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Giuseppe Campanile » 3.Bovini da latte: le razze e la lattazione


Le razze: Frisona Italiana

Origine e diffusione

Originaria della Frisia in Olanda, si diffonde in tutto il mondo grazie alle sue eccezionale qualità. I primi soggetti furono importati dall’Olanda nella seconda metà del secolo scorso dimostrando grandi capacità di adattamento e di produzione, pur evidenziando caratteri tipici di una razza a duplice attitudine. Uno dei capostipiti della Frisona italiana, il toro Carnation Producer, venne acquistato negli U.S.A. dall’allevamento della Bonifica Torre in Pietra (1929).

Già nel 1908 la popolazione raggiunse i 60.000 capi e l’aumento della popolazione, tranne la pausa del primo conflitto mondiale, continuò progressivamente sia attraverso l’importazione di soggetti, sia attraverso l’attuazione di “incroci di sostituzione”. In tal modo la Frisona ha finito con il sostituire molte razze locali, meno produttive.

La zona di maggior diffusione è il Nord Italia, in particolare Lombardia ed Emilia-Romagna.

Frisona Italiana. Fonte:  Agraria.

Frisona Italiana. Fonte: Agraria.


Le razze: Frisona Italiana (segue)

Caratteristiche morfologiche

Il colore del mantello è pezzato nero ma anche le pezzate rosse si possono iscrivere al LG. L’aspetto generale è armonico e vi è un buon equilibrio dei caratteri lattiferi. Femmina adulta: peso di 550 – 900 kg; altezza di 130 – 150 cm. Maschio adulto: peso di 900 – 1300 kg; altezza di 138 – 155 cm.

Frisona Italiana. Fonte:  Agraria.

Frisona Italiana. Fonte: Agraria.


Le razze: Frisona Italiana (segue)

Selezione

Ha lo scopo di produrre soggetti precoci per sviluppo e produttività, di buona mole, di costituzione forte, di conformazione corretta, fecondi, longevi, nevrili, e di forte potere digestivo-respiratorio, con spiccate attitudini ad elevate produzioni di latte e buon titolo di grasso e proteine, senza escludere l’attitudine ad una produzione quantitativa di carne.


Le razze: Bruna Italiana

Origine e diffusione

Ceppo italiano della Bruna Alpina, deriva da soggetti elvetici, austriaci ed anche bavaresi, adattatisi ai nostri ambienti e rinsanguati con il ceppo americano Brown Swiss. La sua vocazione è prima a triplice e poi a duplice attitudine e ciò le fa preferire la Frisona, capace di performance produttive nettamente superiori. Alla Bruna Alpina si imputavano principalmente scarsa precocità, ridotta produzione al primo parto e la mancanza di riproduttori maschi in grado di trasmettere con costanza l’attitudine lattifera. Si rese quindi necessaria la sua specializzazione per il latte. Con il progredire della trasformazione agraria e grazie alle sue doti di adattamento all’ambiente e attitudine al pascolo, la Bruna, in pochi decenni, si diffonde nell’Italia centro meridionale affiancando e sostituendo le razze locali.

Caratteristiche morfologiche

Mantello bruno uniforme (dal sorcino al castano) più scuro nei maschi, con musello ardesia circondato da un alone bianco. Vitello grigio nei primi tre mesi. Peso vivo 550 – 700 Kg.

Bruna Italiana. Fonte:  Agraria.

Bruna Italiana. Fonte: Agraria.


Le razze: Bruna Italiana

Selezione

Ha come obiettivo la produzione di soggetti di buona mole, statura e peso, di costituzione robusta e corretta conformazione, precoci per sviluppo e produttività, fecondi e longevi, di buona nevrilità, con attitudine ad elevata e costante produzione di latte ad alto titolo di grasso e proteine, in grado di fornire convenienti produzioni di carne, dotati di alto potere di assimilazione per lo sfruttamento di tutti i foraggi aziendali.

Caratteristiche produttive

Ottima la produzione di latte e la sua attitudine alla caseificazione (ridotta presenza di allele A della k-caseina che influenza negativamente la coagulazione del latte). E’ buona anche l’attitudine alla produzione di carne.

Fonte: ANARB.

Fonte: ANARB.


