Il coniglio in allevamento vive una condizione di estremo disagio perché l’ambiente in cui si trova è, più che per molte altre specie, estremamente lontano dalle condizioni cui l’animale dovrebbe naturalmente vivere. L’elemento più eclatante è che il coniglio è un animale crepuscolare, abituato a svolgere la maggior parte della sua vita attiva durante le ore serali e notturne mentre di giorno tende a stare nascosto in cunicoli appositamente scavati nel terreno.
Nelle gabbie, invece, non vi è possibilità di nascondersi e gli animali si trovano a dover vivere per buona parte della giornata alla luce artificiale dei capannoni.
I principali indicatori dello stato di benessere del coniglio in allevamento sono: mortalità, morbilità, parametri fisiologici (livelli ormonali, frequenza del battito cardiaco, stato immunitario), comportamento, performance zootecniche.
La mortalità maggiore della media dell’allevamento resta il principale indicatore, trattandosi di un dato obiettivo e incontrovertibile, anche se le informazioni che ci dà testimoniano una situazione di stress già conclamata. La morbilità, cioè il numero di animali che presentano segni di malattia, è già un rilievo un po’ più soggettivo senza tener conto del fatto che molto spesso i segni clinici di una patologia possono non essere palesemente manifesti.
I parametri fisiologici dovrebbero essere considerati un dato obiettivo e che ci permette di rilevare stress acuti e cronici. Tuttavia, il rilievo di questi parametri, comporta manipolazione degli animali e, data la proverbiale timidezza della specie, la sola manipolazione è fonte di elevato grado di stress, potendo così falsare i dati analitici.
I parametri zootecnici (incremento ponderale, consumo di alimento), quando al di sotto delle medie del periodo, indicano, in genere uno stress di tipo cronico. Il rilievo di questi parametri comporta però un impegno di personale protratto nel tempo.
Un’altra via non troppo complessa e che fornisce buone indicazioni è lo studio comportamentale che consiste sia nell’osservare il comportamento in gabbia nelle 24 ore, sia di testare le reazioni degli animali sottoposti a particolari stress. L’osservazione del comportamento nelle 24 ore può essere condotta piazzando una telecamera con vista notturna in modo da non creare stress agli animali con la presenza di operatori o di ulteriori fonti luminose. Una volta registrati, i filmati vengono poi esaminati formulando un etogramma (cioè riportando in % sulle 24 ore il tempo speso nelle principali attività) e segnalando eventuali comportamenti anomali o stereotipie. L’etogramma ottentuto viene confrontato con l’etogramma normale della specie. È bene che le osservazioni vengano ripetute per più giorni prima di formulare l’etogramma definitivo.
In natura, il coniglio è un animale sociale che vive in colonie formate da 1 – 4 maschi e 1 – 9 femmine. Gli scontri sono poco frequenti. Possono esserci competizioni tra le femmine in merito alla zona in cui impiantare il nido mentre i maschi sono più tolleranti, soprattutto nei riguardi dei giovani.
Il repertorio comportamentale naturale del coniglio comprende le seguenti principali attività:
I principi generali enunciati dalle direttive comunitarie e dai DL nazionali sul benessere animale possono essere applicate all’allevamento del coniglio ma, comunque, non esistono indicazioni specifiche.
Dal 1996, su richiesta di alcuni Paesi del Nord Europa il Comitato Permanente per la Protezione degli animali in allevamento ha iniziato la stesura di specifiche “Raccomandazioni relative al benessere del coniglio domestico”, giunte oggi alla 12ma revisione, che rappresentano la base per la futura legislazione a livello comunitario e nazionale.
Le “Raccomandazioni” si dividono in una parte introduttiva dove vengono descritte le caratteristiche biologiche ed etologiche del coniglio e in una seconda parte dove vengono fornite indicazioni in merito alla stabulazione degli animali (tipo di gabbie, densità, ecc.).
Le raccomandazioni saranno riconsiderate dal Comitato ogni 5 anni tenendo conto dei progressi della ricerca.
Molto, tuttavia, resta ancora da fare perché diversi punti delle raccomandazioni sono controversi e necessitano di essere meglio supportati da prove sul campo.
