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Giuseppe Castaldo » 21.I marcatori tumorali: generalità


Marcatori tumorali sierici: definizione

I marcatori tumorali sierici sono tutte quelle sostanze (proteine, ormoni, enzimi, …), qualitativamente o quantitativamente evidenziabili nei fluidi biologici che possono segnalare la presenza di una neoplasia o di alcune sue caratteristiche (progressione e/o recidiva).

Nella maggior parte dei casi sono sintetizzati direttamente dalle cellule neoplastiche, più raramente sono prodotti dall’organismo in risposta allo sviluppo del tumore, ma altre volte documentano una alterazione genica collegata alla malattia (alterazioni qualitative).

Tuttavia, bisogna sottolineare che i marcatori tumorali non necessariamente sono prodotti unicamente dalle cellule neoplastiche, ma in alcuni casi sono prodotti dalle cellule neoplastiche in quantità maggiore (alterazioni quantitative).

Sensibilità e specificità dei marcatori tumorali

Il marcatore tumorale dovrebbero essere in grado di segnalare la presenza e/o lo sviluppo di un tumore, pertanto il marcatore tumorale ideale dovrebbe presentare:

  • specificità diagnostica del 100% (riscontrabile solo nei pazienti con la neoplasia)
  • sensibilità diagnostica del 100% (riscontrabile in tutti i pazienti con la neoplasia)
  • Concentrazione ematica correlabile alla dimensione del tumore

Naturalmente è auspicabile che tutti i parametri di laboratorio presentino elevati livelli di specificità e sensibilità diagnostiche, ma nel caso dei marcatori tumorali (data la delicatezza del ruolo diagnostico) questa esigenza è maggiore. Tra i marcatori sino ad oggi identificati nessuno presenta queste tre condizioni fondamentali!

Relazione tra la scelta del cut off e sensibilità e specificità

Relazione tra la scelta del cut off e sensibilità e specificità


I marcatori tumorali sierici nella pratica clinica

Tuttavia, l’utilizzo del marcatore tumorale non è limitato alla fase della diagnosi; quindi, molti marcatori vengono utilizzati anche se non possseggono caratteristiche ideali di sensibilità e specificità diagnostiche in altre fasi della malattia.

Ad esempio, sono stati predisposti degli schemi di richiesta dei markers tumorali che permettono di monitorare il paziente neoplastico nel tempo, durante la terapia.

Per esempio, una prima valutazione del marker tumorale può essere effettuata al momento della diagnosi e prima dell’ intervento chirurgico o di eventuali altri trattamenti. Se i livelli sierici del marcatore sono elevati, può essere utile andarli a verificare dopo l’ intervento terapeutico per valutare se i livelli del marcatore si sono ridotti (e ciò può contribuire ad indicare la risposta alla terapia).

In seguito, ogni 3-4 mesi durante il follow-up postchirurgico di malattia neoplastica primitiva potremo ricontrollare i livelli sierici del marcatore, e, nel caso di un aumento, sospettare la presenza di una recidiva.

In ogni caso, il dosaggio del marcatore tumorale non va separato da tutti gli altri approcci clinici e strumentali per il monitoraggio del paziente neoplastico.

Utilizzo dei marcatori tumorali

Se i marcatori tumorali sono richiesti e interpretati in maniera corretta, indubbiamente possono essere d’aiuto nella gestione clinica del paziente. Essi possono essere utilizzati in diverse fasi della malattia, ad esempio:

  1. formulazione della diagnosi;
  2. per la valutazione prognostica della malattia;
  3. per guidare nella scelta della terapia;
  4. per monitorare i progressi terapeutici durante e dopo la terapia.

In qualche raro caso, inoltre, i marcatori tumorali potrebbero essere utilizzati come test di screening.

Sebbene i marcatori tumorali siano diaponibili nella routine di laboratorio, devono essere considerati test specialistici e quindi devono essre inseriti in un preciso percorso diagnostico-analitico e richiesti solo dopo aver considerato la possibilità che il il risultato migliori la gestione clinica del paziente, migliorandone la qualità di vita e riducendo i costi dei gestione del paziente.