Le razze: Pezzata Rossa Italiana

Origine e diffusione

Appartiene al gruppo di razze Pezzate Rosse derivate Simmental. L’allevamento in Italia ha avuto inizio nel Friuli attraverso un incrocio di sostituzione della popolazione bovina locale originando la “Pezzata Rossa Friulana” con principale attitudine al lavoro. Oggi, grazie alla sua adattabilità, versatilità, fertilità e prolificità, essa è adatta a colmare i “vuoti zootecnici” che si sono creati e si vanno creando in più aree in diverse situazioni socio–economiche nel nostro paese. In Alto Adige, Friuli, e Cremonese, la razza è sfruttata soprattutto per la produzione del latte. Nel Centro e Sud Italia, e soprattutto nella zona Appenninica, è utilizzata anche per l’allevamento della “linea vacca-vitello”. Nelle altre zone di allevamento si mira sia al latte che alla carne (sia sfruttando l’animale a fine carriera, sia sottoponendo all’ingrasso i vitelli).

Caratteristiche morfologiche

Mantello pezzato rosso con arti e regioni ventrali in genere bianchi, testa bianca con orecchie rosse. Statura femmine: 140 cm ed oltre. Peso vivo 650 – 700 Kg ed oltre.

Pezzata Rossa Italiana. Fonte:  Agraria.

Pezzata Rossa Italiana. Fonte: Agraria.


Le razze: Pezzata Rossa Italiana (segue)

Selezione

L’obiettivo è un tipo di bovino la cui conformazione generale sia espressione della duplice attitudine: requisiti dell’animale da carne (buona mole, costituzione robusta, precocità e particolare sviluppo delle masse muscolari relative ai tagli pregiati) e nel contempo esprimere i caratteri lattiferi di finezza, gentilezza e soprattutto di buono sviluppo dell’apparato mammario. Il tutto non disgiunto dai caratteri di fecondità, longevità, rusticità e buona assimilazione dei foraggi.

Caratteristiche produttive

Presenta due attitudini: latte (con alta percentuale di proteine) e carne. Elevata resistenza alle mastiti. Ottima la fertilità.

Fonte: ANAPRI.

Fonte: ANAPRI.


Le razze: Jersey

Origine e diffusione

Originaria dell’isola omonima nel canale della Manica, alla  sua formazione ha contribuito bestiame bretone e normanno. I caratteri sono poi stati fissati grazie al divieto di importazioni nel XVIII secolo. Oggi è diffusa in tutti i continenti (consistenza di circa 8 milioni di capi). Le vacche Jersey sono sempre state descritte come eccellenti produttrici di latte e di crema, ma considerate piccole e con qualche difetto esteriore, benché affascinasse molto la testa simile a quella dei cervi, le corna corte eleganti ed i grandi occhi.

Caratteristiche morfologiche

Animali bilanciati di taglia molto ridotta (le vacche in piedi misurano 115- 120 cm al garrese e pesano 325–350 Kg; i vitelli alla nascita pesano solo 20-25 Kg) e con accentuate caratteristiche lattifere. Il mantello assume varie tonalità di fulvo chiaro con musello nero che volge verso l’alto circondato da una banda bianca.

Jersey. Fonte:  Agraria.

Jersey. Fonte: Agraria.


Le razze: Jersey (segue)

Caratteristiche produttive

E’ una razza molto precoce, generalmente i parti avvengono verso i due anni o prima. Oggi la Jersey è considerata una razza ad esclusivo indirizzo lattifero, ricercata per l’elevatissima percentuale di grasso e proteine del latte che produce. Molto longeva e non presenta problemi al parto. Minori richieste alimentari: pesano poco più della metà delle Frisone e perciò hanno un fabbisogno di mantenimento inferiore. Il latte prodotto ha una percentuale di incidenza della K-caseina tipo BB del 74%. Non è adatto alla caseificazione del Parmigiano Reggiano per la grossezza dei globuli di grasso (ottimo invece per il burro e per tutti gli altri tipi di formaggio).

Fonte: ANAFI.

Fonte: ANAFI.


