In questo capitolo desideriamo mettere in pratica i Principi della dinamica in un certo numero di situazioni concrete. Per fare questo dovremo studiare un certo numero di forze che risultano molto comuni nell’esperienza quotidiana come il peso, le reazioni vincolari, le forze di attrito e le tensioni dei fili; ed infine accenneremo brevemente alla tematica delle interazioni fondamentali.
Il peso rappresenta la forza più nota dell’esperienza, in prossimità della superficie terrestre si osserva che tutti i corpi sono attratti verso il basso. Questa forza P risulta proporzionale ad una caratteristica del corpo mg, la massa gravitazionale, che si può definire operativamente tramite una bilancia assumendo, dopo avere definito un’opportuna unità campione, masse uguali nella configurazione di equilibrio. Misurando il peso in luoghi diversi ( per esempio in altitudine) si osserva che mg (misurata con la bilancia) è invariata mentre l’indicazione del dinamometro cambia, possiamo dunque scrivere:
dove g è un vettore (la cui direzione definisce la verticale), detto accelerazione di gravità, indipendente dal corpo seppure debolmente dipendente dal luogo, in particolare dalla quota.
Il peso è la manifestazione della forza di attrazione gravitazionale universale, scoperta da Newton, fra due corpi di masse mg1 e mg2 posti ad una distanza r:
dove G è una costante dimensionale (6,67 10-11m3kg-1s-2). In genere per la terra ed un corpo ad una quota h, MgT>>mg e RT>>h e dunque:
Un’esperienza comune è quella della caduta dei corpi sotto l’azione del peso (caduta libera); il caso ideale si ottiene nel vuoto o con buona approssimazione, potendo trascurare la resistenza dell’aria, su piccole distanze e per corpi non molto estesi (come visibile nel filmato). Il risultato sperimentale (intuitivamente sorprendente da cui l’importanza dell’approccio galileano) è che tutti i corpi cadono con una stessa accelerazione costante ag≈9,81m/s2!
Dalla legge di Newton abbiamo:
Misurando la stessa ag per tutti i corpi, il valore (mg/mi) deve essere una costante. Le masse inerziale e gravitazionale sono proporzionali, possiamo assegnargli le stesse dimensioni fisiche giustificando il termine di accelerazione di gravità per g. Scegliendo la stessa unità di misura avremo numericamente mg=mi e g≈9,81m/s2 e parleremo solo di massa m. Questa uguaglianza fra le masse rappresenta una delle misure più accurate (Δm/m~10-15) e costituisce la base della teoria della Relatività Generale.
Proiettando la legge di Newton lungo la verticale un asse verticale ascendente l’equazione della caduta libera diventa:
Cioè un moto rettilineo uniformemente accelerato, al quale possiamo applicare tutte le relazioni dei capitoli precedenti.
Consideriamo il moto del grave per una velocità iniziale V0 non verticale; anche in questo l’unica forza presente è il peso P. Scegliamo un sistema di assi come in figura in modo tale che il piano (x-y) contenga V0 (V0 cosθ, V0 sinθ); proiettando la legge di Newton:
ed effettuando le integrazioni con le condizioni iniziali V0 e (x0, y0 ):
Eliminando il tempo dall’equazione oraria, nel caso x0= y0=0, si ottiene la parabola:
La distanza del lancio (gittata) e la massima altezza raggiunta si ottengono imponendo rispettivamente y=0 e la condizione di punto di simmetria:
La gittata è massima per θ0=45o , e l’altezza per θ0=90° . Per un buon atleta V0~ 10m/s che corrisponde ad un salto in lungo ottimale D~10m compatibile con il record del mondo di salto lungo!
Negli esempi precedenti abbiamo trascurato le forze di resistenza che il mezzo (per esempio l’aria) oppone al moto. Sebbene molto familiari queste forze sono difficili da trattare. Sono dirette in verso opposto alla velocità relativa VR fra corpo e fluido e, per velocità inferiori a quella del suono nel mezzo, il modulo si scrive come:
dove ρ è la densità del mezzo, S l’area ortogonale al moto e C un coefficiente adimensionale.
