Arto anteriore
Arto anteriore
Arto anteriore
Arto anteriore
Figura in basso: cucciolo di gatto: ridotto uso dell’arto anteriore destro per lesione di natura settica a carico del secondo e terzo dito.
Arto anteriore
Figura in alto: tumefazione bilaterale della regione del carpo, più marcato a destra, per aumento del liquido sinoviale ed ispessimento della capsula articolare: artropatia cronica.
Arto anteriore
Arto anteriore
Arto anteriore
Arto anteriore
Arto anteriore
Arto anteriore
Arto anteriore
Spalla
Spalla
Arto posteriore
Figura in basso: test per la valutazione dell’integrità del tendine di Achille: con il ginocchio in estensione si flette il tarso per valutare la tensione del tendine.
Arto posteriore
Gravi lesioni della regione della gamba e del piede in esito a flemmone da iniezione di farmaci nella regione posteriore della coscia. Si noti il coinvolgimento del tendine di Achille che nella cicatrizzazione risulta separato dalla gamba e successivamente cederà a causa del grave deficit vascolare.
Arto posteriore
Arto posteriore
Figura in basso: tumefazione della regione mediale del ginocchio da instabilità protratta. Rottura del legamento crociato craniale.
Arto posteriore
Ginocchio
Ginocchio
Ginocchio
Figura in alto: abnorme ed innaturale abduzione del ginocchio in soggetto sottoposto a stress valgo: rottura del legamento collaterale mediale e dei legamenti interossei in esito ad investimento automobilistico. Test eseguito in narcosi.
Ginocchio
Durante l'estensione la posizione dei menischi (giallo) è anteriore, con la flessione si ha una dislocazione posteriore dei menischi (verde) più marcata per il laterale. In caso di rottura del leg. Crociato craniale, aumenta la rotazione interna della tibia ed il menisco mediale, poco mobile, si trova schiacciato tra condilo femorale e tibia e può subire una lacerazione.
Anca e pelvi
Test del dito: il pollice della mano sinistra è posto nello spazio tra grande trocantere e tuberosità ischiatica, con la mano destra si ruota la coscia verso l'esterno. In condizioni normali il pollice della mano sinistra viene spinto all'esterno per la riduzione dello spazio. In caso di lussazione coxofemorale superoesterna, la dislocazione in avanti del grande trocantere non produce la spinta del pollice all'esterno.
Anca e pelvi:
Anca e pelvi
Test di Ortolani: 1) paziente posizionato con il femore parallelo al tavolo da visita; 2) Con una mano sull’articolazione del ginocchio si spinge il femore in senso prossimale mentre l’altra mano è posizionata sul grande trocantere. Questa spinta, in caso di lassità articolare, determina la sublussazione del femore; 3) il femore è abdotto lentamente; 4) la tensione che si creerà sui muscoli adduttori determinerà il rientro della testa del femore nella cavità acetabolare , in molti casi ciò sarà avvertibile mediante una sensazione tattile di schiocco trasmessa sulla mano posta sul grande trocantere.
Esecuzione del test dell'Ortolani in un cane in sedazione: il test è positivo. In fase di abduzione, il rientro della testa del femore nella cavità acetabolare si accompagna ad uno scatto facilmente visibile.
Condizione normale: non vi è lassità articolare, la spinta in senso prossimale non determina sublussazione e la successiva abduzione non produrrà alcun effetto. (Ortolani negativo).
Condizione di displasia lieve o moderata: la spinta in senso prossimale del femore in condizione di lassità legamentosa provoca una sublussazione (B), la successiva abduzione determina il rientro della testa del femore nella cavità acetabolare (C) (Ortolani positivo).
Condizione di displasia grave (modificazioni della geometria articolare associate alla lassità articolare): in caso di spinta del femore in senso prossimale si ha sublussazione (B), la successiva abduzione provoca il rientro della testa del femore nella cavità acetabolare (C) con uno scivolamento (appiattimento del margine acetabolare dorsale) che non produce il caratteristico rumore di schiocco (Ortolani negativo).
Anamnesi
Valutazione accurata delle condizioni generali che possono costituire pericolo per la vita
Ispezione
Ispezione
Palpazione
Finalità
Esami ematologici – ematochimici
Esame radiologico – finalità
Artrocentesi
Sedi di prelievo del liquido sinoviale nelle principali articolazioni dell’arto anteriore.