Le razze: Reggiana

Origine e diffusione

Razza originariamente a triplice attitudine. Allevata in provincia di Reggio Emilia, con nuclei recenti in allevamenti delle province di Mantova, Modena, Parma e Lodi. Dal 1985 è stato istituito il Registro Anagrafico delle popolazioni bovine autoctone e gruppi etnici a limitata diffusione per salvaguardare le razze bovine allevate in Italia minacciate di estinzione. Sono state ammesse: Agerolese, Bianca Val Padana (Modenese), Burlina, Cabannina, Calvana, Cinisara, Garfagnina, Modicana, Mucca Pisana, Pezzata Rossa d’Europa, Pinzgau, Pontremolese, Pustertaler, Reggiana, Sarda, Sardo-Modicana, Varzese. La razza Reggiana presenta oggi una consistenza di circa 1700 capi, di cui 950 vacche, divisi in 190 allevamenti, con un trend numerico ancora in espansione.

Reggiana. Fonte:  Agraria.

Reggiana. Fonte: Agraria.


Le razze: Reggiana (segue)

Caratteristiche morfologiche

Animali armonici ma di taglia medio piccola (maschi: altezza 145-155 cm, peso 10-12 q.li; femmine: altezza 140-145 cm, peso 6-7 q.li). Mantello fromentino uniforme (più carico nei tori) con musello e mucose depigmentate. Mammella ben sviluppata anche se non voluminosa.

Caratteristiche produttive

Duplice attitudine con prevalenza per il latte. Molto rustica. Latte particolarmente idoneo alla caseificazione (ottima qualità ed elevata presenza della variante B della k-caseina), in passato il Parmigiano Reggiano veniva prodotto prevalentemente con il latte di questa razza.


Le razze: Agerolese

Origine e diffusione

Nasce con i Borboni, che importano riproduttori di razze diverse, fra cui la Bruna Alpina, la Pezzata Nera Olandese e la Simmenthal, per migliorare le mandrie esistenti in Campania (per lo più di ceppo Podolico). Gli incroci effettuati nell’Agerolese, a causa dell’isolamento di questo territorio, danno vita ad animali che fissano meglio che altrove i caratteri genetici. Successivamente furono incrociati con la razza Jersey (partendo da animali dati in dono al Generale Avitabile). L’Agerolese è dunque la sintesi di tre patrimoni genetici e ancora oggi si presenta a volte con un manto color saio di monaco, a volte grigio chiaro, a seconda che prevalga la Jersey o la Bruna. Penalizzata da una legge del 1963 che ha portato all’uso indiscriminato di riproduttori di razza Frisona, oggi ha una consistenza molto ridotta: nel 1940 si contavano 10.000 capi; ad oggi risultano iscritti al registro 450 capi.

Agerolese. Fonte:  Agraria.

Agerolese. Fonte: Agraria.


Le razze: Agerolese (segue)

Caratteristiche morfologiche

Mantello dal castano al nero, orlatura di peli chiari intorno al muso e una caratteristica riga chiara lungo la groppa (riga asinina). I maschi pesano circa 650 kg, le femmine circa 450 kg; le altezze medie al garrese sono rispettivamente di 135 e 125 cm.

Caratteristiche produttive

Discrete produzioni di carne e latte (25-35 q.li di latte a lattazione); eccezionale è la qualità del latte destinato alla produzione di formaggi tipici (Provolone del Monaco). Molto rustica, si accontenta di poco cibo e metabolizza molto bene ciò che mangia. Recentemente è stato istituito il Registro Anagrafico della razza Agerolese.

Agerolese. Fonte:  Agraria.

Agerolese. Fonte: Agraria.


Le razze: Rendena

Origine e diffusione

Dalla Val Rendena, da cui deriva il nome, cominciò a diffondersi fra il 1712 e il 1739, quando, per far fronte alle morie del bestiame causate da un’epidemia di peste bovina proveniente dall’Europa orientale, furono importati dei capi dalla Svizzera i quali si incrociarono con i soggetti superstiti beneficiando anche degli apporti della vecchia razza Grigia delle valli di Sole e di Non e della pezzata di Rabbi. Attualmente diffusa soprattutto nelle province di Padova, Trento, Vicenza e Verona, ma anche a Varese, La Spezia, Brescia e Treviso. La consistenza è di 224 allevamenti iscritti al LG con 4157 vacche controllate. 

Rendena. Fonte:  Agraria.

Rendena. Fonte: Agraria.