Secondo le “Raccomandazioni” per le femmine è indicato l’allevamento in coppie o in gruppi (in recinti) in ambienti arricchiti (con elementi, cioè, che favoriscano una “distrazione” dell’animale dalla routine della gabbia). Dove non sia possibile questo tipo di stabulazione, gli animali devono almeno riuscire a stabilire un contatto visivo o olfattivo.
Le gabbie dove le fattrici vengono ospitate dovrebbero avere: altezza minima 50 cm (per razze medie con adulti da 3 a 5 kg); superficie minima per fattrice (senza nidiata) e per i maschi di 3.500 cmq/animale. Per la fattrice con nidiata la superficie minima è di 4.000 mq.
Le gabbie attuali per le fattrici hanno un’altezza di 35 cm e forniscono 1600 cmq per coniglia senza nidiata, 3600 cmq per fattrice con nidiata. La larghezza delle gabbie è di 38 cm mentre la profondità può variare da 43 a 95 cm a seconda che si tratti di una coniglia da rimonta o di una fattrice con nidiata.
Le gabbie con le attuali dimensioni possono indurre anomalo sviluppo scheletrico per flat – sitting (seduta bassa).
Gli studi effettuati in merito non sono molti ma sembrano sconsigliare l’allevamento in gruppo delle fattrici. Infatti:
Anche l’utilità dell’arricchimento ambientale è in discussione:
Anche in questo caso si predilige l’allevamento in gruppo.
Per un gruppo di 8 conigli all’ingrasso:
Tale aumento non appare giustificabile. Infatti, studi su conigli allevati in gabbie convenzionali o collettive non hanno fatto emergere differenze nelle prestazioni produttive, reattività degli animali all’open field, né nello sviluppo scheletrico.
Il valore critico di densità sembra essere 20 conigli/mq, pari a circa 40 kg di PV/mq.
L’aumento di densità nei parchetti a terra da 12 a 17 conigli/mq peggiora le performance produttive e i test open field e di freezing.
Con basse densità dei soggetti (6.2 conigli/mq). A densità più elevate (17 conigli/mq) la frequenza di ferite è risultata indipendente dalle dimensioni del gruppo ma è aumentata con l’età.
Mettendo a disposizione di coniglietti appena svezzati 4 gabbie comunicanti di diverse dimensioni, inizialmente i coniglietti tendono a restare insieme nella stessa gabbia, con densità anche elevate (60 – 70 conigli/mq), poi la distribuzione diventa più omogenea con densità simile nelle 4 gabbie e preferenza per la gabbia più piccola.
Quindi, non appare giustificata la messa a disposizione di spazi maggiori per i soggetti più giovani.
Ottimo, invece, l’allevamento in gruppo. I gruppi devono essere formati precocemente e rimanere stabili nel tempo (non inserire animali nuovi quando le gerarchie sono stabilite), gli animali devono avere peso uniforme e la numerosità deve essere adeguata.
In gabbie convenzionali, piccoli gruppi possono migliorare le prestazioni produttive o non modificarle affatto.
Gabbia bicellulare vs parchetto da 8 a 16 conigli: le prestazioni peggiorano per una sfavorevole situazione sanitaria e comparsa di comportamenti aggressivi.
Altro argomento molto discusso dalla comunità scientifica riguarda la messa a disposizione degli animali in gabbia di un’area ricoperta di lettiera non tanto per evitare l’insorgenze di lesioni podali (il ciclo di ingrasso è breve) quanto per ridurre alcuni comportamenti anomali come il graffiare e scavare il suolo.
In molte prove sperimentali, animali che avevano libero accesso a zone di gabbia ricoperte di paglia, hanno scelto la rete senza lettiera.
Gli animali allevati in gruppo su lettiera mostrano maggiori attività di comfort (pulirsi, leccarsi) dovute al fatto che si sporcano di più; inoltre, si muovono anche di più perché cercano la posizione più comoda.
Se la lettiera è fatta di paglia, gli animali mangiarla e questo può facilitare la comparsa di disturbi digestivi.
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The EFSA Journal (2005) 267, 1-31, “The Impact of the current housing and husbandry systems on the health and welfare of farmed domestic rabbits”.