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Matteo Pizzigallo » 6.La “Liberazione” del Mediterraneo


“Rialza la testa fratello…”

“Rialza la testa fratello, i giorni dell’umiliazione sono passati”. Queste parole ritmicamente ripetute nella notte come un gioioso canto di guerra riecheggiavano per le strade del Cairo svegliata alle prime luci dell’alba del 23 luglio 1952 dai soldati del generale Neguib che, nelle prime ore del mattino, occupavano tutti gli edifici pubblici e la sede della Radio. Era incominciata la “rivoluzione di luglio” concepita dagli Ufficiali Liberi, un gruppo di giovani militari fra i quali Nasser e Sadat destinati ad un ruolo importante nella storia dell’Egitto. La sera del 25 luglio il Comando rivoluzionario decise di far abdicare re Faruq, ritenuto il massimo responsabile della grave crisi economica del Paese e, soprattutto, degli indebiti arricchimenti di spregiudicati funzionari e di corrotti cortigiani spesso asserviti agli interessi stranieri.
Il successo degli Ufficiali Liberi aveva prodotto in tutto l’Egitto grandi speranze e forti richieste di cambiamento che le componenti moderate del movimento e lo stesso Neguib non erano in grado di contenere. Gli Ufficiali più giovani e più estremisti, vicini al trentaquattrenne colonnello Nasser, puntavano direttamente a trasformare il Paese. E ciò doveva avvenire subito sulla base di semplici e chiare parole d’ordine: riforme sociali, fratellanza araba, lotta contro tutte le forme di colonialismo.
Dopo un duro braccio di ferro, Nasser, nel novembre 1954, riuscì, alla fine, a liquidare il moderato Neguib concentrando tutti i poteri su di sé. Superata questa ultima fase di assestamento, l’Egitto ritrovava uno stabile assetto regolato dal Presidente Nasser, che avviava subito una intensa stagione di riforme, imboccando, al tempo stesso, la via dello scontro aperto contro tutte le forme di colonialismo ancora presenti nel Mediterraneo e contro i condizionamenti diretti o indiretti delle Potenze imperialistiche sui Paesi della Sponda Sud.

La rivoluzione di Nasser si diffonde

La rivoluzione di Nasser sprigionò in gran parte del mondo arabo una forte carica liberatoria che galvanizzò l’entusiasmo dei movimenti nazionalisti nei Paesi mediterranei. Si accesero nuove speranze e i vari movimenti di liberazione “rialzarono la testa” e ripresero la lotta per l’indipendenza.

Nasser in trionfo

Nasser in trionfo

Nasser (a sinistra), Neguib (al centro)

Nasser (a sinistra), Neguib (al centro)


L’indipendenza del Marocco

La “liberazione” dei Paesi mediterranei della Sponda Sud si declinò con modalità diverse da Paese a Paese. In Marocco il principale partito nazionalista l’Istiqlal, che chiedeva la fine del protettorato francese, era sostenuto dal sultano Mohammed V. Questi però nell’agosto del 1953 fu “esiliato” in Madagascar dalle Autorità francesi, che insediarono al suo posto lo zio paterno Ben Arafa, ritenuto più conciliante. Ma dal suo esilio durato due anni, il deposto sultano Mohammed continuò a lottare per l’indipendenza del Marocco conquistandosi la fiducia del suo popolo, mentre l’Istiqlal intensificava le attività di resistenza anche armata. Intanto la situazione in Marocco tendeva a complicarsi e la posizione di Ben Arafa “il sultano dei francesi”, sostenuto solo dal alcuni notabili locali, diventava sempre più difficile. Il primo ottobre 1955 Ben Arafa lasciava il trono e partiva per Tangeri. Il 16 novembre 1955 il legittimo sovrano Mohammed V rientrava a Rabat.

Mohammed V, Sultano del Marocco

Mohammed V, Sultano del Marocco


L’indipendenza del Marocco (segue)

Nei mesi seguenti venivano ripresi i colloqui franco marocchini che, non senza qualche acceso contrasto, si conclusero il 2 marzo 1956 con una dichiarazione comune che stabiliva il riconoscimento della piena indipendenza del Marocco retto da una monarchia costituzionale. “Gli ambienti colonialisti della Francia- ha recentemente scritto il giovane studioso marocchino Misk Hamid- nei confronti del problema marocchino sentivano che davanti a loro la via sembrava libera. Grazie alla linea dura ed alla repressione, gli ambienti colonialisti vinceranno i primi confronti con i movimenti nazionalisti fino al giorno in cui a loro volta verranno vinti…”

Bandiera del Marocco

Bandiera del Marocco


Il Presidente tunisino Burghiba

Habib Burghiba, primo Presidente della Repubblica di Tunisia

Habib Burghiba, primo Presidente della Repubblica di Tunisia

Bandiera della Tunisia

Bandiera della Tunisia


La liberazione della Tunisia

I “colonialisti” francesi furono vinti anche in Tunisia dai nazionalisti del partito Neo-Destur che, nel 1952, guidati dal loro prestigioso capo Habib Burghiba, intensificarono le loro azioni di lotta per l’indipendenza. Per evitare che la situazione nel Paese si aggravasse ulteriormente, anche per il moltiplicarsi degli scontri fra guerriglieri tunisini e Forze dell’ordine, le Autorità francesi accettarono di intavolare negoziati diplomatici con i dirigenti del Neo-Destur. Dopo circa sei mesi di negoziati, finalmente, il 20 marzo 1956 veniva proclamata l’indipendenza della Tunisia e l’anno seguente veniva approvata la costituzione della Repubblica con Habib Burghiba presidente. Il presidente Burghiba mise in cantiere un ampio programma di riforme sociali e di struttura che, nel volgere di pochi anni, avrebbero trasformato e modernizzato la Tunisia. Menzione particolare va fatta del grandioso piano decennale di istruzione, lanciato nel 1958, e destinato ad infliggere un duro colpo alla secolare piaga dell’analfabetismo.
Molto più complessa e dolorosa fu la liberazione dell’Algeria, la prima colonia francese nell’Africa mediterranea, che il Governo di Parigi aveva deciso di non cedere. In Algeria, come vedremo nella prossima lezione, la situazione era altresì complicata dall’antica presenza di oltre un milione di cittadini francesi (i cosiddetti Pied noirs) che si opponevano ad ogni forma di indipendenza o di autonomia della colonia e volevano nella maniera più assoluta solo il mantenimento di un’Algeria francese.

La Battaglia di Algeri

Locandina del celebre film di Gillo Pontecorvo, 1966

Locandina del celebre film di Gillo Pontecorvo, 1966

Locandina del celebre film di Gillo Pontecorvo, 1966

Locandina del celebre film di Gillo Pontecorvo, 1966


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