Il problema dell’«unità» nella storiografia filosofica è stato al centro di vivaci e interessanti discussioni tra gli storici della filosofia nell’Italia di metà Novecento. Una delle voci autorevoli è stata senz’altro quella di Eugenio Garin che al tema ha dedicato un acuto contributo, discusso nel Convegno di studi promosso dall’Ateneo fiorentino nell’aprile del 1956 sotto la presidenza di Nicola Abbagnano. Il testo fu pubblicato nella «Rivista critica di storia della filosofia» del 1956 e poi raccolto in un agile volumetto dal titolo La filosofia come sapere storico (Laterza, 1959, rist. ivi 1990).
All’esordio è già di per sé indicativa la scelta di commentare la nota tesi hegeliana (nelle Introduzioni all’Enciclopedia e alle Lezioni di Storia della Filosofia) circa la riduzione «necessaria» delle filosofie a una sola, l’ultima nel tempo, esito di tutte le precedenti e, perciò, la più concreta e sviluppata di tutte.
E. Garin. Fonte: Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento
Garin prende spunto dalla tesi hegeliana per riportarla al suo modello antico: la Metafisica di Aristotele, primo tentativo deliberato e riuscito di riduzione di tutte le precedenti filosofie alla sua. Dietro la discussione dell’«unità» del filosofare c’è da avvertire una decisa istanza sistematica (in Aristotele come in Hegel), destinata ad essere fortemente scossa tra Ottocento e Novecento per ragioni di contenuto e di metodo storico. Garin mette in rilievo innanzitutto le gravi conseguenze del «canone» dell’unità nell’interpretazione di un filosofo. Lo documentano le due monografie del Capizzi e del Rossi (rispettivamente dedicate a Protagora e a Berkeley) che insistono sul presunto primato di un’opera nella produzione complessiva dei due classici esaminati. È emblematico il caso di Kant, evocato da Giulio Preti, uno degli interlocutori privilegiati del Garin, per denunciare l’imbarazzo a voler sostenere la supremazia teorica di una delle Critiche.
Hegel. Fonte: Itis Lanciano
I rischi introdotti da un primato dell’«unità» coinvolgono anche la concezione stessa della storia della filosofia, se di una filosofia si fa cominciare la storia dagli aurorali preannunci di un sistema teorico privilegiato. Esemplare è il caso di Benedetto Croce che, alla luce del suo concetto di estetica, non può non farne iniziare la storia che dal secolo XVIII. E in Giovanni Gentile, “riformatore” della storiografia spaventiana e della «dialettica» hegeliana, a prevalere è la considerazione del concetto della storia della filosofia (1907), di una filosofia di cui si afferma l’unità come unicità del sistema. Dal frammento, quindi, al sistema coincidente con l‘unica filosofia.
B. Croce. Fonte:Wikipedia
In Gentile l’estensione della legge dello scienziato Cuvier (ricostruzione dell’intero animale da un osso) alla storia della filosofia ha determinato esiti paralizzanti le possibili individuazioni concrete. L’affermazione dell’unità ha comportato l’introduzione di un’uniformità semplificata e indifferente al tempo, alle relazioni cronologiche tra i diversi pensatori e le loro stesse fasi di riflessione. Si tratta, allora, di riconoscere i danni di una storia della filosofia che, in quanto unitaria e unica, ritiene di poter eliminare il problema della storia. Il rischio è di proporre una visione essenzialistica della storia della filosofia, presente anche in un autorevole intervento del Gilson (The Unity of Philosophical Experience).
La riduzione dell’unità della filosofia a filosofia unica elimina il problema della storia e introduce un concetto di «filosofia perenne», articolazione di idee interne al sistema filosofico dato e fuori del tempo. In essa prevale non l’attività del filosofo ma quella dello spirito. Applicata questa soluzione a Kant e alla sua filosofia, si tratterebbe di riconoscere che l’unità del filosofo tedesco sia nell’essenza del kantismo, non in questa o quella sua posizione teorica. La storia della filosofia come unica non distingue tra Kant e il kantismo. In questo contesto non è più possibile parlare di storia, di successione cronologica, di motivi e momenti del filosofare che assumerebbero carattere solo esteriore, giacché il criterio dell’unità risolve e annulla il discorso storico in quello metafisico.
Sul piano più direttamente storiografico Garin ricorda le discussioni polemiche e le opposizioni del vero Rosmini al Rosmini vero che hanno coinvolto, com’è noto, anche un altro grande autore caro alla storiografia neoidealistica, G. Vico, con gravi equivoci filologico-filosofici circa la sua collocazione fuori del tempo. La storiografia neoidealistica italiana l’ha messo in ideale relazione con l’Ottocento, considerandolo precursore dell’«unico» autentico secolo della storia. Da questa presupposta unità-unicità del filosofare discende il riaffermato carattere teologale della filosofia. Garin propone, quindi, un confronto tra l’impostazione del Gentile e quella dell’Olgiati, il cui modello storiografico, nella trattazione dell’«anima di S. Tommaso», si fonda sulla proposta contemplazione dell’uno, presupposto indispensabile a garantire unità di senso.
