine per lo più non intervengono e di fatto favoriscono la parte fascista più aggressiva.

Primo numero dell’Ordine Nuovo a Torino redatto da Antonio Gramsci (1 maggio 1919). Fonte: Wikipedia

Primo numero dell'Ordine Nuovo a Torino redatto da Antonio Gramsci (1 maggio 1919). Fonte: Wikipedia


I Fasci di combattimento

Benito Mussolini, direttore del quotidiano del Partito socialista “Avanti!”, aderisce all’interventismo e fonda il quotidiano “Il popolo d’Italia”, si arruola e viene anche ferito. Dopo la guerra fonda i Fasci di combattimento il cui primo programma quello cosiddetto “di San Sepolcro” (la piazza di Milano) è decisamente eversivo. Nel 1921 viene fondato il Partito Nazionale Fascista che ottiene solo 35 seggi in Parlamento.

Fonte: Wikipedia.

Fonte: Wikipedia.


La marcia su Roma

Il fascismo ottiene il potere con un colpo di stato: la marcia su Roma. Ma il golpe riesce solo per la complicità del re che non firma lo stato d’assedio. Mussolini in realtà raggiunge Roma in vagone letto da Milano. Il primo governo è ancora un governo di coalizione. Il 16 novembre del 1922 con il “discorso del bivacco” Mussolini minaccia il parlamento. Il fascismo è ancora in bilico tra una scelta decisamente dittatoriale e scelte più o meno legalitarie.

Mussolini: il discorso del bivacco

Mussolini e i “Quadrumviri” al Congresso di Napoli 24 ottobre 1922. Fonte: Wikipedia.

Mussolini e i “Quadrumviri” al Congresso di Napoli 24 ottobre 1922. Fonte: Wikipedia.


La crisi Matteotti

Matteotti è la figura martire della democrazia: viene rapito il 10 giugno 1924, ma il cadavere viene fatto ritrovare il 16 agosto. Si tratta certamente di un errore politico da parte dei fascisti. La crisi Matteotti rappresenta un momento di impopolarità, con una reazione forte dell’opinione pubblica. L’opposizione gestisce debolmente la risposta con il ritiro dal Parlamento sull’Aventino. Mussolini risolve nel gennaio del 1925 la crisi assumendosi ogni responsabilità: “Se il fascismo è un’associazione a delinquere, io sono il capo di quest’associazione”.

Giacomo Matteotti (1885-1924). Fonte: Wikipedia.

Giacomo Matteotti (1885-1924). Fonte: Wikipedia.


Il totalitarismo in Italia

Il fascismo non conosce una vera e propria dialettica di interessi diversi, nello stesso tempo un vero e proprio totalitarismo non è mai riscontrabile in pratica. In Italia gli altri poteri Monarchia e Vaticano, se limitano la dittatura, non rappresentano una vera alternativa. L’Azione cattolica è una delle pochissime organizzazioni non fasciste che rimane legale. Ci sono però parti della burocrazia statale, dirette dai diversi gerarchi, che entrano in contraddizione tra loro.

Mussolini a Milano nel 1930. Fonte: Wikipedia.

Mussolini a Milano nel 1930. Fonte: Wikipedia.


La politica economica fascista

Dal punto di vista della politica economica il fascismo conosce almeno due fasi diverse: un primo periodo liberista col ministro De Stefani, un secondo protezionista a partire dal 1926 con il ministro Volpi di Misurata. La crisi economica italiana nel 1927 anticipa quella mondiale del 1929. Viene decisa un’operazione di tipo deflazionistico “la quota 90″: il cambio di 90 lire per una sterlina. È una crisi che porta ad una forte ristrutturazione industriale.

Giuseppe Volpi, conte di Misurata (1887-1947). Fonte: Wikipedia.

Giuseppe Volpi, conte di Misurata (1887-1947). Fonte: Wikipedia.


La politica demografica fascista

Durante il periodo fascista l’economia non rimane ferma, cresce l’industrializzazione. Ma spesso la politica fascista, a parte gli ammodernamenti dell’agricoltura con la riforma agraria di Serpieri, tende ad operazioni meramente propagandistiche. Ad esempio nonostante la politica di “ruralizzazione”, la popolazione si sposta verso le città del Nord. Anche la politica demografica di aumento della popolazione (gli 8 milioni di baionette) non ottiene grandi successi.

Arrigo Serpieri (1877-1960). Fonte: Wikipedia.

Arrigo Serpieri (1877-1960). Fonte: Wikipedia.


IRI e IMI

Il periodo fascista è soprattutto un epoca di compressione di salari e di protezionismo. La forte tendenza protezionista sfocia nell’anteguerra nell’autarchia. I salvataggi di aziende in crisi, trasformate a partecipazione statale, comportano la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti. Di qui la nascita dell’IRI (Istituto della Ricostruzione Industriale) e il corripondente mobiliare, l’IMI.

Alberto Beneduce, primo Presidente dell’IRI (1877-1944). Fonte: Wikipedia.

Alberto Beneduce, primo Presidente dell'IRI (1877-1944). Fonte: Wikipedia.


La Guerra d’Etiopia

La debolezza del colonialismo italiano ha fatto sì che anche la Libia, conquistata con Giolitti, non sia stata sfruttata a fondo. Nel 1935-36 c’è il lancio in grande stile del colonialismo fascista con la Guerra di Etiopia, con feroci massacri e uso di gas tossici. La guerra rappresenta il punto massimo della popolarità e del consenso al regime. L’AOI (Africa Orientale Italiana) irrita invece le altre potenze coloniali, ma le sanzioni della Società delle Nazioni finiscono soltanto con l’aiutare la propaganda fascista.

Donna etiope e soldato italiano. Fototeca nazionale di Milano. Fonte: Wikipedia.

Donna etiope e soldato italiano. Fototeca nazionale di Milano. Fonte: Wikipedia.


Le leggi razziali italiane

La violenza delle guerre coloniali italiane e le leggi razziali del 1938 sfatano il mito degli “italiani brava gente” e del fascismo meno aggressivo del nazismo tedesco. Il razzismo italiano è più anti-camitico che anti-semitico: un razzismo mediterraneo. Il punto 8 del decalogo razzista di Interlenghi recita: “Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili”.

Il manifesto pubblicato dalla “Difesa della razza”. Fonte: Wikipedia.

Il manifesto pubblicato dalla "Difesa della razza". Fonte: Wikipedia.


I materiali di supporto della lezione

Salvatore Lupo, Il fascismo. La politica in un regime totalitario, Roma, Donzelli, 2000.

Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo, Bari, Laterza, 1982

Pietro Grifone, Il capitale finanziario in Italia. La politica economica del fascismo, Torino, Einaudi, 1981 .

Renzo De Felice, Intervista sul fascismo, Bari, Laterza, 1975.

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