La leucosi è una malattia neoplastica che colpisce le cellule del sistema emolinfopoietico le quali subiscono un blocco nel loro percorso differenziativo, arrestandosi e proliferando in uno stadio ancora immaturo.
Si distinguono leucosi mieloidi, in cui vengono colpite le linee mieloidi, e leucosi linfatiche, in cui le cellule bersaglio sono i linfociti.
Le leucosi mieloidi colpiscono le linee cellulari che hanno come sede primaria il midollo emopoietico per cui sono sempre, o quasi, caratterizzate dalla presenza nel circolo ematico delle cellule neoplastiche, (malattie leucemiche o leucemie).
Le leucosi linfatiche si verificano in stipiti cellulari linfoidi che hanno quasi sempre raggiunto un grado di differenziazione più elevato e che pertanto hanno già lasciato il midollo emopoietico e hanno raggiunto gli organi linfoidi secondari (linfonodi, milza).
Le forme linfatiche, pertanto, non sono quasi mai, se non negli stadi finali, caratterizzate dalla presenza degli elementi neoplastici nel sangue periferico (forme aleucemiche, linfosarcomi); fa eccezione una forma di leucosi del vitello (leucosi sporadico-giovanile).
Le leucosi linfatiche del bovino comprendono forme tipiche e atipiche:
FORME TIPICHE
FORME ATIPICHE
È una malattia neoplastica che colpisce i bovini, di età supriore ai 5 anni allevati per la produzione della carne e del latte e ha un decorso cronico.
L’agente eziologico è un virus appartenente alla famiglia Retroviridae e al genere oncornavirus gruppo C, siglato BLV (Bovine Leukemia Virus) che riconosce come cellula target il linfocita B.
Il linfocita B infettato dal virus subisce la trasformazione neoplastica quando si trova in uno stadio differenziativo che lo vede già collocato negli organi linfoidi secondari (milza, linfonodi), pertanto la malattia decorre in forma aleucemica e può diventare leucemica solo negli stadi finali.
Sinonimi di leucosi sono pertanto anche linfoma, linfosarcoma.
Il virus BLV, essendo parassita cellulare obbligato viene trasmesso solo per scambio di linfociti B infetti attraverso quindi secreti ed escreti da bovino ammalato a bovino sano. Nella trasmissione del virus ha giocato un ruolo, in passato, il deprecabile utilizzo da parte dei veterinari di uno stesso ago da iniezione su più animali nelle pratiche vaccinali.
Il virus è stato ritrovato in insetti ematofagi, ma nessuno di questi sembra trasmettere la malattia in condizioni naturali. Rende però la malattia di difficile se non impossibile eradicazione.
È riconosciuta anche una via d’infezione transplacentare. Circa il 10% dei vitelli nati da madri sieropositive risultano infetti.
L’infezione può realizzarsi anche attraverso l’ingestione di colostro contaminato da linfociti infetti.
Il genoma del BLV presenta come tutti i retrovirus sequenze long terminal repeat (LTR), e i geni GAG, POL, ENV; a ciò si aggiunge un gene extra TAX che codifica per una proteina nucleare TAT DI 34 kd detta proteina di transattivazione trascrizionale che può attivare altri geni virali o cellulari.
LTR gag pol env TAX LTR
Genoma del BLV agente eziologico della leucosi bovina enzootica.
Il virus entra nel linfocita B grazie alla GP-51 dell’envelope e alla sua subunità GP-30. Dopo l’adsorbimento e la penetrazione, il genoma viene liberato nel citoplasma e funge da stampo per una molecola di DNA, grazie alla trascrittasi inversa.
La molecola di DNA migra nel nucleo, assume forma circolare (provirus di Temin) e si integra nel DNA della cellula bersaglio.
Il meccanismo più di accreditato di oncogenesi pare sia l’attivazione da parte della proteina Tat dell’oncogene C-Fos, un oncogene che normalmente funziona durante la vita fetale, (attivazione fuori tempo).
Nella leucosi bovina si distinguono 3 fasi:
1. INFEZIONE
È una fase lunghissima che la cui durata può variare da 200 giorni a 7 anni. In tale periodo gli animali rimangono portatori asintomatici del virus.
In questa fase il virus BLV si trova nei linfociti in forma repressa, cioè senza che vengano assemblate particelle virali infettanti (infezione non produttiva).
Gli animali infetti producono anticorpi anti-proteine del BLV che permettono l’identificazione dei soggetti sieropositivi grazie all’uso di test sierologici quali l’immunodiffusione in gel di agar o l’ELISA che è in grado di identificare gli anticorpi anti-BLV non solo nel siero ma anche nel latte.
2. LINFOCITOSI PERSISTENTE
È una proliferazione oligoclonale di linfociti B circolanti, che raggiungono il 40-80% della popolazione linfocitaria totale. Tra i linfociti B aumentati, solo il 30% circa contiene l’informazione virale sotto forma di una o più copie del provirus integrato nel genoma.
