(Identità e statuto dell’embrione umano. C.N.B., 1996)
(Identità e statuto dell’embrione umano. C.N.B., 1996)
La questione decisiva riguardante l’embrione è quella del suo statuto ontologico (chi o che cosa è l’embrione?), morale (quali doveri si hanno verso l’embrione?), nonché giuridico (quali doveri vanno anche legalmente sanzionati e regolamentati?).
La questione si può esprimere con una semplice domanda: l’embrione è “uomo”, è “persona” ?
Tale domanda rinvia necessariamente alla definizione di che cosa si intenda per persona umana.
(L. Ciccone: Bioetica. Storia, principi, questioni. Edizioni Ares, Milano, 2003)
(A. Bompiani: Bioetica in medicina. CIC edizioni internazionali. Roma, 1996)
La risposta alla domanda “che cosa è” l’embrione umano condiziona la risposta alla domanda “come si deve trattare” l’embrione umano. Lo statuto bilogico e metabiologico fondano lo statuto etico e giuridico.
Se l’embrione umano è già persona, è anche soggetto morale e soggetto di diritto. Lo statuto ontologico di persona umana iscrive per se stesso l’embrione nella comunità sociale, alla quale, in forza della sua dignità, incombe l’obbligo della sua tutela giuridica.
In sostanza non si tratta di configurare per l’embrione umano un diritto speciale, quanto piuttosto di estendere la protezione riconosciuta all’uomo anche all’embrione umano in forza della parità ontologica degli esseri umani e della simmetria dei diritti.
(A. Bompiani: Bioetica in medicina. CIC edizioni internazionali. Roma, 1996)
(M. Aramini: Introduzione alla Bioetica. Giuffrè Editore, Milano, 2001)
L’embrione è “individuo della specie umana fin dal concepimento”.
Alla fusione dei due gameti l’embrione formatosi viene considerato essere umano ma non ancora persona; diventa “persona” in un momento successivo in rapporto all’acquisizione di alcune proprietà o funzioni.
Su tali premesse sono sorte diverse teorie:
(A. Bompiani: Bioetica in medicina, CIC edizioni internazionali. Roma, 1996)
Se l’embrione biologicamente umano non è antropologicamente persona, qual è il suo statuto normativo?
Si può parlare di uno statuto etico e giuridico “debole”.
La titolarità dei diritti non è riconosciuta all’embrione in forza della sua natura umana: i diritti sono attribuiti formalmente in modo graduale.
In sostanza è escluso che l’embrione sia un soggetto di diritto, semmai è un soggetto preso in considerazione accidentalmente dal diritto.
(A. Bompiani: Bioetica in medicina. CIC edizioni internazionali. Roma, 1996)
a) Argomento biologico-genetico:
b) Argomento probabilistico.
c) Argomento della potenzialità.
A partire dalla fusione dei gameti si determina una nuova identità genetica pienamente distinta e pressoché irripetibile realizzante una identità individuale, di cui è presupposto necessario ma non sufficiente.
Questa nuova entità biologica è da subito dotata di attività propria mediante la quale attivamente progredisce, nella costruzione di sé con proprietà di coordinazione, continuità e gradualità.
Si tratta di un processo continuativo che implica necessariamente un succedersi di forme che possono dare solo alla apparenza l’impressione di salti di qualità.
Nell’incessante complessificarsi della struttura è sempre lo stesso individuo che accede a stadi diversi dello sviluppo, senza possibilità di individuare soluzioni di continuità o soglie che non siano contrarie.
La possibilità di formazione di gemelli omozigoti non inficia l’individualità del processo.
(M. Aramini: Introduzione alla Bioetica. Giuffrè Editore, Milano, 2001)
Nel dubbio si deve comunque propendere in favore della tutela dell’embrione, poiché attentare alla vita dell’embrione significa esporsi a rischio concretamente presente di uccidere una persona.
(A. Bompiani: Bioetica in medicina, CIC edizioni internazionali. Roma, 1996)
L’embrione è un individuo umano in divenire verso il raggiungimento pieno dell’essere personale. La sua potenzialità di sviluppare in sé le capacità e di esercitare in seguito le operazioni tipicamente umane non ha carattere meramente passivo, come quello dei gameti, ma è una potenzialità attiva che senza soglia di rilievo si dispiega nella costruzione del feto quale potenzialità di sviluppo.
La potenzialità personale è inscritta nella natura dell’embrione e quindi va intesa come vera e propria attualità, onde l’imperativo morale di trattare l’embrione come persona.
(A. Bompiani: Bioetica in medicina, CIC edizioni internazionali. Roma, 1996)
“Il Comitato è pervenuto unanimemente a riconoscere il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone, e ciò a prescindere dal fatto che all’embrione venga attribuita sin dall’inizio con certezza la caratteristica di persona nel suo senso tecnicamente filosofico, oppure che tale caratteristica sia ritenuta attribuibile soltanto con un elevato grado di plausibilità, oppure che si preferisca non utilizzare il concetto tecnico di persona e riferirsi soltanto a quell’appartenenza alla specie umana che non può essere contestata all’embrione sin dai primi istanti e non subisce alterazioni durante il suo successivo sviluppo”.
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