I marcatori tumorali sierici sono tutte quelle sostanze (proteine, ormoni, enzimi, …), qualitativamente o quantitativamente evidenziabili nei fluidi biologici che possono segnalare la presenza di una neoplasia o di alcune sue caratteristiche (progressione e/o recidiva).
Nella maggior parte dei casi sono sintetizzati direttamente dalle cellule neoplastiche, più raramente sono prodotti dall’organismo in risposta allo sviluppo del tumore, ma altre volte documentano una alterazione genica collegata alla malattia (alterazioni qualitative).
Tuttavia, bisogna sottolineare che i marcatori tumorali non necessariamente sono prodotti unicamente dalle cellule neoplastiche, ma in alcuni casi sono prodotti dalle cellule neoplastiche in quantità maggiore (alterazioni quantitative).
Il marcatore tumorale dovrebbero essere in grado di segnalare la presenza e/o lo sviluppo di un tumore, pertanto il marcatore tumorale ideale dovrebbe presentare:
Naturalmente è auspicabile che tutti i parametri di laboratorio presentino elevati livelli di specificità e sensibilità diagnostiche, ma nel caso dei marcatori tumorali (data la delicatezza del ruolo diagnostico) questa esigenza è maggiore. Tra i marcatori sino ad oggi identificati nessuno presenta queste tre condizioni fondamentali!
Tuttavia, l’utilizzo del marcatore tumorale non è limitato alla fase della diagnosi; quindi, molti marcatori vengono utilizzati anche se non possseggono caratteristiche ideali di sensibilità e specificità diagnostiche in altre fasi della malattia.
Ad esempio, sono stati predisposti degli schemi di richiesta dei markers tumorali che permettono di monitorare il paziente neoplastico nel tempo, durante la terapia.
Per esempio, una prima valutazione del marker tumorale può essere effettuata al momento della diagnosi e prima dell’ intervento chirurgico o di eventuali altri trattamenti. Se i livelli sierici del marcatore sono elevati, può essere utile andarli a verificare dopo l’ intervento terapeutico per valutare se i livelli del marcatore si sono ridotti (e ciò può contribuire ad indicare la risposta alla terapia).
In seguito, ogni 3-4 mesi durante il follow-up postchirurgico di malattia neoplastica primitiva potremo ricontrollare i livelli sierici del marcatore, e, nel caso di un aumento, sospettare la presenza di una recidiva.
In ogni caso, il dosaggio del marcatore tumorale non va separato da tutti gli altri approcci clinici e strumentali per il monitoraggio del paziente neoplastico.
Se i marcatori tumorali sono richiesti e interpretati in maniera corretta, indubbiamente possono essere d’aiuto nella gestione clinica del paziente. Essi possono essere utilizzati in diverse fasi della malattia, ad esempio:
In qualche raro caso, inoltre, i marcatori tumorali potrebbero essere utilizzati come test di screening.
Sebbene i marcatori tumorali siano diaponibili nella routine di laboratorio, devono essere considerati test specialistici e quindi devono essre inseriti in un preciso percorso diagnostico-analitico e richiesti solo dopo aver considerato la possibilità che il il risultato migliori la gestione clinica del paziente, migliorandone la qualità di vita e riducendo i costi dei gestione del paziente.
Pur non essendo possibile formulare diagnosi di neoplasia basandosi sull’aumento della concentrazione di un marcatore, i marcatori tumorali possone essere utilizzati sia nelle fasi precoci della malattia, prima della comparsa dei sintomi clinici (diagnosi precoce); possono fornire indicazioni indirette sull’estensione della neoplasia (stadiazione); per distinguere tra diverse neoplasie o tra una neoplasia e una patologia non neoplastica (diagnosi differenziale); ed infine nella caratterizzazione biologica della neoplasia.
In ogni caso, in presenza di evidenze cliniche e radiologiche del tumore, dell’analisi istologica della biopsia, il rinvenimento nel sangue di un marcatore tumorale conferma la diagnosi: il valore del marcatore tumorale non può e non deve costituire di per sè il solo parametro diagnostico.
La maggiore applicazione dei marcatori tumorali è nel monitoraggio del trattamento: la diminuzione della concentrazione di un marcatore tumorale può essere indice del successo del trattamento. Tuttavia, la velocità di scomparsa del marcatore dovrebbe coincidere con quella prevista sulla base della conoscenza della vita media del marcatore. Una velocità minore di quella attesa può verosimilmente indicare che non tutto il tumore è stato eliminato.
Nel caso in cui il paziente sia responsivo alla terapia, è opportuno continuare a monitorare il marcatore tumorale anche dopo la stabilizzazione dei livelli sierici. Poichè, un successivo aumento della concentrazione potrebbe essere indice di una recidiva e quindi, permette di stabilire un ulteriore ciclo di trattamento.
I marcatori tumorali sono sostanze così eterogenee per struttura e funzione che è impossibile classificarli in modo ottimale e univoco.
In base al parametro a cui si fa riferimento, è possibile classificarli per:
Quindi, non è escluso che un marcatore sia inserito in più categorie! Tenendo conto di questo è stata stilata una classificazione di tipo generale, che raggruppa i marcatori tumorali in:
La valutazione seriale dei marcatori tumorali nei pazienti sottoposti a terapia è uno degli approcci più validi.
Tuttavia, bisogna sottolineare che i benefici sono variabili:
Se i marcatori tumorali sono richiesti e interpretati in maniera corretta possono essere di grande utilità nella gestione clinica del paziente.
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