Sedi di prelievo del liquido sinoviale nelle principali articolazioni dell’arto posteriore.
Liquidi Sinoviale
Ecografia
Biopsia
Biopsia del tessuto osseo eseguita in cane con lesione espansiva a partenza dalla faccia anteriore del radio (freccia). In alto: la fase del prelievo. In basso: le "carote" di tessuto patologico prelevate da sottoporre ad esame istologico.
Artroscopia
Valutazione biostatica e biocinematica
Patologie della spalla
Osteocondrosi dissecante della testa dell’omero (OCD): forma clinicamente attiva dell’osteocondrosi caratterizzata dalla formazione di un flap di cartilagine articolare che può sollevarsi o distaccarsi dalla cartilagine circostante creando flogosi e dolore articolare.
Come nella maggior parte dei casi di osteocondrosi i primi segni clinici compaiono intorno ai 4-5 mesi di età nei soggetti in rapido accrescimento e comprendono intensa zoppia soprattutto a freddo e dolore all’iperflessione/iperestansione della spalla. Alla visita è in genere presente atrofia muscolare da disuso sull’arto coinvolto (evidenziazione della spina scapolare). È possibile un coinvolgimento bilaterale delle articolazioni. Generalmente, il lembo necrotico cartilagineo si localizza nella porzione centrale della superficie articolare (OC tipo I). La terapia consiste nella rimozione del frammento e nel curettage dell’area cartilaginea necrotica.
Contrattura del muscolo infraspinato: si ritiene che le contratture fibrotiche dei muscoli striati siano la conseguenza di lesioni traumatiche che guariscono per seconda intenzione con formazione di tessuto connettivo fibroso. Quando la maggior parte delle fibre muscolari viene sostituita da connettivo che si retrae a seguito dei processi di cicatrizzazione, si determina una contrattura permanente e si parla di “miopatia fibrotica”. La contrattura dell’infraspinato si verifica nei soggetti adulti ed attivi. L’anamnesi, in genere, non riferisce di un trauma attivo ma, piuttosto, di uno stile di vita che predispone a piccoli ripetuti traumi minori (cani da caccia). La zoppia può essere da lieve a molto grave ed è tipico l’atteggiamento di extrarotazione e leggera abduzione dell’arto anteriore coinvolto. L’atrofia del muscolo è marcata ed è assente dolore alla palpazione eccetto negli stadi precoci della patologia. La terapia è chirurgica e consiste nella tenotomia del muscolo.
Patologie della spalla
Lesioni del muscolo bicipite brachiale: le più comuni sono la tenosinovite e la dislocazione del tendine di questo muscolo. La tenosinovite può originare da traumi diretti o da eccessivo esercizio fisico, ed accompagnarsi ad una iperplasia e mineralizzazione distrofica del tendine che può andare incontro a rottura completa o parziale. Le aderenze tra il tendine e la guaina sinoviale riducono i movimenti flesso estensori della spalla e provocano molto dolore. In genere, i cani affetti sono adulti e di taglia media e presentano una zoppia intermittente o costante che peggiora con l’esercizio fisico. È evidente dolore alla palpazione del tendine ed alla flessoestensione della spalla. La terapia consiste nella traslazione chirurgica del tendine dalla fossa intertubercolare. La dislocazione del tendine dal solco trocleare è mediale ed è causata dalla rottura del legamento omerale trasverso. I movimenti di flesso estensione della spalla possono indurre riduzione e rilussazione del tendine. La terapia consiste nella ricostruzione del legamento omerale trasverso.
Lussazione articolare: Non è comune ed in genere consegue a traumi. Molto rare sono le lussazioni su base malformativa congenita che riguardano i cani di piccola taglia; sono, spesso, bilaterali e mediali e derivano da un appiattimento della cavità glenoidea e della testa omerale. I soggetti affetti da lussazioni congenite della spalla compensano molto bene e possono non mostrare sintomi evidenti. Le forme traumatiche sono, generalmente, mediali, ma occasionalmente possono essere laterali o craniali. I soggetti con lussazione traumatica presentano un zoppia grave e dolore localizzato, inoltre, alla palpazione articolare si possono percepire chiari rumori di crepitio. La radiografia è indispensabile alla diagnosi.
