Il pancreas endocrino, deputato alla produzione di ormoni, comprende 4 tipi di cellule:
La patologia più frequente del pancreas endocrino è il diabete.
La diagnosi di diabete si avvale del più comune test di laboratorio: la glicemia.
Campione biologico: plasma, siero, sangue intero. A parità di volume, gli eritrociti contengono meno glucosio rispetto al siero. Quindi, nel sangue intero la glicemia è più bassa rispetto al siero di circa il 10.
Inoltre, nel sangue venoso la glicemia è più bassa del 5-10% rispetto al sangue arterioso.
Per effettuare la glicemia occorre separare presto il plasma o il siero, perché gli eritrociti consumano glucosio, quindi diminuiscono la glicemia (circa 6 mg/dL/h).
Ideale: utilizzare fluoruro come anticoagulante (poiché inibisce la glicolisi, e quindi limita il consumo di glucosio da parte degli eritrociti).
Metodiche di dosaggio: enzimatiche.
Self-monitoring: (metodiche colorimetriche ed amperometriche).
Metodiche di dosaggio del glucosio
In queste due reazioni, si valuta la variazione delle concentrazioni di NADH o NADPH spettrofotometricamente.
Glu+ O2 > Acido gluconico + H2O2
H2O2+ cromogeno ridotto > cromogeno ossidato + H2O
In quest’ultima reazione si valuta la variazione di concentrazione del cromogeno spettrofotometricamente.
Glicemia a digiuno: tra 70 e 100 mg/dL (su sangue venoso).
Glicemia post-prandiale: fino a 180 mg/dL, con ritorno al valore basale entro 2-4 ore (a 2 ore deve essere < 140 mg/dL) CV intra-individuale per la glicemia: 5 -15% Sintomi da iperglicemia compaiono per valori >230 mg/dL.
Valore critico (al di sopra del quale vi può essere rischio per le funzioni vitali): 480 mg/dL (il laboratorio deve tempestivamente darne comunicazione).
Sintomi da ipoglicemia compaiono per valori <50 mg/dL.
Valore critico < 46 mg/dL
Significato clinico
Le fluttuazioni intra-individuali nelle 24 ore sono quelle più alte rispetto a tutti gli altri parametri del sangue (a causa di attività muscolare, introduzione di cibo).
Standardizzare l’ora del prelievo ed il tipo di campione biologico (digiuno da 8 h, plasma separato entro 1 h, eparina + NaF).
Il valore soglia per il sospetto di diabete corrisponde oggi a valori di glicemia >126mg/dL.
Incidenza = 5-10 % negli adulti > 40 anni
Diabete di tipo 1 = distruzione delle beta cellule, con perdita della secrezione di insulina
- Immuno-mediato (auto-anticorpi), giovanile e dell’adulto;
- idiopatico.
Diabete di tipo 2
- Prevalente insulino-resistenza e relativo deficit di insulina
- Prevalente deficit di insulina e relativa insulino-resistenza
Diabete di altro tipo = farmaci, sostanze chimiche, difetti genetici
Diabete mellito gestazionale
IGT = impaired glucose tolerance
IFG = impaired fasting glucose (glicemia a digiuno compresa tra 100 e 126)
NB = I pazienti IGT e/o IFG devono essere ricontrollati ogni anno
Glicemia a digiuno
Sintomi legati al diabete (poliuria, polidispia ed inspiegabile perdita di peso) e rilievo casuale di glicemia plasmatica >200 mg/dl (Casuale significa in qualsiasi momento indipendentemente dalla distanza dall’ultimo pasto).
oppure
Glicemia plasmatica a digiuno (FPG) >126 mg/dl (A digiuno significa distanza >8 ore dall’ultima ingestione di cibo o bevande caloriche).
Un valore di iperglicemia che non soddisfa i criteri diagnostici per il diabete deve essere rivalutato con un carico orale di glucosio (OGTT).
OGTT: test di tolleranza al glucosio per via orale
Somministrare 75 g di glucosio anidro in 250-300 mL di acqua in 5 minuti.
Criteri ADA 2006:
Glicemia a digiuno: meno di 100 mg/dL
Glicemia a due ore dal pasto: meno di 140 mg/dL
IFG tra 100 e 125 mg/dL
Sospetto di Diabete ≥ 126 mg/dL
Storia familiare di diabete;
Obesità (BMI>30);
Ipertensione;
Iperlipidemia;
Storia precedente di diabete gestazionale;
Precedente IGT e/o IFG;
Razza (asiatica, afrocaraibica);
Età (>45 anni).
Fattori di rischio anamnestici maggiori
Fattori di rischio anamnestici minori
Criteri diagnostici
L’emoglobina glicosilata è un test utile al monitoraggio del soggetto diabetico durante la terapia e alla valutazione del metabolismo glicidico nei due mesi precedenti il prelievo.
L’emoglobina glicosilata HbA1c è un addotto stabile del glucosio ai gruppi N-terminale delle catene beta dell’HbA.
Metodo di riferimento IFCC: spettrometria di massa o elettroforesi capillare.
Intervallo di riferimento HbA1c = 4,3 – 5,9 % dell’emoglobina totale.
