Le Università, ai fini giuridici sono considerate a tutti gli effetti come luoghi di lavoro, in cui i lavoratori, siano essi personale docente e ricercatore, tecnico e amministrativo, e studenti, devono rispettare le norme di sicurezza relative alle attività che svolgono.
Per questo motivo, in tutte le Università, sono stati istituiti i Servizi di Prevenzione e Protezione, che hanno il compito di formare ed informare i lavoratori sulle norme di sicurezza, producendo materiale dettagliato al fine di divulgare quanto necessario per migliorare lo sviluppo del sistema di prevenzione specifico delle attività di un Ateneo. Le informazioni divulgate riguardano sia i soggetti chiamati ad intervenire e le norme da osservare nello svolgimento della didattica e della ricerca, e, in generale, in tutte le attività, per evitare, eliminare o diminuire i rischi professionali.
Il materiale utilizzato per questa lezione è stato tratto da numerose fonti quali i Servizi di Prevenzione e Protezione sia dell’Ateneo Federico II, sia di altri Atenei. Si desidera in particolare citare il materiale accuratamente preparato dalla Dr.ssa Rossella Serra del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Università di Bologna.
Altro materiale è stato tratto dal Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Università degli Studi della Tuscia, e dall’Istituto di Ricerche sulla Combustione – CNR, Napoli.
Come in ogni luogo di lavoro, anche in un laboratorio di tipo chimico bisogna prestare attenzione affinché tutte le operazioni siano effettuate in maniera da tutelare la sicurezza dei lavoratori
Il rischio nelle attività di un laboratorio di tipologia chimica può essere connesso principalmente a:
Fonte: Kappi online - Chimica
La manipolazione delle sostanze chimiche può costituire un pericolo per la sicurezza e/o salute dell’individuo. La pericolosità può essere legata alle caratteristiche chimico-fisiche o alle caratteristiche tossicologiche.
Nel primo caso, una sostanza chimica può costituire un pericolo per la sicurezza, ad esempio se è un combustibile liquido, un gas compresso, un esplosivo, infiammabile, altamente reattivo. In questo, i rischi principali connessi all’utilizzo riguardano possibilità di incendio ed esplosione.
Nel secondo caso, una sostanza chimica può costituire un pericolo per la salute dell’individuo se esiste una evidenza significativa che essa può indurre effetti acuti o cronici sulle persone ad essa esposte. La sostanza può essere pericolosa per esposizione mediante contatto, ingestione e inalazione accidentale.
Una delle regole più importanti da seguire per lavorare in un laboratorio chimico in sicurezza è quindi conoscere le caratteristiche del prodotto chimico che si sta manipolando.
L’etichetta e le schede di sicurezza che accompagnano i prodotti chimici pericolosi sono i mezzi di informazione principale dei pericoli; per bene interpretarle occorre familiarizzare con le modalità che la comunità internazionale si è data per identificare e classificare le sostanze chimiche.
L’etichetta sul contenitore riporta in modo sintetico le caratteristiche di pericolosità della sostanza chimica in esso contenuta. Il 20 gennaio 2009 è entrato in vigore il regolamento della Comunità Europea (n. 1272/2008), denominato CLP (Classification, Labelling and Packaging), che ha introdotto un nuovo sistema di classificazione, etichettatura ed imballaggio delle sostanze e delle miscele.
Identici simboli, indicazioni di pericolo e consigli di prudenza si trovano nei prodotti commerciali anche di uso comune, come detergenti, disinfettanti, solventi, vernici, insetticidi e dispositivi medici.
Le informazioni salienti sulla pericolosità di un prodotto che compaiono sull’etichetta sono di tre tipi:
- Immagine simbolica – Pittogramma
Indicazioni di pericolo – Codice alfanumerico composto dalla lettera H seguita da 3 numeri.
Il primo numero indica il tipo di pericolo
- H2 = pericoli chimico-fisici
- H3 = pericoli per la salute
- H4 = pericoli per l’ambiente
- Consigli di prudenza – Codice alfanumerico composto dalla lettera P seguita da 3 numeri.