Patologie del gomito
Osteocondrosi dissecante del condilo mediale omerale (OCD): rientra nel gruppo delle osteocondrosi e delle displasie del gomito. Come tutte le osteocondriti è caratterizzata dal sollevamento di un flap di cartilagine dalla superficie articolare del condilo mediale dell’omero. Ne sono affetti di solito i cani di grossa tagli in accrescimento; l’esordio avviene generalmente intorno ai 5-7 mesi di età. La zoppia all’arto anteriore può avere andamento acuto o cronico ed in genere migliora con l’esercizio fisico. I proprietari spesso riferiscono un “irrigidimento” dell’animale al mattino. La flesso-estensione del gomito produce dolore e spesso alla palpazione si identifica una positività degli sfondati articolari. Il range di movimento articolare si riduce. L’osteocondrosi può essere bilaterale e concomitante ad altre displasie del gomito (spesso si associa alla FCP).
Frammentazione del processo coronoideo mediale dell’ulna(FCP): rientra nel gruppo delle osteocondrosi e displasie del gomito e consiste nella separazione del processo coronoideo mediale dall’ulna con conseguente artrite e algia. Ne sono colpiti i cani di grossa taglia in accrescimento ed i segni clinici cominciano intorno ai 5-7 mesi di età. Questi sono del tutto sovrapponibili a quelli descritti per l’OCD, radiografia o TC consentono una diagnosi precisa.
Patologie del gomito
Mancata unione del processo anconeo (UAP): rientra nel gruppo delle osteocondrosi e displasie del gomito e consiste nella mancata fusione del processo anconeo ulnare, che ha un nucleo di ossificazione a se stante, alla metafisi prossimale dell’ulna. Il processo anconeo può essere libero nella cavità articolare ma, nella maggior parte dei casi, è legato all’ulna mediante tessuto fibroso.
Sono colpiti i cani di grossa taglia ad accrescimento rapido. I primi sintomi si osservano intorno ai 6- 12 mesi di età e sono per lo più sovrapponibili a quelli descritti per la OCD; la tumefazione articolare da aumento del liquido sinoviale è molto evidente. Il cane in stazione può presentare un atteggiamento di rotazione all’esterno dell’arto coinvolto. Radiografia e TC chiariscono la diagnosi.
“Kissing lesion”: sono lesioni, spesso presenti in corso di osteocondrosi, a carico della superficie articolare sana(condilo mediale dell’omero) che si pone a contatto con l’area di FCP. Questo contatto avviene con attrito e ciò provoca erosione cartilaginea.
Lussazioni: caratterizzate dalla perdita della congruenza articolare tra i tre segmenti scheletrici che costituiscono l’articolazione del gomito (omero, radio e ulna). Possono avere origine traumatica o congenita. Le lussazioni traumatiche possono essere di solito ridotte a cielo chiuso a meno che non si tratti di forme inveterate. In genere, si verifica uno spostamento caudo-laterale o laterale del radio e dell’ulna, poiché la troclea (mediale) è più voluminosa del condilo (laterale) e ciò non consente la lussazione in senso mediale. La zoppia è di IV grado e l’arto è mantenuto flesso, abdotto e in pronazione. La palpazione del gomito provoca dolore e consente di valutare l’incongruenza articolare. Le forme congenite necessitano, generalmente, della chirurgia. Riguardano gli animali di razza toy e sembrano avere una base ereditaria. Spesso è presente una ipoplasia/agenesia del legamento collaterale mediale e della troclea omerale che favoriscono lo scivolamento mediale del radio e dell’ulna.
Patologie del carpo
Sindrome iperflessoria: nota anche come deformità flessoria è una affezione teno-muscolare che colpisce i cuccioli di alcune razze di taglia medio-grande e gigante (dobermann, shar pei, alano, boxer, beagle, golden retriver etc.) durante le prime fasi della crescita. L’eziologia di questa patologia non è chiara e si ipotizza un asincrono sviluppo tra lo scheletro e la muscolatura flessoria dell’avambraccio (m. flessore ulnare del carpo) a vantaggio del primo comparto. I cani sono portati a visita nelle prime settimane di vita (6-16 settimane); l’anamnesi non riferisce di alcun trauma e la zoppia ha insorgenza improvvisa a carico di uno o entrambi gli arti anteriori. L’esercizio fisico peggiora i sintomi e con il tempo alla zoppia si affiancano evidenti deformità a carico degli arti anteriori che subiscono una sempre maggiore deviazione in varo ed in procurvato del carpo durante la stazione e la deambulazione. Nei casi più gravi gli animali arrivano a poggiare al suolo con la superficie laterale delle dita della zampa anteriore. Non sono presenti deficit neurologici di alcun tipo né altre condizioni patologiche a carico del carpo ( artriti, artrosi etc.). In molti casi questa patologia è autolimitante, viceversa necessita della chirurgia che consiste nella tenotomia dei capi ulnare e omerale del flessore ulnare.