Sono, altresì, da segnalare le proposte storiografiche di Windelband che si richiamano all’«intima necessità» dei problemi filosofici dati. Il neokantiano è autore di un’importante monografia (tradotta in italiano con il riduttivo titolo di Storia della Filosofia) che privilegia l’esame della diversità storica delle riflessioni filosofiche, selezionandole, però, sulla base dei “massimi problemi”, soluzione ancora lontana da una vera e propria concezione storica della filosofia. Né soluzione adeguata è stata offerta dal modello anglosassone di History of Ideas. Garin fa riferimento alle note tesi di A. O. Lovejoy che hanno posto l’accento sulla pluralità e la dinamicità delle idee, conferendo, tuttavia, alle «unit-ideas» un contrassegno tipologizzante, astratta e meccanica applicazione del canone dell’unità.
Garin elogia la storia della filosofia come riconoscimento della pluralità delle idee e del loro carattere dinamico che mette in relazione filosofia e storia come atto filosofico. Significativo è il riferimento all’esperienza storiografica di Mondolfo (Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia del 1952, che ha insistito sul valore esemplificativo della molteplicità dei motivi della filosofia di Bruno, tra religione e storia, magia e scienza, ascesi e morale mondana. Ma il rigetto dell’unità come dato a priori non coinvolge la considerazione dell’unità quale esigenza di unificazione, coerente con la totalità delle relazioni storiograficamente documentate. Si tratta di passare da essenze astrattamente tipologizzanti al riconoscimento di problemi concreti di unità e alterità, per giungere a una considerazione «unitaria» della storia della filosofia attraverso i filosofi e un complesso di citazioni storicamente definite, come si legge nelle osservazioni di Abbagnano, dedicate a Il lavoro storiografico in filosofia (1955). La storia della filosofia si propone quale modalità legittima del filosofare in quanto variazione continua, unità e alterità, continuità e molteplicità in un complesso di situazioni e condizioni storicamente accertate.
1. Eugenio Garin e il problema dell'«unità» nella Storiografia filosofica
2. Garin, Paci e l'«antifilosofia»
3. Da Garin a Piovani: le Osservazioni preliminari a una Storia della filosofia
6. Ragione, natura umana e storia nella considerazione biblico-congetturale delle origini
7. Storia dell'uomo: ragione e libertà
8. Filosofia della storia e criticismo
9. Formalismo etico e storicità, finalismo e antropologia dal punto di vista pragmatico
10. Insocievole socievolezza e interpretazione teleologica della storia umana
11. I limiti e gli esiti della teleologia «critica» della storia
12. L'interpretazione del testo biblico tra filosofia della storia e filosofia della religione
13. I problemi di teodicea e l'interpretazione «analogica» della sacra Scrittura
14. Fede, lealtà e sincerità nell'interpretazione del libro di Giobbe
15. Storicità della testimonianza biblica e fede religiosa pura
N. Abbagnano, Il lavoro storiografico in filosofia (1955), poi in Verità e storia. Un dibattito sul metodo della Storia della filosofia, Asti 1956, p. 17 e sgg.
A. Capizzi, Protagora, Firenze 1955.
B. Croce, Il concetto della filosofia come storicismo assoluto, in Il carattere della filosofia moderna, Bari 1941, pp. 1-22.
Id., Teoria e storia della storiografia, a cura di G. Galasso, Milano 1989.
V. Fazio-Allmayer, La storicità della filosofia, in «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa» (1952), n. 1-2, pp. 1-12.
E. Garin, L'«unità» nella storiografia filosofica (1956) e Id. Osservazioni preliminari a una Storia della Filosofia (1959), poi in Id., La filosofia come sapere storico, Bari 1959 (n. ed. 1990).
Id., Ancora sulla storia della filosofia e del suo metodo, in «Giornale critico della filosofia italiana» (1960), n. 4, pp. 524-535.
Id., Gentile storico della filosofia, ivi (1975), n. 3, pp. 330-341.
Id., (a cura di), La storia della filosofia come sapere critico, Milano 1984.
G. Gentile, Il circolo della filosofia e della storia della filosofia (1907), poi in Id., La riforma della dialettica, Firenze 1954³, p. 138 e sgg.
E. Gilson, The Unity of Philosophical Experience, London 1955.
A. O. Lovejoy, The Historiography of Ideas, in «Proceedings of American Philosophical Society» (1938), pp. 529-543.
Id., Essays in the History of Ideas, Baltimore 1948.
Id., The Great Chain of Being. A Study of the History of an Idea, Cambridge 1952.
R. Mondolfo, Problemi e metodi di ricerca nella Storia della filosofia, Firenze 1952.
G. Preti, Continuità e discontinuità nella Storia della filosofia, in Problemi di storiografia filosofica, a cura di A. Banfi, Milano 1951, pp. 65-84.
M. M. Rossi, Berkeley, Bari 1955.
1. Eugenio Garin e il problema dell'«unità» nella Storiografia filosofica
2. Garin, Paci e l'«antifilosofia»
3. Da Garin a Piovani: le Osservazioni preliminari a una Storia della filosofia
6. Ragione, natura umana e storia nella considerazione biblico-congetturale delle origini
7. Storia dell'uomo: ragione e libertà
8. Filosofia della storia e criticismo
9. Formalismo etico e storicità, finalismo e antropologia dal punto di vista pragmatico
10. Insocievole socievolezza e interpretazione teleologica della storia umana
11. I limiti e gli esiti della teleologia «critica» della storia
12. L'interpretazione del testo biblico tra filosofia della storia e filosofia della religione
13. I problemi di teodicea e l'interpretazione «analogica» della sacra Scrittura
14. Fede, lealtà e sincerità nell'interpretazione del libro di Giobbe
15. Storicità della testimonianza biblica e fede religiosa pura
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