La procedura per l’elezione presidenziale è prevista all’articolo II, sezione 1 della costituzione.
L’Assemblea Costituente prese in considerazione varie procedure elettorali per l’elezione del Presidente.
L’intenzione dei Padri Fondatori era quella di stabilire un sistema in grado di far emergere la persona più qualificata e, nello stesso tempo, quella di prendere in considerazione il sentimento popolare, senza, però, attribuirgli un vero e proprio potere di scelta.
Le elezioni negli Stati Uniti. Fonte: Gallatin
La peculiarità dell’elezione del presidente degli Stati Uniti, dunque, risiede nel fatto che si tratta di un’elezione indiretta e a doppio turno con un procedimento particolarmente complesso che non è disciplinato in tutte le sue fasi in costituzione.
Esso, infatti, risulta modificato dalla prassi scaturita dall’avvento dei partiti politici e dall’interpretazione estensiva da parte della Corte Suprema della costituzione laddove attribuisce all’organo legislativo di ciascuno Stato il compito di stabilire le modalità della nomina degli Elettori presidenziali.
Il procedimento di elezione del Presidente degli Stati Uniti può essere analizzato distinguendo due fasi:
È da notare che, se la costituzione dedica ampio spazio alla seconda fase, la prima, che si svolge all’interno di ciascun partito, non è in alcun modo menzionata in costituzione, inoltre, si tratta di un procedimento molto lungo essendo organizzato su base statale.
La campagna elettorale, infatti, inizia a Settembre dell’anno precedente alle elezioni che si tengono nella seconda settimana di Novembre.
Nell’ambito di questa fase è possibile distinguere due momenti:
Questa è la fase più importante, in quanto, dalla minore o maggiore rispondenza che avrà nell’opinione pubblica la scelta della Convenzione dipenderà il fatto che il partito, e per esso il suo candidato, perverrà al successo.
Le primarie 2008 del partito democratico. Fonte: Wikipedia
Nel 1832, caduto in disuso il caucus, fu convocata per la prima volta l’Assemblea Nazionale composta dai delegati di ogni Stato selezionati con modalità diverse tra i leader dei partiti.
Ciascuna delegazione aveva mandato di votare in blocco per il candidato che aveva maggior seguito nel proprio Stato.
Nel 1912, l’introduzione delle primarie modificò la natura del procedimento di nomina da atto interno al partito in atto soggetto al controllo e alla normazione pubblica.
Furono quindi adottati nuovi meccanismi di selezione in cui la cittadinanza fosse maggiormente coinvolta, lasciando agli Stati la potestà normativa in materia.
Calendario delle primarie. Fonte: Stateline
Tre furono i metodi adottati:
Dal 1816 le primarie sono servite ad eleggere non solo gli elettori ma anche i delegati, tuttavia, solo dagli anni ‘70 l’esito delle primarie è diventato decisivo ai fini della nomination.
Il procedimento elettorale. Fonte: Hearthfund
Esistono tre modelli base di primarie e tre modelli speciali.
I modelli base sono:
I modelli speciali sono:
Anche per la convocazione della primaria, mancando norme costituzionali applicabili, non esiste una procedura uniforme; i padri fondatori, infatti, non avevano previsto né la nascita dei partiti né una partecipazione popolare alla selezione dei candidati.
La maggioranza delle sentenze della Corte Suprema in materia elettorale si riferisce alla normativa che i singoli Stati hanno ritenuto di adottare per le primarie.
Nel 1935, (Grovey v. Townsend, 295 U.S. 45) la Corte ritenne che le primarie, non essendo elezioni pubbliche, non potevano essere sottoposte a normative elettorali ma a regolamenti di procedura interni al partito
Nel 1941, (United States v. Classic, 313 U.S. 299) invece, la Corte sostenne il diritto del Congresso a regolamentare la materia in quanto le primarie in quanto parte integrante del procedimento elettorale
Nel 1944, (Smith v. Allwright, 321 U.S. 649) la Corte riconobbe il diritto di voto alle primarie un diritto fondamentale dei cittadini americani
Nel 1972, (Cousin v. Rigoda, 419 U.S. 477) lo stato dell’Illinois designò i delegati all’Assemblea Nazionale del partito democratico secondo modalità differenti rispetto alla normativa del partito. In quel caso la Corte ritenne che gli Stati non potessero limitare il diritto dei partiti e se agli Stati rimaneva la competenza sulla modalità di svolgimento delle primarie, il partito aveva il diritto di stabilire criteri di rappresentatività della propria assemblea
Nel 1976, (Democratic Party of United States v. Wisconsin, 450 U.S. 107) il Wisconsin decise di ignorare la regolamentazione del partito democratico adottando la primaria aperta per la designazione dei rappresentanti. In quel caso la Corte decise in favore del partito al quale veniva riconosciuta la facoltà di rifiutare la delegazione.
Nel 1986, (Tashjian v. Republican Party of Connecticut, 479 U.S. 208) il partito repubblicano ritenne che l’abolizione della primaria aperta fosse un’infrazione alla libertà di associazione garantita dal I emendamento. In questo caso la Corte Suprema impose al Connecticut di abolire le clausole limitative incluse nella propria legge elettorale.
Con le sue sentenze, dunque, la Corte Suprema ha attribuito ai partiti politici la potestà di redigere e di poter amministrare i propri regolamenti interni ma non ha provveduto ad indicare modalità atte ad assicurare il rispetto dei regolamenti stessi.
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Maria Elisabetta de Franciscis, General Elections 1983 in "Italian Studies Quarterly", Year XXIV, N. 94, Autunno 1983, pp. 65-75.
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