Lussazioni-sublussazioni: conseguono all’applicazione di un eccesivo carico quando l’arto si trova in appoggio ed in iperestensione. Si accompagnano a lacerazioni ed avulsioni delle principali strutture legamentose di contenimento dell’articolazione (leg. Palmare radio-carpico, leg. Collaterale radiale-ulnare). Clinicamente l’animale zoppica vistosamente, talvolta sottrae al carico l’arto coinvolto. È chiaramente visibile una tumefazione della regione carpica, molto dolente. Quando l’animale lo consente si possono valutare abnormi movimenti di flesso-estensione e di lateralità dell’articolazione. I radiogrammi sotto stress ed in tutte le proiezioni confermano la diagnosi clinica.
Patologie dell’anca
Displasia: è una anomalia dello sviluppo dell’articolazione coxo-femorale caratterizzata da una lassità ed incongruenza tra le superfici articolari della testa del femore e della cavità acetabolare, che comporta una sublussazione/lussazione dell’articolazione, nei soggetti giovani, ed una grave artrosi coxo-femorale, in quelli adulti o anziani. I cani di grossa taglia sono maggiormente predisposti alla displasia, ma essa può colpire anche soggetti di taglia media, sporadicamente è segnalata anche nel gatto. L’eziologia non è chiara, tuttavia, si ritiene che esistano dei fattori genetici ed ambientali all’origine della patologia. L’ipotesi genetica è avvalorata da una certa trasmissibilità ereditaria e dalla predisposizione razziale (sanbernardo, mastino, pastore tedesco, labrador, terranova, setter inglese etc.) I sintomi di displasia negli animali giovani comprendono difficoltà a sollevarsi sugli arti posteriori, intolleranza all’esercizio fisico, zoppia intermittente, andatura a coniglio (con gli arti posteriori sollevati contemporaneamente durante il passo). Nei soggetti adulti che hanno già sviluppato artropatia questi sintomi peggiorano considerevolmente e si accompagnano a forte dolore articolare. Clinicamente è visibile anche una certa ipotonia della muscolatura pelvica, e l’animale manifesta disagio o dolore alle manovre di abduzione e flesso estensione dell’anca. Con il soggetto in sedazione, la manovra dell’Ortolani può orientare nella diagnosi che viene però confermata dall’esame radiologico.
Patologie dell’anca
Morbo di Legg-Perthes Calvè: noto anche come necrosi asettica e avascolare della testa del femore consiste in un progressivo collasso dell’epifisi prossimale del femore dovuto probabilmente ad una interruzione dell’apporto ematico. Colpisce i cani di razza toy in accrescimento. I sintomi insorgono intorno ai 6-7 mesi, ma in alcuni casi gli animali affetti sono portati a visita superato l’anno di età. Questa patologia può essere mono o bilaterale e si accompagna a forte dolore ad insorgenza spontanea ed a zoppia di III-IV grado. Sebbene l’evoluzione della necrosi sia progressiva a volte la zoppia insorge in modo acuto in coincidenza dell’improvviso collasso dell’epifisi. L’esito delle forme non trattate chirurgicamente mediante ostectomia della testa femorale è una diffusa e grave artrosi dell’anca.