< 6,3% = ottimo controllo glicemic.
> 9% = pessimo controllo glicemico.
Metodiche routinarie = cromatografia di affinità, HPLC, immunochimica.
Interferenze = emoglobinopatie e ridotta sopravvivenza della vita media dei G.R., emoglobine carbamilate.
Albumina glicosilata;
Fibrinogeno glicosilato;
Fruttosamine (prodotto chetoiminico della glicazione proteica).
Ormone peptidico (51 AA, PM = 5807 Da);
Pre-pro-insulina (110 AA);
Pro-insulina (86 AA);
Liberazione del peptide C con formazione di 2 catene (a = 30 AA + b = 21 AA), legate da 2 ponti disolfuro);
Esocitosi = 90% insulina + peptide C; 10% pro-insulina (la quota di pro-insulina aumenta nell’anziano, nel GDM, nel diabete dell’obeso, nell’insulinoma);
Il peptide C è secreto in quantità equimolari rispetto all’insulina, ma ha una concentrazione sierica 5-15 volte maggiori, perché non viene estratto dal fegato;
Metodo di determinazione:Immunometrico (AC monoclonali no cross reattivi con pro-insulina ne’ peptide C);
Valori di riferimento = 6-100 mU/L;
Test funzionali = TTGV = somministrare per ev 0,5mg/kg glucosio e misurare l’insulina in fase 1 (1-3-5-10 min): la somma dell’insulina ad 1 e a 3 min è > 100 mU/L in condizioni normali.
Non sono patogenetici (il danno alle beta cellule è mediato dai linfociti T), ma sono l’unico marcatore sierologico disponibile per valutare un danno alle cellule beta;
Nel diabete di tipo 1A compaiono in circolo già in fase pre-diabetica.
Esistono vari tipi di anticorpi:
Metodo di dosaggio = RIA
Interpretare la positività ed il titolo:
A seguito del processo di beta ossidazione nel fegato possono formarsi quantità di acetil-CoA in eccesso rispetto alle capacità di smaltimento del ciclo di Krebs; in queste condizioni l’acetil-CoA viene utilizzato nel mitocondrio per la sintesi dei corpi chetonici (acetoacetato, b-idrossibutirato ed acetone).
I corpi chetonici sono utilizzati dai tessuti extraepatici convertendo il b-idrossibutirato in acetoacetato e l’acetoacetato in acetoacetilCoA.
Il fegato non possiede la acetoacetato:succinil-CoA transferasi, quindi l’utilizzazione come fonte energetica è solo extra-epatica. In condizioni normali l’acetone è quasi assente, l’acetoacetato e l’idrossibutirrato sono in rapporto di 1:1. Nella chetoacidosi questo rapporto aumenta fino a 3 – 6:1
Pochi corpi chetonici sono prodotti in condizioni di normale dieta. Se la dieta è povera di carboidrati, il fegato produce corpi chetonici utilizzando l’acetil-CoA derivato dalla ossidazione degli acidi grassi. Livelli maggiori di corpi chetonici sono prodotti durante il digiuno prolungato.
Chetoacidosi diabetica: Nel soggetto diabetico la bassa concentrazione di glucosio nelle cellule fa si che il fegato produca molti corpi chetonici > acidosi.
La chetogenesi viene effettuata dal fegato quando si realizzano queste due condizioni: 1) disponibilità di acidi grassi per la beta-ossidazione; 2) carenza di glucosio.
Dosaggio urinario dei corpi chetonici
Generalmente l’acido aceto-acetico è dosato nelle urine mediante strisce reattive a base di nitroprussiato a pH 9 (metodo di Legal). Aggiungendo glicina si dosa anche l’acetone. In caso di positività le strisce si colorano in viola con un’intensità che varia a seconda della concentrazione dei corpi chetonici.
Limiti: dosaggio semiquantitativo, che non comprende anche il 3-β-idrossibutirrato, falsi positivi in presenza di farmaci contenenti gruppi sulfidrilici; falsi negativi se le strisce sono esposte all’aria o l’urina è molto acida.
Dosaggio sierico dei corpi chetonici
Valori di riferimento
1. Il campione biologico: modalita del prelievo e conservazione de...
2. Il campione biologico: raccolta urine
5. Efficienza diagnostica dei test di laboratorio
6. Valutazione della funzionalità renale
7. Equilibrio acido-base: biochimica clinica e principali alterazi...
8. Equilibrio acido-base: aspetti biochimici e i compensi d'organo
10. Metabolismo delle lipoproteine
11. Valutazione di laboratorio del metabolismo delle lipoproteine
12. Il laboratorio nelle malattie del fegato
13. Valutazione biochimica clinica degli itteri
14. Diagnostica di laboratorio dell'infarto
16. Il laboratorio nell'infiammazione
17. Diagnostica dei malassorbimenti
18. Diagnostica di laboratorio del diabete
19. Il laboratorio nel metabolismo del ferro
Gaw. A. Biochimica Clinica, Milano, Elsevier Masson, 2007
L. Spandrio, Biochimica Clinica, Sorbona, 2000
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