I marcatori tumorali nella gestione clinica del paziente

I marcatori tumorali nella gestione clinica del paziente


I marcatori tumorali e la diagnosi di neoplasia

Pur non essendo possibile formulare diagnosi di neoplasia basandosi sull’aumento della concentrazione di un marcatore, i marcatori tumorali possone essere utilizzati sia nelle fasi precoci della malattia, prima della comparsa dei sintomi clinici (diagnosi precoce); possono fornire indicazioni indirette sull’estensione della neoplasia (stadiazione); per distinguere tra diverse neoplasie o tra una neoplasia e una patologia non neoplastica (diagnosi differenziale); ed infine nella caratterizzazione biologica della neoplasia.

In ogni caso, in presenza di evidenze cliniche e radiologiche del tumore, dell’analisi istologica della biopsia, il rinvenimento nel sangue di un marcatore tumorale conferma la diagnosi: il valore del marcatore tumorale non può e non deve costituire di per sè il solo parametro diagnostico.

Le divere fasi della malattia neoplastica

Le divere fasi della malattia neoplastica


Utilità dei marcatori tumorali

La maggiore applicazione dei marcatori tumorali è nel monitoraggio del trattamento: la diminuzione della concentrazione di un marcatore tumorale può essere indice del successo del trattamento. Tuttavia, la velocità di scomparsa del marcatore dovrebbe coincidere con quella prevista sulla base della conoscenza della vita media del marcatore. Una velocità minore di quella attesa può verosimilmente indicare che non tutto il tumore è stato eliminato.

Nel caso in cui il paziente sia responsivo alla terapia, è opportuno continuare a monitorare il marcatore tumorale anche dopo la stabilizzazione dei livelli sierici. Poichè, un successivo aumento della concentrazione potrebbe essere indice di una recidiva e quindi, permette di stabilire un ulteriore ciclo di trattamento.

Ruolo dei marcatori tumorali nelle divere fasi della malattia neoplastica

Ruolo dei marcatori tumorali nelle divere fasi della malattia neoplastica


Classificazione dei marcatori tumorali

I marcatori tumorali sono sostanze così eterogenee per struttura e funzione che è impossibile classificarli in modo ottimale e univoco.
In base al parametro a cui si fa riferimento, è possibile classificarli per:

  • Natura chimica della sostanza prodotta (proteine, amine, poliamine, nucleosidi);
  • Funzione biologica della sostanza (ormone, antigene, enzima);
  • Natura del tumore che ne determina la produzione (tumori embrionali, tumori del testicolo, ecc);
  • Antisieri utilizzati nei metodi di laboratorio (CEA, TPA, CA-125)

Quindi, non è escluso che un marcatore sia inserito in più categorie! Tenendo conto di questo è stata stilata una classificazione di tipo generale, che raggruppa i marcatori tumorali in:

  • Antigeni oncofetali
  • Altri antigeni associati ai tumori
  • Ormoni secreti dai tessuti tumorali
  • Proteine secrete dai tessuti tumorali
  • Enzimi secreti dai tessuti tumorali
  • Sostanze a basso peso molecolare, di diversa natura chimica, riscontrate nelle urine

Pro e contro dei marcatori tumorali

La valutazione seriale dei marcatori tumorali nei pazienti sottoposti a terapia è uno degli approcci più validi.

Tuttavia, bisogna sottolineare che i benefici sono variabili:

  • nei pazienti con cancro la valutazione dei marcatori tumorali prima e dopo la terapia può fornire informazioni sull’efficacia della terapia ed evidenziare eventuali recidive precocemente rispetto alla comparsa dei sintomi clinici;
  • il beneficio di questo diventa reale quando sono disponibili ulteriori terapie mediche e chirurgiche!

Se i marcatori tumorali sono richiesti e interpretati in maniera corretta possono essere di grande utilità nella gestione clinica del paziente.

Utilizzo errato dei marcatori tumorali

Utilizzo errato dei marcatori tumorali


I materiali di supporto della lezione

Gaw. A. Biochimica Clinica, Milano, Elsevier Masson, 2007

L. Spandrio, Biochimica Clinica, Sorbona, 2000

L. Sacchetti, Medicina di laboratorio e diagnostica genetica, Sorbona, 2007

G. Federici, Medicina di laboratorio, Milano, Mc Graw Hill, 2008

Zatti, Medicina di laboratorio, Napoli, Idelson-Gnocchi, 2006

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