L’allevamento convenzionale del coniglio è di tipo intensivo, condotto in gabbie metalliche sistemate in capannoni condizionati.
L’alimentazione è a base di mangimi pellettati del commercio ed i tipi genetici più utilizzati sono incroci (californiana x bianca di nuova zelanda) o ibridi (Hyla, Grimaud) selezionati per la produzione di carne.
I Paesi maggiori produttori di conigli da carne nel mondo sono Italia, Francia e Spagna. In Italia, è la Campania la maggiore consumatrice di carne di coniglio. In ogni caso la media nazionale è molto bassa (4.5 kg/pro capite/anno) per le difficoltà che trova nella collocazione sul mercato la carne cunicola, dovute sia alle modalità di presentazione che di conservazione delle carcasse e delle carni.
Lo sviluppo di tecniche di allevamento alternative ha lo scopo di ottenere prodotti più graditi al consumatore, di creare ambienti più vicini alle necessità etologiche dei conigli. In ogni caso, le soluzioni trovate devono ridurre i costi di gestione o aumentare la produttività aziendale.
L’allevamento cunicolo agli inizi degli anni ‘60 ha avuto una svolta verso l’intensivizzazione. Data l’elevata prolificità della specie, si pensava infatti di massimizzare la produzione sfruttando al massimo la fattrice. Considerando, infatti che la gravidanza dura circa 30 gg., riportando la fattrice al maschio il giorno dopo il parto era possibile, in teoria, ottenere 11 parti all’anno che, con una media di 8 coniglietti per parto e una mortalità del 10 %, significava circa 80 conigli per fattrice a età di macellazione. Le cose non andarono come previsto. L’intensivo sfruttamento portò drastiche riduzioni della fertilità e maggiori mortalità nei nuovi nati tanto che si stimò per ogni fattrice una media di 44 conigli/anno.
Con l’introduzione della inseminazione artificiale si ebbe la svolta verso la produzione ciclizzata, con un ritmo riproduttivo più lento (fattrice fecondata dopo 7 – 10 gg dal parto).
I sistemi più comunemente utilizzati per l’allevamento alternativo del coniglio, sono:
In questi sistemi di allevamento cambia, e molto spesso davvero di poco, il management aziendale, legato soprattutto alla stabulazione degli animali. non vengono modificate, invece, alimentazioni e tipi genetici allevati.
Per trovare modifiche più radicali alla conduzione degli allevamenti bisogna prendere invece in considerazione le diverse tipologie di allevamento di tipo biologico.
Consiste, molto semplicemente, nello spostamento all’esterno di una fase dell’allevamento in strutture semplici e rimovibili.
È adatto agli ambienti a clima temperato, tipo le nostre aree meridionali.
Generalmente, la fase di allevamento che viene spostata all’esterno è quella dell’ingrasso (meno problematica per gli animali) ma in teoria è possibile anche spostare la fase di riproduzione.
Gabbie all’aperto in un sistema en plein air
Le gabbie vengono disposte in file, separate da un corridoio centrale. Possono essere dotate o meno di una tettoia per proteggere i conigli dagli agenti atmosferici. Molto importante, comunque, proteggere gli animali dall’esposizione ai raggi solari, soprattutto durante le ore più calde. Per questo motivo è bene piantare alberi a foglia cedua o dipingere di bianco il tetto delle gabbie.
Le mangiatoie dovranno essere protette e gli abbeveratoi potranno essere automatici.
Le gabbie sono, di solito, quelle classiche per l’ingrasso (bicellulari, 26 x 46 x 28 cm o di dimensioni maggiori) in lamiera o vetroresina;
In confronto con l’allevamento tradizionale, non sono state osservate grosse differenze riguardo gli incrementi ponderali giornalieri e, in genere, tutte le performance produttive degli animali.
Importante adottare corrette misure igienico – sanitarie per ridurre il rischio parassitosi.
Esiste anche un sistema detto “semi en plein air” in cui le file di gabbie vengono sistemate all’esterno dei capannoni ma sotto tettoie, eventualmente con teli disposti lungo i lati a proteggere dai venti dominati.
È un sistema più protetto che può dare risultati positivi anche sugli animali in fase di riproduzione.
Le altre caratteristiche sono del tutto simili a quelle del sistema classico en plein air.
Sistema semi en plein air
Come si può notare, le performance zootecniche degli animali non vengono sostanzialmente modificate con il vantaggio di una mortalità ridotta
I vantaggi di questo sistema alternativo sono essenzialmente di tipo economico-gestionale:
Gli svantaggi riguardano invece:
A differenza del sistema plein air, in questo caso a spostarsi all’esterno è la gabbia fattrice.
Il sistema, adattabile ad aziende di piccole e medie dimensioni risulta particolarmente idoneo per l’allevamento di tipo biologico.
È nato nei Paesi in via di sviluppo, dove le alte temperature rappresentano un fattore limitante.
