Quando e perché richiedere un esame istologico
Consiste nel prelevare un pezzetto di tessuto dall’organo sede della patologia (biopsia).
Come eseguire il prelievo istologico
Le tecniche variano in base:
Le biopsie possono essere grandi o piccole (frustoli).
Le BIOPSIE GRANDI, vengono eseguite in sala settoria (prelievi autoptici) o dopo interventi chirurgici estesi.
Le BIOPSIE PICCOLE, vengono eseguite in sede ambulatoriale e possono essere di cinque tipi:
Consiste nell’asportare la lesione in toto.
L’asportazione deve essere eseguita in maniera tale che la biopsia contenga sia il tessuto centrale “sede della lesione” sia quello periferico “sano”.
Consiste nell’asportare la lesione “parzialmente”.
L’asportazione deve essere eseguita in maniera tale che il frammento bioptico contenga sia il tessuto “sede della lesione” che quello periferico “sano”.
Questo tipo di biopsia è usata solo a scopo diagnostico ed in diversi casi necessita di un secondo intervento che comporta “l’escissione in toto” della lesione.
Consiste nella raccolta tramite raschiamento di frammenti di tessuto.
Questo tipo di prelievo è usato solo a scopo diagnostico e in larga misura nella patologia genitale femminile, in quella delle vie urinarie,nelle lesioni cutanee superficiali.
Consiste nel prelevare un frammento di tessuto di pochi millimetri simile ad una “carotina” mediante un apposito strumento perforatore.
E’ molto usato in dermatologia.
E’ simile alla biopsia per punch, ma il prelievo può essere effettuato anche negli organi interni (tiroide, fegato, prostata,ecc.) eseguendo contemporaneamente un’endoscopia e/o un’ecografia.
Conservazione del materiale prelevato
E’ fondamentale per la corretta lettura di un preparato istologico.
Nella maggior parte dei casi il materiale prelevato viene “fissato” cioè viene immerso il più rapidamente possibile in una soluzione acquosa di formalina al 10% tamponata (PH 7).
Il fissativo ha lo scopo di conservare i tessuti, bloccando i fenomeni di autolisi senza però alterarne la morfologia.
I campioni così fissati possono essere sottoposti a tutte le colorazioni istologiche, alla maggior parte delle reazioni istochimiche, immunoistochimiche e, anche alle procedure ultrastrutturali.
Per la fissazione e la conservazione del campione è necessario utilizzare dei contenitori a “bocca larga” e capienti.
I contenitori devono essere etichettati e accompagnati dalla scheda informativa dove sarà riportata la specie, la razza, l’età dell’animale, la sede e la data del prelievo, il nome del medico veterinario inviante e del proprietario.
Generalmente la fissazione è considerata completa dopo 24 ore, trascorse le quali il pezzo può essere avviato alle successive procedure istologiche, oppure conservato come tale in formalina per un tempo indefinito.
N.B. La processazione completa richiede circa tre giorni, alcuni tessuti come l’osso richiedono tempi maggiori.
Il campione una volta fissato viene ridotto in piccoli pezzi.
Posto in apposite gabbiette di plastica che hanno lo scopo di contenerlo nel corso delle fasi successive.
Sciacquato in acqua per un paio d’ore ed infine posto nella IstoKinette dove viene disidratato mediante passaggi attraverso una serie di alcoli a concentrazioni crescenti, fino all’alcool assoluto. Successivamente “chiarificato” in xilolo e poi immerso in paraffina liquida.
Non appena il processo è completo il campione viene trasferito in uno stampo riempito con paraffina fusa, si lascia raffreddare e si ottengono così dei blocchetti di paraffina contenenti il campione di tessuto da analizzare.
Il blocchetto viene fissato al microtomo e tagliato in modo da ottenere delle sezioni di 4-6 μm di spessore. Ogni sezione è in continuità con quella precedente: in modo da ottenere un nastro continuo.
Le sezioni vengono distese su una piastra o sulla superficie dell’acqua riscaldata (37°) di un bagnomaria, raccolte su un vetrino portaoggetti e lasciate per 12 ore in stufa a 37°C.
I vetrini vengono poi immersi in xilolo (rimuove la paraffina penetrata), reidratati e colorati con ematossilina-eosina, il metodo di colorazione utilizzato “routinariamente” nella maggior parte dei laboratori di diagnostica istopatologica.
Il campione viene poi disidratato, chiarificato e coperto con un vetrino coprioggetto.
L’ematossilina è un colorante basico ed ha una forte affinità per gli acidi nucleici, mentre l’eosina, che è un colorante acido, ha una forte affinità per le componenti citoplasmatiche.
Oltre all’ E-E, l’istologo ha a sua disposizione numerosi altri metodi di colorazione.
Alcuni sono specifici in quanto servono per mettere in evidenza alcune componenti tessutali.
1. Significato ed impiego dell'istologia patologica
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3. Tecniche di prelievo, fissazione, inclusione e colorazione dei preparati patologici II
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12. Istoflogosi specifiche: granulomi immunologici II
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17. Tumori epiteliali: caratteristiche istologiche II
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