Il coefficiente C dipende dallo stato di moto del fluido e dipende da NR (numero di Reynolds in cui interviene la viscosità η del fluido):
Un’importante applicazione delle forze precedenti si osserva nel moto di caduta dei gravi che viene rallentata dalla resistenza. Il fenomeno si può schematizzare in modo semplice anche senza risolvere matematicamente l’equazione del moto e per una forza di resistenza FR(V) che sia una funzione crescente della velocità:
Questo effetto è particolarmente rilevante per le gocce di pioggia e non dobbiamo usare ombrelli corazzati!
Nella soluzione matematica il limite è asintotico in un tempo infinito, raggiunto con un andamento esponenziale. Nei due regimi di moto citati avremo:
Se su un corpo agiscono più forze (F1, F2, F3, ..) l’effetto dinamico è lo stesso dell’azione della loro risultante R= F1+ F2+ F3+ … Sappiamo che se R=0 allora V=cost (primo Principio), ma se il corpo è in equilibrio V=0 possiamo concludere che R=0. In molti casi un punto è in equilibrio sotto l’azione di forze, la relazione precedente permette di capirne la struttura o di evidenziarne altre che fanno annullare la risultante.
Una situazione di questo tipo si osserva per esempio quando abbiamo un punto fermo appoggiato su un piano orizzontale. Per restare in equilibrio oltre al peso P ci deve essere un’ulteriore forza N di bilanciamento. L’origine di questa forza è la reazione della superficie contro la spinta esercitata dal corpo. Questa forza è ortogonale al piano e vincola il punto a restare sulla superficie, per questo viene detta reazione vincolare o forza normale.
Questa forza corrisponde alla importante classe dei vincoli; il caso più semplice è quello in cui l’effetto è solo quello di costringere il punto in una regione geometrica (curva, superficie,…) e la reazione è sempre ortogonale ad essa (vincolo liscio).
N non è sempre nota a priori ma si determina dinamicamente tramite la legge di Newton, in particolare un punto rimane in contatto col vincolo se N≠0.
Un’importante applicazione è quella di un punto materiale che scivola lungo un piano liscio inclinato rispetto all’orizzontale di un angolo θ. Per studiare il moto dobbiamo scrivere la legge di Newton:
Supponiamo che il corpo abbia velocità iniziale nulla o comunque diretta lungo la linea di massima pendenza del piano. In questo caso il moto è rettilineo proprio lungo questa direzione e conviene scegliere un sistema naturale di assi, x lungo il moto e y lungo la normale ascendente alla superficie del piano (lungo la quale non c’è moto):
Il punto si muove con un’accelerazione costante, ridotta rispetto a quella di gravità del fattore sinθ. Questo risultato è intuitivo, infatti per θ=0 → a=0, N=mg (piano orizzontale liscio) e per θ=π/2 a=g, N=0 (caduta libera).
Nei casi reali quando si fa scivolare un corpo su una superficie si osserva una forza resistente (attrito radente). Come mostrato nel filmato, partiamo da un corpo fermo e tiriamolo con una forza (misurata dal dinamometro); fino ad un dato valore della forza tirante il corpo resta fermo (la posizione dal sensore di moto è fissa); una volta superato, il corpo si muove e la forza necessaria, per tirarlo in moto uniforme (la posizione cresce linearmente nel tempo), è minore di quella necessaria per farlo muovere.
Le osservazioni precedenti ed un’analisi più raffinata permettono di concludere che fra la superficie del vincolo ed il corpo si esercita una forza di attrito tangenziale con le seguenti caratteristiche:
I coefficienti di attrito radente statico e dinamico dipendono dal contatto fra le superfici, diminuendo se sono lubrificate. L’origine della forza di attrito risiede nelle interazioni, di tipo elettromagnetico, fra gli atomi e molecole delle due superfici in contatto. Una previsione quantitativa del fenomeno richiede la descrizione microscopica delle superfici e di queste interazioni ben al di là dello scopo del corso. Alcuni valori tipici di μd (μs) sono: rame-acciaio 0,36(0,53); legno-cuoio 0,4(0,5); gomma-cemento 0,8(0,9); acciaio-ghiaccio 0,06(0,1).