Le razze: Rendena (segue)

Caratteristiche morfologiche

Mantello castano, più scuro nei maschi, con musello nero con un alone bianco . Caratteristica è la riga mulina con una striscia lombare più chiara, di colore rossiccio. Peculiari di questa razza sono i peli color avorio all’interno dei padiglioni auricolari e il ciuffo alla sommità della testa. Taglia e statura medio piccola (altezza 130 cm; peso 500-550 kg).

Caratteristiche produttive

Duplice attitudine (latte e carne). Latte: produzione media oltre i 46 q.li (anche più di 60 q.li nelle aziende di pianura con adeguato management aziendale, con buone percentuali di grasso e proteine). Carne: resa elevata (molto richiesti dal mercato i vitelli scolostrati, così come i vitelloni con rese fino al 58-60%).

Rendena. Fonte:  Agraria.

Rendena. Fonte: Agraria.


Le razze: Rendena (segue)

Pregi della Rendena

Fertilità elevata (parto-concepimento 85 gg): la nascita di un vitello all’anno favorisce l’alpeggio estivo. Longevità: permette una bassa quota di rimonta. Rusticità: particolarmente adatta al pascolo alpino. Non vagabonda rovinando il foraggio come le altre razze, ma avanza in branco in maniera ordinata favorendo una corretta monticazione delle malghe e, d’altro canto, essendo dotata di un alto potere di assimilazione, non disprezza erbaggi grossolani, valorizzando tutti i foraggi, anche quelli aziendali.

Selezione

L’obiettivo è il miglioramento della duplice attitudine della razza, in sintonia con le altre caratteristiche positive. Il Performance-test consente di individuare i torelli con i migliori Indici Genetici per latte e carne che vengono avviati alla riproduzione. Dal 1989 l’A.N.A.RE. ha avviato il servizio relativo agli accoppiamenti programmati, che fornisce agli allevatori soci gli indici genetici di tutte le bovine di loro proprietà e, per le madri di toro, il toro miglioratore da utilizzare. Vengono utilizzate come madri di toro le 350 bovine con I.L.Q.C. più elevato della razza, nonché in possesso delle caratteristiche morfologiche richieste dalle Norme Tecniche del Libro Genealogico Nazionale e come padri di toro i soggetti con Indice Genetico più elevato tra quelli con materiale seminale stoccato.

La lattazione

Mammogenesi

  • Fase di sviluppo mammario.
  • Fase di secrezione.
  • Fase di involuzione.

Fase di sviluppo mammario

  1. Fase prenatale: movimenti di cellule dall’ectoderma (faccia ventrale) a formare creste o linee del latte, i bottoni mammari e il capezzolo rudimentale. Accrescimento isometrico (fattori mesenchimiali).
  2. Fase prepuberale: accrescimento di tipo isometrico; mammella pochi dotti primari e secondari.
  3. Fase puberale: accrescimento ciclico; accrescimento per azione degli steroidi ovarici e dell’EGF (fattore di crescita epidermica) secreto dal rene e TGF (Trasforming growth factor).
  4. Fase di gestazione: accrescimento di tipo allometrico. E2+PRL+ACTH — sviluppo duttale; P4 — sviluppo lobulo alveolare; lattogeno placentare ? aumenta azione della PRL.

La lattazione (segue)

Fase di secrezione

Minore attività di fattori inibenti e/o dal rilascio di fattori al parto che stimolano l’attività. Il mantenimento della lattazione potrebbe dipendere da una azione coordinata tra PRL ( inibizione produzione IGFBP- 5 ) e dal GH (stimolazione secrezione IGF1 che mantiene l’integrità delle cellule e la loro funzione).

Fase di involuzione

1) Graduale: progressiva regressione dopo il picco di produzione determinata da processi autolitici (lisosomi).

2) Indotta: dovuta ad improvvisa cessazione della lattazione.

3) Senile: regressione legata all’età

4) Causata: fattore autocrino inibitorio locale (FIL) probabilmente IGFBP–5. Riduzione del numero di cellule secretorie legate a caduta della produzione lattea dopo il picco. Morte cellulare predeterminata (apoptosi) e in risposta ad uno stimolo fisiologico. FIL – riducela sintesi di RNAm attraverso una riduzione dei recettori della PRL.

