L’elezione presidenziale si caratterizza per essere un’elezione indiretta e a doppio turno, infatti, in un primo turno elettorale il popolo è chiamato a designare gli elettori che formeranno il Collegio Presidenziale mentre in un secondo turno sarà il Collegio a votare per i candidati alla presidenza.
Oltre a rispondere al principio federale, il voto da parte dei Grandi Elettori risponde anche all’esigenza, insita nel sistema presidenziale, di “rafforzare” politicamente la base elettorale del Presidente stesso.
Infatti, un Presidente che ottenga una forte e rappresentativa maggioranza del voto popolare a cui fa seguito una maggioranza del voto degli Stati, potrà meglio operare, specie se le urne lo pongono di fronte ad un “governo misto” e cioè ad una maggioranza di segno opposto nell’organo legislativo.
Elezioni presidenziali. Fonte: Bu.edu
L’elezione presidenziale, dunque, si articola in due fasi.
In una prima fase elettorale, il popolo di ogni Stato designa un numero di “Grandi Elettori”, pari al numero dei membri che elegge al Congresso ma che non ne siano membri.
Il sistema elettorale adottato è quello maggioritario di lista, sistema che può determinare forti distorsioni rispetto ai voti espressi dai cittadini; vige, infatti, il sistema the winner take all, cioè il partito che riceve la maggioranza dei voti vedrà eletto nel collegio presidenziale tutto il suo gruppo.
Fin dalle origini è invalsa la prassi secondo cui i candidati a elettori presidenziali preannunciano il loro impegno ad appoggiare un determinato candidato alla presidenza; di conseguenza i cittadini di ciascuno Stato votano direttamente per costoro ed indirettamente per un candidato presidenziale.
Tuttavia, pur avendo la Corte Suprema (Ray v. Blair, 343 U.S. 214, 1952) sancito che l’Elettore presidenziale giuri di votare il candidato ufficiale del partito per il quale si è candidato, non vi è un mandato imperativo in senso proprio e non sono previste sanzioni per quegli Elettori che, non onorando l’impegno assunto con i cittadini elettori, esprimano il proprio voto per un candidato di diverso partito.
Può avvenire, pertanto, che il voto del Collegio Elettorale si differenzi sensibilmente rispetto a quello popolare nella elezione del Presidente.
Questa eventualità si è avverata ad esempio nel 1960 quando lo scarto del voto popolare tra i due candidati, John F. Kennedy (Democratico) e Richard M. Nixon (Repubblicano) è stato appena dello 0,2% in quanto il democratico aveva ricevuto il 49,5 e l’altro il 49,3, mentre i Grandi Elettori hanno espresso 303 voti a favore di Kennedy contro i 219 di Nixon.
E può anche verificarsi il caso che venga eletto un Presidente che ottiene la maggioranza del Collegio Elettorale ma non la maggioranza del voto popolare.
Ciò è accaduto nel 2000 tra Bush e Gore quando quest’ultimo ha ottenuto il voto popolare ma non del Collegio.
Video: Discorso inaugurale Kennedy
Nel secondo turno, invece, i Grandi Elettori provvederanno all’elezione del presidente e del vicepresidente.
Il Congresso ha stabilito per legge il giorno in cui gli elettori sono chiamati al voto e le modalità da seguire nell’eleggere i candidati alle più alte cariche della nazione.
Il Governatore di ciascuno Stato trasmetterà al Segretario di Stato la lista dei propri elettori che si riuniranno il lunedì successivo al secondo mercoledì di Dicembre nelle sedi dell’esecutivo di ciascuno Stato e qui esprimeranno due voti: uno per il Presidente, uno per il Vicepresidente.
Il 6 gennaio il Congresso, riunito in seduta comune, conterà i voti del collegio elettorale e, in assenza di contestazione dei risultati, proclamerà Presidente il candidato che abbia ottenuto il maggior numero di voti.
Video: Obama ballo inaugurale
Risultati delle elezioni presidenziali 2008. Fonte: Political Maps
È da notare, inoltre, che il XII emendamento (entrato in vigore il 25 settembre 1804) sancisce che è sufficiente la maggioranza dei Grandi Elettori “validamente eletti”, e quindi la elezione del Presidente avviene con una maggioranza relativa per l’abbassamento del quorum, dovuto alle invalidazioni (video).
Infine, il XX emendamento contempla l’eventualità della mancata elezione del Presidente. In questo caso è previsto che il Congresso indichi con legge la persona che dovrà fungere da Presidente o le modalità in base alle quali dovrà essere designato.
Nel 1947, il Congresso ha emanato il Presidential Succession Act (3 U.S.C. § 19) stabilendo una linea di successione presidenziale designando:
Il Presidente sarà formalmente investito dei poteri il 20 Gennaio a seguito del giuramento prestato nella mani del Presidente della Corte Suprema secondo la formula costituzionale.
Video: Obama giuramento
I partiti politici non sono stati previsti dal costituente e pertanto non sono disciplinati in costituzione.
La loro attività negli Stati Uniti d’America è indirettamente disciplinata dal I emendamento che sancisce la libertà d’espressione, di parola e di associazione.
Il pilastro del sistema partitico americano è l’organizzazione politica a livello di Stato; i partiti, infatti, sono regolati dalla normativa in materia di associazioni private e, pertanto, la disciplina in materia di organizzazione e in materia di modalità di espressione dei partiti è di competenza degli Stati membri.
Di conseguenza, ciascuno dei partiti a livello statale è necessariamente indipendente dall’altro e difficilmente interagisce con il partito di una altra area del paese.
I simboli dei due partiti maggiori. Fonte: Bluebook
I partiti svolgono tre funzioni fondamentali:
I due candidati alle elezioni presidenziali 2008. Fonte: Eev.liu.edu
Il partito, pertanto, è considerato un gruppo di interesse organizzato sul territorio che, tra l’altro, funge da serbatoio per la copertura di vacanze sia degli organi federali e sia degli organi statali.
A livello nazionale il modello politico risulta essere sostanzialmente bipartitico ma privo di una struttura permanente, poiché i partiti dei cinquanta Stati si coalizzano sotto uno stesso simbolo, assumendo la forma di partiti nazionali, solo in occasione delle elezioni presidenziali.
Tuttavia, essi sono essenziali per la funzionalità degli organi costituzionali ed hanno inciso sul principio federale essendone a loro volta influenzati.
All’azione dei partiti politici, infatti, si deve l’introduzione e successiva ratifica di emendamenti alla Costituzione quali quelli sulla procedura elettorale e sulla durata del mandato presidenziale, oppure quelli che conducono alla universalità del diritto di voto, o ancora, quelli sulla elezione del Vice Presidente, sulla supplenza del Presidente e su quella del Vice Presidente stesso.
Video: I partiti politici
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26. Il Giudiziario Federale: la Corte Suprema degli Stati Uniti
27. La Bill of Rights e il Federalismo
28. La Bill of Rights: i Dieci Emendamenti
Maria Elisabetta de Franciscis, General Elections 1983 in "Italian Studies Quarterly", Year XXIV, N. 94, Fall 1983, pp. 65-75.
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