Lussazione: possono avere origine traumatica o displasica. Lo spostamento della testa del femore in relazione alla cavità acetabolare può avvenire in senso dorso-craniale, dorso-cudale, ventrale e centrale. Le lussazioni centrali nei piccoli animali non sono frequenti e si accompagnano sempre a fratture del bacino con “sfondamento” dell’acetabolo. Le più frequenti sono le lussazioni dorso-craniali. La diagnosi non presenta grosse difficoltà. L’anamnesi riferisce, in genere, di un trauma. Clinicamente è presente una zoppia di IV grado dell’arto coinvolto che viene portato addotto ed extraruotato. Nelle forme dorso-craniali l’arto lussato è più corto del controlaterale ed è negativo il “test del pollice”. Nelle forme recenti può essere risolutiva la riduzione a cielo chiuso con bendaggio di Ehmer. Le lussazioni croniche, invece, necessitano della riduzione chirurgica.
Patologie del ginocchio
Lussazione di rotula: consiste in una parziale o totale perdita di contatto tra la rotula e la troclea di scorrimento del femore dovuta allo spostamento in senso mediale o laterale della rotula. La lussazione mediale è la forma più frequente e si verifica soprattutto nei soggetti di razza piccola e toy. Raramente si osserva la lussazione rotulea laterale che, in genere, riguarda i soggetti di taglia grande. La lussazione rotulea mediale ha solitamente una origine displasica ma sono possibili anche lussazioni di natura traumatica. I segni clinici possono variare notevolmente in rapporto al grado di lussazione ed accompagnarsi a più o meno evidenti deformità dell’arto coinvolto. Non è infrequente, considerata l’eziologia displasica, osservare la presenza della patologia su entrambi gli arti posteriori. Nelle forme di I e II grado la zoppia dell’arto coinvolto è lieve ed intermittente (rispettivamente indotta o spontanea) ed avviene con uno “scatto” in coincidenza dello spostamento rotuleo all’esterno (lussazione) ed all’interno (riduzione) del solco trocleare; nel III e IV grado la lussazione è permanente e si può osservare una zoppia di III grado fino ad un mancato appoggio dell’arto che viene mantenuto flesso ed intraruotato al ginocchio. Manualmente nelle lussazioni di I, II e III grado è possibile ridurre temporaneamente la rotula, in quelle di IV grado la riduzione manuale non è possibile. Le radiografie confermano la diagnosi e consentono di definire il grado di deformità scheletrica utile ai fini della scelta della tecnica chirurgica da impiegare.
Patologie del ginocchio
Rottura del legamento crociato craniale: il legamento crociato craniale limita i movimenti di intrarotazione e di spostamento craniale della tibia rispetto al femore durante la deambulazione, svolge, quindi, un’importante funzione di contenimento articolare. La rottura parziale o totale di questo legamento provoca, dunque, una notevole instabilità articolare con conseguente artrosi. Questa patologia si può osservare in cani di tutte le razze e le età è però più frequente nei soggetti di grossa taglia ed, in particolare, in alcune razze (rottweilr, labrador, setter etc). La lacerazione del l. crociato può avvenite a seguito di un trauma acuto – iperestensione del ginocchio e iperotazione interna della tibia – oppure a causa di lenti processi degenerativi a carico del legamento. Nel primo caso la zoppia ha insorgenza acuta ed è di terzo – quarto grado, ma tende a migliorare con il passare di alcune settimane soprattutto nei soggetti di peso inferiore ai 10Kg; nelle forme croniche la zoppia ha un decorso subdolo, non è grave ed è a volte intermittente, può però trasformarsi in zoppia acuta quando il legamento, già parzialmente lacerato, cede del tutto. In questi casi alla visita sono già evidenti i segni dell’artropatia degenerativa. All’ispezione ed alla palpazione, nelle forme acute, possono essere evidenti i segni di sofferenza articolare (gonfiore, dolore), nelle forme croniche, invece, si percepiscono rumori di sfregamento articolare dovuti all’artrosi e si osserva un ispessimento compensatorio della capsula articolare mediale del ginocchio. Clinicamente la diagnosi di rottura del leg. crociato craniale è avvalorata dalla positività di due test specifici: il cassetto craniale ed il tibial trust (test di compressione tibiale o cassetto indiretto). Le radiografie confermano la diagnosi clinica.
Patologie del tarso
Osteocondrosi dissecante: il garretto può essere interessato da osteocondrosi con formazione di flap crtilaginei a livello del labbro mediale e laterale dell’astragalo. Alla visita clinica sono condotti animali giovani di taglia grande e in rapido accrescimento che presentano zoppia più o meno grave all’arto posteriore interessato, che tende a migliorare con l’esercizio fisico.
