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Raffaele Feola » 3.La CECA e l'opera di Schuman


Passo dopo passo

Konrad Adenauer fu certamente uno dei principali fautori del nuovo assetto politico europeo. Anche il Cancelliere del nuovo Stato tedesco nato nel 1949 partiva dal dato economico ed è noto come per sostenere la tesi Schuman facesse ricorso al ricordo dell’antica unione doganale tedesca del 1835 (Zollverein), che aveva preparato e favorito la progressiva unificazione tedesca.

L’unione trovò altri potenti sostegni nella crisi internazionale e nella guerra fredda. Gli sforzi degli USA erano nella direzione di un saldo accordo europeo rivelatosi indispensabile specialmente dopo la gravissima crisi di Berlino. Schuman seppe cogliere l’occasione di un’integrazione dal passo lento ma deciso e sorretto da economie reciprocamente interessate all’integrazione. Si arrivò così alla Comunità del Carbone e dell’Acciaio (CECA) grazie al trattato ratificato dai sei Stati membri nel 1952.

Va rimarcato il tono del preambolo del Trattato. In esso, tra l’altro, si faceva esplicito riferimento alla creazione di una “Comunità più vasta e profonda” ed a “istituzioni capaci di indirizzare un destino comune”.
Il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 che istituì la CECA.

Konrad Adenauer (1876-1967)

Konrad Adenauer (1876-1967)


Il Trattato istitutivo della CECA

Il trattato CECA doveva offrire stabilità al mercato del carbone e dell’acciaio in un quadro antiprotezionistico capace di espandere la produzione e di migliorare le condizioni dei lavoratori.

L’Alta Autorità che doveva applicare le norme del trattato era composta di nove membri: il primo presidente fu Monnet, che seppe garantire il carattere e l’impegno sopranazionale del nuovo organismo. Accanto all’organo esecutivo operava un Consiglio dei ministri che rappresentava gli Stati membri, normalmente attraverso i rispettivi ministri dell’Economia.

Terza istituzione prevista dal trattato CECA era l’Assemblea, composta di 78 rappresentanti dei sei Paesi scelti tra i rispettivi deputati nazionali. Essa non aveva poteri legislativi, ma solo di controllo sul resoconto annuale che l’Alta Autorità aveva l’obbligo di presentare ogni anno.

Era stato riprodotto uno schema completo di esercizio dei poteri, in cui non poteva mancare una Corte di Giustizia competente in tutti i casi di violazione delle norme del trattato o per difettosa applicazione o per elusione delle decisioni dell’Alta Autorità. Anche grazie alla Corte, la Comunità negli anni Cinquanta svolse un’importante ruolo di traino dell’economia europea, contrastando le tendenze protezionistiche e monopoliste e favorendo una maggiore circolazione delle risorse finanziarie e dell’accesso delle industrie al prestito internazionale.

Dalla CECA alla CED (Comunità Europea di Difesa)

La CECA aveva però liberato energie tali da superare le più ardue difficoltà, anche se ormai appariva sempre più evidente che la via del passo dopo passo sul fronte economico era quella più diretta a conseguire risultati concreti e di prospettiva politica. Ciò risulta evidente se si considera il contemporaneo sostanziale fallimento di un’altra importante iniziativa, la Comunità Europea di Difesa (CED).

L’iniziativa nasceva da un problema di scottante attualità: nel 1949 gli Stati Uniti avevano perso il monopolio del deterrente nucleare quando l’URSS aveva sperimentato la sua prima bomba atomica. Era necessario dunque approntare in Europa un sistema di difesa che non fosse affidato alla minaccia nucleare, minaccia inutile data la possibile rappresaglia dello stesso tipo da parte dell’Unione Sovietica. A ciò si aggiunga il surriscaldarsi della crisi a causa della guerra in Corea nel 1950; da ciò la difesa del fronte tedesco del Reno diventava essenziale per la difesa dei sistemi politici occidentali. Lo stesso Monnet propose di seguire l’esempio della CECA e creare una comunità per la comune difesa.

Un manifesto della European Military Press Agency

Un manifesto della European Military Press Agency


Le debolezze della CED

Nasceva così, non senza contrasti, il piano di Autorità militare Comune, che gli americani volevano comunque subordinato alla NATO. Il piano era comunque ambizioso e a Lisbona nel 1952 si concordò di dar vita ad una forza di 43 divisioni composte ciascuna di 13.000 soldati. Di tali divisioni 12 dovevano essere fornite dalla Germania, che usciva così dagli obblighi del disarmo stabiliti nel dopoguerra.

Il trattato CED fu in effetti solennemente firmato il 27 maggio 1952 a Parigi dai sei Stati che facevano parte della CECA. Nasceva tuttavia con gravi limiti visto che prevedeva comunque che gli Stati Uniti avrebbero avuto il controllo delle forze in caso di guerra in Europa. Limiti politici tali da spingere gli Stati della CECA a tentare di superarli spingendo sull’acceleratore di un’unione politica destinata ad assorbire CECA e CED.

René Pleven, primo ministro francese e co-autore con Monnet del Piano CED

René Pleven, primo ministro francese e co-autore con Monnet del Piano CED


La costruzione di un’Europa “politica”

In effetti nel 1953 l’Assemblea della CECA presentò un progetto di costituzione della Comunità politica europea fondata su di un Parlamento bicamerale (Camera dei popoli e Senato), un Consiglio esecutivo, un Consiglio dei ministri ed una Corte di Giustizia. Era la trasposizione istituzionale del movimento federalista assai attivo e deciso a superare di un balzo ostacoli e incomprensioni.

In effetti l’Europa della CECA non era pronta ad altri passi. La Francia in particolare, umiliata in Indocina, vedeva risorgere antiche e mai sopite spinte nazionalistiche che spinsero i deboli governi della Quarta Repubblica a mettere un decisivo freno ad altri e più ambiziosi progetti comunitari. Soprattutto per motivi di politica interna il primo ministro francese Mendés-France pose una serie di condizioni ostative che ridussero di molto l’efficacia del trattato CED, che peraltro fu definitivamente bocciato nel suo complesso dall’Assemblea Nazionale francese nell’agosto del 1954. Emergeva decisamente la linea politica di de Gaulle che mirava a difendere l’antico sogno del primato della Francia in Europa e che parlava del trattato CED come di uno strumento per sottoporre l’Europa alla Germania. La Francia secondo de Gaulle non poteva essere da meno della Gran Bretagna (che non aveva aderito al Trattato) né poteva porsi alla stesso livello di due nazioni sconfitte (Germania ed Italia).

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