Il primo numero indica il tipo di consiglio:
P1 = carattere generale
P2 = prevenzione
P3 = reazione
P4 = conservazione
P5 = smaltimento
I nuovi pittogrammi per le indicazioni di pericolo secondo il regolamento CLP. Fonte: UNECE
Pericolo derivante dagli effetti specifici sulla salute delle sostanze o dei preparati
Sensibilizzanti, Cancerogeni, Mutageni e Tossici per il ciclo riproduttivo
Possono rientrare in una o più delle seguenti categorie:
Pericolosi per l’ambiente
D. Pericolo derivante dalle proprietà ecotossicologiche delle sostanze o dei preparati
Qualora si diffondano nell’ambiente presentano o possano presentare rischi immediati o differiti per una o più componenti ambientali
La scheda di sicurezza deve essere fornita dal produttore all’utilizzatore nella lingua del Paese in cui il prodotto è commercializzato. Essa contiene informazioni più dettagliate per l’uso corretto ed in sicurezza della determinata sostanza, che riguardano:
Al fine di contenere il rischio nelle attività di un laboratorio chimico è necessario predisporre una serie di misure che riguardano sia dispositivi di sicurezza individuale che presidi collettivi. Essi possono essere così riassunti:
Inoltre, è estremamente importante considerare le norme di comportamento generale da seguire per lavorare in sicurezza.
E’ vietato usare pipette aspirando direttamente con la bocca; utilizzare sempre le propipette (raffigurata a lato).
Materiali sensibili agli urti, reattivi o esplosivi devono essere maneggiati delicatamente per prevenire reazioni incontrollate.
Tutte le operazioni che coinvolgono prodotti volatili tossico-nocivi o prodotti esplosivi devono essere condotte sotto cappa chimica.
Non lasciare senza controllo reazioni chimiche in corso o apparecchi pericolosi in funzione.
Usare in laboratorio dispositivi di protezione individuali appropriati per ogni livello di rischio (camici, guanti a perdere, occhiali e nel caso si utilizzino gas criogenici, opportune maschere protettive, calzature) che devono essere utilizzati correttamente e tenuti sempre in buono stato di manutenzione.
Secondo il Decreto Legislativo 626/94 (art.40 comma1), si definisce dispositivo di protezione individuale (DPI): “Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.”
I DPI per il rischio chimico riguardano:
Caratteristiche fondamentali:
Materiali:
Lattice – neoprene – PVC – Polietilene – Nitrile – Hypalon – polivinil alcole – NBR – butile.
Camici
Camici monouso
Grembiuli
Nel caso di laboratori biochimici gli indumenti di uso comune sono i camici da laboratorio che potranno essere in polietilene o altri materiali, rispondenti alla normativa EN 340.
I grembiuli di criogenia devono essere certificati per le condizioni di temperatura estremamente basse norme EN 511- 420 -388.
Fonti di rischio:
La maggior parte dei DPI per gli occhi accomuna i seguenti elementi protettivi:
Respiratori isolanti
Respiratori a filtro
Caratteristiche dei respiratori:
Respiratori isolanti
Apparecchiature indipendenti dall’aria dell’ambiente
Vengono utilizzati in condizioni di elevato inquinamento e/o quando la percentuale di ossigeno nell’aria ambiente è inferiore al 17%.
Condizioni di emergenza
Respiratori a filtro
3. La mole e il numero di Avogadro
5. Equazioni chimiche e stechiometria
6. Le soluzioni: composizione e solubilità
7. Sicurezza in un laboratorio chimico e metodi comportamentali
9. Acidi e Basi
10. Acidi e basi in soluzione acquosa e definizione di pH
11. In laboratorio - II Esperienza: alcune reazioni del rame, pH e solubilità
12. Titolazioni acido base ed indicatori
13. In laboratorio – III Esperienza: uso di indicatori cromatici: titolazione acido forte – base forte.
14. In laboratorio – IV Esperienza: le soluzioni tampone - preparazione e verifica delle loro proprietà