La palpazione del garretto può evidenziare segni di sofferenza articolare (ectasia della capsula articolare) ed una notevole riduzione del range flessorio che va sempre confrontato con quello dell’arto il controlaterale sano. La radiografia può in alcuni casi consentire l’identificazione del flap cartilagineo e/o delle aree di erosione osteocondrosica, tuttavia, la TC e l’artroscopia hanno una maggiore validità diagnostica. L’artroscopia, in particolare, ha una doppia finalità: diagnostica e terapeutica.
Lussazioni: essendo il tarso una articolazione complessa costituita da più piani articolari le lussazioni possono coinvolgere diversi segmenti articolari. La lussazione /sublussazione intertarsica prossimale plantare è dovuta alla rottura o all’avulsione del legamento plantare ed è la più frequente lussazione tarsica negli animali da compagnia. Si tratta di una lesione da iperflessione che non sempre è associata ad eventi traumatici e si può osservare in tutte le razze. L’arto affetto manifesta un atteggiamento plantigrado di grado variabile. Dolore e tumefazione non sono solitamente molto evidenti, ma in caso di flessione si può evocare una certa risposta algica. L’esame radiografico sotto stress e nelle varie proiezioni conferma la diagnosi.
Fratture scapolari: possono localizzarsi in diversi punti del segmento osseo e dare sintomi clinici molto diversi tra loro in relazione alla sede della frattura. Convenzionalmente in base alla localizzazione antomica si distinguono fratture: del corpo, della spina, dell’acromion, del collo, della tuberosità glenoidea e della cavità glenoidea. I sintomi possono variare da una zoppia di grado lieve ad un mancato utilizzo dell’arto. Quest’ultimo caso si realizza in corso di fratture intrarticolari della cavità glenoidea e del collo scapolare che costringono l’animale a portare l’arto più basso rispetto al controlaterale sano, con il carpo flesso e l’estremità dell’arto strisciante sul terreno. Dolore e tumefazione sono presenti sulla sede della frattura. L’esame radiologico consente la diagnosi definitiva.
Fratture omerali: si distinguono in base alla sede ed alla struttura scheletrica coinvolta: fratture del trochitere, della testa dell’omero, diafisarie (prossimali, intermedie e distali), fratture sovracondiloidee, intercondiloidee e monocondiloidee. Particolarmente frequenti sono le fratture diafisarie intermedie-distali che possono accompagnarsi a danni a carico del nervo radiale che, in corrispondenza del terzo medio distale della diafisi omerale, si lateralizza e superficializza risultando più esposto ai traumi. È importante in questi casi accertarsi del non coinvolgimento del nervo (valutando la sensibilità distale dell’arto) prima di intervenire chirurgicamente sulla frattura. Clinicamente tutti i tipi di frattura omerale si accompagnano a zoppia intensa. Le fratture diafiasarie portano ad una verticalizzazione del moncone distale con allungamento dell’arto coinvolto e appoggio sul dorso dell’estremità dell’arto. La sede della frattura si presenta in genere tumefatta e dolente.
Fratture radio-ulnari: le fratture dell’avambraccio coinvolgono quasi sempre tutti e due i segmenti ossei, ma non sempre. Classicamente si distinguono: fratture olecraniche, fratture di Monteggia (coinvolgono la metà prossimale dell’ulna e si associano a lussazione del radio), fratture diafisarie singole e associate radio-ulnari, fratture stiloidee radiali e ulnari e fratture del capitello radiale. In tutti i casi l’animale sottrae l’arto coinvolto all’appoggio ad eccezione delle fratture diafisarie singole. La sede della frattura appare, in genere, tumefatta e dolente. La diagnosi clinica viene confermata dall’esame radiografico.
Fratture di bacino: possono coinvolge uno solo, due o tutte e tre le ossa che formano il bacino (ileo, ischio e pube). Conseguono, in genere, ad investimenti e non sempre necessitano di riduzione chirurgica. L’animale, a seconda della gravità della frattura, può zoppicare o non riuscire a mantenere la stazione quadrupedale. Il dolore, anche spontaneo, è notevole. In corso di visita clinica è importante accertarsi dell’integrità del retto e dell’uretra che sono le due strutture più facilmente esposte a lacerazione da parte dei monconi ossei dislocati. La radiografia diretta è indispensabile per diagnosticare queste fratture e talvolta sono richiesti esami contrastografici per valutare gli organi cavi contenuti nella pelvi.