Questi coefficienti si interpretano dinamicamente in un modo semplice e che ne permette la stima:
Un filo teso permette di applicare una forza ad un punto attaccato ad esso; inserendo un piccolo dinamometro che si deforma si mette in evidenza una forza trasmessa lungo il filo, la cosiddetta tensione T. Nelle applicazioni elementari i fili sono ideali e cioè:
Con delle pulegge si possono cambiare direzione e verso; infine il filo può funzionare solo in trazione e non può sopportare sollecitazioni ortogonali alla sua direzione.
La macchina di Atwood è un dispositivo che permette di stimare g misurando l’accelerazione verticale di due masse attaccate tramite un filo ideale che scorre attorno ad un puleggia priva di massa e di attrito. Il moto si ricava proiettando lungo la verticale, orientata coerentemente per i due gravi, la legge di Newton e sfruttando le condizioni T2= T1=T e a2= a1=a:
Nel moto circolare uniforme l’accelerazione è centripeta ac=-V2/R; questo significa che la risultante delle forze è centripeta con modulo Fc=mV2/R. L’origine delle forza centripeta dipende dal problema.
Un esempio interessante è quello di una macchina che percorre, a velocità costante, una curva circolare di raggio R; possiamo distinguere due casi:
e si vede che cresce con R (in autostrada si corre di più che sui tornanti!) e con μs (sul ghiaccio si esce più facilmente di strada!);
Altri due esempi interessanti sono:
Il pendolo semplice è costituito da un punto materiale di massa m appeso ad un filo ideale di lunghezza l fissato in un punto O ; spostato dalla posizione di equilibrio verticale il pendolo oscilla. Per semplicità supponiamo la velocità iniziale complanare con il filo e la verticale di equilibrio, questo assicura un moto nel piano sulla circonferenza di raggio l e centro O. La posizione del punto è univocamente identificata dall’angolo θ(t) che il filo forma con la verticale. Per proiettare la legge di Newton scegliamo, istante per istante, la base di Fresnet con i versori tangente e normale alle traiettoria:
Dalla seconda relazione, la tensione è massima nel transito per la posizione di equilibrio. Nella prima abbiamo esplicitato la dipendenza dall’ascissa curvilinea s(t), legata all’angolo da s(t)=l.θ(t). Possiamo dunque scrivere l’equazione del moto per θ(t):
dove ω2=g/l; e costituisce la celebre equazione del pendolo.
L’equazione del pendolo è un’equazione differenziale non lineare che non si risolve esattamente ma soltanto in forma numerica. Tuttavia, esiste una condizione molto importante in cui la soluzione è matematicamente semplice. Ricordiamo che la funzione seno si sviluppa in serie di potenze dell’angolo θ espresso in radianti come:
In questo limite delle piccole oscillazioni, l’equazione del moto diventa quella famosa dell’oscillatore armonico:
la cui soluzione, come mostrato in figura, è una funzione sinusoidale dove:
La citata caratteristica di isocronia delle piccole oscillazioni spiega la ragione per la quale gli orologi a pendolo compiono piccole oscillazioni: in questo modo il loro battere il tempo risulta poco sensibile ad eventuali fluttuazioni dell’ampiezza.
Nel caso di un’ampiezza θ l’equazione non si risolve esattamente, tuttavia non è molto difficile mostrare che il periodo di oscillazione di un pendolo semplice si esprime tramite un’integrale che si sviluppa in serie di potenze dell’ampiezza massima di oscillazione θmax che contiene le correzioni di ordine superiore:
Come si vede la correzione è piuttosto piccola e risulta ancora soltanto del 7% a θmax=60o!
L’esperienza sul pendolo semplice viene effettuata con l’apparato mostrato in figura. Il pendolo è realizzato con due fili sospesi ad un supporto orizzontale che formano un triangolo isoscele con il pesetto (pendolo bifilare per cercare di limitare al massimo le oscillazioni trasversali); il peso è una pallina metallica di diametro d≈2cm. Per verificare l’approssimazione del pendolo semplice deve essere L>>d; inoltre la lunghezza effettiva del pendolo per il confronto con le teoria si ottiene aggiungendo all’altezza del triangolo il raggio della pallina (come vedremo conta la posizione del centro di massa).
Le misure di tempo si effettuano con un foto traguardo, posizionato in corrispondenza della posizione di equilibrio, e che rileva i tempi di passaggio della pallina quando ostruisce o libera il fascetto.