Nelle gabbie a celle interrate, il nido viene letteralmente ricoperto da terreno che proteggerà la nidiata e la fattrice dall’ambiente esterno. La gabbia è invece collocata all’esterno, opportunamente ombreggiata e raccordata al nido mediante un tubo di opportuna sezione. Il nido, generalmente costituito da scatole di cemento per proteggere da eventuali infiltrazioni di acqua, devono essere ispezionabili dall’esterno per poter eliminare eventuali morti.
La cella interrata ha una superficie variabile da 0.16 a 0.25 mq, la gabbia sarà 0.36 mq. Il tubo di collegamento, circolare o quadrato, avrà un diametro di 14 cm e lunghezza non inferiore a 40 cm.
Il nido può essere ricavato da un tubo in cemento di diametro 0.5 m e altezza 0.5 m. Il fondo, in questo caso, è realizzato in calcestruzzo a forma di imbuto largo con tuo di raccolta in plastica che convoglia all’esterno le deiezioni. Al fondo è appoggiata una rete metallica che evita all’animale il contatto con il cemento. La chiusura superiore si attua con un tappo in cemento fornito di maniglia. Il nido così fatto consta di 2 aree: il nido vero e proprio e un’area di riposo per la fattrice. È collegato al parchetto esterno per mezzo di un tubo di cemento dal diametro di 0.15 m.
Tale sistema può essere anche fornito di “autosvezzamento”: il nido vero e proprio viene raccordato per mezzo di un tubo accessibile solo ai coniglietti (diametro ridotto) e dotato di tappo ad una gabbia da ingrasso. Il tappo viene rimosso a 35 gg e, in corrispondenza allo sbocco del tubo si trova una gabbia basculante che permette l’ingresso ma non l’uscita dei coniglietti.
È ben visibile la netta divisione tra area di riposo della fattrice e nido propriamente detto. Come si può notare, il setto che separa le due aree è leggermente più basso sul lato sinistro per permettere l’ingresso e l’uscita della fattrice. Non è, però, del tutto mancante per permettere il distacco dai capezzoli dei coniglietti che possono restare attaccati quando la fattrice abbandona il nido.
I vantaggi del sistema riguardano principalmente:
Tra gli svantaggi, oltre agli aspetti igienico-sanitari già menzionati per l’allevamento en plein air, c’è da segnalare che la produttività, in riferimento alla riproduzione, è più bassa rispetto a quella ottenuta in allevamento intensivo.
Il sistema di allevamento in gabbie (o arche) mobili è molto interessante in quanto consente di combinare i vantaggi dell’allevamento all’aria aperta con la riduzione dei rischi sanitari per gli animali.
Anche questo sistema, ben visto per l’allevamento biologico, è particolarmente adatto alle aree a clima temperato. Le gabbie, di dimensioni variabili in funzione del numero di conigli ospitati, sono munite di ruote.
I conigli vengono trasferiti nelle gabbie mobili dopo lo svezzamento (35 gg circa) e vi resteranno fino ad età di macellazione.
Esistono due tipologie di gabbie. Alcune (prima immagine) sono costruite in modo da ospitare una nidiata (8 coniglietti) a costituire un unico gruppo. Altre (seconda immagine) ospitano ugualmente una nidiata ma divisa in due aree distinte in modo da creare due gruppi da 4 animali. La scelta dell’uno o dell’altro tipo di gabbie è legata al fatto che, a parità di densità, nei gruppi più numerosi si instaurano più facilmente comportamenti aggressivi.
Le gabbie mobili, in metallo o altri materiali avranno dimensioni adatte a fornire, ad ogni coniglio ospitato, lo spazio previsto dal disciplinare per la produzione biologica. È presente un’area (tipo nido) dove i conigli possono ripararsi in caso di condizioni meteorologiche avverse. In quest’area sono presenti le mangiatoie. Gli abbeveratoi, se collocati all’esterno dovranno essere protetti per evitare eccessivo riscaldamento dell’acqua di bevanda. Le gabbie possono essere dotate di una tettoia per proteggere dal sole. Il pavimento è costituito da grigliato.
Le gabbie vengono generalmente spostate, tramite un trattore, a metà mattinata su aree pascolive adatte. Ciò per permettere all’erba di asciugarsi dalla brina notturna e non creare problemi ai conigli. Durante le ore notturne, gli animali vengono chiusi nel nido e fatti uscire di nuovo il mattino successivo. Periodicamente le gabbie vengono spostate per consentire un miglior sfruttamento del pascolo e per evitare di sovraccaricare il terreno con le deiezioni degli animali.
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Francesco Sedilesu, Serafino Gusai, Giuseppe Fruttero. Nota divulgativa sull'allevamento del coniglio all'aperto.
"Nota divulgativa sull’allevamento del coniglio all’aperto". ERSAT.