Fratture di femore: possono essere distinte in: fratture della testa, del collo, del grande trocantere, della diafisi (prossimale, intermedia e distale), fratture sopracondiloidee, intercondiloidee, monocondiloidee.
In tutti i casi il dolore prodotto dalla frattura induce sottrazione al carico dell’arto. Le fratture diafisarie, a causa della notevole copertura muscolare del femore, vanno incontro a dislocatio cum contractione, per cui l’arto appare più corto del controlaterale sano. La diagnosi definitiva si ottiene con l’esame radiologico.
Fratture tibiali: sono molto comuni negli animali da compagnia perché la tibia è un osso abbastanza scarno di rivestimento muscolare e perciò più esposto a traumi e fratture. Per questo stesso motivo la maggior parte delle fratture è esposta. In genere quando frattura la tibia frattura anche la fibula. Si distinguono: fratture della tuberosità tibiale, diafisarie (prossimale, intermedie e distali), malleolari. Clinicamente l’arto coinvolto è sottratto all’appoggio ed è evidente la perdita di continuità dell’osso soprattutto nelle fratture diafisarie. La sede della frattura appare tumefatta e dolente e spesso sono visibili i monconi esposti.
Distacchi epifisari- chiusure premature delle fisi: durante l’accrescimento i traumi che coinvolgono lo scheletro appendicolare si ripercuotono più facilmente sui dischi epifisari che non presentano le stesse caratteristiche di resistenza dell’osso e rappresentano una sito di minore resistenza meccanica. Tali lesioni possono interessare qualsiasi segmento scheletrico dove è ancora attiva la fisi. Nei piccoli animali i distacchi epifisari più frequenti si verificano a carico della fisi distale del femore, della tuberosità tibiale, della testa femorale, della fisi prossimale e distale del radio. La prognosi dipende dal tipo di distacco (classificazione Salter-Harris) in genere è riservata nei casi in cui la linea di frattura coinvolge la superficie articolare e nei casi in cui non avviene un distacco ma uno schiacciamento del disco che ne arresta le potenzialità di accrescimento, bloccando lo sviluppo in lunghezza del segmento scheletrico coinvolto. Questa evenienza è frequente a carico del disco epifisario distale dell’ulna che, nel cane, presenta una particolare conformazione a coppa, per cui le forze che agiscono su di esso indipendentemente dalla direzione di applicazione, si trasformano in forze compressive. Se la chiusura prematura del disco si realizza in soggetti molto giovani l’arresto precoce della crescita ulnare condizionerà in modo molto grave l’accrescimento del radio (radio curvo) inducendo gravi deformità all’avambraccio e alle articolazioni del gomito e del carpo. Le deformità tendono ad essere meno gravi quando la chiusura prematura avviene nelle fasi conclusive di sviluppo in lunghezza dell’osso colpito.
1. Concetti Generali di Semeiotica Chirurgica, segnalamento ed anamnesi
4. Semeiologia delle tumefazioni
5. Esame clinico dell'apparato locomotore dei piccoli animali - prima parte
6. Esame clinico dell'apparato locomotore dei piccoli animali - seconda parte
7. Esame clinico dell'apparato locomotore nel cavallo
8. Esame neurologico (piccoli animali) - parte prima
9. Esame neurologico (piccoli animali) - parte seconda
10. Esame neurologico dei grossi animali
11. Esame dell'apparato visivo
12. Esame strumentale dell'apparato visivo. Neuroftalmologia
Trattato di chirurgia dei piccoli animali. III ed. Slatter D., vol I-II-III, Antonio Delfino editore, 2005
Chirurgia dei piccoli animali. III ed. T. W.Fossum, Masson Ed, 2008
Tecnica chirurgica animali da compagnia 2- chirurgia ortopedico-traumatologica; rachide, scheletro appendicolare. G.W. Bojrab; G.W. Ellison; B.Slocum. UTET Ed, 2001
Diagnosis lameness in dogs. L.Brunnberg; K. Jahnson. Black Science Ed, 2000
Canine orthopedics. II ed. W.G.Whittick, Lea and Febiger Ed, 1990
Patologie articolari nel cane e gatto. F.M. Martini, Poletto Ed, 2006