Per misurare il periodo si può impostare il dispositivo in “pendulum mode” che automaticamente fornisce l’intervallo di tempo fra due transizioni del foto traguardo (passaggi della pallina nello stesso verso). Tuttavia, volendo misurare il periodo delle piccole oscillazioni si deve comunque raggiungere un’ampiezza θmin che consente alla pallina di liberare il foto traguardo dai due lati, evitando che il dispositivo segnali un tempo doppio! Un esempio della procedura di misura è riportata nel filmato.
Si misura il periodo delle piccole oscillazioni in funzione della lunghezza che può variare nell’intervallo (20÷70)cm mantenendo valida l’approssimazione del pendolo semplice. L’incertezza è stimabile a ΔL=(2÷3)mm a causa delle difficoltà di misura. Il periodo si ricava dalla media delle misure ripetute con il fototraguardo e la deviazione standard è presa come incertezza ΔT~10-4s.
Il grafico l vs T non è rettilineo, per capire il tipo andamento lo si riporta in scale logaritmiche. I punti sono decisamente allineati e possiamo tentare un fit con una funzione potenza T=A.LB con parametri liberi A e B. Il risultato fornisce B≈0,5 confermando la dipendenza prevista dalla teoria. Fissiamo B=0,5 nel fit T= A.L0,5, il parametro A è legato al valore di g; possiamo esplicitarne la dipendenza nella funzione di fit T=2.π.(L/A)0,5, ed ottenere direttamente l’accelerazione di gravità. Il risultato ottenuto, mostrato sul grafico, è in buon accordo con il valore noto di g.
Fissata un lunghezza abbastanza grande l≈60cm, possiamo misurare il periodo al crescere dell’ampiezza massima θ0 misurata con un goniometro (Δθ=±2o). I risultati sono riportati su un grafico ed un fit ispirato alla correzione T=A(1+B θ02) fornisce un risultato compatibile con la previsione B=1/16=0,625.
L’apparato sperimentale del pendolo semplice permette anche una verifica qualitativa dello smorzamento del moto a causa della resistenza dell’aria. Il foto traguardo può essere utilizzato per stimare la velocità massima del pendolo quando attraversa la posizione di equilibrio; si tratta di dividere il diametro d della pallina per l’intervallo di attraversamento (t2-t1) che corrisponde alla transizione dallo stato 0 a1 del foto traguardo ( funzione di sistema Gate Time).
Partendo da grandi ampiezze e lasciando oscillare il pendolo si osserva che la velocità massima diminuisce a causa della resistenza dell’aria. Possiamo studiare questo smorzamento impostando un tempo di acquisizione sufficientemente lungo (~300s) e monitorare l’andamento decrescente della velocità nel tempo come mostrato nel filmato. L’andamento osservato sembra esponenziale decrescente che suggerisce la presenza di una resistenza di tipo viscoso. Un’analisi più raffinata mostra che la situazione non è così semplice; la semplice applicazione della legge di Stokes non descrive bene i dati, ed in effetti il numero di Reynold stimato vale NR~102÷3 e dunque siamo nel regime di transizione fra resistenza viscosa e turbolenta.
Nel procedere della conoscenza al concetto di forza si sostituisce quello di interazione fra particelle, di cui le forze discusse sono una manifestazione macroscopica. Si conoscono quattro interazioni fondamentali che sono:
Da notare la profonda analogia nella struttura di questa forze con il prodotto di una proprietà dei corpi (la massa o la carica elettrica), la dipendenza dall’inverso del quadrato della distanza ed una costante tipica dell’interazione che ne caratterizza l’intensità.
A livello microscopico nucleare e subnucleare, si osservano altre due interazioni fondamentali:
La ricerca in Fisica fondamentale cerca di fornire una descrizione unificata delle interazioni, questo si riesce a fare per tutte tranne che per la gravità che pur essendo l’interazione più familiare risulta anche la più complessa!
1. Le grandezze fisiche e la loro misura
2. La cinematica del moto unidimensionale
3. La cinematica del moto multidimensionale
4. I principi della dinamica del punto materiale
5. Applicazioni dei principi della dinamica
6. Energetica del punto materiale