Qualsiasi stimolo che provoca un danno tissutale induce una reazione infiammatoria locale, dapprima, e che è seguita, poi, da un largo numero di reazioni sistemiche e metaboliche.
L’infiammazione rappresenta, pertanto, una risposta protettiva dei tessuti vascolarizzati, diretta contro determinanti non-self.
Esistono diversi tipi di reazioni infiammatorie, differenziabili in base a:
Il complemento è costituito da una ventina di proteine circolanti capaci di interagire con le membrane biologiche e con specifici recettori situati sulla superficie di diversi tipi cellulari, hanno la capacità di opsonizzare i patogeni e di indurre una serie di reazioni infiammatorie che aiutano a combattere le infezioni.
Ci sono tre distinte vie attraverso cui il complemento può essere attivato sulla superficie dei patogeni: la via classica, la via MB-lectin (mannan-binding lectin) e la via alternativa.
Le tre vie convergono in una via finale comune che porta alla attivazione del complesso di attacco alla membrana o MAC (membrane attack complex) costituita da una struttura multiproteica lipofila a forma di poro che provoca la lisi cellulare.
Le citochine sono messaggeri solubili (in genere glicoproteine) prodotte sia da cellule immunitarie che non immunitarie.
Regolano il sistema immunitario, la crescita e la differenziazione cellulare e la risposta infiammatoria, agendo in maniera autocrina, paracrina ed endocrina.
Si classificano in:
Nell’infiammazione le citochine vengono prodotte dai macrofagi attivati e dalle cellule endoteliali. Esse agiscono come secondi mediatori e causano la sintesi di molecole di adesione, attivano le proteine della fase acuta, etc.
Le citochine essenziali per l’infiammazione sono IL1, IL6 e il TNFa.
L’acido arachidonico è prodotto dai fosfolipidi di membrana per azione della fosfolipasi A.
I principali mediatori coinvolti nella chemiotassi sono:
La chemiotassi si realizza secondo queste tre fasi
Le risposte sistemiche possono essere:
Attivate da IL1, IL6 e TNFa
Attivate da varie citochine
La risposta della fase acuta provoca il cambio della concentrazione di un largo numero di proteine plasmatiche (alcune in aumento, altre in diminuzione).
Il quadro proteico elettroforetico (QPE) nella fase acuta sarà così modificato:
Invece, l’albumina e la transferrina diminuiscono nalla fase acuta dell’infiammazione, in quanto, essendo di piccole dimensioni, la maggiore permeabilità indotta dalla flogosi ne induce il passaggio agli spazi extravascolari. Quindi sono definite “proteine negative” della fase acuta:
La “fase acuta” può considerarsi una risposta fisiologica di protezione e comprende due fasi:
Per la diagnosi dell’infiammazione si effettua:
La diagnosi di laboratorio per la valutazione di un processo infiammatorio si basa principalemte:
1) Conta dei globuli bianchi ed esame della formula:
2) analisi delle proteine di fase acuta o di marcatori non proteici, come la VES o la PCR, può essere utile per monitorare il progredire della patologia o l’effetto della terapia.
La valutazione della Proteina C reattiva (PCR) nel siero, la cui concentrazione cambia molto rapidamente, può essere usata per il controllo giornaliero dell’infiammazione.
La valutazione della velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES) dà una misura indiretta del fibrinogeno e delle immunoglobuline. La VES varia lentamente e viene utilizzata per seguire l’andamento del processo infiammatorio al passare delle settimane”.
Nell’infiammazione la VES aumenta perché l’aumento delle a-globuline e\o delle immunoglobuline favorisce la formazione di macroaggregati con i globuli rossi, che, pertanto, sedimentano più velocemente.
E’ un indicatore molto sensibile della fase acuta (la VES aumenta dopo circa 24 h e diminuisce 6-8 giorni dopo la risoluzione della fase acuta).
E’ alterata anche in tutte le situazioni di aumento di Ig, e nelle disproteinemie.
Inoltre, nelle forme di natura non neoplastica l’aumento delle proteine di fase acuta è in genere brusco e limitato nel tempo. Il riscontro di una reazione di fase acuta che si protrae nel tempo depone fortemente per un processo neoplastico.
Metodica: sangue citratato, aspirato in una pipetta di vetro o plastica graduata fino a 200 mm.
La sedimentazione si legge dopo 1 ora
VN (dopo 1 h): < 20mm nelle donne, < 15mm nei maschi.
E’ la classica proteina della fase acuta, è costituita da 5 catene identiche = pentaxina, proteine leganti il calcio, con proprietà di difesa; infatti è capace di legarsi ad un elevato numero di sostanze, sia esogene che endogene e quindi di facilitare la loro rimozione dal circolo (opsonizzazione). La sua produzione è indotta durante l’infiammazione acuta e cronica (le endotossine batteriche sono i più potenti stimoli alla produzione di PCR), ma anche in alcune neoplasie (linfoma non-Hodgkin’s, Ca renale) e nelle malattie autoimmunitarie e da immunocomplessi.
V di Rif.: adulti e bambini = 0,06- 10 mg\L (mediana: 0,58 mg/L); neonati < 0,06 mg\L; bambini fino ad 1 mese < 1,6 mg\L. Metodica: immunonefelometria, immunoturbidimetria, (detection limit di almeno 5mg\L; ancora più basso se il dosaggio si esegue in un neonato).
Un aumento di PCR è sempre indice di patologia o di infiammazione acuta o cronica, malattia autoimmunitaria o da complessi immuni, necrosi tissutale e cancro; mentre valori normali non escludono la presenza di piccoli focolai infiammatori, oppure di LES, sclerosi sistemica progressiva, dermatomiosite e colite ulcerosa, in cui la risposta della fase acuta è minima. Il grado di aumento della PCR riflette la massa o l’attività del tessuto infiammato:
La valutazione della PCR è importante:
Apolipoproteina (lega le HDL), prodotta come proteina della fase acuta (aumenta di 100-1000 volte).
Significato fisiologico non noto.
Metodo di determinazione: RIA, ELISA, immunonefelometria, immunoturbidimetria.
VN: < 10 mg\L.
Significato clinico: parametro sensibile, paragonabile alla PCR, per monitorare la fase acuta della risposta infiammatoria, soprattutto per distinguere meglio le risposte minime.
E’ un indice molto sensibile di rigetto di trapianto (soprattutto per il trapianto renale).
È sintetizzata nei macrofagi dal GTP ad opera della guanosina-trifosfato-cicloidrolasi, che è stimolata dall’interferone γ, prodotto soprattutto durante la risposta immunitaria mediata dai linfociti T. E’ un indice che valuta l’attivazione del sistema immunitario, migliore del dosaggio delle citochine.
Metodi di determinazione
HPLC per la determinazione sulle urine, in rapporto alla concentrazione della creatinina
ELISA per la determinazione sul siero.
Indicazioni e significato clinico
Determinazione dell’attività di malattie associate ad attivazione della risposta immune cellulare:
Valutazione prognostica e monitoraggio terapeutico:
Monitoraggio delle terapie immunomodulanti: interferone, interleuchine.
Test di screening per escludere patologie nel sangue utilizzato per le trasfusioni.
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18. Diagnostica di laboratorio del diabete
19. Il laboratorio nel metabolismo del ferro
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