La suscettibilità o la resistenza dell’animale a sviluppare linfocitosi persistente sono legate a fattori di natura genetica, in particolare ad antigeni del Complesso maggiore di istocompatibilità (BoLa);
Da anni è conosciuto il legame fra suscettibilità e presenza del fenotipo BoLa W8 e W13 e fra resistenza ed espressione di BoLa W7.
Tale fase un tempo veniva considerata uno stadio preneoplastico. Oggi, invece, viene considerata piuttosto un fenomeno reattivo aspecifico.
La linfocitosi persistente, infatti, precede lo sviluppo della malattia neoplastica solo nel in 20/30% dei casi, ed inoltre essa può anche essere assente, saltuaria o manifestarsi tardivamente.
Solo quando i linfociti proliferanti mostrano atipie morfologiche e fenotipiche analoghe a quelle delle cellule tipizzanti la leucemia linfatica cronica a cellule B, la Linfocitosi persistente costituisce uno stadio preneoplastico. In tali casi, in molti bovini sono presenti nel sangue linfociti che esprimono un antigene tumore-associato (TAA).
La linfocitosi persistente ha anche un’importanza storica in quanto essa ha permesso i primi studi epidemiologici sulla leucosi bovina enzootica attraverso la formulazione della cosiddetta chiave della leucosi grazie alla quale un animale era ritenuto infetto allorchè il numero di linfociti superava un dato limite, specifico per fasce di età.
3. MALATTIA NEOPLASTICA
La malattia neoplastica vera e propria si realizza quindi solo quando si è avuta l’attivazione dell’oncogene CFOS da parte della proteina transattivante; ciò accade nel 20-30% dei bovini infetti.
Da un punto di vista clinico la malattia si estrinseca, con proliferazione di un tessuto di colorito bianco-grigiastro, lucente, omogeneo, friabile, nel cui contesto si evidenziano frequentemente emorragie ed aree di necrosi.
Tale tessuto infiltra, assumendo fisionomia diffusa o nodulare, gli organi linfoidi e non. È possibile rilevare una certa cronologia nell’interessamento degli organi.
Nella cronologia delle lesioni si evidenzia:
I linfonodi appaiono aumentati di volume, anche in misura considerevole, con superficie di taglio liscia, o a volte lobulata, più o meno molle e proicidente, di colorito biancastro, che a volte può presentare aree necrotiche giallastre e opache, miste ad aree emorragiche.
Più colpiti risultano i linfonodi esplorabili, in particolare i retrofaringei, parotidei, prescapolari, sopramammari.
Negli organi non linfoidi, la proliferazione leucosica tende ad infiltrare i tessuti senza alterarne la forma ma determinando aumenti di volume.
Altre volte l’infiltrazione linfomatosa assume aspetti nodulari-nodosi, tipicamente sarcomatosi.
Nel cuore, le infiltrazioni linfomatose si realizzano soprattutto a carico del tessuto connettivo lasso subepicardico dell’orecchietta destra. Patognomonico risulta l’interessamento pericardico nel bufalo indiano.
Nell’abomaso la proliferazione neoplastica si realizza a carico della lamina propria della mucosa; ne deriva un notevole ispessimento, con necrosi ed ulcerazioni della mucosa sovrastante, responsabili della perdita, per stillicidio, di quantità anche notevoli di sangue.
La leucosi multicentrica del vitello o sporadico-giovanile colpisce bovini di 12 – 18 mesi di età, e si manifesta con adenomegalia generalizzata a tendenza simmetrica e interessamento precoce di milza, fegato e midollo osseo, organi, cioè, che hanno già svolto, durante la vita fetale, una funzione emopoietica.
Essa inoltre è leucemica fin dall’inizio in quanto la cellula linfoide è interessata dalla trasformazione neoplastica quando è allo stadio di linfoblasto ed è localizzata ancora nel midollo osseo. Essendo il citotipo neoplastico una forma più immatura, rispetto al linfocita B della leucosi bovina enzootica, questa forma di leucosi è più aggressiva ed ha un decorso clinico acuto.
Di tale forma non si conosce ancora l’eziologia.
La leucosi timica, giovanile, ha un’insorgenza monocentrica, ed è caratterizzata da un interessamento primitivo del timo, soprattutto nella porzione cervicale.
Successivamente il processo neoplastico si estende ai linfonodi mediastinici, cervicali, tracheobronchiali.
Gli organi non linfoidi sono interessati saltuariamente e comunque in una fase tardiva.
Il citotipo neoplastico è il linfocita T.
La forma cutanea si manifesta con lesioni eritematoso-urticarioidi nella fase iniziale seguite dalla comparsa di nodosità multiple sulla cute preferenzialmente del collo, dorso, lombi.
Tardivo risulta il coinvolgimento degli organi interni.
Il citotipo neoplastico è il linfocita T.
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