La lattazione (segue)

L’inizio della lattazione è caratterizzato da un continuo modificarsi del quadro endocrino-metabolico condizionato dal rapporto tra:

  • l’energia assunta con gli alimenti
  • l’energia necessaria a soddisfare i fabbisogni (mantenimento, accrescimento e produzione lattea)

Regolazione dell’ingestione di alimenti

  • Fattori fisici: contenuto in pareti cellulari; caratteristiche organolettiche degli alimenti.
  • Fattori metabolici: contenuto energetico; contenuto proteico; fermentescibilità della razione; stato di ingrassamento.

La lattazione (segue)

Priorità di utilizzazione energetica nei ruminanti (Short e Adams, 1988):

  • metabolismo basale
  • attività
  • accrescimento
  • riserve energetiche
  • gestazione
  • lattazione
  • riserve addizionali
  • ciclo estrale ed inizio della lattazione
  • riserve in eccesso

La lattazione (segue)


La lattazione (segue)


La lattazione (segue)

Distinguiamo:

  • fase ascendente o catabolica: dai primi giorni della lattazione fino al picco che si verifica intorno ai 40 gg. Caratterizzata da disoressia funzionale, ipotiroidismo funzionale
  • fase di plateau o anabolica: costanza nella produzione lattea
  • fase discendente: involuzione mammaria (graduale, indotta, causata o senile)

Il mantenimento della lattazione potrebbe dipendere dall’azione coordinata tra PRL e GH.

La lattazione (segue)

La produzione quali-quantitativa del latte può essere influenzata da molti fattori. Tra i principali ricordiamo:

  • fattori genetici
  • alimentazione
  • stato sanitario
  • stato di gravidanza
  • numero di mungiture (pressione endomammaria)
  • numero di lattazioni
  • lunghezza dell’asciutta
  • ambiente

La lattazione (segue)

Quasi tutta la produzione di latte avviene durante la mungitura. Le principali caratteristiche fisico-chimiche del latte sono determinate dalle concentrazioni di lattosio, proteine e grassi.

Il lattosio (disaccaride composto da glucosio e galattosio) viene formato nell’apparato del Golgi delle cellule secernenti della ghiandola mammaria.

Le lattoglobuline sono sintetizzate soprattutto dal RER e in parte derivano dal sangue.

Le PROTEINE del latte sono per l’80% costituite da caseina.

I grassi vengono sintetizzati in parte dalle cellule mammarie e in parte vengono assunti con la dieta e nel latte formano dei globuli.

I minerali vengono presi direttamente dal circolo sanguigno attraverso un meccanismo di diffusione e un meccanismo attivo.

La mungitura

E’ quel processo che mima la suzione del vitello e che ha come scopo la fuoriuscita del latte prodotto nella giornata. Può essere manuale o meccanica.

Mungitura meccanica

Viene divisa in tre fasi, ognuna delle quali può essere causa di alterazioni dell’aspetto sanitario del latte (aumento della carica microbica, del numero di cellule somatiche e del numero dei granulociti):

  1. fase di preparazione: lavaggio e asciugatura
  2. fase di mungitura
  3. fase di sgocciolatura

L’impianto di mungitura deve essere a norma (sono idonei quelli che rispondono alle norme ISO 3918 – Terminologia; ISO 5707 – Costruzioni; ISO 6690 – Modalità di controllo). L’impianto va controllato all’inizio e durante ogni mungitura.

La mungitura (segue)

Controllo dei fattori influenzanti la qualità del latte e la sanità della mammella

Le guaine devono essere dimensionate ai capezzoli, integre e sostituite entro il tempo consigliato dalla ditta produttrice.

Controllo dell’intero impianto di mungitura (impianto del vuoto, guaine, condotti del latte, etc.).

Valutazione della produzione/minuto e del diametro dei lattodotti al fine di evitare il riflusso di latte durante la fase di massaggio.

Controllo delle modalità di mungitura.

Valutazione della densità presente in stalla e dell’igiene delle operazioni di governo degli animali (rimozione lettiera, ricambio lettiera, modalità di somministrazione degli alimenti, polverosità presente in stalla o nella sala di mungitura etc.).

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Progetto "Campus Virtuale" dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, realizzato con il cofinanziamento dell'Unione europea. Asse V - Società dell'informazione - Obiettivo Operativo 5.1 e-Government ed e-Inclusion

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