Definizione delle D. A. R. (Drug Adverse Reactions) Reazioni avverse da farmaci
Per D. A. R. si intende qualsiasi risposta nociva ed involontaria che si verifica in seguito alla somministrazione, per motivi diagnostici, terapeutici o preventivi, di un farmaco, a dosi normalmente usate.
(O.M.S.1970)
Art. 1 D. lvo del 6 aprile 2006, n. 193
Art. 1 D. lvo del 6 aprile 2006, n. 193
Art. 1 D. lvo del 6 aprile 2006, n. 193
a) Difficile distinzione tra: sintomi da malattia e sintomi da farmaco;
b) difficile rapporto causa/effetto in un modello non controllato con variabili poco note;
c) le D. A.R. possono mimare qualsiasi patologia, anche quella per cui viene impiegato il farmaco;
d) prescrizione spesso poli-farmacologica ed uso frequente di auto-prescrizione.
3 principali gruppi di reazioni avverse:
Effetti avversi di tipo A (Azione del farmaco)
Gli effetti di tipo A sono effetti avversi nel vero termine della parola. Essi sono però anche azioni farmacologiche. La differenza essenziale è che non sono voluti.
Esempi sono rappresentati dalla costipazione durante l’uso della morfina come analgesico o dalla sedazione prodotta da un ipnotico.
Le reazioni di tipo A sono quelle più frequenti.
Effetti avversi di tipo A (azione del farmaco)
Metodi di studio:
Eventi avversi di tipo A, che insorgono in speciali situazioni o in soggetti con aumentata suscettibilità
Esistono molti farmaci che sono generalmente ben tollerati, ma che esercitano effetti tossici selettivi su un particolare organo, tessuto o struttura, alcune volte a causa dell’accumulo o della produzione di metaboliti intermedi tossici in alcuni tessuti. Sono esempi di ciò l’ototossicità da aminoglicosidi o la retinopatia da clorochina.
Effetti tardivi
Esistono molti esempi di effetti di tipo A che richiedono mesi o addirittura anni di uso del farmaco per svilupparsi. La loro individuazione può essere difficile a causa della mancanza di una chiara relazione temporale. La carcinogenicità è una speciale forma di effetto tardivo. Per fortuna, molti farmaci potenzialmente carcinogeni o mutageni sono eliminati durante i test preclinici. Nonostante ciò, esistono alcuni esempi di farmaci associati ad un aumentato rischio di sviluppo di malattie maligne, come ad esempio il dietilstilbestrolo (carcinoma vaginale), gli immunosoppressori come la ciclosporina (linfoma maligno).
Gruppi a rischio
Esistono molti differenti stati fisiologici e patologici che predispongono allo sviluppo di effetti farmacologici. Gravidanza, allattamento, infanzia, ridotta funzione renale sono tutte condizioni che possono permettere ai farmaci di causare effetti, che, in altre circostanze, potrebbero essere rari o assenti. L’effetto teratogeno della talidomide è un chiaro esempio di ciò. Poiché i pazienti dei trial sono selezionati, è improbabile che i trial clinici abbiano informazioni riguardo a queste popolazioni speciali. Possono essere necessari altri metodi di rilevazione, quali quelli, per esempio, usati per gli effetti avversi di tipo B.
Interazioni
Poiché molti farmaci possono interagire in molte differenti maniere, le interazioni farmaco-farmaco, farmaco-cibo esplicano un ruolo importante in farmacovigilanza. Per il loro meccanismo farmacologico queste interazioni possono spesso essere classificate come effetti di tipo A. Talvolta i farmaci interagiscono in maniera fisico-chimica quando esposti fuori dal corpo animale, ad esempio quando iniettati in vena. Sebbene non si tratti di un vero e proprio effetto farmacologico, questo fenomeno di incompatibilità farmaceutica è incluso in questa sezione.
Effetti avversi di tipo B (reazione del paziente)
Il secondo gruppo principale, gli effetti avversi di tipo B, rappresenta un fenomeno che in medicina è ben tollerato dalla maggioranza dei consumatori dei farmaci, ma che occasionalmente determina una reazione “allergica”. Spesso, ed in maniera caratteristica, gli effetti di tipo B sono acuti, inaspettati e gravi. Spesso è caratteristico un periodo di sensibilizzazione di circa 10 giorni, ma il periodo di latenza alla sensibilizzazione può essere molto più lungo. Tali reazioni possono essere molto rare; 1 su 5000 o anche su 10000 animali e possono essere molto importanti sia per quel che riguarda il farmaco che per la salute della popolazione. Gli effetti avversi di tipo B sono la principale causa del ritiro dei farmaci dal mercato. Caratteristico è il fatto che non è presente, o è poco presente, una relazione con la dose: la reazione non è più frequente o più grave in animali dove vengono somministrate dosi più elevate.
Effetti avversi di tipo C
Tali effetti sono definiti come l’aumentata incidenza di una data malattia in animali che usano un particolare farmaco, in confronto con la frequenza (rischio relativo) nei soggetti non esposti. L’associazione è essenzialmente una sproporzione statistica. E’ noto che esiste la possibilità di elementi di confusione. Confrontati con quelli di tipo B, gli effetti avversi di tipo C hanno una maggiore frequenza di fondo ed una relazione temporale meno ovvia. Inoltre, come quelli di tipo B, anche gli effetti avversi di tipo C sono spesso difficili da studiare in modelli sperimentali e, almeno all’inizio, il meccanismo è spesso sconosciuto.